Valore assoluto, rappresentatività e, naturalmente, gusto personale sono i criteri che hanno selezionato cento poesie scritte 'in italiano' nell'arco di otto secoli di storia letteraria: da Giacomo da Lentini a Petrarca, da Gaspara Stampa a Tasso, da Leopardi a Caproni, affacciandosi su qualche nome meno noto, dedicando attenzione alla lirica femminile. Questo libro delizierà i lettori che hanno la curiosità di riprendere in mano poesie un tempo accostate a scuola. Una lettura per gli studenti e gli insegnanti che vogliono scoprire o riscoprire il patrimonio letterario italiano, avvalendosi del commento di un insigne linguista.
Il 10 ottobre 2021 ricorre il centenario della nascita di Andrea Zanzotto, unanimemente considerato uno dei grandi maestri della poesia italiana del secondo Novecento. Uno dei più attivi critici e studiosi della sua generazione, Andrea Cortellessa, sintetizza in questo libro i termini della sua già lunga fedeltà al poeta. La critica ha per lo più indagato, sinora, il tessuto linguistico e stilistico di quello che è stato definito «il Signore dei Significanti», facendo così perdere di vista che si tratta anche di una poesia densissima di 'significati', personali e collettivi, di traumatica urgenza, sebbene psichicamente schermati e 'cancellati' (come i temi dell'ambiente e del paesaggio, nella loro stratificazione storico-culturale). La monografia di Cortellessa risponde all'esigenza di una lettura che si rivolga anche a un pubblico più vasto di quello specialistico, come quello degli studenti universitari.
Non sappiamo di preciso come nasce la poesia, ma sin dai tempi più antichi i poeti e i pensatori hanno individuato tre fonti particolari: l'ispirazione, la meraviglia e l'incanto. La prima si è sempre detta divina, qualcosa che proviene da un altrove misterioso e remoto e che rende l'uomo un invasato, preda di quella che Platone chiamava mania. Più complessa è la meraviglia, fonte della filosofia secondo Platone, origine, attraverso il mito, anche della poesia secondo Aristotele. Ma è l'incanto, il più magico e più sfuggente degli elementi: lo stregare, il dismagar. Da Orfeo all'Odissea, da Pindaro a Boezio, da K?lid?sa a Du Fu, la malia domina le albe provenzali e il risveglio di Romeo e Giulietta, le poesie che celebrano l'allodola, la canzone di Mignon, Leopardi e Keats, Tjut?ev e Rilke. La poesia incanta: prima di piombare nel silenzio da cui proviene, si fa musica.
Tra la cultura greca arcaica e della prima età classica e quella successiva intercorre un vero abisso. Fino a Platone, la poesia trasmessa oralmente era stata il veicolo di diffusione di tutto il sapere scientifico, giuridico, storico, religioso, filosofico. Poesia orale e cultura erano una cosa sola. Alla fine del V secolo la crisi politica e spirituale conseguente agli sconvolgimenti prodotti dalla guerra del Peloponneso creò le condizioni per un radicale mutamento. Proprio da una situazione di incertezza e instabilità scaturì, per reazione, l’esigenza di un sapere fondato su più solide basi, ordinato criticamente e sistematicamente, un sapere impossibile a trasmettersi se non per il tramite della scrittura.
Havelock ha rinnovato la nostra conoscenza della cultura greca, ricostruendone gli effettivi canali di trasmissione – la tradizione orale prima, quella scritta dopo – nel vivo del contesto storico e sociale in cui operarono.