«Ebraismo» è il termine che definisce la vita religiosa di Israele, il popolo eletto di Dio. Esiste anche un'altra definizione, «Giudaismo», a partire dall'epoca del ritorno degli ebrei in terra di Israele dopo l'esilio babilonese. Nel titolo di questo Dizionario dell'Ebraismo si è optato per il primo termine perché esso intende tenere insieme l'intera storia multi-millenaria della tradizione religiosa che si richiama ad Abramo, presentandola in modo globale, in tutte le sue diramazioni e componenti, per così dire «da Adamo ai giorni nostri» e non solo per quel periodo pur centrale, difficilmente delimitabile, che va dalla cattività babilonese all'alto Medioevo. L'Ebraismo, in tutte le sue varietà, designa dunque lo stile di vita seguito dal popolo ebraico per circa tremilatrecento anni, da quando cioè Dio scelse Abramo, il padre di Israele, tra tutte le nazioni. L'Ebraismo comporta l'osservanza rigorosa della Torah, una parola che significa «insegnamento» e che si riferisce all'insieme della Bibbia ebraica, ma soprattutto al Pentateuco (i primi cinque libri). La Torah si presenta in due forme, una scritta e l'altra orale, derivate dall'alleanza che Dio stabilì con il suo popolo di Israele attraverso Mosè, intorno al 1200 a.C. La cultura ebraica ha dato frutti abbondanti nel campo delle idee, delle scienze, delle professioni e delle arti, lasciando un segno impressionante nella storia umana, oggi come nei millenni passati. Tuttavia, fuori dalla comunità ebraica pochi conoscono le sue ricche e varie tradizioni religiose, e questa ignoranza ha avuto conseguenze negative nelle relazioni tra ebrei e non ebrei. In tutta la loro storia gli ebrei hanno sopportato i peggiori fraintendimenti e le persecuzioni più dure solo in quanto ebrei: un popolo che vive secondo le proprie tradizioni religiose ed è fedele all'alleanza con Dio, che lo distingue. Aprendo un libro sull'Ebraismo, è bene perciò che i lettori ricordino che fra il 1937 e il 1945, in Europa si perpetrò un tentativo sistematico di sterminare completamente il popolo ebraico, usando tutta la potenza e la furia del moderno stato nazionale. C'è quindi un bisogno pressante di conoscere meglio l'ebraismo. La vita religiosa ebraica è straordinaria e spicca nella storia dell'umanità. Rendersi conto di come gli ebrei abbiano continuamente dato nuove forme al loro modo di vivere in funzione della fedeltà al Dio che li ha scelti, distoglie da un pregiudizio cieco e porta a un giudizio vero, capace di arricchire. L'ampiezza e varietà degli aspetti legati all'Ebraismo qui spiegati e approfonditi da riconosciuti esperti internazionali della materia, ha suggerito di suddividere la pubblicazione in due tomi seguendo l'ordine alfabetico: A-I per il primo tomo; K-Z per il secondo. A fondo libro riproduciamo l'intero elenco dei lemmi che compongono il Dizionario dell'Ebraismo, consentendo così di coglierne il complesso dei contributi. Traduzioni di Pier Giorgio Borbone, Emanuela Braida, Maria Sita Demichelis, Gaia Lembi, Corrado Martone, Paolo Melis, Marzia Pierluigi.
«Ebraismo» è il termine che definisce la vita religiosa di Israele, il popolo eletto di Dio. Esiste anche un’altra definizione, «Giudaismo», a partire dall’epoca del ritorno degli ebrei in terra di Israele dopo l’esilio babilonese. Nel titolo di questo Dizionario dell’Ebraismo si è optato per il primo termine perché esso intende tenere insieme l’intera storia multimillenaria della tradizione religiosa che si richiama ad Abramo, presentandola in modo globale, in tutte le sue diramazioni e componenti, per così dire «da Adamo ai giorni nostri» e non solo per quel periodo pur centrale, difficilmente delimitabile, che va dalla cattività babilonese all’alto Medioevo. L’Ebraismo, in tutte le sue varietà, designa dunque lo stile di vita seguito dal popolo ebraico per circa tremilatrecento anni, da quando cioè Dio scelse Abramo, il padre di Israele, tra tutte le nazioni. L’Ebraismo comporta l’osservanza rigorosa della Torah, una parola che significa «insegnamento» e che si riferisce all’insieme della Bibbia ebraica, ma soprattutto al Pentateuco (i primi cinque libri). La Torah si presenta in due forme, una scritta e l’altra orale, derivate dall’alleanza che Dio stabilì con il suo popolo di Israele attraverso Mosè, intorno al 1200 a.C. La cultura ebraica ha dato frutti abbondanti nel campo delle idee, delle scienze, delle professioni e delle arti, lasciando un segno impressionante nella storia umana, oggi come nei millenni passati. Tuttavia, fuori dalla comunità ebraica pochi conoscono le sue ricche e varie tradizioni religiose, e questa ignoranza ha avuto conseguenze negative nelle relazioni tra ebrei e non ebrei. In tutta la loro storia gli ebrei hanno sopportato i peggiori fraintendimenti e le persecuzioni più dure solo in quanto ebrei: un popolo che vive secondo le proprie tradizioni religiose ed è fedele all’alleanza con Dio, che lo distingue. Aprendo un libro sull’Ebraismo, è bene perciò che i lettori ricordino che fra il 1937 e il 1945, in Europa si perpetrò un tentativo sistematico di sterminare completamente il popolo ebraico, usando tutta la potenza e la furia del moderno stato nazionale. C’è quindi un bisogno pressante di conoscere meglio l’ebraismo. La vita religiosa ebraica è straordinaria e spicca nella storia dell’umanità. Rendersi conto di come gli ebrei abbiano continuamente dato nuove forme al loro modo di vivere in funzione della fedeltà al Dio che li ha scelti, distoglie da un pregiudizio cieco e porta a un giudizio vero, capace di arricchire.
L'ampiezza e varietà degli aspetti legati all'Ebraismo qui spiegati e approfonditi da riconosciuti esperti internazionali della materia, ha suggerito di suddividere la pubblicazione in due tomi seguendo l’ordine alfabetico: A-I per il primo tomo; K-Z per il secondo, che sarà pubblicato a poca distanza da questo. A fondo libro riproduciamo l'intero elenco dei lemmi che compongono il Dizionario dell’Ebraismo, consentendo così di coglierne il complesso dei contributi
L'esperienza mistica, nel suo tentativo di penetrare il mistero divino e di conformarsi ad esso, attraversa la storia del mondo ebraico e lo caratterizza profondamente. Nella prospettiva del mistico, la vita è quasi sempre allusiva, e la constatazione che la realtà fisica e, in particolare, quella metafisica, non siano come appaiono implica la necessità di un codice interpretativo di accesso che schiuda il simbolo, rivelandone il significato più intimo.
Gli ebrei italiani sono un gruppo numericamente modesto eppure presente sul territorio della Penisola da ventun secoli. Attivi in tutti i campi della società, non necessariamente con posizioni di primo piano, hanno conosciuto l'oltraggio delle leggi razziste destinate a far sprofondare molti di loro in quel gorgo terribile che va sotto il nome di Shoah. Lungi dal possedere un'unità monolitica, questo libro vuole presentare a un pubblico non solo di studiosi o di appassionati dell'argomento gli ebrei italiani, sfatando pregiudizi e luoghi comuni. Per far questo i curatori hanno invitato a collaborare al volume persone provenienti dagli ambiti professionali e di studio più disparati, proponendosi di rappresentare in tal modo tutta la varietà che l'ebraismo italiano possiede e che lo fa essere un'entità composita e variegata.
La riflessione filosofica di Franz Rosenzweig (1886-1921 ) con il suo capolavoro - Der Stern der Erlösung - costituisce un nodo essenziale nella storia del pensiero dell'Occidente, poiché segna il ritorno dell'ebraismo nel dibattito filosofico europeo. In netta contrapposizione al pensiero della totalità che, per Rosenzweig, trova in Hegel la sua massima espressione, "La Stella della redenzione" pone in questione alla radice i fondamenti del pensiero filosofico: il concetto di tempo e quello di comunità. Come la sospensione di ogni attività nel riposo dello shabbàt diventa il richiamo e l'invito all'esperienza di un tempo "altro" (quello stesso tempo dell'ebraismo che Hegel aveva ridotto a mera vuotezza), allo stesso modo, l'esistenza meta-storica del popolo ebraico diventa la traccia di una sradicatezza che si sottrae all'orizzonte del politico. Di contro alla concezione hegeliana di comunità, che fa del mondo l'autentico regno del cristianesimo storico, l'ebraismo diventa così il paradigma di una forma profondamente diversa di abitare il mondo - una modalità contraddistinta dal proprio carattere "residuale" e "sottrattivo": un resto. Questo libro intende interrogarsi sul senso e sulla possibilità di un simile abitare: con Rosenzweig, ma anche oltre.
"Quanto sono grandi le tue opere, o Signore, quanto infinitamente profondi i tuoi pensieri" (Slm XCII, 6). Le parole di questo Salmo bene illustrano l'apprezzamento profondo, da parte del pensiero dell'ebraismo, del creato e della natura, esaltando la positività intrinseca della dimensione concreta e materiale di questo mondo fisico. Tale prospettiva "materiale" inoltre è, al contempo, profondamente intrisa di spiritualità. La natura, cioè, rende testimonianza della grandezza e della sapienza del Creatore, esaltandole. Esistono conciliazioni possibili tra scienza e tradizione religiosa? Eventualmente, cosa è possibile recepire delle acquisizioni scientifiche in seno alla riflessione religiosa ebraica? Non sono esistite né tuttora esistono risposte univoche; tuttavia un confronto, ricercato positivamente o ineluttabilmente subito, non ha mai cessato di essere e di prosperare in seno alle varie stagioni del pensiero di Israele, alimentandolo. Tra Qabbalah, riflessione teologica razionale, spinozismo e Halakhah (la normativa religiosa), un maestro contemporaneo dell'ebraismo ci restituisce una visione di insieme inedita e ricca di spunti.
Lo studio della "Torah" è il compito fondamentale dell'uomo, in questo impegno egli trova la propria realizzazione e la felicità: questo il cuore pulsante del volume, che l'autore ci restituisce. Spaziando dalle fonti alle feste ad autori come Maimonide, Rashi e Leibowitz, Alborghetti illumina la dinamicità e la creatività del pensiero ebraico. Tale pensiero è affidato alla responsabilità di ogni nuova generazione, che deve farlo rivivere. La "Torah" diviene così indagine continua, e Dio entra in un rapporto vitale con la storia dell'uomo.
Negli ultimi centocinquant'anni numerosi storici ebrei hanno studiato la persona, l'insegnamento e l'azione di Gesù di Nazaret. Usando fonti classiche dell'ebraismo, questi autori hanno gettato una luce totalmente nuova su come viveva Gesù: il personaggio Gesù di Nazaret acquista valenze diverse rispetto all'immagine trasmessa dalla letteratura cristiana. Certo, le posizioni ideologiche e politiche possono aver influenzato ritratti diversi: tra un militante sionista e un ebreo liberale la lettura differisce. Che mutamenti ci sono stati nel XX secolo? In che cosa ha inciso la Shoah? In che cosa la fondazione dello Stato di Israele? Da Joseph Salvador ad Amy-Jill Levine, da Joseph Klausner a Paula Fredriksen, passando per David Flusser, Salomon Zeitlin, Shmuel Safrai o Geza Vermes e per tutti gli storici ragguardevoli del secolo appena trascorso, questo libro invita il lettore a una ricerca storica, a uno studio storiografico e a un'analisi metodologica. Opera fondamentale per conoscere il pensiero ebraico contemporaneo a partire dalla fine del XIX secolo. Prefazione di Daniel Marguerat.
"I pilastri cui si riferiscono questi testi non sono elementi architettonici concreti, come succede spesso nelle religioni popolari in Europa o con lo stupa nel Buddhismo. Il termine "pilastro" ricorre in altri contesti nel Giudaismo, come il "pilastro della preghiera". Nell'ambito delle nostre discussioni, comunque, il pilastro è interpretato in due modi. Esso viene proiettato nei reami trascendenti, come il paradiso, e percepito in certe forme di esperienza omiletica immaginaria, oppure viene identificato con il giusto, con il corpo della persona che esegue i riti o le tecniche che la trasformano in una figura pontificale. Immaginari o concreti che fossero, questi pilastri hanno ispirato le vite, i sogni e le aspirazioni di molti Ebrei, e un senso di trascendenza personale, di toccare mondi più alti, ha dato forma alle loro esperienze e al loro adempimento di atti religiosi." (Dalle "Osservazioni finali")
L'esperienza mistica, nel suo tentativo di penetrare il mistero divino e di conformarsi ad esso, attraversa la storia del mondo ebraico e lo caratterizza profondamente. Nella prospettiva del mistico, la vita è quasi sempre allusiva. E la constatazione che la realtà fisica e, in particolare, quella metafisica non sono come appaiono implica la necessità di un codice interpretativo di accesso, che schiuda il simbolo e ne riveli il significato più intimo. È un mondo ricco e complesso quello che contraddistingue il misticismo ebraico, e non si esaurisce né è esauribile nel solo momento della Qabbalah: più propriamente, esso nasce infatti con i primi maestri della Mishnah, nel secolo precedente l'inizio dell'era volgare, e si prolunga sino ai nostri giorni. Il presente saggio tratta proprio della mistica ebraica nella sua interezza, pur ponendo un limite alla sua analisi con il movimento di Safed (XVI secolo).
La cabala, la grande corrente mistica ed esoterica dell'ebraismo, ha conosciuto una fioritura considerevole alla fine del XIII secolo. All'origine dell'infatuazione: "lo Zohar". Etimologicamente, è il Libro dello splendore, un trattato esoterico ebraico la cui influenza arriverà a eguagliare quella del "Talmud". La paternità di questo commentario in aramaico dei principali passi del Pentateuco è attribuita - principalmente - a Moseh di León (1240-1305). Come è nato lo "Zohar" Perché fu scritto, e da chi? Qual è il suo messaggio, il suo significato? Come una letteratura simile - dato che si tratta propriamente di un corpus costituito da testi diversi - ha potuto superare i secoli senza ostacoli, cristallizzarsi intorno a un nocciolo duro, darsi un titolo generico stabile, arricchirsi di contributi ulteriori e giungere a far concorrenza alla supremazia del Talmud, dove sono pure consegnati per iscritto nientemeno che il vissuto e il pensiero degli Ebrei per circa mezzo millennio? Nel rispondere a questi interrogativi, Maurice-Ruben Hayoun ci permette di comprendere meglio la natura e l'originalità di questo testo affascinante e di collocarlo in rapporto ad altre correnti del pensiero ebraico
Nel suo recente libro su Rashi, Elie Wiesel afferma che tra i differenti commentari da lui presi in considerazione quello del rabbino di Troyes è «unico, differente, indispensabile». Ed è esattamente così! A poco meno di un millennio dalla nascita di questo grande interprete, le spiegazioni, semplici e profonde che ha dato dei passi biblici e talmudici, rimangono insuperate.
Le sue letture, focalizzate soprattutto sul senso letterale della Scrittura, hanno rappresentato un nuovo inizio nel campo dell’esegesi. Tuttavia la fedeltà testuale non significa aridità e abbandono dell’ampio materiale della tradizione dedicato al senso allegorico, morale e anagogico: il tutto viene riplasmato per precisare e arricchire il significato dei versetti. Comprendere pienamente i commenti di Rashi, specialmente per il suo abbondante uso delle fonti, non è dunque un facile compito, e non lo è mai stato. Per questa ragione, nel corso della storia sono stati scritti più di duecento commentari per aiutare a meglio capire il suo commento biblico.
Il presente lavoro intende svelare la profonda ed erudita sapienza che si nasconde nelle concise e spesso ellittiche esegesi di un passo. In primo luogo viene fornita una traduzione dei primi dodici capitoli dell’Esodo e del Commento che Rashi ne ha fatto; il Commento viene poi, approfondito attraverso i Supercommentari; infine, proprio perché i commenti al Commento si sono spesso trasformati in nuovi commenti del testo biblico, riporteremo anche le possibili ulteriori interpretazioni.