Lontano dalle grandi tombe imperiali e dai sepolcri nobiliari della Via Appia, il mondo sommerso delle necropoli mette in luce la "normalità" e si ha la netta percezione di attraversare d'un colpo duemila anni di storia. Ricche edicole decorate con mosaici e stucchi, oppure povere sepolture in terra, occupano l'area sotto la basilica di San Pietro, e nei settori della necropoli lungo la via Trionfale, con una tale densità da stupire gli stessi archeologi che per primi si sono apprestati a eseguire gli scavi di recupero. La «necropoli vaticana», settore monumentale di un tratto di necropoli lungo la via Cornelia fortunosamente conservato sotto la navata centrale della basilica di San Pietro, fu riscoperta grazie agli scavi eseguiti durante il pontificato di Pio XXII. Un recupero archeologico di portata immensa, nonché il primo e lungimirante esempio di musealizzazione in situ di una necropoli antica. Contestualizzando le necropoli nel panorama complessivo dell'epoca, il volume mostra uno spaccato della società, della cultura, e delle credenze dei Romani tra l'età di Augusto e quella di Costantino - che sopra alla tomba di Pietro costruirà la sua grande basilica -, alle soglie del grande passaggio tra la Roma Pagana e quella Cristiana. Al centro non è la Roma dei monumenti politici e pubblici, ma quella dei monumenti e dell'arte delle famiglie di fronte al mistero dell'aldilà. Opere straordinarie per l'interesse sociale, ma anche di una compostezza artistica e un'inventività iconogra?ca impressionanti.
Lo studio dell'antica Siro-Mesopotamia ci offre il privilegio di poterci avvicinare a un momento cruciale nella storia dell'umanità, il momento in cui si svilupparono due modalità diametralmente opposte della concezione religiosa: quella politeista e quella monoteista, quest'ultima staccatasi come una scheggia dalla prima. La religione mesopotamica sviluppa strutture di controllo che mirano a frammentare l'assoluto in componenti analitiche e impersonali, mentre la religione biblica offre strutture di controllo che mirano a facilitare e regolare una disposizione d'animo pronta ad accettare un assoluto personale, impervio a ogni frammentazione. Questo volume mette in luce la valenza spirituale del politeismo. La spiritualità è la forma più alta del desiderio, desiderio di stabilire un contatto con un assoluto che ci condiziona alle radici, in modi incontrollabili. Ed è proprio da questo aspetto di "controllo" che entra in gioco la religione. La religione è, quindi, la codificazione del modo in cui questo desiderio dell'assoluto viene strutturato. Dove la strutturazione diventa fine a se stessa, la religione si ossifica e fossilizza. Quando invece si mantiene vivo il senso di un assoluto verso il quale tende sempre il nostro desiderio, per quanto incanalato in moduli espressivi socialmente validi, lì è dove la religione si mantiene come una forma viva di spiritualità. Prefazione di Mons. Franco Buzzi.
La pubblicazione (1762) del Campo Marzio di Giovanni Battista Piranesi, quinto volume delle sue "Antichità romane", la più ampia ed erudita ricostruzione mai compiuta della Roma antica, suscitò grande sorpresa. Al suo interno era infatti scomparsa la Via Lata (l'odierna Via del Corso), un'arteria fondamentale nella rete viaria dell'Urbe, spostata in altra parte della città. Per spiegare i motivi dell'originale scelta, Connors indaga sulla genesi dell'opera e ripercorre la storia delle precedenti piante di Roma utilizzate da Piranesi, da quella di Leonardo Bufalini (1551) alla scoperta (1562) dei frammenti della pianta marmorea risalente a Settimio Severo, sino alla pianta, recentissima, di Giovanni Battista Nolli (1748). Anche se le ipotesi piranesiane sono state smentite dalle ricerche più recenti, il suo modo di "anatomizzare" le rovine con immaginazione quasi visionaria, nutrita dal sapere cumulato da generazioni di antiquari e di topografi ma anche dall'esame diretto dei resti sopravvissuti, rimane straordinariamente avvincente e istruttivo. Il volume pubblica sia il testo pronunciato in italiano della XXI "Conferenza dell'Unione" tenuta a Roma il 1° dicembre 2003, sia quello successivamente elaborato, ampliato e annotato, in inglese. Prefazione di Walter Geerts. Introduzione di Lousie Rice
La storia dell’architettura precolombiana andina si avventura in un viaggio millenario tra gli ecosistemi di costa, sierra e selva, alla ricerca del significato delle forme espresse dalle architetture cerimoniali a partire da un punto di vista andino. Imparare a leggere queste forme, sotto un punto di vista indigeno, sul proprio passato e comunicarle al mondo occidentale, è la sfida di quest’opera: l’autrice utilizza dati archeologici, etnografici ed antropologici per ricostruire una storia inedita e monumentale, dimostrando come la sua memoria sia giunta viva sino alla contemporaneità. Partendo dai siti più arcaici di recenti scoperte, come Ventarròn e Caral sulla costa, passando per i primi grandi centri cerimoniali della sierra, come Chavin de Huantar, il testo dimostra come le società andine possano prosperare generando complessi mondi estetici, senza passare attraverso il processo di secolarizzazione della città e mantenendo un costante equilibrio con le forze della natura.
Si tratta della prima pubblicazione di sintesi sull'intero complesso delle grandi Necropoli di Roma che erano site nel colle Vaticano.
L'opera riguarda una delle più vaste, ricche e meno conosciute realtà archeologiche Romane e testimonia un lavoro di musealizzazione sotterranea preso a modello internazionalmente per le tecniche di conservazione. Dal mondo sommerso delle necropoli emerge la funeraria "normalità" del mondo romano, dalle incinerazioni più povere in urne di legno, ai sarcofagi fastosi, fino ai sepolcri affrescati e mosaicati e si possono osservare i culti egizi mescolarsi alla professione della filosofia epicurea mentre, accanto ad esse, si intravedono le prime tracce di cristianesimo, compresa la presenza della tomba dell’apostolo Pietro.
Un definitivo volume di riferimento e insieme una accessibile introduzione per il grande pubblico
Questo volume intende offrire al lettore uno strumento di sintesi, aggiornato e riccamente illustrato, sull’architettura dei popoli precolombiani in Mesoamerica, dopo che, per decenni, il lavoro dell’archeologo messicano Ignacio Marquina ha costituito il fondamentale riferimento sul tema. A giustificare la nuova impresa editoriale che qui presentiamo non è stata semplicemente la necessità di mettere in valore le nuove e ricchissime scoperte archeologiche degli ultimi decenni. Si è trattato sì di svolgere un aggiornamento dello stato di conoscenze dell’architettura delle varie culture della Mesoamerica, ma anche di proporre finalmente l’architettura precolombiana all’interno della Storia dell’Arte Universale, con l’evidente ausilio dell’archeologia e dell’antropologia. Sotto la direzione di María Teresa Uriarte il volume inizia proprio col porre il problema storico-artistico dell’architettura precolombiana nella sua genesi, nel suo svolgimento e nelle conseguenze sull’architettura messicana sino all’età contemporanea. Altro elemento oggi fondamentale della storia dell’arte è l’individuazione del «contesto» antropologico da cui l’architettura è scaturita. Al legame cultura-architettura, sempre nell’ampia parte introduttiva che impegna i primi capitoli, viene affiancata l’identificazione delle tecniche. L’opera prosegue con la valutazione dell’evoluzione storica dell’architettura nelle varie zone e culture della Mesoamerica. Il libro possiede uno straordinario accompagnamento iconografico a colori che lo rende accessibile anche al largo pubblico. Inoltre gode di ampi apparati scientifici, planimetrie e disegni compresi, che lo rendono il primo reference attualmente disponibile sulla materia. Il direttore dell’opera, oltre a scrivere in prima persona, ha coinvolto alcuni tra i maggiori studiosi messicani e nordamericani a dare una sintesi interpretativa e attualizzata delle loro conoscenze sulle varie zone-culture della Mesoamerica.
La pittura allegorica compare nelle decorazioni interne delle case romane alla fine degli anni 80 del I secolo a.C. Scompare una quarantina díanni pi˘ tardi con la generazione che ne aveva creato la moda, durante gli sconvolgimenti politici seguiti allíassassinio di Cesare alle Idi di marzo del 44 a.C. Le sontuose composizioni, che rappresentano architetture in parte immaginarie e prive di qualsiasi presenza umana, sono state devotamente preservate dai successivi proprietari delle dimore, a causa probabilmente della condizione sociale di coloro che le avevano commissionate, fino a che líeruzione del Vesuvio le ha a sua volta conservate permettendoci di ammirarle. Si indaga questa moda decorativa, dalla sua probabile nascita sul Palatino, nella casa di uno dei capi della fazione conservatrice dellíaristocrazia senatoria, fino alla sua fase conclusiva nelle ville della ricca zona residenziale del golfo di Napoli. Il significato di queste pitture Ë analizzato in dettaglio, con un tentativo di ritrovare lo sguardo dei proprietari che le fecero eseguire. Si tratta di ricostruire in tutti i suoi aspetti sia la memoria di questi personaggi che le loro abitudini di percezione visiva.
Tra il gruppo di giovani aristocratici decisi a resistere alle azioni dei populares e coloro che erano andati a cercare presso i filosofi di Atene le ragioni per credere nel loro destino, spicca la grande figura di Cicerone, che possedeva una residenza nel territorio di Pompei. » una delle ambizioni di questíopera provare a far rivivere qualcosa di quello che fu lo sguardo di Cicerone.
Il mito Ë un racconto sacro e esemplare che riferisce un avvenimento del tempo primordiale e che fornisce allíuomo un senso determinante per il suo comportamento.
Il presente lavoro, coordinato da Julien Ries, Ë una sintesi, riccamente illustrata e documentata, dei numerosissimi miti sulle origini dellíumanit‡, sulla condizione umana, sulla rigenerazione del tempo, sullíalternanza delle stagioni, sulle cerimonie di iniziazione, sulle catastrofi cosmiche e sul passato e il futuro dellíumanit‡.
A partire dallíarte rupestre fino ai miti studiati ancora nelle culture orali contemporanee, il volume, diretto ad un largo pubblico colto, vuole far comprendere e vedere, attraverso il ricco apparato iconografico, che dallíarte delle caverne ai nostri giorni i miti trasmettono, grazie al loro linguaggio simbolico, un messaggio veritiero concernente la condizione umana, il posto dellíuomo nellíuniverso e il mistero della vita e della morte.
Il Messico settentrionale e il sud-ovest degli Usa furono storicamente omogenei rispecchiando l'aridità di clima e ambiente, la povertà delle economie praticabili nomadi o sedentarie. Le popolazioni vi hanno creato, in un largo arco cronologio qui rappresentato, varie forme espressive dalla rock art alle terracotte dipinte, dagli edifici in mattoni di fango essiccato a complessi insediamenti urbanistici.