Quel che san Francesco Saverio, morendo nel 1552 al largo del continente cinese, aveva tanto desiderato, annunciare il Vangelo di Cristo all'Impero del Centro, fu possibile per i suoi confratelli gesuiti che inaugurarono, o quasi, un lungo periodo di reciproco fascino, ma anche di malintesi, tra il cristianesimo e la Cina. Étienne Ducornet, storico e teologo, profondo conoscitore della lingua cinese e della vita cristiana in Cina, conduce la sua ricerca fino ai nostri giorni, interrogandosi sui rapporti tra due mondi di pensiero. Individua tre sfide che la Chiesa cinese deve oggi raccogliere: l'inculturazione, la comunione e la modernità. Il suo libro, che sa far luce senza semplificare, rispettando le zone d'ombra e gli aspetti complessi, informa e, ponendo domande vere, fa riflettere sull'immensa posta dell'incontro di due destini.
Jacques Ellul (1912-1994) è più conosciuto negli Stati Uniti che nel suo paese, la Francia. Agli inizi degli anni Sessanta, Aldous Huxley fece tradurre e pubblicare il suo capolavoro "La tecnica rischio del secolo". Questo libro, nello stesso tempo libertario e credente, solitario e impegnato nel suo secolo, aveva previsto tutto, o quasi. Crisi come quelle della mucca pazza, e il nostro sgomento davanti al piatto? Lui li aveva previsti. La sgradevole impressione, in questo campo come in altri (OGM, riscaldamento climatico, scorie nucleari, pesticidi, amianto, ripetitori, fatti come Seveso, ecc.), di essere messi di fronte a scelte che ci trascendono infinitamente, di andare verso un mondo sempre più insicuro, rischioso, alienante? Lui l'aveva previsto. La ferma volontà degli scienziati di fabbricare, con clonazione e manipolazioni genetiche, non solo piante e animali "migliorati", ma un uomo superiore, un superuomo? Lui l'aveva previsto. Non solo aveva previsto questi fenomeni, ma li aveva pensati, analizzati, giudicati attraverso un'opera feconda e torrenziale. Persuaso che è la tecnica a condurre il mondo (molto più della politica e dell'economia), ha passato la vita ad analizzare i mutamenti che provoca nella nostra società e la sua influenza totalitaria sulle nostre vite. In quest'opera, Jean-Luc Porquet espone venti idee forti di Ellul, e le illustra su temi di attualità.
L'esperienza del sacro si svolge e si definisce attraverso alcuni elementi costanti che la caratterizzano in tutti i tempi e a tutte le latitudini. Il primo di tali elementi è il simbolo: "il simbolo costituisce una componente essenziale del pensiero umano e della vita dell'uomo. Si situa all'origine della creatività artistica, poetica e letteraria. Svolge un ruolo centrale nell'insieme delle attività umane ed è all'origine della cultura, del suo sviluppo e della sua permanenza". Stabiliti i punti di riferimento teorici necessari per lo studio del simbolismo religioso attraverso una ricostruzione storiografica e metodologica che vede quali suoi punti di forza le concezioni di Jung, Gaston Bachelard, Mircea Eliade, Ricoeur, Jacques Vidal e l'attuale antropologia dell'immaginario, Ries ricostruisce in dettaglio l'emergere del pensiero simbolico nella preistoria e presenta le forme che il simbolo ha assunto nelle religioni antiche, in quelle orientali, nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'islam, mostrando come esso abbia sempre svolto un ruolo determinante nelle diverse sfere della cultura umana. Alla panoramica storica si accompagna la trattazione tematica, con l'analisi di alcuni motivi simbolici che sono descritti e interpretati in tutta la loro pregnanza di significato: il ciclo, la figura umana, la montagna sacra, le componenti dell'ambiente, la croce, la luce e tutta la costellazione di immagini che ruota intorno a una delle attività religiose dell'uomo, il pellegrinaggio.
Testi di: J.-R. Armogathe, J.-P. Batut, F. Camisasca, A. Cazzago, M.-A. Crippa, G. Dalmasso, P. Fiorini, E. Guerriero, Laiti, G. Pasquale, F. Pistillo, A. Strukelij.
Fin dai primi studi risalenti all'inizio del secolo scorso, gli affreschi della cappella del castello di Vignola, voluti da Uguccione Contrari, costituiscono un affascinante problema all'interno della pittura tardogotica padana. Connotati da un marcato intento espressivo e da un sorprendente livello inventivo, danno conto delle ricerche stilistiche più innovative in corso tra Ferrara e Bologna, ad una data che si può fissare nel corso degli anni Venti del XV secolo. Numerosi sono altresì i problemi che li riguardano, dalla precisa individuazione del loro autore, da ricercare nell'ambiente dei pittori attivi di Nicolo ili d'Este, di cui Uguccione era feudatario, ai motivi che determinarono la brusca interruzione del progetto decorativo, portato a termine nella sola volta e nelle sottostanti lunette. Nell'assenza di precisi riscontri documentari, il volume affronta le questioni tuttora aperte da molteplici punti di vista, chiarendo dapprima le ambizioni culturali di Uguccione Contrari, tra i personaggi di maggior spicco della corte estense e al centro di una vasta rete di rapporti, per poi esaminare le fasi costruttive della rocca, oggetto per suo volere di profondi mutamenti.
Pur apparsi da decenni nel volume intitolato "Aspetti religiosi della letteratura contemporanea", i saggi di Giovanni Colombo qui ripubblicati conservano tutta la suggestione dello spirito e dell'intenzione che li ha dettati. Sulla scia di Giulio Salvadori, l'autore mira a cogliere l'anima degli autori. Oltre l'interesse immediatamente storico e filosofico delle loro opere, egli si sofferma a ritrovare e a interpretare gli ideali e le ansie interiori ed esistenziali, che suscitano e muovono le loro opere. Così egli incontra Ibsen, con la sua "angoscia dell'impossibile autonomia"; Pirandello, con il suo "dramma della relatività"; Chesterton, con l'avventura della sua lucente e liberante ortodossia; Claudel, con la potente e sofferta evocazione della "lotta tra la Grazia e la natura" e con la celebrazione nell'arte del "mistero della Chiesa"; e infine Papini e Mauriac, il primo che "dall'inquietudine intellettuale riconduce l'uomo moderno a Cristo, infinita Certezza", il secondo che "dall'inquietudine del cuore e dei sensi riconduce l'uomo moderno a Cristo, infinito Amore". Qualcuno ha parlato di "cristocentrismo estetico" di Giovanni Colombo: infatti, egli era persuaso che poeti e scrittori si potessero intimamente intendere come testimoni o della felice presenza, o della drammatica assenza, o dell'inquieto e inconsapevole desiderio di Gesù Cristo, come senso e soluzione dell'esistenza.
Cazzago Aldino Il cristianesimo orientale e Noi
Quali sono le caratteristiche teologiche, spirituali, liturgiche e artistiche del cristianesimo d’Oriente? In che cosa il cristianesimo orientale si differenzia da quello occidentale e latino-germanico? In quali contesti storici e religiosi sono nate e si sono sviluppate le numerose chiese sparse nell’area geografica che dall’Egitto ed Etiopia, passando per l’area mediorientale, dopo aver attraversato l’ampio mosaico dei popoli Slavi giunge alle lontane Armenia, Georgia e all’India?
Sono queste alcune domande alle quali fino a pochissimi anni fa un comune lettore avrebbe potuto rispondere con notevole difficoltà, a causa dell’assoluta scarsità di testi sull’argomento nel panorama editoriale italiano. Questo libro intende ricostruire le tappe e le modalità dell’incontro tra la cultura storico-religiosa e teologica italiana e il cristianesimo orientale di matrice bizantino-slava con particolar riferimento alle chiese ortodosse russa, greca e romena.
Da un approccio essenzialmente apologetico degli anni 1945-1965, si è passati ad una prima conoscenza del cristianesimo e della teologia orientali nella stagione del postconcilio, grazie alle traduzioni di alcuni testi, in particolare di quelli di autori russi della cosiddetta «Scuola di Parigi». Con il Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica ha contemporaneamente dato avvio ad un primo recupero, in ambito teologico, spirituale e liturgico, dell’immensa eredità del cristianesimo orientale del primo millennio.
Infine per molti lettori, anche non credenti, l’arte bizantina e il mondo delle icone sono ancora la via d’accesso privilegiata al variopinto mosaico del cristianesimo orientale: un panorama finalmente ricco, a differenza di quanto sta accadendo in altre nazioni europee.
La nascita e la successiva perversione del capitalismo moderno in Italia, attraverso le biografie dei capitani d'industria e le cronache dell'affermazione e declino delle loro imprese, ripercorrendo le tappe della nascita e della liquidazione del capitalismo di stato, sostituito dall'allegra gestione delle privatizzazioni dell'ultimo decennio: di questa storia parla il libro. Mentre in altri paesi il capitale ha continuato a effettuare investimenti produttivi capaci di creare buona occupazione, le grandi fortune industriali del Belpaese si sono presto convertite in investimenti finanziari, manovre bancarie e di Borsa, acquisti e fallimenti ad arte che non generano ricchezza sociale, erodendo progressivamente i livelli occupazionali dell'industria, dell'amministrazione pubblica e dei servizi. La finanziarizzazione, il ricorso continuo alla sovvenzione (non al sostegno) statale e l'illegalità che pervade la pratica economico-politica in Italia, ancora in attesa dagli anni di Tangentopoli di una ponderata riflessione storica e politico-economica, sono le risposte asfittiche di un gruppo imprenditoriale oggi più che mai incapace di confrontarsi con i mercati esteri, con la sfida delle esportazioni, con i competitori internazionali. Tutto lascia pensare che l'attuale fase di crisi del sistema industriale e, più in generale, del sistema economico italiano oltrepassi il livello delle contingenze e abbia radici più profonde.
Proseguendo l'indagine sul luogo e sull'abitare iniziata con "Babele. Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio", Petrosino affronta in questo testo il tema della casa e del nesso che lega l'economia alla giustizia. Anche in tale caso la questione di fronte alla quale la riflessione si trova con insistenza ricondotta è quella relativa alla posizione del soggetto, quella che quest'ultimo si sforza di assumere, ma anche e soprattutto quella ch'egli, al di là di ogni sua ingenua convinzione finisce in verità per assumere. "Non c'è esperienza che possa definitivamente allontanare da sé fantasmi, illusioni, sensi di colpa, autocensure e paure; di conseguenza non c'è calcolo economico che possa del tutto escludere dalla propria ricerca di giustizia l'insistente rischio di quel capovolgimento essenziale al termine del quale ci si trova di fronte alla perversione; anzi, a tale riguardo non è affatto raro che proprio l'insistenza sulla prima abbia condotto e continui a condurre il soggetto nei pressi della seconda. Infatti, chi può negare che nel suo abitare l'uomo abbia spesso finito per costruire non una casa, ma una torre o una prigione o una tana e talvolta perfino una tomba, dando così vita a un'economia indifferente a ogni richiamo della giustizia? Giustizia e perversione dunque, e sempre intrecciate tra loro: anche per questa ragione l'uomo non è mai un semplice vivente; anche per questa ragione l'uomo non è ancora veramente a casa".