"Per me questo slittamento è decisivo, passare da qui di chi la mia vita a quel di chi è il mio dolore è qualcosa che immediatamente diventa un fattore discriminante" (Luigi Manconi)
"Ognuno di noi ha un pezzo dell'altro, il tuo dolore è anche il mio, e io non ti permetterò mai di tagliare questo mio rapporto amicale rispetto al tuo dolore"(Vincenzo Paglia)
Il grande disegno intenzionale che anima l'opera omnia dantesca costituisce lo sfondo di questo libro scritto da Franco Cambi e Giancarla Sola, che su tale scenario stagliano la figura di Dante Alighieri reinterpretato però quale educatore europeo. Ne addiviene un profilo pedagogico del poeta fiorentino orientato a stilizzare l'«umana civilitade», ripercorrere le poetiche della visione divina e mostrare l' «abito di scienza» con cui convergere sull'educazione alla rettitudine quale forma della formazione - posta tra amore, sapienza e bellezza. Un lavoro di analisi e sintesi sui testi dell'Alighieri che ne evidenzia un aspetto rimasto spesso un po' ai margini nella ricerca critica.
Ogni attimo della nostra vita è gravido di futuro, del pensiero di ciò che avverrà, di ciò che prepariamo, che temiamo che auspichiamo. Siamo il contadino che semina, siamo il ventre gravido di una donna, siamo l'augure che scruta il cielo, siamo il medico che cura.
Siamo il bambino che si addormenta tra le braccia della madre in un rifugio antiaereo sotto i bombardamenti.
Ogni nostro atto o pensiero è una freccia puntata verso il futuro, e e sta a noi il compito e la responsabilità di scegliere se guardare ad esso con paura o con speranza
Nel primo volume della monumentale tetralogia dedicata a Federico il Grande l'autore ne ripercorre la giovinezza, l'ascesa al trono nel 1740 e la conquista della Slesia alla fine dello stesso anno. Ne esce un grande affresco che delinea i tratti umani, poetici, filosofici, militari e politici del più grande sovrano del suo secolo. Nato nel 1712, Federico vive un'adolescenza terrificante dominata da un padre despota, che cerca di soffocare la sua naturale vocazione da poeta e musicista, cosa che non gli impedirà di diventare uno dei massimi condottieri della storia. Compone inoltre in francese un'opera poetica più imponente di quella di Molière, ma anche 126 sonate per flauto, strumento che padroneggia da grande virtuoso. Tre giorni dopo essere salito al trono abolisce la pena di morte e la tortura, poi mette mano alla riforma della giustizia, che riduce la durata dei processi ad un anno. Fa anche spedire in galera un paio di giudici, perché "un giudice disonesto è peggio di un bandito di strada" Abolisce la servitù della gleba nelle terre demaniali e distribuisce la terra ai contadini, il primo a farlo, secondo Karl Marx. Corrisponde per una vita con d'Alembert e Voltaire, che lo ammirano e sognano come il resto d'Europa l'avvento ovunque di un sovrano assoluto altrettanto illuminato. Compie ogni anno un giro delle province su un vecchio e malandato calesse per verificare de visu l'esecuzione delle riforme decise. In fatto di tolleranza rimarrà sempre inimitabile, soprattutto in fatto di fede, poiché "non credo in nessuna religione, ma le tollero tutte". Quando poi 'Europa intera mette al bando gesuiti, li accoglie nel suo regno, perché sono i migliori insegnanti in circolazione, dei quali ha bisogno per diffondere l'istruzione ovunque. Nel vedere a Berlino una folla accalcata davanti a un muro, che ha affissa una sua feroce caricatura, si avvicina e commenta: "Mettetela più in basso, così possono vederla tutti senza stirarsi il collo". Uno dei suoi limiti è la misoginia, infatti mai una donna metterà piede nella sua reggia di Sanssouci, compresa la moglie. Sul suo assolutismo illuminato Voltaire dirà che è " meglio obbedire ad un bel leone che a duecento ratti."
Una storia dei molteplici percorsi in cui il concetto religioso di Gloria assume precise funzioni estetiche, antropologiche e di rappresentazione sociale e politica, contribuendo alla creazione di nuovi linguaggi e narrazioni, e di nuove pratiche religiose e culturali.
Due interventi dell'edizione del Festival Kum 2021 incentrati sull'idea di ripartenza dopo due anni traumatici di covid.
«La tesi sovversiva di Terminio è che grazie alla psicoanalisi possiamo imparare a pregare in un modo nuovo. Non si tratta in questa nuova forma della preghiera di invocare un Altro magico e protettore, ma, innanzitutto, di "affidarsi al silenzio". In fondo a chi ci rivolgiamo quando preghiamo, si chiede, senza sconti, Terminio, se come psicoanalisti crediamo nell'inesistenza dell'Altro? Nella preghiera il primo passo non è quello - diversamente da quello che pensava Freud - di consolidare l'Altro della fede come prolungamento dell'imago paterna idealizzata, ma di operare il suo radicale svuotamento; "anziché riempire la mancanza dell'Altro si tratta di acconsentire che l'Altro faccia emergere la nostra mancanza". Il capovolgimento è risoluto: non si prega per essere perdonati o amati dall'onnipotenza dell'Altro, ma si prega, se si vuole pregare, per incontrare la nostra mancanza, per scorgere come questa mancanza possa trasfigurarsi in un atto di donazione verso l'Altro. E questa la sovversione profonda che sconcerta il paradigma freudiano: non si prega affinché l'Altro esaudisca le nostre richieste, ma per amare l'Altro». (Massimo Recalcati)
Allo scandaglio del testo della Divina Commedia e della figura poetica di Dante si uniscono le riflessioni sulla poesia, la scrittura, la fruizione e l'interpretazione. Stile e tono di questa "conversazione" sono lontani da quelli della lezione accademica o della monografia seriosa; si tratta piuttosto, come afferma Mandel'stam stesso "di immaginare un dotto giardiniere che accompagni gli ospiti per la sua tenuta e dia loro spiegazioni sostando tra le aiuole, oppure uno zoologo dilettante che accolga vecchi amici nel suo allevamento". La nuova traduzione di questo saggio del 1933 è condotta sul testo definitivo, pubblicato a Mosca nel 1990.