È una fredda giornata d'inverno, il sole splende, la neve copre tutto, il lago è gelato. Maialino ama scrivere poesie ma non è facile mettere su carta tanta bellezza. Così convince Adelaide, una mucca, la sua più cara amica, a fare una bella pattinata sul lago ghiacciato. Quante cadute! Ma si divertono come pazzi. Fino a quando due occhi spalancati, appaiono come biglie giganti sotto il lago ghiacciato. Di chi sono? Chi è questa strana creatura che fissa Mucca e Maialino? Come comunicare con questa creatura misteriosa sotto il ghiaccio? Niente può spaventare due amici inseparabili come loro. Nemmeno il pesce di Natale! Età di lettura: da 4 anni.
Il volume, pur trattando di costanti presenti nell'itinerario dell'artista, si divide in tre parti: I volti e l'autoritratto; Resistenza, Resurrezione e Liberazione; La scena. L'autoritratto è per il mondo tradizionalista e iconoclasta della comunità ebraica della città russa di Vitebsk un gesto di rivoluzionaria libertà. Questa libertà accompagnerà l'artista per tutta la vita. La sua ultima opera, alla vigilia della morte, fu ancora un autoritratto. Resistenza, Resurrezione e Liberazione sono un trittico diventato pietra miliare del percorso chagalliano. Il dramma della storia si confronta con la pace del vivere nel quotidiano, una sintesi del vivere della comunità umana. La scena - metafora della scena umana, incontro di tutte le arti plastiche, ritmiche e musicali - vede impegnato il giovane Chagall nella Russia rivoluzionaria e torna a occuparlo nelle Americhe, dove si era rifugiato scappando dal nazismo, e ancora nella celeberrima cupola dell'Opéra di Parigi.
Per Pannikar la mancanza di una vita simbolica è la più grande lacuna delle nostre società. L'uomo è menomato, non ha ponti con il senso del vivere quotidiano e con l'infinito. L'uomo riconosce il simbolo anzitutto nella natura. Il Kailash è la montagna sacra degli induisti e di altre religioni; è l'eccellenza, il simbolo che unisce l'uomo al cielo e al destino. Panikkar stesso, in tarda età e a rischio della sua stessa vita, ha compiuto un pellegrinaggio al Kailash, nell'attuale Tibet. L'uomo riconosce i simboli nella natura (montagne, alberi, fuoco, acqua), e ne costruisce con le proprie mani, ha l'arte del simbolo per creare i ponti con il significato. L'uomo simbolico diviene uomo artista, da lui nascono immagini, costruzioni, miniature, architetture, musiche. Viva, che danzando crea l'universo simboleggiato da un cerchio da cui brillano dei fuochi, è una delle immagini più coinvolgenti dell'umanità. Dai grandi templi dell'India scavati nella roccia alle guglie della Sagrada Familia del catalano Gaudí, conterraneo di Panikkar, l'arte è fonte e veicolo di simboli. Per la prima volta vengono raccolti gli scritti di Raimon Panikkar sul simbolo insieme con le immagini che permettono di contemplare quanto espresso dalla sua parola.
Della vasta opera di Milosz, con questo volume presentiamo il teatro. Si tratta di tre testi composti dal 1912 al 1914, che l'autore definisce «misteri», intendendo dare a questo termine íl senso proprio delle rappresentazioni medievali, cioè di manifestazioni religiose che richiedevano ai partecipanti - fossero essi attori o spettatori - lo stesso gesto di fede. Miguel Man ara, scritto nel 1912, è il più notò e il più rappresentato. Mariara è il Don Giovanni storico, entrato in convento dopo una vita sregolata e morto in odore di santità. Mefiboseth è un'opera di ispirazione biblica, dove l'autore riprende, modificandolo, un episodio della vita del re Davide raccontata nel secondo libro di Samuele, in cui la figura del profeta Natan diventa appunto Mefiboseth. Infine Saulo di Tarso è rimasto a lungo un manoscritto, che Milosz ha conservato inedito. Lo aveva scritto nel 1914 e lo ha sempre considerato un'opera di transizione tra l'espressione drammatica e poetica. Racconta della vita di Saulo nel periodo che precede la sua conversione. Il teatro di Milosz si presenta così come un trittico in cui alla ricerca del Dio da parte dell'uomo (Miguel Mafiara), segue il Dio che prepara la salvezza anche attraverso il crimine degli uomini (Mefiboseth), per arrivare (Saulo di Tarso) all'uomo che cercherà per tutta la vita di corrispondere a chi per salvarlo ha perso la sua.
Cinquant'anni fa donne e uomini di scienza e di coscienza diedero vita in Italia e nel mondo a quella che Giorgio Nebbia amava chiamare «primavera ecologica»: spiegarono nitidamente all'umanità che il modello economico basato sui fossili, sulla crescita illimitata, sul continuo degrado delle risorse naturali e sullo sfruttamento dei «dannati della terra» non aveva futuro. E indicarono, con altrettanta chiarezza, i nuovi percorsi che si sarebbero dovuti intraprendere per assicurare alle generazioni che verranno condizioni di vita dignitose. Un consuntivo di quanto è avvenuto in questo mezzo secolo è d'obbligo, ed è l'intento di questo libro, perseguito analizzando criticamente i fatti, con un occhio particolarmente attento al «caso italiano» e alle occasioni mancate proprio per non aver affrontato di petto la questione ambientale. Ora il declino del Paese è reso evidente a tutti dalla drammatica crisi del Covid-19 e potrebbero tornare utili le indicazioni profetiche della «primavera ecologica».
Una esposizione succinta, ordinata, chiara, della fede cattolica; ecco il proposito di questo libro. Senza soffermarsi sulle diverse condizioni di età, di linguaggio, di cultura dei destinatari (come è consuetudine felicemente acquisita e riconosciuto dovere dei moderni testi di catechesi), esso si preoccupa di garantire la compiutezza della dottrina e la sua interiore organicità. La proposta viene fatta a tre diversi livelli: presentazione essenziale dell'annuncio, ricavata dalle formule del Nuovo Testamento; analisi degli articoli del Credo, alla luce dell'insegnamento perenne del Magistero ecclesiale; sintesi sistematica dei contenuti della fede elaborata con l'ausilio di una precisa e originale visione teologica. È un piccolo contributo all'impresa, da più parti invocata, di uscire dalle nebbie della confusione al sole delle certezze.
La via della nonviolenza percorsa da Gandhi e la prospettiva della decrescita sono accomunate dal fatto di costituire un'interruzione salvifica. Infatti l'una e l'altra (ciascuna con la sua storia e a suo modo), interrompono la spirale della mentalità tipica della globalizzazione capitalista - fatta di nichilismo, di angoscia accecante, di logica di potere e di economicismo - per aprire invece un orizzonte completamente differente e umanizzante. In entrambi i casi si tratta di «uscire dall'economia» in quanto ogni soggetto non può orientare la propria esistenza semplicemente sulla centralità della risposta ai bisogni materiali, del lavoro o del denaro. Il valore e le espressioni dell'esistenza originale di ciascuno vengono prima dell'economia e vanno ben al di là di essa.
Polanyi indica la strada al progetto della decrescita pensando la trasformazione sociale con le radici nella cultura che influenza il tipo di relazioni umane e anche economiche. Non c'è dubbio che per lui la trasformazione della società diventi un'azione che arriva a porsi l'obiettivo del mantenimento dei legami sociali, proprio perché lo scambio basato sul guadagno e sull'arricchimento da plusvalore non è solo un passaggio storico «eccezionale», ma è «innaturale».
Nel 1508 papa Giulio II, allora al culmine della sua gloria, fa decorare la Cappella Sistina da Michelangelo e i suoi appartamenti privati da Raffaello, realizzando in pochi anni due delle maggiori opere dell'intera storia dell'arte. Raffaello evoca nella Stanza della Segnatura la grande tradizione mediterranea, da Omero fino al suo tempo. Apre il ciclo degli affreschi con la Disputa del Santissimo Sacramento, ci accompagna sul Parnaso e ci introduce nella Scuola di Atene, dove si discute delle leggi e dei misteri dell'universo. La grave crisi politica e personale che Giulio II attraversa, spiega il carattere più spirituale, intimo ed enigmatico della successiva Stanza di Eliodoro. Il pontefice si fa portare nel tempio di Gerusalemme per assistere al divino salvataggio del tesoro, con la speranza di essere salvato egli stesso, e si fa condurre alla Messa di Bolsena perché deve convincersi dei misteri della fede. Si identifica in Leone Magno che respinge Attila e, pochi mesi prima della sua morte, in san Pietro, che l'angelo libera dal carcere terreno. Eletto nel marzo 1513, il nuovo Papa, il giovane Leone x, incarica Raffaello di affrescare la Stanza dell'Incendio. Lì si fa rappresentare come pacificatore e novello Enea, quale fondatore di Roma, ma non solo: vince la battaglia contro gli infedeli e mette la corona imperiale sulla testa di Carlo Magno. Il presente volume ci accompagna in un avvincente percorso nelle Stanze riportate dal restauro al loro originario splendore.
Chi siamo? Che cosa forma la nostra identità? Come è possibile la coesistenza, in noi, di una dimensione fluida, in divenire, con una dimensione salda, profonda? C'è differenza tra identità e personalità? E che cosa rende un individuo persona e fa sì che tale resti nel tempo, al di là dei cambiamenti? Gli autori propongono un itinerario di ricerca tra psicoanalisi e filosofia, e si inoltrano nell'esplorazione della questione dell'identità, muovendo dall'idea ricoeuriana di identità narrativa, per giungere a proporre quella di identità traduttiva e a dare rilievo, sulla scia del pensiero psicoanalitico contemporaneo di derivazione bioniana, al concetto di trasformazione, secondo un modello corrispondentista trasformazionale. La psicoanalisi e la filosofia ermeneutica sono così chiamate a collaborare a un processo di costruzione dell'identità di cui pure riconoscono il carattere inafferrabile: l'identità resiste, persiste, ma come un processo che non ha mai fine e che si svolge tanto a livello dell'inconscio, nella atemporalità e nella molteplicità identitaria, quanto della coscienza, ove il tempo torna ad esistere e il sé, pur con le sue incertezze, a riemergere.
Gesù di Nazareth ha davvero vissuto l'infanzia come un bambino? Ha imparato a stare in piedi e a camminare, correre e cadere, leggere e scrivere, contare e pregare? Ha disobbedito ai suoi genitori, fu corretto dai suoi maestri o sapeva già tutto ? n dalla nascita? I Vangeli canonici non dicono nulla al riguardo, i testi apocri? forniscono risposte fantasiose e poco credibili e il Magistero della Chiesa non si pronuncia su questo argomento. I pittori ebbero quindi carta bianca, specialmente in Occidente. L'autore li interroga a lungo e classi?ca le loro opere. Alcune mostrano un bambino che assomiglia a un "mini adulto", che si comporta come nessun altro bambino farebbe. Altri, più rari, si avventurano nel raf?gurare Gesù mentre sta imparando. Altri ancora, numerosi, lo immaginano come un bambino normale, ma dotato, ? n dalla più tenera età, di visioni premonitrici del suo destino, in particolare la morte in croce: nell'immaginare comportamenti tipici dell'anticipazione profetica, lo dipingono mentre si riposa steso su una croce consona alla sua taglia o nell'atto di benedire come un ponte?ce. La pittura religiosa fu indotta, per pietà, a professare una cristologia monca, innocentemente eretica? Il desiderio di edi?care, a qualsiasi prezzo, non sempre si accorda bene con la pienezza dell'umanità di Cristo.
La storia delle forme cittadine e delle emergenze monumentali dell'intera regione Lombardia e del suo capoluogo ripercorsa attraverso una campagna fotografica «a volo d'uccello», con i contributi di archeologi, storici, storici dell'arte e dell'architettura. Dalle straordinarie prospettive urbanistiche e paesaggistiche della Milano capitale dell'Impero romano fino alle trasformazioni più recenti, le città lombarde e il paesaggio extraurbano con le importanti presenze preistoriche e romane, le piazze e i broletti medievali, gli edifici rinascimentali, la scena barocca e quella neoclassica, senza dimenticare la Rivoluzione industriale e le profonde trasformazioni abitative del Novecento, l'edilizia moderna popolare e borghese. Itinerari storici in una regione ricchissima di un patrimonio architettonico ben conservato e restaurato. Il volume, interessantissimo sul piano storico e urbanistico, sfata l'immagine di una Lombardia poco turistica.