Le indipetae (da Indias petentes) sono le lettere che i gesuiti europei inviavano al loro Superiore Generale per chiedere di partire per le missioni d'oltremare, le «Indie». Conservate negli archivi della Compagnia di Gesù, sono oltre 24.000, scritte tra il 1560 e il 1960, e sono nello stesso tempo lettere amministrative e spirituali, pubbliche e private. I giovani gesuiti cercavano di convincere il Superiore che Dio li aveva chiamati due volte: prima ad abbandonare il mondo, per entrare nell'ordine, e poi a lasciare le loro città e attraversare l'oceano, per dedicarsi alle missioni nelle terre lontane. A partire da queste lettere Emanuele Colombo compone una storia globale della vocazione, delle suggestioni culturali che l'hanno sorretta, dei sogni e dell'immaginario che l'hanno alimentata. Il libro si conclude nel Novecento quando, dopo quattrocento anni, la consuetudine di scrivere indipetae cominciò a declinare.
Gli Stati non sono mai i primi a chiedere nuovi diritti. Sono costretti ad accettarli quando essi sono diventati patrimonio di gran parte della società, che chiede o pretende, con gli strumenti a disposizione, di adeguarsi a questi ripetuti passi - a volte grandi a volte piccoli - verso una modernità che coincide con più libertà, più uguaglianza, più solidarietà Sono trascorsi ormai 75 anni dal 10 dicembre 1948, giorno in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava a Parigi la Dichiarazione universale dei diritti umani. Per la prima volta si sancivano i diritti e le libertà che spettano a tutti gli esseri umani. Si trattava del punto di arrivo di un lungo percorso iniziato nel Settecento ma anche del punto di partenza di una sensibilità umanitaria in crescita. In questa nuova edizione aggiornata, dopo averne rintracciato le premesse nelle epoche precedenti, Marcello Flores ripercorre l'intera storia dei diritti umani, dall'Illuminismo a oggi: una storia non solo di teorie filosofiche, politiche e giuridiche, ma anche di organizzazioni, associazioni, battaglie, campagne, istituzioni, e persone come Cesare Beccaria ed Eleanor Roosevelt. Le conclusioni fanno il punto sui problemi attuali tra espansione e riduzione dei diritti umani.
A partire dalle opere di Omero, Esiodo, Erodoto, Callimaco, il libro rintraccia nella cultura greca la costante di un'opposizione tra Altro e Identico, civiltà e selvatichezza, ideale apollineo e frenesia dionisiaca. Una eterna oscillazione a cui presiedono tre divinità: Dioniso, Artemide e Medusa. Dioniso, dio del teatro, porta nel quotidiano l'ebbrezza e il delirio; Artemide, dea della caccia e delle zone di confine tra umano e ferino, tra adolescenza ed età adulta, assolve una funzione di mediatrice nella sua veste di dea dell'ospitalità. Medusa infine, con la sua maschera orrida e grottesca, è figura del disordine cosmico, dell'indicibile. Un classico degli studi sulla mitologia greca, che viene qui introdotto dalle belle pagine di Silvia Romani.
A partire dalla seconda metà del secolo XX, le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa e l'Unione europea hanno progressivamente costruito un diritto di orientamento sessuale nel sistema dei diritti umani. Il fattore religioso ha rappresentato una specifica variabile dell'inclusione dell'orientamento sessuale tra i contenuti di garanzia dei diritti della persona, con un ruolo, alternativamente, favorevole o contrario a tale inclusione. Per le istituzioni sovranazionali, la condanna religiosa dell'omosessualità ha infatti dimostrato l'esistenza di specifiche discriminazioni contro le persone omosessuali e allo stesso tempo ha motivato l'interesse delle organizzazioni sovranazionali alla ricerca di un dialogo con gli attori religiosi. L'ambivalenza del legame tra omosessualità e religioni ha caratterizzato convergenze e divergenze tra il diritto di libertà religiosa e il diritto di libertà di orientamento sessuale nei conflitti e nelle alleanze tra questi due diritti. Nel corso degli anni i vari attori si sono confrontati sul rapporto tra diritti religiosi e diritti umani, sull'interpretazione dei testi sacri e dei testi giuridici, sulle rivendicazioni di un diritto all'obiezione di coscienza per non commettere peccato e sulla costruzione di alleanze intersezionali e olistiche. In questo volume Daniele Ferrari ricostruisce il legame tra orientamento sessuale e libertà religiosa nel diritto internazionale ed europeo.
Un'ideologia imperiale durata 2000 anni, un leader autoritario, Xi Jinping, che la ripropone per spostare il baricentro della leadership mondiale da Washington a Pechino e sovvertire l'attuale ordine globale. Ma il realizzarsi di queste ambizioni richiede qualcosa che la Cina di oggi non è in grado di esprimere: quella forza di attrazione che solo una cultura fondata sulla libertà di pensiero e di espressione può avere. Cina contro Occidente, autocrazie contro democrazie? Quali sono le ragioni storiche e culturali alla base del modello di potere cinese, ritenuto da Xi Jinping superiore a quello delle democrazie liberali? Impossibile rispondere senza legare l'attualità alla storia imperiale. Il progetto di Xi è infatti quello di porre la Cina al centro, com'era nella concezione cinese prima dell'arrivo delle potenze occidentali, e di tornare a occupare la scena del mondo, da protagonista. Lo scontro non è solo economico e politico, ma anche culturale e valoriale: a essere messi in discussione sono infatti gli stessi principi liberali, fondamento delle democrazie di un Occidente oggi sempre più in preda a una forte crisi identitaria. Contrapponendo un nuovo assetto internazionale a quello creato dai vincitori della Seconda guerra mondiale, la Cina di Xi si avvicina adesso alla Russia di Putin. Ci troviamo di fronte a un nuovo tornante della storia? Riuscirà il mondo a evitare un nuovo conflitto mondiale?
Ci sono parole che per ognuno di noi hanno un valore speciale: da cui la memoria sprigiona in forma di pura emozione, si fa sentimento attraverso i sensi; porta con sé un suo sapore, un suo odore o colore, una superficie levigata o ruvida, una strana consistenza concreta e tridimensionale. In un tempo in cui ogni nostra parola può essere amplificata, moltiplicata, enfatizzata o tradita dalla rete e dai social network, la responsabilità dell'uso del linguaggio è diventata molto più grande per ciascuno di noi. Il volume illustra l'inesauribile ricchezza del nostro lessico: la provenienza delle parole, la loro storia e struttura, il loro ambito d'uso, il modo in cui hanno segnato un'epoca o un aspetto della nostra società. I capitoli, scritti con passione e competenza da firme di rango, disegnano nel loro insieme un mosaico vivace e variegato. Uno straordinario viaggio alla scoperta del patrimonio lessicale dell'italiano, una lettura di grande piacevolezza, che riserverà utili consigli, curiosità e sorprese.
Tra le forze armate che presero parte alla Seconda guerra mondiale contro le potenze dell'Asse vi furono combattenti che avevano una chiara origine italiana, erano cioè figli di emigrati partiti dall'Italia fra Otto e Novecento. In particolare centinaia di migliaia di italoamericani vennero arruolati nella lotta contro i totalitarismi e ad essi si aggiunsero anche italo-britannici, italo-canadesi, italoaustraliani e italo-brasiliani, i quali sostennero lo sforzo bellico dei rispettivi paesi. Presenti in tutti i teatri di guerra, servirono anche in Italia, paese formalmente nemico ma col quale mantenevano ancora legami parentali e culturali. Il volume ricostruisce una storia affascinante e poco indagata dalla storiografia, narrando le vicende di uomini e donne dalla complessa identità - ma accomunati dallo stesso retaggio italiano - che contribuirono alla vittoria degli Alleati.
Marco Polo rispose: «Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia» Italo Calvino, Le città invisibili Sono trascorsi settecento anni dalla morte di Marco Polo. Su di lui esiste una letteratura ormai sterminata, quasi in ogni lingua, e le sue straordinarie vicende di viaggio, che spalancarono all'Europa cristiana il lontano e favoloso Oriente, sono state raccontate e ripercorse da numerosi autori. E così, in questo libro, Ermanno Orlando ribalta completamente il punto di vista e ci conduce, anche facendo tesoro delle suggestioni derivanti dalle Città invisibili di Calvino, in un viaggio nelle città che Marco ha via via attraversato. Per una volta il nostro mercante resterà sullo sfondo, lasciando che siano i luoghi a prendersi per intero la scena. Vedremo Venezia - immaginata, vissuta, lasciata e ritrovata - e poi salperemo per Trebisonda, Tabriz, Costantinopoli, San Giovanni d'Acri... E infine ritorneremo nella città continuamente cercata nelle altre e cambiata nello spazio di un viaggio che pareva infinito.
Possiamo ancora avere speranza nel passato? O nemmeno il passato è più quello di una volta? Nella società del presentismo, in un mondo in perenne accelerazione, il passato è ormai condannato a un destino di rimozione collettiva? E in che senso possiamo ancora parlare di quella tradizione europea e occidentale contro cui sempre più spesso ci si scatena? Non è certo questa la prima volta che una società si focalizza sul presente, ma oggi più che mai ci si identifica con «un immediato» che non sembra avere - né volere - un passato e un futuro. Il passato non parla più una lingua conosciuta, ma certo pone un problema che riguarda tutti noi. Senza cedere alle tentazioni della nostalgia, questo libro lo riscopre come un processo dinamico in continua negoziazione col presente. Del resto, ritornare al passato è un modo eccellente per prepararsi al futuro e cominciare a costruirlo.
Le Isole Fortunate, l'Ultima Thule, l'isola di San Brendano, Antilia, Hy-Brasil, e con esse molte altre, non sono unicamente elementi geografici: sono luoghi simbolici e fantastici che per secoli hanno attratto gli uomini del Mediterraneo animati dal desiderio di dare forma alla propria immaginazione Semplici scogli, atolli, ampi agglomerati, veri e propri continenti: la vicenda delle isole e del loro ritrovamento ha animato i viaggiatori e affascinato i letterati. Cristoforo Colombo afferma d'averne incontrate 1.400, secondo una lettera di papa Alessandro VI; 1.700, stando, invece, a un messaggio inviato ai reali iberici. Numeri, questi, assai inferiori rispetto a quelli contemplati per l'Oceano indiano da Marco Polo - ben 12.700 - o dal domenicano Guglielmo Adam - 20.000. Questo libro ricostruisce la storia avventurosa e fantastica della ricerca delle isole in età medievale, in un Oceano che era il luogo del possibile e dell'impossibile. Ne emerge un grande racconto sospeso tra immaginario e conoscenze che si ampliano, tra «scoperte», «conquiste» - spesso devastanti - e reiterate delusioni, legate al desiderio, utopico e mai sopito, di vedere mutata in realtà la sostanza dei propri sogni.
Dieci discorsi immortali di Cavour riletti come guida alla buona politica Tra lampi di intelligenza e straordinaria abilità nel preparare le sue mosse, Cavour mostra, in questi dieci discorsi parlamentari, una formidabile capacità di costruire la sua visione di futuro. Negoziatore e polemista, mette a fuoco distanze da scavare e vicinanze da far valere, esclude vecchi alleati e ne include di nuovi, ottiene il consenso e sfrutta il dissenso, compone il suo asse di alleanze sapendo che la collaborazione non si ottiene mai senza scambio, negozia e vince, anche consapevole di quando occorra giocare d'azzardo. Questo libro è un «dialogo» con un incomparabile maestro. Parlare di Cavour significa, per Giuliano Amato, parlare di politica, per farcela riscoprire e rispettare ammirando le sue qualità migliori: un'arte essenziale da esercitare con passione.
Siamo sicuri che dire sempre ciò che si pensa ci aiuterà a vivere una vita migliore e a trattare gli altri con rispetto? O forse questo precetto, apparentemente tanto saggio, a volte ha fatto precipitare le nostre vite pubbliche e private? Sincerità e intransigenza vincono su tutto, anche sulla buona relazione con gli altri? Dire quel che si pensa, sempre. È questa regola di autenticità che l'ipocrisia mette in discussione. Ed è anche la ragione per la quale è giudicata in modo negativo, come un fatto di incoerenza intenzionale tra pensieri, parole e comportamenti. Questo fa dell'ipocrita un sabotatore silenzioso dell'ordine morale? Una persona che erode nell'ombra le fondamenta della fiducia? Senza fiducia non c'è società né amicizia né amore. Ma società, amicizia e amore non sono possibili senza una qualche dose di ipocrisia. Nel difficile equilibrismo tra il non fare male agli altri e il non fare male a se stessi, l'ipocrisia allena a pensare in maniera complessa e a stare in relazione con gli altri sul palcoscenico pubblico. A patto che non diventi sistemica e che non tracimi in menzogna e manipolazione.