«Sono convinto che i nostri pensieri migliori sono proprio quelli che non riusciamo a pensare completamente» (Lettera del 29 Febbraio 1940 a Walter Benjamin). «La filosofia, quale solo potrebbe giustificarsi al cospetto della disperazione, è il tentativo di considerare tutte le cose come si presenterebbero dal punto di vista della redenzione. La conoscenza non ha altra luce che non sia quella che emana dalla redenzione sul mondo: tutto il resto si esaurisce nella ricostruzione a posteriori e fa parte della tecnica. Si tratta di stabilire prospettive in cui il mondo si dissesti, si estranei, riveli le sue fratture e le sue crepe, come apparirà un giorno, deformato e manchevole, nella luce messianica» (Minima moralia. Meditazioni della vita offesa).
«A proposito di queste cose non ci impegniamo a insegnare la verità, che evidentemente non possiamo conoscere né noi né alcun altro mortale, ma ci sembra giusto proporre qualcosa di verosimile, vicino all'umana ragione e non contrario alla sacra Scrittura [...]. Dichiariamo quindi che tutto ciò che esporremo a proposito di questa altissima filosofia, non è verità ma ombra della verità, non è la cosa ma una certa similitudine di essa» (Teologia del sommo bene, II.26-27). «Ma ti prego, fa' in modo che la mia anima stia bene con te e ciò avverrà se ti troverà ben disposto, se le darai amore in cambio di amore, piccole cose in cambio di grandi, parole in cambio di cose» (Eloisa, Lettera seconda).
La filosofia della mente e una disciplina relativamente giovane, ma erede di una lunga tradizione cominciata con il pensiero greco e segnata dalle linee tracciate da Platone, Aristotele e Democrito. I temi classici del rapporto tra mente e corpo e tra coscienza e intenzionalità sono un campo sempre più vivo e centrale della riflessione filosofica e oggetto di un dibattito fecondo, soprattutto in ambito analitico. In dialogo con le acquisizioni della ricerca in psicologia empirica e con i dati sul funzionamento del sistema nervoso provenienti dalle neuroscienze cognitive, la filosofia della mente costituisce uno snodo chiave delle scienze dell'uomo. Questa introduzione si propone di illustrarne i concetti e le teorie principali, con un approccio rigoroso che permette di avere una panoramica ricca e precisa e ne fa uno strumento d'ingresso ideale per i neofiti ma anche di sintesi per gli specialisti.
«Non facciamo finta di dubitare in filosofia di ciò di cui non dubitiamo nei nostri cuori» (C.S. Peirce, Alcune conseguenze di quattro incapacità) «Nella seconda edizione della Critica della ragion pura c'è un celebre passo, molto importante, nel quale Kant dice che l'"Io penso" - Das Ich Denke - deve accompagnare tutte le sue idee, "altrimenti esse non mi apparterrebbero davvero". Per quel che mi riguarda, non ritengo le mie idee mia proprietà privata; pensavo invece che fossero della Natura e che appartenessero al suo autore. [...] ciò che sempre accompagna virtualmente un argomento non è l'"Io penso", ma è: "Non pensi?"» (C.S. Peirce, Manoscritti 636, 24-26)
La nuova edizione di un classico che costituisce ancora un modello nel cammino della filosofia. «Un testo chiaro e agile [...], ma egualmente rigoroso e ben strutturato nell'impostazione, che risulta sistematica, cioè organica, ma non rigida e men che meno dogmatica, come si potrebbe temere da un breve manuale, per di più di ispirazione scolastica. In effetti, questo testo conserva le caratteristiche che ormai lo hanno reso [...] un vero classico e che condivide con altri studi di Sofia Vanni Rovighi, sia quelli dedicati alla storia della filosofia, sia, soprattutto, quelli in cui si argomenta una prospettiva teoretica». (Michele Lenoci)
Non semplice, ma letteralmente affascinante è la ricognizione di quel continente vastissimo e in espansione che è la filosofia contemporanea, i cui confini, in questi ultimi cento anni, troviamo segnati da "città" e "presidi" filosofici caratterizzati da un lato dai più svariati legami con pensatori antichi e moderni, e dall'altro solo rarissimamente privi di dispute interne, talvolta in reciproci rapporti di felici contaminazioni, più spesso animati da duri contrasti basati su progetti alternativi di ricerca. E se l'osservatore ansioso di certezze sarà inizialmente sopraffatto da una sensazione di disorientamento in una inestricabile torre di Babele, una più matura riflessione lo renderà convinto del fatto che unicamente nel contrasto tra più voci, proprio nella torre di Babele, i filosofi mettono a prova la validità delle loro proposte, dando così vita e forza a quella ineludibile ricerca filosofica il cui fine, come ha detto Isaiah Berlin, è sempre lo stesso: «Consiste nell'aiutare gli uomini a capire se stessi e quindi a operare alla luce del giorno e non, paurosamente, nell'ombra».
Porre l'attenzione sullo stile non significa sminuire il contenuto ideale e trasgressivo che un autore vuole affermare. Il contenuto di verità delle proposizioni filosofiche non è indipendente dal linguaggio che si usa per esprimerle. Nella prospettiva del libro, in dialogo con i classici del pensiero - Adorno, Heidegger, Wittgenstein -, è la lingua a servirsi dell'uomo per proseguire la sua opera di maturazione delle coscienze. All'individuo il compito di sentirsi parte di questa grammatica originaria e di declinarla secondo il proprio stile personale.
In questo saggio del 1878, uno dei pochi che vide pubblicati in vita, Peirce presenta la sua celebre massima pragmatica: "Consideriamo quali effetti, che possono avere concepibilmente conseguenze pratiche, noi pensiamo che l'oggetto della nostra concezione abbia. Allora, la concezione di questi effetti è l'intera nostra concezione dell'oggetto". Quello di Peirce è un pragmatismo che insiste sul possibile uso futuro delle nostre conoscenze, le quali non sono proposizioni assolute e incontrovertibili, ma idee sottoposte a un controllo mai definitivo sulla base delle loro concepibili conseguenze pratiche. La traduzione e l'approfondito commento di Antiseri ci guidano alla scoperta del pensiero del padre del pragmatismo e ci indicano la via da seguire per aiutarci a rendere chiare le nostre idee...
L'uomo non può essere né ereditato né venduto né donato; non può essere proprietà di nessuno, perché egli è, e deve rimanere, proprietà di se stesso. Egli porta nel profondo del suo animo una scintilla divina, che lo innalza al di sopra dell'animalità e lo fa concittadino di un mondo di cui il primo membro è Dio stesso, scintilla divina che è la sua coscienza. Questa gli comanda in modo assoluto e incondizionato di volere questo, di non volere quello; e ciò liberamente e di propria iniziativa, senza alcuna costrizione fuori di lui (da Rivendicazione della libertà di pensiero).
Disponibilità, allusività, sbieco, defissazione e trasformazione silenziosa: cinque concetti del pensiero cinese, qui "proposti" alla psicoanalisi in un'originale rilettura della pratica analitica che intende recuperarne aspetti (operazioni fondamentali che si svolgono in seduta) scarsamente teorizzati. Questo confronto con la cultura cinese - come nello stile di Jullien - ha senso perché si dimostra il solo capace di produrre quell'estraniamento che permette al pensiero psicoanalitico di scoprirsi nel proprio "impensato"; ne emergono quelle "opzioni a priori" che orientano, limitando, ogni prodotto della cultura occidentale e che la psicoanalisi può, a questo punto, trascendere, accedendo a spazi di cura finora non compiutamente esplorati.
Questo Dizionarietto si rivolge a chi intende cimentarsi per la prima volta con dei testi filosofici in lingua tedesca; ma ci si augura che possa essere un utile strumento di consultazione anche per chi, pur essendo pratico della lingua, voglia avvicinarsi alla terminologia filosofica o per chi, dovendo leggere o tradurre un'opera di filosofia, si trovi davanti alla difficoltà di scegliere una soluzione piuttosto che un'altra. Si tratta insomma di un agile strumento di lavoro che ha la piccola ambizione di servire per lo studio della lingua di Kant, Fichte, Schelling, Hegel, Marx, Herbart, Nietzsche, Heidegger, Carnap... e per la lettura dei testi filosofici in originale. Nella compilazione si è cercato di fornire una scelta ampia di termini, accompagnati dalla versione italiana, avendo cura di tenere conto dell'uso ormai consolidato nelle traduzioni correnti. In alcuni casi, oltre alla traduzione del lemma, si è scelto di illustrarne meglio il significato, sia all'interno dell'opera di un singolo filosofo, sia sottolineando il differente uso che dello stesso termine fanno pensatori diversi.
La famiglia, così come s'è venuta costruendo nella modernità, appare in crisi per motivi sociali e culturali: da luogo di formazione di individui che si riconoscono in una continuità generazionale è diventata spazio di conflitti dove si smarriscono le identità dei figli e dei genitori. Una trasformazione su cui la filosofia ha a lungo riflettuto - da Kant a Hegel, alla Scuola di Francoforte... - e i cui momenti essenziali sono qui ricostruiti con cristallina chiarezza. Ma la famiglia - nella sua essenza, di educazione al mondo - non resta un ideale necessario per qualsiasi società? Una domanda che l'autore declina dal punto di vista del personalismo, mostrando una tensione etico-religiosa nella vita famigliare che si fonda sulla libertà della persona. Libertà che è il fondamento stesso della famiglia, con i rischi che la libertà porta con sé. Un rischio che è l'eredità imprescindibile della tradizione cristiana e che la pone all'altezza delle sfide, inedite, del presente.