Quello dei santi è un fenomeno presente in molte religioni. Questo volume si occupa dei santi della cristianità cattolica. I santi sono riconoscibili perché caratterizzati da oggetti, segni o atteggiamenti che vengono chiamati "attributi", e che ritroviamo costantemente sia nelle opere d'arte che nelle immagini popolari che li raffigurano. Alcuni di questi attributi sono ispirati a episodi della vita dei santi (riguardanti eventi drammatici, come il martirio, o eventi simbolici di misericordia): si pensi a santa Lucia che reca due occhi su un piatto, o al vaso di unguento di santa Maria Maddalena. In alcuni casi gli attributi rivelano di chi sia patrono il santo: così gli attributi di sant'Apollonia sono delle tenaglie con un dente in mezzo, a rivelarne la natura di patrona dei dentisti. Dopo un'introduzione sul senso e la storia delle raffigurazioni dei santi, il volume procede cronologicamente descrivendone le vite, dalle origini alla contemporaneità. La descrizione è accompagnata da immagini in cui si possono riconoscere gli attributi. Si parte dai genitori di Maria, Anna e Gioacchino, per passare ai santi evangelici e poi ai primi tempi del cristianesimo. Il Medioevo è ricco di figure, le più diverse, mentre mistici, santi della carità e fondatori di Ordini pullulano nell'età moderna. Non sono da meno l'800 e il '900, in cui la Chiesa ha perso il potere territoriale, ma nei luoghi più disparati nascono figure che si dedicano ai più emarginati e al loro riscatto, ai lavori educativi...
La cappella del Rosario presso il convento delle suore domenicane di Vence, nel Sud della Francia, è un'opera "totale" di un grande maestro del XX secolo: Henri Matisse. Così lui la definiva "la mia opera", e ad essa lavorò nell'ultimo decennio della sua vita. Nel 1941 Matisse, convalescente a Nizza, suo luogo di elezione per la luce mediterranea, è curato da una giovane infermiera che, a guarigione avvenuta, decide di farsi suora. Ma tra i due è scattata un'intesa spirituale. Lei stessa, ammalata, tornerà a riparsi in un convento domenicano a Vence dove si incontrerà nuovamente con Matisse. Il convento necessita di una cappella. L'ordine domenicano, nell'immediato dopoguerra, è all'avanguardia nel costruire chiese e nel commissionare vetrate e arredi liturgici affidandosi ai maggiori artisti contemporanei. Matisse ha carta bianca, fa tutto: un'architettura di luce semplice e razionale con vetrate che vestono di colore la cappella. L'ambiente è decorato con grandi pannelli di mattonelle in ceramica bianca disegnate con un largo tratto di pennello nero. Una stupenda Madonna con Bambino, una superba Via Crucis e un gran San Domenico. Tutto è luce, tutto è colore e spirito. Siamo di fronte a un capolavoro assoluto dell'arte contemporanea e dell'arte sacra ad un tempo. Per la prima volta una équipe fotografica ha avuto a disposizione la cappella per un giorno e una notte: gli scatti, le inquadrature e il montaggio sono assolutamente inediti.
Ravenna è una delle più importanti città del Mediterraneo, dispone tuttora di una serie straordinaria di monumenti eccezionalmente conservati, spesso con la decorazione originaria, in particolare musiva. Non sbagliava il grande storico Arnaldo Momigliano quando diceva: "Se vuoi conoscere la storia dell'Italia, prendi un treno e vai a Ravenna". La città costituisce infatti un caso urbanistico eccezionale per la sua capacità di autoconservazione. Su di essa restano peraltro luoghi comuni o formule stereotipate che dall'Ottocento giungono sino ad oggi, come la denominazione di "Bisanzio d'Italia". Si tratta di una definizione semplificante che non fa cogliere la peculiarità e la grandezza di questa straordinaria città "romana", con Onorio e Galla Placidia, che vede, solo dopo il periodo di Teoderico, un'importante stagione bizantina. A fronte del moltiplicarsi vertiginoso di studi specialistici negli ultimi anni mancavano pubblicazioni di sintesi generale che enucleassero con efficacia i tratti salienti di Ravenna. Il presente volume, che unisce rigore scientifico a una scrittura di grande chiarezza, traccia la vicenda storica e urbanistica della città dalle lontane origini etrusche sino alla battaglia del 1512 che cambia in modo definitivo il destino di Ravenna, segnandone l'ingresso nei domini pontifici.
Gianfranco Spagnesi svolge una sintesi critica emozionante del percorso dell'architettura dall'umanesimo sino al XX secolo. Solo uno studioso abituato a concepire l'architettura nel suo contesto storico poteva tentare una sintesi di tal genere. Oggetto di questa riflessione è l'area culturale dell'occidente, per conoscere le radici della sua attuale contemporaneità, ricostruendone l'identità in vista dell'inevitabile confronto con le importanti culture delle altre aree geografiche. Le singole architetture e le diverse intenzionalità figurative del loro progetto vengono presentate all'interno del proprio momento storico complessivo, rifiutando sempre le classificazioni stilistiche e le interpretazioni psico-sociologiche. Una storia intesa come la più possibile e completa ricostruzione degli avvenimenti che hanno concorso alla formazione e alla realizzazione, o trasformazione nel tempo, dei diversi organismi architettonici.
Come accade che, dopo l'interminabile durata dei periodi preistorici, quasi di colpo sboccia questo mirabile fenomeno che è lo stato, cioè una società strutturata lungo linee di potere che inquadrano gli individui in un nuovo organismo supra-personale? Il volume esplora i motori che ne furono la causa, e di cui la Mesopotamia ci offre la prima e più ricca documentazione - dalla tecnica all'ideologia. In questa prospettiva, il fulcro del potere tende inevitabilmente a espandere il proprio raggio di azione fino a volerne escludere ogni altro analogo. È così che vediamo come si arrivi, proprio in Mesopotamia, dal primo stato territoriale nucleare, lo stato-città, fino all'ultima possibile realizzazione, e cioè lo stato universale, l'impero. Al contempo, vi sono esperimenti che mirano a salvaguardare la dimensione personale del singolo. In qualche modo, il sistema giuridico mira a difendere l'individuo. L'ideale di preservare l'integrità della persona all'interno di un organismo essenzialmente supra-personale rimane quindi un problema irrisolto. Un problema che la storia della Mesopotamia antica ci rimanda, avendolo ben inquadrato per le nostre istanze moderne. Il presente volume fa parte de "Il paese delle quattro rive. Corpus mesopotamico", del quale nel 2012 è già comparso presso Jaca Book "'Quando in alto i cieli...'. La spiritualità mesopotamica a confronto con quella biblica"
Antonio Maria Sicari, carmelitano, dopo studi di esegesi biblica, è divenuto il più letto biografo dei santi. Dieci brevi vite di santi (come nei dodici volumi precedenti) attraversano Paesi diversi, dalle origini del Cristianesimo ai giorni nostri. Qui si parte da san Pietro. Si passa al Medioevo con la grande figura di Tommaso Becket in Inghilterra, vero baluardo contro la violenza del potere, si incontra Matteo Ricci, l'uomo ponte tra Europa e Cina, e si arriva a tante figure della contemporaneità di un mondo, quello dell'Ottocento e del Novecento, dove la Chiesa, perdendo lo Stato pontificio e molta influenza politica, ha ritrovato una straordinaria iniziativa dal basso. Sono santi sociali, educatori e mistici le figure che hanno riportato l'annuncio di Cristo tra la gente e che si sono fatte carico dei grandi problemi dell'uomo e della società.
La speranza è per tutti, ma la speranza chiede a ciascuno responsabilità nel vivere e nel farsi carico degli altri. Papa Francesco si rivolge anzitutto ai pastori. Loro responsabilità è trasmettere la speranza agli uomini come l'ha trasmessa Cristo per le strade della Palestina. Il volume si rivolge così a tutti gli uomini, la speranza si gioca nell'oggi della storia e nella vita di ognuno. Quell'uomo nelle strade di Galilea non si rivolgeva ai cristiani ma a tutti gli uomini che incontrava.
La storia del Novecento è dominata dalla polarità tra America e Russia; i due Paesi dell'avvenire, entrambi profondamente legati al Vecchio continente, prendono il sopravvento sull'Europa economicamente e politicamente, ancor più nell'immaginario collettivo. La Russia sovietica è il centro di un enorme impero transcontinentale e la patria ideale di milioni e milioni di militanti sparsi in ogni dove. Gli Stati Uniti d'America (USA) sono il fulcro, il motore pulsante, l'officina e l'emblema dell'economia capitalistica. Lo scenario è definito e occupato dallo scontro tra comunismo e capitalismo; innegabilmente questa è la grande vicenda che attraversa il secolo, la narrazione egemonica che sino al crollo improvviso del 1989 oscura tutte le altre. La realtà è però molto più ricca e sorprendente della rappresentazione, avviene così che l'America diventi per l'URSS anche un modello, un traguardo da raggiungere e superare sotto forma di "americanismo comunista". D'altro canto gli Stati Uniti non sono affatto immuni dal contagio del comunismo, il nemico per eccellenza, capace di insinuarsi nelle pieghe della società come nelle università più prestigiose, di sottendere i conflitti di classe e razziali che non risparmiano il Nuovo continente. Il volume analizza questi scenari e introduce una quantità di nuovi attori, spezzando gli stereotipi e l'immagine piattamente dicotomica della storia novecentesca.
Una straordinaria testimonianza dell'apertura di Giovanni XXIII alle culture diverse, nel 50° anniversario della scomparsa del Papa del Concilio. Monsignor Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, è nunzio in Turchia, a Istanbul, dal 1935 al 1945, fine della II guerra mondiale. Vi arriva dopo essere stato nunzio in Bulgaria e prima di essere nominato a Parigi. Con Roncalli la nunziatura diviene il centro della comunità cattolica di Istanbul, in una ritrovata vitalità della minoranza cristiana. Al tempo stesso Roncalli diviene "amico" delle autorità turche, e mette così le basi per l'apertura ufficiale delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Turchia. Ad esse lavorerà anche in seguito, come nunzio a Parigi e poi come Papa. Oltre al dialogo amicale col mondo turco e islamico, Roncalli avrà modo di salvare moltissimi ebrei dalla deportazione nazista, favorendo anche la convivenza della comunità ebraica locale con i Turchi. Oggi nella Turchia islamica Giovanni XXIII è chiamato il "Papa turco". Prefazione di Paolo Branca, postfazione di Loris Francesco Capovilla.
In questo pamphlet Panikkar esprime una delle esigenze più radicali dell'uomo: la confidenza. La vita stessa di Pannikar, uomo "ponte" tra le culture, è stata una costante ricerca di confidenza negli incontri fra persone di mondi diversi. L'autore, in questo scritto giovanile, mostra già la sua vocazione ad attraversare i campi del sapere: l'analisi fenomenologica si unisce allo sguardo antropologico, la ricerca dei fondamenti metafisici si apre all'orizzonte religioso. La confidenza è certo un sentimento raro, quasi un dono, ma la tensione ad essa è dimensione dell'umano: "La comprensione dell'altro, che sia un avversario politico o qualcuno di diversa mentalità, un popolo di un'altra etnia, un cristiano di un'altra confessione, un esponente di un'altra religione o semplicemente di un'altra cultura, è un problema scottante del nostro tempo".
Un poeta, Neri, è intervistato da un poeta più giovane, Rivali. Il dialogo dura nel tempo: la confidenza con il giovane poeta e amico permette un'intervista intima e forse liberatoria. A dieci anni dalla morte di Giuseppe Pontiggia, un'ombra viene dissipata. Neri assiste e aiuta il fratello Peppo, più giovane, che subito si afferma come scrittore: "Neri" è lo pseudonimo per ritrovare la propria identità. Una biografia dai toni intensissimi, in cui si alternano quadri di vita riposanti e drammatici, e la poesia si intreccia ai ricordi. C'è l'Italia, c'è Milano, il mondo delle lettere e dell'editoria. C'è il duro lavoro di chi deve sostenere la famiglia, e l'impegno nella poesia, nonostante gli ostacoli. Il testo è scandito da fotografie di persone e luoghi della vita di Giampiero Neri.
Divo, Baldo, Paco, Ciclone, Grigia, Bella e Pongo: sette cani sono i testimoni del passaggio di Maria da ragazzina della borghesia milanese a giovane donna che, come tante della sua generazione, partecipa ai movimenti degli anni '60 e '70. Divo è con lei e i suoi fratelli in piazza del Duomo per uno spettacolo, Baldo nell'estate dei primi batticuori al lago, Paco a un tentativo di festa hippy al mare, Ciclone in un viaggio in Grecia, Grigia alle manifestazioni, Bella ai funerali di giovani antifascisti, Pongo alle riunioni femministe. Si ha quasi la sensazione che la scrittrice, che ha già pubblicato quattro romanzi, tutti legati alla Storia, anche se personale, con questi sette quadri, che formano un corpo unico, abbia voluto prendersi una pausa per ricordare, tra il riso e il pianto, la parte di storia di una generazione che voleva un mondo diverso, con speranza, gioia e anche con errori. Lo ha fatto con leggerezza e rigore, regalandoci un vivace affresco di personaggi in cui molti si riconosceranno.