La formazione intellettuale di Jorge Mario Betgoglio, qui analizzata e ripercorsa per la prima volta, consente di comprendere lo sguardo complesso e poliedrico che guida l'attuale Pontificato. Formatosi alla scuola dei gesuiti, di quelli francesi in particolare, Bergoglio ha assimilato il messaggio di sant'Ignazio attraverso la lettura, «dialettica e mistica» a un tempo, di uno dei più acuti filosofi del XX secolo: Gaston Fessard. Da qui sorge l'idea del cattolicesimo come 'coincidentia oppositorum' che lo porta all'incontro con l'antropologia polare di Romano Guardini e con il pensiero del più rilevante intellettuale cattolico latinoamericano della seconda metà del '900: Alberto Methol Ferré. Si precisa, in tal modo, la prospettiva di una riflessione, originale e feconda, in grado di misurarsi con le grandi sfide della Chiesa nell'era della globalizzazione. Il testo ha potuto giovarsi, nella sua ricostruzione, di quattro interviste concesse dal Pontefice attraverso file audio.
«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». È questa promessa di Gesù all'apostolo Pietro, iscritta a caratteri cubitali all'interno della cupola della basilica di San Pietro, a Roma, che incontriamo all'origine della storia appassionante di una dinastia di sommi sacerdoti che si è prolungata per via non ereditaria sino ai nostri giorni. Roma, la città imperiale e la città dei martiri, è la grande protagonista di questa storia. Il potere e la gloria, la grazia e il peccato, la generosità e l'ambizione, la santità e la concupiscenza si mescolano in stretto intreccio in personaggi, politiche, programmi e passioni. Nella storia delle diverse dinastie che hanno regnato lungo i secoli è difficile trovarne una paragonabile a quella dei papi: per la personalità di molti di loro e per il fascino sconcertante e la provocazione che promanano dalle loro vicende, dai loro sogni e dalle loro sconfitte. Ma anche per la persistenza dei loro ideali, nonostante le loro infedeltà. In queste pagine si dipana la storia della grandezza, della religiosità e del peccato di uomini i cui atti non sempre furono modello di virtù e santità, di quella coerenza e di quella fedeltà che essi stessi predicavano ai propri fedeli, ma che, in ogni epoca, sono rimasti decisivo punto di riferimento per i cristiani. È la storia del Cattolicesimo, ma, di fatto, anche storia dei nostri Paesi e della nostra cultura.
Non si può parlare dei famosi giardini romani, interni alla città e nella campagna, senza ricordarsi che prima di essi sorsero già nel Medioevo i giardini vaticani: proprio questi furono l'oggetto di imitazione per i giardini romani. Le prime notizie sui giardini vaticani ci giungono in rapporto ad alcune trasformazioni avvenute nel XIII secolo. Gli ultimi grandi cambiamenti si avranno negli anni Trenta del XX secolo, quando il Vaticano divenne uno Stato. Questa pubblicazione ripercorre tutta la loro storia, evidenziando realizzazioni, esperimenti e trasformazioni che concernono 22 dei 44 ettari totali della Città del Vaticano. Sulla base di una vasta ricerca dei documenti originali, è stato possibile ricostruire le origini dei giardini e la presenza di una collezione di piante tale da farli considerare il più antico orto botanico d'Italia. L'importanza dell'acqua, sia quale elemento simbolico sia come fonte di vita per le piante e le fontane, è un tema che percorre tutta la storia, soprattutto dopo la realizzazione delle spettacolari e scenografiche fontane volute da Paolo V. Non meno interessante è la ricostruzione delle pratiche di giardinaggio, fino all'eliminazione di ogni elemento di ruralità per destinare tutto lo spazio a disposizione alla bellezza e al decoro. Un capitolo è dedicato alle ville dove i pontefici villeggiavano, prima che Castel Gandolfo divenisse residenza estiva ufficiale.
Il pontificato di Paolo VI ha rappresentato per molti osservatori il rinnovamento di una Chiesa che sembrava lontana dalle istanze del mondo secolarizzato. Al tempo stesso, la sua elezione al soglio pontificio ha segnato un momento di stretta continuità per i lavori del Concilio Vaticano II, convocato dal suo straordinario predecessore, Giovanni XXIII. Proprio alla volontà e alla forza riformatrice di Giovanni Battista Montini si devono le grandi innovazioni in virtù delle quali è ancora possibile domandarsi fin dove possa condurre lo spirito conciliare sempre presente nella Chiesa. Possiamo considerarlo il Papa che ha fatto entrare la Chiesa nella modernità. Da queste pagine emerge il ritratto di una personalità dal carattere affettuoso, portatrice di una concezione sublime del papato cui va aggiunta un'immensa capacità di amare e servire l'umano. Un pontefice che ha saputo rivedere formule, abiti, linguaggi e costumi percepiti quasi come anacronistici nel mondo contemporaneo, raggiungendo quell'assoluta semplicità necessaria alla trasmissione di una profonda spiritualità e di una carità vissuta e praticata.
Il 4 ottobre 1965, Paolo VI visita le Nazioni Unite. È il primo Papa a compiere questo passo aprendo la strada ai suoi successori. In quel 1965, in un tempo di guerra fredda, ciò rappresenta davvero una grande novità. Papa Montini è consapevole della svolta e dei nuovi scenari che si aprono. Nel saggio introduttivo, l'autore sottolinea come la visita fosse un'occasione per rivolgere il messaggio della Chiesa non solo ai governanti ma al mondo. Da allora, il rapporto fra il Pontefice e i governi delle nazioni non sarà più lo stesso. Paolo VI parla all'ONU a nome del Concilio, allora aperto a Roma, in un momento di profondi cambiamenti per il cattolicesimo contemporaneo. Il messaggio centrale del discorso del Papa alle Nazioni Unite, ancora attualissimo, è il "no alla guerra". L'esile uomo in bianco ritiene di avere questa autorità: "siamo esperti di umanità", dice, e propone con determinazione la Pace. In appendice completano il volume il discorso manoscritto del Papa, la trascrizione con le correzioni diplomatiche e, infine, il testo ufficiale.
Juan Maria Laboa è nato a Psajes de San Juan (Guipuzcoa, Spagna) il 15 agosto 1939. E' laureato in Filosofia e Teologia e ha conseguito il dottorato in Storia della Chiesa presso l'Università Gregoriana di Roma e la laurea in Storia presso l'Università Complutense di Madrid. Per quindici anni ha insegnato Scienze politiche presso la Facoltà di Scienze politiche di Madrid. E' professore emerito di Storia della Chiesa contemporanea alla Università Pontificia Comillas di Madrid e dirige il Dipartimento di Storia della Chiesa presso la stessa università E' direttore della rivista "XX Siglos de Historia della Iglesia" e fa parte dell'International Adiviser Committee della collana "Per una storia d'Occidente. Chiesa e società", diretta da Guy Bedouelle presso la Jaca Book.
Alberto Melloni, uno dei maggiori conoscitori di papa Giovanni, ci fa entrare con una presentazione nel testo posto a fondamento di azioni e decisioni che hanno cambiato il corso della storia della Chiesa. Vera autobiografia spirituale del "Papa buono", "il Giornale dell'Anima" si colloca all'origine delle meditazioni fatte nel corso dei suoi ritiri. Un soliloquio, come lo chiama egli stesso utilizzando un termine caro a Sant'Agostino. Di fatto l'itinerario dai quattordici agli ottantadue anni di una vita cristiana serenamente radicata nella Bibbia e in una spiritualità sacerdotale dove il Vangelo vissuto prevale su ogni preoccupazione di ruolo o d'immagine. Come ci ricorda nella prefazione il cardinale Loris F. Capovilla, il Giornale "si legge, si rilegge, ci si sente afferrati, tirati fuori dal rumore, dalla confusione, dal pressapochismo del nostro tempo".
L'autore dei "ritratti di santi", Antonio Maria Sicari, traccia i profili di due Papi entrambi santificati ad aprile 2014. Il riconoscimento popolare nei confronti di queste due figure è stato ampio e duraturo. Con Giovanni XXIII la percezione fu immediata e il Papa inaspettatamente indisse un Concilio che ebbe enormi conseguenze dentro e fuori della Chiesa; Giovanni Paolo II portò la presenza del ministero di Pietro nel mondo. Sicari traccia un ritratto intimo e penetrante di due protagonisti della storia contemporanea, portatori di un perentorio messaggio di pace.
Una straordinaria testimonianza dell'apertura di Giovanni XXIII alle culture diverse, nel 50° anniversario della scomparsa del Papa del Concilio. Monsignor Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, è nunzio in Turchia, a Istanbul, dal 1935 al 1945, fine della II guerra mondiale. Vi arriva dopo essere stato nunzio in Bulgaria e prima di essere nominato a Parigi. Con Roncalli la nunziatura diviene il centro della comunità cattolica di Istanbul, in una ritrovata vitalità della minoranza cristiana. Al tempo stesso Roncalli diviene "amico" delle autorità turche, e mette così le basi per l'apertura ufficiale delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Turchia. Ad esse lavorerà anche in seguito, come nunzio a Parigi e poi come Papa. Oltre al dialogo amicale col mondo turco e islamico, Roncalli avrà modo di salvare moltissimi ebrei dalla deportazione nazista, favorendo anche la convivenza della comunità ebraica locale con i Turchi. Oggi nella Turchia islamica Giovanni XXIII è chiamato il "Papa turco". Prefazione di Paolo Branca, postfazione di Loris Francesco Capovilla.
Cinquant'anni fa, l'11 ottobre 1962, Giovanni XXIII apriva, nella magnifica cornice della basilica di San Pietro, il Concilio Ecumenico Vaticano II: la più grande assemblea di vescovi che la storia della Chiesa avesse mai conosciuto. Il memorabile discorso di apertura, l'allocuzione "Gaudet Mater Ecclesia", può essere considerato come il frutto maturo di un lento percorso intellettuale e spirituale che sempre di più confermò il vecchio Papa sulla "profetica intuizione" della convocazione di un Concilio di aggiornamento per la Chiesa universale. Il programma del Concilio non fu fissato da Giovanni XXIII tutto in una volta; al contrario, i suoi scopi e la sua natura furono da lui messi a fuoco e approfonditi poco alla volta, in un rapporto dialettico e costruttivo tra il Pontefice e quei vescovi (e teologi) ai quali stava molto a cuore il rinnovamento della Chiesa in ambito teologico e pastorale. Attraverso il diario del direttore della Civiltà Cattolica del tempo, padre Roberto Tucci S.J., oggi cardinale, ci è possibile verificare, nell'arco dei tre anni di preparazione di quell'evento, i temi che più stavano a cuore al Papa e quali furono le strategie di azione che egli pose in essere per dare maggiore slancio al futuro Concilio e assicurarne la libertà.
In questo volume sono raccolti i discorsi sulla Scienza che i Papi hanno tenuto nel corso degli ultimi cento anni; si tratta degli interventi che alla Pontificia Accademia delle Scienze i Papi Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno rivolto a fisici, astrofisici, biologi, neurologi, medici, matematici e altri studiosi, lì convenuti in rappresentanza delle principali aree scientifiche e geografiche del mondo. In aggiunta, sono presenti i discorsi che, dal 1994, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno rivolto annualmente alla nuova Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Le Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali sono luoghi di dialogo internazionale di altissimo profilo che raccolgono scienziati, economisti, sociologi, giuristi senza alcuna discriminazione né religiosa né razziale. I discorsi dei Papi qui riuniti ci danno il quadro dell’attenzione che i Pontefici hanno riservato alle scienze e alle scienze sociali nel secolo scorso e all’inizio del nuovo millennio. I discorsi dei Papi hanno un interesse sia per il lettore comune, sia per gli specialisti e forniscono risposte ai nuovi bisogni e alle nuove sfide del mondo contemporaneo. Naturalmente, con il passare dei decenni, sono cambiate le forme linguistiche impiegate, mentre una diversa enfasi è stata posta sui vari problemi e sulle molteplici questioni. Tuttavia, ciò che resta immutato è l’interesse riservato al lavoro scientifico e alle dimensioni teologiche, filosofiche, etiche, politiche, culturali e, in definitiva, antropologiche che tale attività implica. Spesso i Papi hanno anche precorso i tempi, cogliendo l’importanza di nuovi ambiti del sapere, oppure percependone i possibili pericoli e individuandone i limiti, o anche proponendo iniziative utili al confronto e alla ricerca
In queste pagine si dipana la storia della grandezza, della religiosità e del peccato di uomini i cui atti non sempre furono modello di virtù e santità, di quella coerenza e di quella fedeltà che essi stessi predicavano ai propri fedeli, ma che, in ogni epoca, sono rimasti decisivo punto di riferimento per i cristiani. È la storia del Cattolicesimo, ma, di fatto, anche storia dei nostri Paesi e della nostra cultura.