Resurrexi è un esempio nuovo e sorprendente del teatro di Roberto Mussapi, un poeta che affianca ai libri di liriche e ai poemi una ricca produzione drammatica in versi e in prosa.
Per la prima volta si pubblica un suo testo su un argomento sacro, in questo caso l’evento centrale dell’esperienza cristiana, la Resurrezione. Una versificazione alta e diretta, trasparente e metafisica, rappresenta in poesia la morte e la Resurrezione di Cristo. Parlano il Figlio, un angelo, due Cori, due uomini diretti a Emmaus e Maddalena. Il Padre, in ossequio al modello dantesco, non parla, la sua lingua è intraducibile in suoni umani. Maria è presente, piena di luce, gli altri parlano a lei e di lei, che immaginiamo comunicare con gli occhi.
Qui, come e forse più che in precedenza nel teatro di Mussapi, poesia e dramma si fondono in un’unità inscindibile, riportando il dettato del poeta all’antico ruolo recitante inscritto nella sfera rituale del sacro.
Il testo ha una sua autonomia assoluta, ma non nasce isolatamente, bensì come libro di un oratorio sacro in cinque quadri per voce recitante (uno straordinario Massimo Popolizio), cinque solisti, doppio coro di voci bianche, coro misto e orchestra sinfonica, realizzato in prima a Verona con orchestra e coro dell’Arena.
Nel 2006 la Conferenza Episcopale Italiana e la Fondazione Arena di Verona commissionavano un’opera in occasione del quarto Convegno Ecclesiale Nazionale svoltosi a Verona, ispirata alla Resurrezione. Nacque così Resurrexi, testo di Roberto Mussapi con musiche di Alberto Colla, realizzato poi, dopo il debutto veronese, a San Marco in Milano e alla presenza del Pontefice Benedetto XVI in Vaticano.
Questa edizione riporta la presentazione originale del libretto di scena scritta da Bruno Forte ed è arricchita dalle incisioni su linoleum realizzate appositamente dall’artista Teresa Maresca e qui riprodotte su carta marcata della cartiera Fedrigoni.
L'autore ha sempre alternato poesia e teatro, e ora ritorna con un dramma in prosa: un'opera tesa, con l'andamento di un thriller, un avventuroso giallo barocco, dove in un'Italia centro-meridionale del Seicento un uomo fugge inseguito da oscuri sicari. Il fuggiasco è il celebre pittore Caravaggio.
Josè Monleón (Tavernes de la Valldigna, 1927) dirige la rivista Primer Acto e la fondazione Instituto Internacional del Teatro Mediterráneo (IITM). Autore di numerosi libri e presentazioni, ha partecipato all'attività editoriale di oltre mezzo secolo, con diverse opere che si collocano nel quadro del dialogo mediterraneo. È inoltre intervenuto in numerosi congressi dell'IITM svoltisi nelle principali città mediterranee d'Europa e del mondo arabo.
Il "Diario del ritorno al paese natale" è stato ed è il diario della faticosa presa di coscienza non solo di cosa significa essere "negro", negli anni '40, ma anche di ciò che significano oppressione e sfruttamento colonialista. In Césaire tale presa di coscienza assume un carattere profondamente rivoluzionario che, uscendo dal carattere fisiologico del colore della pelle, assume una dimensione universale: causa ed effetto della sua grandezza poetica. Breton che lo incontrò in Martinica riconobbe immediatamente nella terra di cui parlava Césaire la sua terra, la nostra terra; il negro che incontrò non era soltanto negro, ma l'uomo tutto.
La problematica del potere, il conflitto tra grazia e potere, tra ragion di Stato e coscienza riassumono, secondo l'autore, la vicenda umana e religiosa di Celestino V, che non si ritenne in grado di guidare la Chiesa e il mondo cristiano. Tali questioni esprimono, quindi, il tema fondamentale che attraversa tutte le opere dello scrittore tedesco.
Una cava di marmo trasformata in bolgia infernale per fare da palcoscenico naturale a "Inferno Bianco", spettacolo di teatro, arte, musica e danza ispirato ai grandi dannati della letteratura di ogni tempo. Ideato da Andrea Buscemi, Maurizio Guidi e Andrea Tessieri, lo spettacolo tratta di un'umanità ritrovata, contesa tra Dio e diavolo, volontà e negazione, vuoti e pieni che si rivela in tutta la sua ironica drammaticità sugli spalti di una cava-scultura trasformata in bolgia, contrassegnata dalle sculture di Guidi e Tessieri, con le voci di Dante, Goethe, Baudelaire, Shakespeare, Omero, Bulgakov e Melville. Il testo ha dato luogo a una produzione teatrale del laboratorio Evocava nel 2000.
Legati da un elemento comune, la notte (le quattro vicende si svolgono interamente in una notte), e quindi da un'unità di tempo assoluta, i quattro drammi che compongono questo volume spaziano contemporaneamente nel tempo storico (dell'età elisabettiana e di Galilei) come in quello mitico (delle Mille e una notte) per ricondurre il filo a quella segreta e profonda unità di tempo che è il presente, a cui tutto converge.