"Io ti esorcizzo, spirito immondo! E tutti i nemici invasori, tutti gli spiriti, ogni legione, nel Nome di Nostro Signore Gesù Cristo: che tu sia sradicato ed espulso da questa creatura di Dio. Te lo ordina Colui che ti ha precipitato dall'alto dei cieli nelle profondità dell'inferno. Te lo ordina Colui che comanda il mare, il vento e le tempeste. Ascolta, perciò, e temi, Satana, nemico della fede, nemico del genere umano, portatore dì morte, predatore della vita, corruttore della giustizia, radice del male, coacervo di vizi, seduttore di uomini, traditore dei popoli, suscitatore di invidia, fonte di avarizia, causa di discordia, provocatore dì tormenti". Il più antico manuale per scacciare Satana utilizzato, per molti secoli, dagli esorcisti della Chiesa Cattolica.
"Per me questo slittamento è decisivo, passare da qui di chi la mia vita a quel di chi è il mio dolore è qualcosa che immediatamente diventa un fattore discriminante" (Luigi Manconi)
"Ognuno di noi ha un pezzo dell'altro, il tuo dolore è anche il mio, e io non ti permetterò mai di tagliare questo mio rapporto amicale rispetto al tuo dolore"(Vincenzo Paglia)
Ogni attimo della nostra vita è gravido di futuro, del pensiero di ciò che avverrà, di ciò che prepariamo, che temiamo che auspichiamo. Siamo il contadino che semina, siamo il ventre gravido di una donna, siamo l'augure che scruta il cielo, siamo il medico che cura.
Siamo il bambino che si addormenta tra le braccia della madre in un rifugio antiaereo sotto i bombardamenti.
Ogni nostro atto o pensiero è una freccia puntata verso il futuro, e e sta a noi il compito e la responsabilità di scegliere se guardare ad esso con paura o con speranza
Il grande disegno intenzionale che anima l'opera omnia dantesca costituisce lo sfondo di questo libro scritto da Franco Cambi e Giancarla Sola, che su tale scenario stagliano la figura di Dante Alighieri reinterpretato però quale educatore europeo. Ne addiviene un profilo pedagogico del poeta fiorentino orientato a stilizzare l'«umana civilitade», ripercorrere le poetiche della visione divina e mostrare l' «abito di scienza» con cui convergere sull'educazione alla rettitudine quale forma della formazione - posta tra amore, sapienza e bellezza. Un lavoro di analisi e sintesi sui testi dell'Alighieri che ne evidenzia un aspetto rimasto spesso un po' ai margini nella ricerca critica.
L'orizzonte valoriale dischiuso dalla conoscenza affettiva è un importante ambito di ricerca per l'epistemologia, l'etica, la politica e la teologia. Le emozioni contribuiscono alla definizione del valore dell'oggetto al quale si riferiscono ed esprimono l'orizzonte dí significato all'interno del quale il soggetto che sente, pensa e agisce costituisce la propria identità in relazione con il mondo. Le emozioni svolgono un ruolo centrale nella creazione di giudizi di valore e hanno la capacità di attivare processi motivazionali, in quanto sono inserite in una costellazione di funzioni conoscitive, dall'immaginazione all'aspirazione, dal sentire corporeo alla deliberazione.
«Era, di tutti i momenti nell'esistenza di un albero di Natale, il più inquieto, quello in cui sacrificava all'oscurità aghi e rami, per non essere nient'altro che una mera costellazione, inavvicinabile eppure vicina, nella finestra appannata di un appartamento sul retro».
Malgrado tra le opere di Kierkegaard sia una delle più ardue e difficili da interpretare, sorprendentemente Timore e tremore è anche una delle più popolari, lette e commentate. Avvinto dal pathos lirico con cui Johannes de silentio, lo pseudonimo firmatario dell’opera, rielabora poeticamente la “magnifica” storia di Abramo caricandola di attese vitali, spesso il lettore quasi non si avvede della complessità dei nodi teorici che fanno da sfondo alla ripresa della sua vicenda. Alcuni di questi, come quello della comprensione e narrazione del passato o quello del rapporto tra mondo reale e mondo ideale, tra poesia, pensiero e vita, o, ancor più, quello celebre della “sospensione teleologica dell’etica” rivestono ancor oggi un grande interesse e si trovano riproposti nei più diversi contesti narrativi e disciplinari. Il presente volume si propone di analizzarli e discuterli, restituendoli al loro problematico quanto ineludibile contesto – quel “nuoto mistico nell’esistenza” che Abramo, il cavaliere della fede, realizza nella sua affascinante e inquietante storia.
La concomitanza di due eventi: la beatificazione di Teresio Olivelli, martire della Resistenza (3 febbraio 2018, Diocesi di Vigevano) e la commemorazione del centenario della nascita del filosofo Alberto Caracciolo (San Pietro di Morubio - VR, suo paese natale, 21 gennaio 2018) ha riportato alla luce una vicenda lontana nel tempo, ma tuttora densa di significati e degna di essere ricordata. La forza morale, l'intensità di vita, l'alto senso di carità che illuminano la vicenda terrena di Teresio Olivelli possono infatti essere di aiuto come esempio capace di orientare in modo più profondo l'esistenza degli uomini d'oggi, certamente più sfiduciati e forse più inclini a una prospettiva laica, ma pur sempre alla ricerca di un senso fondamentale del vivere.
"Cos'è l'esperienza mistica e quale credito si deve accordarle? Non ci sono individui che son detti mistici, i cui pensieri sembrano irragionevoli e disordinati? Non ci si può procurare, con delle droghe, le esperienze cosiddette mistiche?". Così s'interrogava Simone Pétrement mentre scriveva la biografia di Simone Weil, a proposito di alcune intense esperienze che l'amica aveva vissuto e raccontato a un sacerdote. A fronte d'interrogativi tanto radicali e pressanti che riguardano un vasto e complesso insieme di vicende, pratiche, dottrine a lungo considerate assolutamente centrali, malgrado la loro problematicità, in contesti culturali anche molto diversi e distanti, i contributi di questa miscellanea ad opera di alcuni tra i maggiori studiosi italiani che si sono occupati del fenomeno religioso non pretendono certo di dare risposte esaustive. E tuttavia offrono al lettore attento un'occasione propizia per un viaggio attraverso due millenni di vita spirituale che, pur lasciando inevitabilmente fuori importanti passaggi storici e testimonianze, consentono di far emergere almeno a tratti il corso più profondo della storia dell'Occidente, laddove più chiaramente e produttivamente si è di volta in volta concentrato il travaglio di un'epoca, filtrato e come purificato in vite e parole connotate dall'esperienza di un indicibile che, senza contraddire le esigenze della ragione, conduce a un ordine di conoscenze orientate verso un oltre o il profondo dell'anima. Vite e parole un tempo percepite come nutrimento per la convivenza sociale, ma oramai rese marginali dallo sguardo oggettivante dei saperi, nonché in gran parte remote all'esperienza comune.
Nel primo volume della monumentale tetralogia dedicata a Federico il Grande l'autore ne ripercorre la giovinezza, l'ascesa al trono nel 1740 e la conquista della Slesia alla fine dello stesso anno. Ne esce un grande affresco che delinea i tratti umani, poetici, filosofici, militari e politici del più grande sovrano del suo secolo. Nato nel 1712, Federico vive un'adolescenza terrificante dominata da un padre despota, che cerca di soffocare la sua naturale vocazione da poeta e musicista, cosa che non gli impedirà di diventare uno dei massimi condottieri della storia. Compone inoltre in francese un'opera poetica più imponente di quella di Molière, ma anche 126 sonate per flauto, strumento che padroneggia da grande virtuoso. Tre giorni dopo essere salito al trono abolisce la pena di morte e la tortura, poi mette mano alla riforma della giustizia, che riduce la durata dei processi ad un anno. Fa anche spedire in galera un paio di giudici, perché "un giudice disonesto è peggio di un bandito di strada" Abolisce la servitù della gleba nelle terre demaniali e distribuisce la terra ai contadini, il primo a farlo, secondo Karl Marx. Corrisponde per una vita con d'Alembert e Voltaire, che lo ammirano e sognano come il resto d'Europa l'avvento ovunque di un sovrano assoluto altrettanto illuminato. Compie ogni anno un giro delle province su un vecchio e malandato calesse per verificare de visu l'esecuzione delle riforme decise. In fatto di tolleranza rimarrà sempre inimitabile, soprattutto in fatto di fede, poiché "non credo in nessuna religione, ma le tollero tutte". Quando poi 'Europa intera mette al bando gesuiti, li accoglie nel suo regno, perché sono i migliori insegnanti in circolazione, dei quali ha bisogno per diffondere l'istruzione ovunque. Nel vedere a Berlino una folla accalcata davanti a un muro, che ha affissa una sua feroce caricatura, si avvicina e commenta: "Mettetela più in basso, così possono vederla tutti senza stirarsi il collo". Uno dei suoi limiti è la misoginia, infatti mai una donna metterà piede nella sua reggia di Sanssouci, compresa la moglie. Sul suo assolutismo illuminato Voltaire dirà che è " meglio obbedire ad un bel leone che a duecento ratti."