San Francesco di Paola, per la sua modernità nell'affronto dei problemi sociali e per la sua statura religiosa, è una figura da riproporre ai lettori oggi. Nato a Paola, in Calabria, nel 1416, e morto a Tours, in Francia, nel 1507, san Francesco di Paola ha percorso tutto il XV secolo e, attraverso l'Ordine dei Minimi da lui fondato, fu grande protagonista del suo tempo. Ma san Francesco di Paola è oggi ai più sconosciuto. Attraverso una dettagliata ricostruzione del momento storico e dei grandi personaggi del tempo che vennero in contatto con l'umile eremita, la presente biografia vuol far conoscere a un vasto pubblico con un linguaggio divulgativo san Francesco di Paola, testimone di uno stile di vita che vide uniti la più intensa mistica e l'impegno sociale e politico, e per questo costruttore di civiltà. L'opera mette in evidenza il suo impegno per la giustizia sociale nella difesa dei poveri dai soprusi dei potenti sin dal periodo calabrese. Ampio spazio è dato poi al periodo in cui visse alla corte di Francia, dove fu notevole la sua influenza diplomatica per porre pace tra le varie nazioni europee. Viene riportata anche la vasta influenza spirituale e culturale che ebbe la spiritualità del Paolano nell'Europa del tempo: grandi figure come Francesco di Sales, Vincenzo de' Paoli, Vincenzo Pallotti, Daniele Comboni si legarono alla spiritualità dell'eremita calabrese. Infine è posto in luce l'influsso di san Francesco nelle novità sociali e culturali del XVI e XVII secolo.
Per tre volte Elias Chacour ha ricevuto una candidatura per il Nobel per la Pace. Forse questo palestinese, cittadino di Israele, divenuto prete cattolico della Chiesa melchita e oggi vescovo della più grande comunità cristiana in Israele/Palestina, ha veramente realizzato un'opera di pace così grande da intimorire le stesse commissioni del premio, forse più avvezze a capi di Stato o a singole figure operanti per la giustizia. Ha di certo realizzato una immensa opera di pace con le Mar Elias Educational Institutions (MEEI), frutto di decine d'anni di realizzazioni di scuole d'ogni ordine e di università in cui, nello Stato di Israele, sia tra gli insegnanti che tra gli allievi, vi sono israeliti, musulmani, cattolici e drusi. Questa opera è il concreto paradosso della pace, in un paese che vive in costante stato di guerra. La coautrice del volume, Patricia R. Griggs, che con le parole stesse di Elias Chacour ne racconta la storia con stile narrativo fluido e accattivante, incontra Abuna Chacour (abuna è termine arabo per "padre") nel 1996 in Israele, nel villaggio arabo di Ibillin, dove hanno sede le MEEI. Comprende subito che padre Chacour è visitato da tutto il mondo: il costruttore di scuole è divenuto un punto d'incontro internazionale. Dopo numerosi viaggi in Palestina e soggiorni a Ibillin, la Griggs vede l'importanza di diffondere la storia di Elias Chacour, dal suo villaggio natale, con l'arrivo del movimento sionista che ha costituito in Palestina lo Stato di Israele...
Con il quarto volume delle Opere ci si affaccia su quella rivoluzione metodologica e tematica che prende il nome di "pensiero delle pratiche". I successivi cammini della filosofia siniana ne saranno segnati in modo decisivo, ma qui ciò che emerge in primo piano è il vivente percorso di gestazione da cui ha avuto origine tale svolta. Questo primo tomo del volume mostra infatti in presa diretta il lavoro didattico di Sini, offrendo una rara testimonianza del metodo di ricerca che ne caratterizza l'impianto e lo stile espositivo. In "Spinoza o l'archivio del sapere" assistiamo così alla magistrale organizzazione di un corso di lezioni che trae dall'idea dell'archivio e dal libero riferimento alla filosofia spinoziana una originale esemplarità relativa ai rapporti fra la costruzione del sapere e la vita, il soggetto filosofico e la verità. Nelle sette Appendici veniamo invece accompagnati lungo i percorsi simultanei e paralleli nei quali il lavoro di ricerca ha trovato la sua sedimentazione in forme espositive più tradizionali. L'Introduzione, come sempre in forma di intervista, si focalizza sul contesto entro il quale il "pensiero delle pratiche", inteso come esercizio filosofico, è venuto delineandosi, in dialogo critico con l'ermeneutica del Novecento. Al centro di tale dialogo emerge il compito di una ricomprensione dell'intero sapere moderno segnato dalla rivoluzione copernicana.
Ci troviamo nel bel mezzo di una crisi sistemica senza un programma di socializzazione di massa dell'attività produttiva, e in un contesto di accanita competizione internazionale fra poli imperialisti, con uno scontro sempre più duro e frontale fra area del dollaro e area dell'euro-marco. La Germania controlla la sua crescita incentrandola sull'export e necessita del deficit dei paesi europei dell'area mediterranea, i cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna), inclusa anche la Francia, in quanto l'acquisto da parte del sistema bancario e finanziario tedesco dei titoli del debito pubblico di questi paesi rappresenta una forma di investimento del proprio eccedente accumulato con le esportazioni. In concreto, il surplus della bilancia commerciale tedesca è reso redditizio dall'investimento nel debito dei paesi europei con bilancia commerciale in deficit. Ed è proprio il sistema bancario tedesco che gestisce tale eccedente, compreso quello di altri paesi del Nord Europa. Alla fine, la politica applicata difenderà ovviamente gli interessi dei più forti, in questo caso dei paesi esportatori dell'Europa centrale, rispetto ai deboli paesi europei della periferia mediterranea. In pratica, salvare l'Unione Europea e quindi il modello di export tedesco significa semplicemente distruggere le possibilità autonome e autodeterminate di sviluppo dei paesi europei dell'area mediterranea, lasciando un sempre maggior numero di persone senza protezione, nella miseria...
Un volume che risponde al nuovo interesse nato sulla mistica renana che parla all'uomo d'oggi. Ci troviamo, infatti, di fronte ad uno degli apporti fondamentali della cultura religiosa dell'Occidente, come notava Vladimir Losskij. Quella che oggi chiamiamo "mistica renana" è l'opera condotta da Eckhart e proseguita dai suoi allievi Taulero e Suso nel XIV secolo. La predicazione e le opere di Eckhart non sono solo la testimonianza di una straordinaria esperienza spirituale, ma anche un indispensabile contributo a cogliere lo sviluppo della coscienza religiosa e del pensiero cristiano. Il primo a dare pieno riconoscimento alla mistica renana fu un famoso pensatore dell'umanesimo, Nicola Cusano. Nell'animo umano, secondo Eckhart, è riposta una forza che genera una pienezza di umanità, l'umanità piena di Cristo: è come se Cristo possa rinascere nell'animo dell'uomo. In questo la mistica renana, anziché staccarsi dall'umano, come a volte si era sostenuto, rende all'uomo la sua piena possibilità, "potenza", che lo unisce alla piena umanità di Cristo. La presente antologia, raccolta e commentata da Marie-Anne Vannier (una grande esperta dei renani e di Nicola Cusano, con uno straordinario patrimonio di studi e pubblicazioni) e in edizione italiana a cura di Marco Vannini, permette ai lettori odierni di cogliere ciò che possiamo considerare l'estrema modernità del pensiero di Eckhart e dei suoi allievi.
Nella forma di lettere all'amico Silmakha, un cittadino italo-senegalese con impiego in banca a Milano vuole trasmettere il disagio che prova nello stare in quella che potremmo chiamare la società sviluppata. Il suo non è il rifiuto di un mondo, perché in questo mondo l'autore vuol vivere: ormai è anche il suo mondo, in cui però non si sente accettato, non si sente parte a pieno titolo. Questa città, di cui l'autore parla perfettamente la lingua, lo vorrebbe diverso. In fondo si dovrebbe spogliare della sua pelle nera, dei suoi legami culturali, di ciò che per lui è il valer la pena, e la gioia, del vivere. L'opera è da un lato una raccomandazione al fratello e ai suoi di non spogliarsi di se stessi, dall'altro una critica interna alla società che si vuole democratica e del diritto, e di cui l'autore vuole far parte, ma a cui è costretto a porre una domanda: "Il muro è storico, ma l'esperienza è sempre profetica. Per sconfiggere l'odio e il rancore occorre maggiore giustizia. Non dobbiamo avere paura. Dove sono finiti oggi i diritti e la legalità?". Alla domanda si aggiunge la messa in questione di un modo di vivere. Prefazione di Giuliano Pisapia.
Il volume presenta contributi di: Berranger, Colzani, Fiorini, Goudot, Guerriero, Kasper, Molins-Beaufort, Novotny.
Teodrammatica è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), Balthasar ha trattato nella prima parte (Gloria) della "bellezza" del mondo e della "gloria" di Dio, nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. "Ciò che qui interessa è questo grande complesso che è il teatro: il fatto che si dà qualcosa che assume struttura di rappresentazione in movimento. Ed interessa in ultima analisi ciò che viene rappresentato. Questo complesso dev'essere reso trasparente in ordine alla teologia, e tutti i suoi elementi devono essere resi utili per essa. Ci sarebbe naturalmente anche una possibilità filosofica di comprendere il teatro, la quale potrebbe iniziare dal fenomeno per cui già il bambino è solito tradurre in situazioni teatrali il mondo della sua esperienza: nella percezione delle cose e delle sue reazioni ad esse, nella lingua e nelle lorme del gioco infantile. A partire di qui il teatrale si può intendere come un istinto primordiale dell'uomo, un istinto di cui è stato detto che è più primitivo dei nostri stessi bisogni estetici." (dalla prefazione)
"Nell'introduzione al primo volume della teodrammatica la "drammatica" è stata situata tra "estetica e logica", e perciò concepita come il centro di una riflessione integrale della rivelazione cristiana". "Il presente secondo volume e il terzo, a cui spetta di presentare i personaggi del dramma, si trovano subito davanti a una grande difficoltà. Chi, all'oscuro dell'azione drammatica e prima che si alzi il sipario, scorre sul programma la lista dei "personaggi" e cerca in qualche modo di immaginarsene le caratteristiche, non sa nulla del dramma e riesce a mala pena ad anticipare qualcosa del contenuto. [...] Noi dobbiamo perciò essere ben consapevoli già in questo volume, come in quello successivo, che delineano i personaggi cioè i centri soggettivi dell'azione, che quanto verrà detto via via - poniamo la fondazione della libertà creata - non potrà essere reso intelligibile se non mediante quanto sarà rivelato in definitiva: il mistero divino trinitario e il mistero soteriologico della Chiesa". (dalla premessa)
"Il semplice fatto che alla fine del volume precedente della "Teodrammatica" non si sia potuto abbozzare un'antropologia neutrale, ma soltanto un'antropologia analogicamente articolata in base all'evento "storico di Gesù Cristo, già dimostra che una teoria dell'uomo (e del mondo che l'uomo ricapitola) si può portare a termine soltanto in una cristologia che le faccia da sfondo". "Questo volume si affida per più di una ragione alla comprensione del lettore. Anzitutto per la sua posizione paradossale in una teodrammatica: intende presentare i personaggi più in vista del dramma senza entrare ancora nel dramma stesso, cosa possibile soltanto se essi sono già caratterizzati come personaggi del dramma, cioè come già intimamente incisi e condizionati dal loro carattere drammatico e dalla loro effettiva, posizione nel processo teologico del mondo. In più di un punto ciò si vedrà da sé o lo si richiamerà. Perciò, quanto ai personaggi principali, dovremo invadere ogni tanto il campo dei grandi "trattati" teologici, la ricchezza materiale dei quali qui non potrà essere neppure passata in rassegna. In questa nostra "locandina teatrale" verrà esposto soltanto il profilo, lo schizzo dei personaggi, soltanto nella misura in cui dovrà risultare riconoscibile la loro posizione nel dramma. Il "profilo" non viene poi tracciato in vista di un completamento dei contenuti da farsi più avanti: più avanti non si tratterà che della drammatica proposta nel titolo generale." (dalla introduzione e prefazione)
"Questo libro ultimo della Teodrammatica sfocia in pieno in ciò che Karl Rahner definisce di tutto diritto enfaticamente come il mistero di Dio. Ciò che si può dire alla fine circa l'ultimo atto del dramma tra cielo e terra non sono che termini stupefatti e balbettanti, che girano intorno a questo mistero, termini che si appoggiano ad alcune lampeggianti parole ed allusioni della Scrittura. Sì è tentato di andare fino al limite consentito dalla Scrittura - per alcuni forse un passo più avanti - ma di fermarsi rigorosamente là dove speculazioni apparentemente logiche hanno condotto soltanto in un vuoto astratto o davanti a superflue segnalazioni di divieto. Non è "scientifico", neppure in campo teologico, parlare 'con esattezza' di cose che non si possono sapere (per esempio dello 'stato intermedio'). Conforme all'avvertimento dell'Aquinate si è cercato di costruire della teologia sugli articoli di fede (e non inversamente) - sulla Trinità, sull'Incarnazione del Figlio, sulla sua vicarietà per noi in croce e nella resurrezione, sulla sua missione dello Spirito a noi nella Chiesa apostolica e nella Communio Sanctorum - la quale teologia è la sola chance per il fatto che anche oggi ed in futuro si possa attuare una testimonianza di vita (e di morte) per 'il supremo dono di Dio', che solo così diviene 'irreversibile e insuperabile'." (dalla nota preliminare)
"Underground" è il lavoro maturo di un affermato scrittore che viene in questi anni continuamente riproposto e studiato in Russia, in quanto testo essenziale per la comprensione del cruciale passaggio dall'era sovietica al postcomunismo. Ne è protagonista, in pochi mesi della sua vita nei quali sono in realtà compressi gli anni cruciali tra il 1989 e il 1993, Petrovic, scrittore senza un libro pubblicato, filosofo quasi clochard, insofferente di ogni potere e ogni autorità costituita, anche minuscola, il quale s'è scelto, per "esserci" comunque, una marginale attività di custodia di alloggi momentaneamente disabitati in una "casalbergo" che ancora si erge, imponente relitto dei tempi del collettivismo, nel panorama urbano di Mosca e che è in fase di sbrigativa e anche criminale privatizzazione. Di questa "obscaga" in disarmo egli è custode volontario e sempre meno tollerato, il quale non solo vigila sui "metri quadrati" altrui, ma ascolta e accoglie le confidenze e sofferenze di quell'umanità in affanno, ricevendone a sua volta qualche boccone di cibo, di calore, di effimera considerazione e intimità sessuale. Eroe dei tempi grami - picaresco corsaro nelle vite e destini altrui -, egli si presenta come scrittore fallito, con una macchina da scrivere che si trascina dietro quale status symbol, ma sui cui tasti ha allenato dita e muscoli forti, utili nelle risse e per il coltello, e maturato un "io" debordante che lo porta a macchiarsi di due omicidi...