Le solennità che Dio stesso comunica a Mosè, chiamandole «le mie feste» (Levitico 23), permettono al popolo ebraico di rivivere i momenti fondamentali della propria storia con Dio. Dal 1976 al 1982, alla radio israeliana, il professore Leibowitz tenne una serie di riflessioni dedicate sia alla porzione di Torah settimanale sia alle feste di Israele. Questo testo, raccogliendo le penetranti e profonde riflessioni svolte da questo grande maestro sulle principali feste ebraiche, ci permette di avvicinarci agli eventi che hanno fortemente caratterizzato e continuano a contrassegnare la storia degli ebrei, offrendoci, inoltre, un punto di vista, limpido e acuto, sui principali temi del giudaismo: e siamo così condotti ad approfondire questioni che altrimenti ci rimarrebbero oscure.
Radicamento e apertura dell'altro: la via millenaria della cultura ebraica
La religione ebraica è stata la prima ad apparire tra le tre grandi religioni monoteiste, dette «religioni del libro», le cui influenze, convergenze e discordanze strutturano ancora in così larga misura il destino dell’umanità. Tradizione antichissima, la cui trasmissione costituisce, malgrado i peggiori imprevisti, una testimonianza senza pari della fedeltà di un popolo a se stesso e al proprio Dio, l’ebraismo è a tal punto legato al destino del suo popolo, e viceversa, che lo si potrebbe pensare da sempre immobile, ermetico e chiuso su se stesso. È una visione troppo schematica e potenzialmente pericolosa, che l’autore di questo libro supera disinvoltamente, combinando una esposizione dei tratti essenziali dell’ebraismo, di ciò che ne costituisce in qualche modo l’essenza, con una presentazione delle grandi direttrici delle sue evoluzioni e della sua costante apertura all’Altro. Come logica conseguenza, questo percorso lo porta a gettare un incisivo sguardo sull’ebraismo francese e sulle sue risposte alle sfide in cui s’imbatte.
Il periodo medievale può essere considerato come la fase più duratura dell’ebraismo, poiché il Medioevo s’interrompe con la concessione dei diritti civili nel corso della Rivoluzione francese. Dalla fine del IX secolo al periodo compreso tra il XV e il XVI, ovvero intorno al sorgere del Rinascimento, i pensatori ebrei iniziarono a confrontarsi con i grandi sistemi del loro tempo: la scolastica araba, il neoplatonismo, il neoaristotelismo, l’averroismo, tutti elementi che saranno messi a frutto per dare, in particolare grazie al contributo di Mosè Maimonide, una formulazione filosofica dell’ebraismo. La filosofia ebraica non si ferma però al Medioevo. Essa ha conosciuto un XVIII secolo assai ricco, seguito da un ancor più ricco XIX secolo, grazie alla fioritura del pensiero ebraico in Germania. Un contributo che ha confermato la compatibilità tra l’identità ebraica e la cultura europea.
Questo libro svela un tratto tipico dell’ebraismo, che consiste in un atteggiamento di continuo confronto con la tradizione, di inesausta interpretazione dei testi sacri, di creativo misurarsi con i lasciti del proprio passato. La filosofia contemporanea, dal secondo dopoguerra in particolare, è stata profondamente segnata da questa tensione verso una costante ma fedele reinvenzione dei significati che un testo - il testo biblico su tutti - può avere. Che cos’è il midrash? Un tentativo di interpretazione irrazionale e prescientifica della Bibbia? Un’ermeneutica speciosa e particolarista? Una modalità di pensiero insolita e poco comprensibile? Certamente no; si tratta piuttosto di una esegesi creatrice, capace comunque di utilizzare tutte le acquisizioni delle scienze linguistiche al fine di rendere manifesto il senso del testo. Questo volume rielabora la categoria ebraica dell’interpretazione che chiamiamo midrash esponendola secondo un ordine razionale e a partire da una meditazione sulla tradizione di una lettura che costantemente ricomincia. La inscrive all’interno del dibattito avviato dalla linguistica sui concetti di segno e di senso, di testo e di interpretazione, che le forniscono una struttura di base ma che allo stesso tempo, forse, essa sconvolge. Soprattutto, si mettono qui in evidenza i tratti singolari assunti da questa modalità di lettura nel suo darsi alla sollecitazione o all’auscultazione semiologica della lingua ebraica, che fa proliferare significati inattesi tra gli spiragli di parole, frasi o parti del discorso. Da qui, dunque, una lettura infinita. Che non è riconducibile a un sapiente approfondimento e gioco, ma si capovolge e sfocia in un appello alla responsabilità verso l’altro. Qui l’interpretazione si fa invocazione, la sollecitazione conduce alla sollecitudine, svelando, al di là della neutralità del procedimento esegetico, il primato della preoccupazione morale nella trasmissione del sapere.
Jaffé Dan Il Talmud e le origini ebraiche del cristianesimo
Alle radici della civiltà giudaico-cristiana: I rapporti tra cultura ebraica e cristianesimo delle origini.
La letteratura talmudica è relativamente poco conosciuta nel nostro paese. Eppure lo studio - privo di ipoteche teologiche o confessionali - dei rapporti tra il giudaismo rabbinico e il cristianesimo primitivo è particolarmente interessante per comprendere le origini religiose del mondo occidentale, la cui civiltà viene oggi così spesso definita "giudaico-cristiana". 
Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., il giudaismo ha conosciuto dei mutamenti profondi e travagliati. I Saggi, gli autori del Talmud, si sono confrontati con altri ebrei, in particolare con quelli che seguivano gli insegnamenti di Gesù, con Gesù stesso e con Paolo di Tarso. Le vicende di questo incontro costituiscono l’oggetto di questo volume. Nell’ultimo capitolo sono passati in rassegna alcuni storici ebrei moderni e contemporanei e la loro visione di Gesù. 
Grazie all’uso delle fonti originali, l’autore consente ai lettori di raggiungere una comprensione migliore di quest’epoca complessa, in cui il giudaismo e il cristianesimo hanno cominciato a differenziarsi, e in cui si sono avviati movimenti e meccanismi che hanno pesato sul corso successivo della storia.
Questo breve e sintetico saggio che si basa sulle cronache ebraiche del tempo ci dipinge un impressionante spaccato della tragedia vissuta dagli ebrei per mano di crociati divenuti orda armata. Pagina buia nella storia europea, che vede líaspetto protocoloniale e militare di una vicenda, le Crociate, prevaricare sulle istanze religiose del pellegrinaggio ai Luoghi Santi.
Ma líaffresco a tinte fosche viene in questo caso illuminato dalla forza spirituale di tanti ebrei che al centro della stessa Europa si sacrificarono per difendere la loro fede e la loro identit‡.
Il giudaismo non ha mai incoraggiato il culto dei martiri e ha sempre riaccolto nel suo seno chi non fu disposto al martirio accettando, sotto le violenze, di aderire provvisoriamente ad altro credo, come avvenne anche per alcune comunit‡ che si fecero battezzare di fronte allíarmata di Goffredo di Buglione. Questa non abitudine a enfatizzare il martirio aumenta la commozione del lettore di fronte a una pagina di grande dedizione e spiritualit‡ scritta dagli ebrei perseguitati e martirizzati.
Accanto alla loro luminosa testimonianza, il libro elogia la dedizione di grandi personaggi della Chiesa e delle corti che prestarono aiuto a comunit‡ ebraiche minacciate.
Rashi (1040-1105), acronimo di Rabbi Sholomon ben Ytschaq, è il commentatore ebreo per eccellenza e il più influente della Bibbia e del Talmud. Quasi nove secoli dopo la sua morte, ancora oggi, i suoi commenti e i suoi scritti sono punto di riferimento del giudaismo. L'autore delinea la figura di questo grande maestro, collocandolo nella sua epoca storica e nel contesto in cui visse. La stessa tradizione cristiana, attraverso i maestri di San Vittore Ugo, Andrea e Riccardo -, Nicola da Lira e Lutero, attingerà alla sua opera.
250 voci presentano, in modo complesso ed esauriente, la religione ebraica nel suo sviluppo storico. Ne vengono forniti i principali aspetti della tradizione letteraria, rituale, giuridica, teoretica nel quadro dell'esegesi e della critica filologica. È dedicata una particolare attenzione alle correnti del pensiero ebraico moderno e contemporaneo.
Una grande figura del secolo XII, nato a Cordoba in Andalusia e morto, in esilio, a Il Cairo Ë esposta da un autore di importanti opere sull'ebraismo nel Medio Evo. Mosheh ben Maimon Ë stata una <<personalit‡ di assoluto rilievo nell'intera storia del giudaismo>>, <<uomo fuori del comune>>, soprattutto noto come l'autore della "Guida dei perplessi" e del "MishnË Torah", rispetto alle quali <<nessun'altra opera del pensiero ebraico classico ha avuto una risonanza paragonabile>>.
Maimonide fu medico, filosofo, teologo, codificatore della legge ed esegeta. La sua produzione fu al confluire tra cultura ebraica e greca e unÏ la tradizione alla ricerca, la Bibbia alla metafisica, senza rinunciare ad essere ebreo. <<Fu il primo a concludere una durevole alleanza tra il giudaismo e la filosofia greco-musulmana del suo tempo>>, certo mirando non a <<svuotare le Scritture della loro sostanza>>, ma a soddisfare <<il bisogno di aprirsi una nuova strada>>. Quella di questo "secondo MosË" - come venne chiamato - fu, quindi, la scelta di porre a confronto le credenze tradizionali del suo popolo con le conquiste scientifiche della sua epoca, o, anche, quella di <<innestare le proprie idee filosofiche sul testo della Bibbia, che Ë un documento rivelato>>.