Mithra è un dio sovrano del mondo indoiranico il cui culto, sorto in India, è passato in Iran e poi in Commagene e all'inizio dell'era cristiana ha conquistato Roma, dove si è posto quale rivale della religione di Cristo. In questo libro, la cui parte più cospicua nasce dalla revisione e dal completamento di un corso svolto all'Università di Lovanio che raccoglie i risultati di una lunga stagione di rinnovamento degli studi mitraici, Julien Ries segue le sue tracce dall'India alle rive dell'Atlantico. Con una particolare insistenza sulle dottrine e sulle ripercussioni che queste hanno avuto sulla società e sulla vita dei fedeli disegna una sintesi che, partendo dalla religione vedica, attraversa l'Iran antico, considera il culto regale e pubblico in Commagene e si conclude con i misteri mitraici diffusi nell'Impero romano. Ne emerge un quadro vivido, efficace e completo delle peculiarità storiche e dei mutamenti dei culti di un dio che, pur conservando numerosi tratti della sua identità primaria, sotto l'influsso degli elementi culturali e religiosi incontrati sulle vie della sua migrazione ha subito gli effetti dell'acculturazione e del sincretismo.
Julien Ries, storico delle religioni mediorientali, avvicinatosi agli ambienti degli studi preistorici e dell'arte rupestre ha potuto applicare anche alla preistoria il concetto di "homo religiosus" mutuato da Mircea Eliade. In accordo con il paleoantropologo Yves Coppens, per Ries l'uomo, dalla sua apparizione sul pianeta 2,5 milioni di anni fa (Homo habilis), è "homo religiosus". Il presente volume approfondisce nella prima parte il tema di come si possa ravvisare l'"homo religiosus", di come si sviluppi il rapporto col sacro e con le sue costanti: il mito, il simbolo e il rito, e infine di come l'uomo concepisca la presenza dell'aldilà. La seconda parte spiega, con i dati dell'archeologia, come, pur non potendo identificare tutta la complessità delle forme religiose della preistoria, noi constatiamo lungo centinaia di migliaia di anni la presenza dell'attività simbolica, mitica e rituale da parte dell'uomo. "Homo habilis", "Homo erectus", "Uomo di Neandertal", "Homo sapiens" ci mostrano diverse forme di capacità simbolica e di religiosità. Clamorose infine l'arte rupestre e le pitture delle caverne, dai 40.000 anni fa del Paleolitico superiore al Neolitico e all'età dei Metalli. Se un chiaro senso delle divinità appare con la sedentarizzazione intorno ai 10.000 anni a.C, le grandi religioni fanno la loro comparsa nel mondo mesopotamico. Prefazione di Fiorenzo Facchini.
Da più di un secolo il sacro occupa un posto di rilievo nella storia delle religioni. Nell'Ottocento infatti l'espansione coloniale ha suscitato in molti occidentali curiosità e interesse nei confronti della cultura, del pensiero e della religione dei popoli privi di scrittura. Nasce la teoria sociologica del sacro, un movimento di ricerca che considera il fenomeno religioso come fenomeno sociale. La scuola fenomenologica invece punterà a studiare la religione non partendo dalla società, ma dall'uomo religioso. Di conserva con queste due scuole, e sulla base dei dati da esse elaborate, prende piede un nuovo metodo storiografico. In quarant'anni di intenso lavoro Georges Dumézil mette a punto una ricerca comparata che gli permette di configurare il pensiero indo-europeo arcaico, dove il sacro appare legato alla funzione di sovranità. Grazie ad un analogo metodo comparato Mircea Eliade ricerca le articolazioni fondamentali del fenomeno religioso per individuare l'universo mentale dell'homo religiosus. A questi tre grandi filoni di ricerca è venuta a sovrapporsi la controversia sul sacro: conflitti di metodo e d'interpretazione negli ultimi decenni si sono moltiplicati. La prima parte del libro opera una sintesi delle principali teorie del sacro presso gli storici delle religioni da oltre un secolo a questa parte. La seconda parte del libro offre una rassegna del sacro nelle grandi religioni.
Nella costruzione dell'Antropologia religiosa da parte di Julien Ries, studioso delle religioni mediterranee e mediorientali, l'incontro con la preistoria è stato particolarmente proficuo. Sia con quella che oggi chiamiamo paleoantropologia, e cioè lo studio delle origini dell'uomo, riconosciute dalla metà del secolo scorso a oltre 2 milioni di anni fa, sia con l'esplosione degli studi sull'arte rupestre dell'ultimo Paleolitico e del Neolitico a partire da 40.000 anni prima di Cristo. Questo volumetto concerne anzitutto le culture e le civiltà prima della nascita delle cosiddette "grandi religioni", ma i segni dell'homo religiosus, e cioè le costanti del sacro simbolo, mito e rito -, sono già evidenti. Si tratta di una straordinaria evidenza a livello simbolico e rituale, anche se non abbiamo il racconto mitico trasmesso per iscritto. Il tema della vita dopo la morte appare da plurime tracce. L'uomo religioso di centinaia di migliaia di anni fa cura le sepolture dei suoi defunti con fiori, oggetti e segni che devono accompagnarli nella vita in un altro mondo.
Questo volume (circa 600 colonne, 45 voci) è dedicato alla trattazione dei fenomeni religiosi che si sono sviluppati nel continente nuovissimo dell'Oceania, cioè in Australia e nelle numerosissime isole che punteggiano l'Oceano Pacifico. Si tratta di un territorio che per la sua storia culturale ha fornito un contributo particolarmente ricco alla ricerca etnologica e antropologica (sia sul piano della documentazione sia su quello della teorizzazione) e che ancora oggi propone, nelle sue più remote propaggini, alcune sorprendenti scoperte. Il volume, dunque, tratta soprattutto di fenomeni religiosi di popolazioni aborigene che fino ad alcuni decenni fa vivevano ancora "a livello etnologico". Ma di queste popolazioni opportunamente analizza anche il faticoso e spesso tormentato ingresso nella modernità, che si sta ancora realizzando fra tragiche perdite di identità e orgogliose rivendicazioni delle radici culturali. Complessa e significativa è infine la storia della diffusione in Oceania del Cristianesimo (cattolico e protestante), dai primi tentativi missionari fino all'attuale organizzazione delle Chiese e allo sviluppo di nuove esperienze religiose
"Questo diario racconta una storia cosmoteandrica da una piccola angolatura umana. E una storia personale, ma ha anche valore di archetipo. E una battuta della sinfonia cosmica che abbiamo suonato forse a nostra insaputa... Abbiamo lasciato sedimentare questo libro per diversi anni... Abbiamo quindi deciso di superare il pudore rendendoci conto che la nostra esperienza - come ogni esperienza umana - non è individuale e che il comunicarla nella sua semplicità, quasi nudità, può forse dare gioia e speranza a chi si trova in cammino verso la meta cui è chiamato ogni essere umano venuto a questo mondo". (dal Prologo di Raimon Panikkar, 2009) Allegato al libro un DVD in omaggio in cui Raimon Panikkar stesso racconta la sua lunga vita. Viene offerto come la semplice pietra simbolica che i pellegrini depongono sui cumuli votivi ai piedi del Kailàsa, consapevoli che quanto si riceve deve essere a nostra volta donato nella forma in cui ne siamo capaci
Dopo i due tomi del volume IX dedicati a Gnosi e manicheismo, questo volume tratta della Chiesa di Mani. Durante la sua prolungata permanenza tra gli elcasaiti di Dastumisan, il futuro profeta ha avuto occasione di riflettere sulle dottrine dei numerosi gruppi gnostici del Vicino Oriente, di integrarle nel suo dualismo radicale di origine iranica e di puntare lo sguardo su un’altra comunità religiosa ampiamente diffusa all’inizio del III secolo, la Chiesa cristiana. Mani respinge il battesimo come mezzo di salvezza sostituendolo con la gnosi e si richiama a Gesù quale modello e iniziatore di una tradizione del tutto opposta a quella di Elcasai. Dichiarandosi il Paraclito annunciato da Gesù, si presenta come l’Apostolo di Gesù Cristo e intende la sua Chiesa gnostica come la vera Chiesa cristiana.
La prima parte del volume affronta il problema della salvezza e dei salvatori nel manicheismo e studia la struttura della Chiesa manichea, dalla presunta rivelazione celeste di Mani alla volontà di diffondere la sua gnosi quale messaggio universale di salvezza. La seconda parte si concentra sulla vita quotidiana della Chiesa del profeta di Babilonia, sui suoi comandamenti, sull’encratismo e la liturgia. Nella terza parte vengono discusse le dottrine escatologiche, con il tema della morte, del giudizio e del destino nell’aldilà, nelle quali è importante accertare le influenze provenienti dal Nuovo Testamento. Sulla loro base, viene proposta un’analisi dei tre tempi manichei: l’inizio, il tempo mediano e la fine del tempo. La quarta parte raggruppa i contributi relativi al comportamento dei manichei di fronte alle altre religioni con cui sono entrati in contatto: il buddhismo, il culto di Mithra, il paganesimo romano, il cristianesimo, con un confronto approfondito tra la visione agostiniana e quella manichea della Bibbia. La quinta parte è dedicata alla lotta che Agostino (adepto della setta per più di nove anni) ha ingaggiato contro la Chiesa di Mani, a partire dalla sua conversione alla Chiesa di Gesù Cristo, passando per il platonismo. La confutazione di Agostino ha come obiettivo specifico la dottrina manichea della creazione e della salvezza dell’uomo. La sintesi che chiude il volume presenta infine una breve comparazione tra manicheismo e cristianesimo, due religioni universali di salvezza.
Questo volume raccoglie l’insieme dei contributi di Julien Ries sulla religione manichea.
Lo studioso, che ha cominciato a occuparsi del manicheismo, suo primo e principale settore di specializzazione, nei primi anni '50, ha prodotto sull’argomento, in sessant’anni di ricerche assidue, una ragguardevole quantità di saggi, che rendono giustizia dell’importanza di questa tradizione universalista diffusasi nella tarda antichità e sopravvissuta sino all’epoca medievale, se si riconoscono come suoi discendenti diretti i catari, i bogomili e i pauliciani.
Ries si è concentrato particolarmente su due aspetti della ricerca, spesso combinandoli tra loro all’interno dei suoi testi: la storia degli studi e l’analisi letteraria e dottrinale delle fonti. Lo studio accurato della documentazione di provenienza egiziana, sia greca (come la biografia di Mani) sia copta (ad esempio la produzione catechetica ed omiletica), gli ha consentito di ricostruire nel dettaglio il primo periodo della vita del profeta babilonese, la complessa relazione con la tradizione giudeo-cristiana di cui era impregnato e la successiva elaborazione di un pensiero indipendente a carattere nettamente gnostico e - quanto meno in origine - fortemente antiritualista. Il libro aggiunge così un tassello importante per la nostra comprensione della dottrina manichea, specialmente nel suo rapporto con i testi del Nuovo Testamento e dunque con il cristianesimo.
Quattro testi di Raimon Panikkar ci portano in un cammino di salutare riorientamento per l'uomo in un mondo frastornato dalla divisione del sapere e della vita. Il primo testo affronta il tema stesso della conversione a cui le religioni sono chiamate. Le religioni non hanno il monopolio della dimensione religiosa dell'uomo, che riemerge nonostante le sclerosi culturali e delle religioni stesse. Il secondo testo riguarda lo studio delle religioni. Tale studio non le deve separare dal mondo, come spesso accade. E, perciò, uno studio che non può sfuggire alle domande con cui il mondo interpella le religioni. Il terzo testo concerne il corpo dell'uomo, oggi massacrato sia da chi lo rende idolo sia da chi lo disprezza o lo considera fugace presenza. Senza il corpo, la dimensione religiosa evapora o diviene violenza. Infine, il quarto testo riguarda medicina e religione. Salute e salvezza non vanno confuse, ma vivono solo in un'armonica interdipendenza. Panikkar è un critico radicale dell'abuso della terra e dell'uomo che stiamo attraversando, ma la sua è una visione di pace possibile, sperimentata, ineludibile.
Con questo volume ha inizio la sezione dell’Opera Omnia di Julien Ries relativa all’ambito cui il grande storico delle religioni ha dedicato le maggiori energie: il ribollente mondo della spiritualità e delle religioni nel Mediterraneo nell’età ellenistica. Il volume riunisce gli studi pubblicati da Ries sul vasto fenomeno della gnosi, una raccolta ampia e approfondita da cui emerge un quadro completo della dottrina gnostica e dei suoi legami con le religioni e le correnti di pensiero che animavano il Mediterraneo nel tardo ellenismo: dall’ebraismo al cristianesimo, dall’orfismo alle religioni dualiste del vicino oriente. Conferenze, studi, saggi, sono stati riorganizzati e completati dall’autore strutturando un volume che costituisce una sintesi inedita per molti. Si delinea così un panorama completo e aggiornato, fondato su basi filologiche ineccepibili ma caratterizzato da una forma espositiva accessibile anche al pubblico dei non specialisti.
Walter Burkert è uno dei più autorevoli studiosi viventi delle religioni, sicuramente quello con il più vasto orizzonte di esplorazioni e di indagini. "La religione greca di epoca arcaica e classica", da lui scritta negli anni Settanta, costituisce una originale e personalissima sintesi della corrente storica tradizionale e delle correnti avanguardistiche di quegli anni di fermento. Oggi è entrata nella storiografia del Novecento, ma anche per gli anni Duemila rappresenta un necessario e solido punto di partenza. L'Italia, dopo Raffaele Pettazzoni, non ha avuto che trattazioni sintetiche sulla religione greca. "La religione greca" di Burkert - già pubblicata in prima edizione italiana dalla Jaca Book nel 1984 in due volumi con il titolo "I Greci", poi in seconda edizione aggiornata nel 2003 - viene di fatto a colmare questa lacuna (pur fermandosi alla fine del IV secolo), costituendo il manuale di riferimento per specialisti del mondo classico, ma anche in genere per coloro che amano la religione greca coi suoi miti e soprattutto i suoi numerosissimi riti, di cui Burkert è appassionato informatore e interprete.