India, secolo XX: il 14 luglio 1973, a Rishikesh, il monaco benedettino Henri Le Saux, vive l’esperienza del risveglio; Ramana Maharshi, trasmette il messaggio delle Upanishad senza la mediazione dei testi scritti; Ananada Mayi Ma, "essenziata di beatitudine", in samadhi, realizza l’advaita.
Personaggi di confine, o meglio, sopra il confine, "testimoni dell’assoluto", che Caterina Conio incontra nelle grotte, negli eremi, negli ashram dell’India, dopo aver a lungo meditato sulla Mandukya Upanisad, il più astratto dei testi vedantici. Caterina Conio ne comprende l’eccezionale "portata mistica" e la penetra a fondo, attraverso il confronto con le altre scritture della tradizione dell’Oriente e dell’Occidente.
Discute la prima tesi alla cattolica di Milano su un testo sacro non occidentale, la Mandukya, che continua ad approfondire per il suo PhD alla Banaras Hindu University. Sente il "bisogno metafisico" di un dialogo filosofico-religioso tra i due emisferi. A Varanasi, Panikkar sarà suo diretto interlocutore. E così Caterina Conio continua negli anni la ricostruzione del pensiero delle personalità esemplari cristiane e non: del Gandhi mistico e karma-yogin, del sacerdote Monchanin che, con l’abito ocra e il nome indiano, rimane per sempre fedele in tutto alla Chiesa cattolica, degli impavidi Vinoba e Thomas Merton che con attitudine ascetica hanno promosso la giustizia sociale e il dialogo interreligioso.
Il 31 ottobre 1996, Caterina Conio lascia il suo corpo e con esso i suoi scritti, dove è possibile per tutti trovare rifugio, perché "non esiste un livello della realtà che (...) non offra una possibilità di realizzare Brahman anche se magari in modo parziale, ma certamente reale ed effettivo".
Attorno alle bellezze minori, attorno alle chiese e ai monumenti meno conosciuti e più colpiti dall’incuria o dall’indifferenza, si sta giocando una parte importante del nostro futuro, perché lì persiste un senso ultimo di comunità che altrove è perduto. Né i partiti né i circoli culturali ripropongono un’idea di comunità umana come invece viene riproposta dai gruppi e dai comitati che lavorano a dar vita alle bellezze ritenute periferiche e secondarie. Il grande monumento "spersonalizza" la sua tutela (nessuno si sentirebbe di dover difendere la Cappella Sistina di Michelangelo), mentre invece il piccolo monumento, proprio perché spesso mal conservato, malcurato, ignorato dalle amministrazioni, riesce a far nascere un senso di difesa, di condivisione, di richiamo a ciò che abbiamo di importante e di duraturo nella nostra civiltà.
Miti, popoli, leggende: lo sguardo dell’umanità verso il cielo attraverso i secoli.
L’affascinante storia delle Costellazioni raccontata ai più piccoli.
Miti, popoli, leggende: lo sguardo dell’umanità verso il cielo attraverso i secoli.
L’affascinante storia delle Costellazioni raccontata ai più piccoli.
Riusciranno Zerlina e Dendè a ritrovare i colori della farfalla?
L’impresa è difficile e ci sarà bisogno del sole, del fiore, del bosco, del mare, della notte e di tempo...
Un’avventura fantastica con cui il piccolo lettore potrà prendere confidenza, attraverso la conoscenza dei colori, con il mondo che lo circonda.
Miti, popoli, leggende: lo sguardo dell’umanità verso il cielo attraverso i secoli.
L’affascinante storia delle Costellazioni raccontata ai più piccoli.
L’enorme lavoro svolto da Chagall per portare a termine il Messaggio Biblico, che è anzitutto un "luogo" di meditazione spirituale ed artistico, concordato con l’allora Ministro della Cultura André Malraux costruendo il Museo di Nizza, ha coinvolto, insieme con le 17 grandi tele, anche le vetrate, il mosaico, l’assetto del giardino e dell’architettura.
Inoltre Chagall ha realizzato una produzione sterminata di quelle che vengono considerate opere preparatorie delle 17 grandi tele, che poi solo preparatorie non sono, perché vengono realizzate non tutte prima, ma anche dopo le tele.
Tra queste ci sono 97 pastelli, suddivisi per i 17 soggetti (La Creazione dell’Uomo, Il Paradiso, Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, L’Arca di Noè, Noè e l’Arcobaleno, Abramo e i tre Angeli, Il Sacrificio di Isacco, Il Sogno di Giacobbe, La Lotta di Giacobbe con l’Angelo, Mosè davanti al Roveto Ardente, La Roccia colpita, Mosè che riceve le Tavole della Legge, Il Cantico de Cantici I-II-III-IV-V): siamo di fronte, rispetto agli schizzi o agli acquarelli, a qualche cosa di straordinario e difficilmente definibile.
L’incompiuto e il perfetto si sposano; il pastello è per sua natura polvere, cipria sulla carta, ma il risultato è straordinario: il livello di sintesi cromatico-compositiva raggiunta fa gridare al capolavoro. Da un lato vediamo nascere le 17 grandi tele, dall’altro ciò che sarebbe "preparazione" è "opera compiuta".
Il saggio di Pierre Provoyeur ci offre una lettura indispensabile per entrare nel procedimento chagalliano, per inserirlo nella storia dell’arte e per farci partecipi dell’alto livello estetico del ciclo completo dei pastelli, qui riprodotto con straordinaria fedeltà e dettaglio, sotto la supervisione degli eredi dell’artista e con la collaborazione del Museo di Nizza.
Un catalogo completo dei pastelli arricchisce il libro, insieme raffinata pubblicazione d’arte e imprescindibile strumento per studiosi e appassionati.
Communio numero 228, aprile-maggio-giugno 2011
Contributi di: Matteo Amori, Oreste Bazzichi, Simona Beretta, Aldino Cazzago, Maria Antonietta Crippa, Giuseppe Folloni, Gianluigi Pasquale, Thomas Prügl, Ivica Raguz, Walther Ruspi, Luigi Trezzi, Cosetta Zanotti
I Ritratti di Santi, per cui l’Autore è ormai noto ad un largo pubblico di lettori, non fanno parte della produzione, pur abbondante, di Antonio Sicari che nasce come saggistica scritta sia riguardante la mistica, la spiritualità, l’esegesi o la teologia.
Si tratta, infatti, di scritti che partecipano ad un genere letterario che ha una lunga tradizione nella storia cristiana.
I ritratti, redatti anch’essi per iscritto dall’Autore, nascono dalle conferenze di Quaresima che padre Sicari tiene da molti anni. Il presente volume raccoglie quelle del 2010 e del 2011.
Come sempre, ogni conferenza riguarda un santo che, come lo stesso Autore conferma, è stato scelto in modo, di volta in volta, piuttosto occasionale: o perché la Chiesa lo ha recentemente indicato, o perché i fedeli stessi lo hanno suggerito in base all’affetto e alla devozione.
A volte l’autore ha dovuto assecondare richieste insistenti e più volte ripetute, come è avvenuto, ad esempio, per il Ritratto di San Giuseppe, che sembra giungere piuttosto tardi, ma è stato lungamente meditato e perciò anche atteso.
Il volume permette anche alcuni accostamenti significativi, anche se occasionali. Il lettore non faticherà ad accostare la figura di S. Anselmo d’Aosta a quella di J.H. Newman, ambedue luminose per la "carità dell’intelligenza"; sentirà vicine l’esperienza martiriale di Oscar Romero e quella di Jerzy Popiluszko, che seppero testimoniare congiuntamente l’amore alla Chiesa, al proprio sacerdozio e alla propria terra; si commuoverà per la fantasia caritatevole di S. Martino di Porres - un fraticello peruviano del Cinquecento - che bene s’accorda all’umile genialità di Vincenza Gerosa e Bartolomea Capitanio, due ragazze bresciane dell’Ottocento; e potrà restare stupito sia per il "candore" di una ragazza siciliana affascinata dall’Eucaristia (anche se splendente in una clausura) che per la "chiarità" di una moderna ragazza ligure che ha saputo rendere luminosa perfino la sofferenza, imparando dalla grande Chiara Lubich a far compagnia a "Gesù Abbandonato".
Accostamenti casuali, dicevamo, o forse no, se si pensa che tutte le vicende accadono sulla scena dove, da secoli, è rappresentata sempre la stessa vicenda d’amore tra Cristo e la sua Chiesa.
La Cappella Caracciolo del Sole nella chiesa di San Giovanni a Carbonara rappresenta uno straordinario esempio di "autunno del Medioevo". Se infatti lo storico olandese Johan Huizinga, applicava la categoria alla civiltà borgognona, quello che accade a Napoli tra la fine della dinastia degli Angiò Durazzo e l’arrivo di Alfonso d’Aragona, il Magnanimo, si può analogamente immaginare come un frutto portato al vertice della sua maturazione.
Il libro mette in luce gli aspetti di una stagione artistica cosmopolita, in dialogo con le varie realtà del gotico internazionale, in un intreccio con il gusto mediterraneo.
Gli artisti cui si devono le splendide pitture sono Leonardo da Besozzo, figlio del padre dell’Ouvraige de Lombardie, il sogno espanso da Milano all’Europa e Perinetto da Benevento e de Francia, misterioso artista in cui è parso di avvertire le atmosfere avignonesi e le colorite espressioni delle novità catalane.
Lo studio analizza la storia del monumento nel contesto della spiritualità degli Agostiniani osservanti. Sono loro a reggere la chiesa negli anni della decorazione della cappella, coro e mausoleo di Sergianni Caracciolo del Sole, Gran Siniscalco del Regno.
Il significato delle storie sacre che decorano interamente le pareti è svelato da una lettura iconografica che evidenzia l’esemplare sinergia tra il chiostro e la corte.
E’ una caratteristica di Jaca Book aver proposto a pensatori già suoi autori di disegnare e realizzare le loro Opere. Di fronte ad un pensatore "pastore" cioè ad una figura come Luigi Negri, attuale Vescovo di San Marino e Pennabilli, in occasione del suo settantesimo genetliaco è stato normale convenire di pubblicare una cernita importante di scritti che esprimessero un itinerario e costituissero un contributo culturale editorialmente organizzato.
Due parti scandiscono la presente raccolta. La prima raccoglie scritti filosofici e da questi, oltre alla amicale lontana influenza del metafisico Bontadini, non è certo assente una larga competenza teologica e una forte passione alla storia della cultura. Il tema della crisi, quella che oggi chiameremmo crisi antropologica radicale, percorre l’approccio di autori che da Campanella ad Hobbes giunge ai novecentisti Guardini e Guitton. La crisi inizia in quel Rinascimento, così ricco per l’Occidente di scienze, arti e sapere e così propenso all’autonomizzazione dell’uomo fino a renderlo più facilmente preda dell’ideologia e del potere, perché più povero di vita relazionata con il senso e la dimensione religiosa. La seconda parte è una conseguenza della prima. Il pensatore-pastore accompagna, nel suo messaggio pastorale e culturale, Giovanni Paolo II durante tutto il suo pontificato con scritti interpretativi che aiutano a cogliere nel Cristo la pienezza di umanità e la chiave culturale dello stesso uomo contemporaneo.
"Simbolo del potere imperiale", "ottava meraviglia del mondo", "luogo tra terra e cielo": con espressioni di questo tenore, nell’arco di tutto il Medio Evo cristiano, la basilica di Santa Sofia a Costantinopoli venne salutata e celebrata non solo come il culmine di una plurisecolare competenza tecnica e architettonica ma anche come opera "di ispirazione divina", in virtù di uno speciale favore disceso dall’alto sull’imperatore Giustiniano (527-565) che la commissionò e la realizzò esattamente negli anni in cui il suo potere,, centrato nella Nuova Roma sul Bosforo, andava dalle Alpi al Nilo, dall’Eufrate al Danubio alla penisola iberica.
Il presente volume propone una restituzione appassionata, accademicamente impeccabile, ma accessibile anche ai non specialisti (grazie a un ricco apparato iconografico espressamente concepito per questo volume) del testo che Procopio di Cesarea, il massimo storico dell’epoca di Giustiniano, dedicò alla Santa Sofia. La compenetrazione tra le competenze storico-artistiche e storico-filologiche dei due curatori del volume consente di godere appieno del testo procopiano in un fitto tessuto di raffinati rimandi letterari e di precise indicazioni per la visione diretta del capolavoro di Santa Sofia. Ancor oggi come nel VI secolo bizantino quella basilica "sfida l’osservatore" in una costante eccedenza della visione rispetto alla comprensione, che Procopio ha formulato per primo e per tutti, e che continua a rivelarsi come una sapienza insieme dichiarata e segreta.