Il Tempo, lo Spazio, la Memoria, il Contrasto: quattro categorie fondamentali del pensiero musicale di Beethoven, essenziali per penetrare a fondo il senso della sua opera e della sua poetica, che Giovanni Bietti esplora per prime. Quindi, il complicato e sempre appassionante rapporto tra arte e vita, il contesto storico e sociale del tempo, l'esperienza della sordità, la malattia che segnò drammaticamente la sua esistenza. Poi la forma-sonata, i temi, le armonie, gli altri elementi del discorso compositivo, i suoi rapporti con la musica popolare, cui si dedicò per oltre quindici anni, realizzando centinaia di meravigliosi arrangiamenti di brani provenienti da ogni parte d'Europa. Infine, la musica: le opere pianistiche, l'orchestra e le nove sinfonie, i quartetti, le visionarie, straordinarie opere tarde. E un racconto che solo un musicista avrebbe potuto scrivere su Beethoven. Ora provate ad ascoltare: nel cd allegato 49 tracce musicali ci accompagnano alla scoperta di questo meraviglioso universo sonoro.
"La vita non è in rima" vuol dire da un lato che i conti non sempre tornano. Dall'altro che, per fortuna, non siamo costretti a vivere secondo uno schema precostituito. E anche questo libro ha uno schema libero. Al centro c'è la scrittura di Ligabue, in tutte le sue forme. Si parte dalle parole - delle sue canzoni, dei suoi libri, dei suoi film - e si arriva a parlare del suo modo di vedere il mondo. La lingua e il dialetto, la famiglia e la politica, il dolore, la speranza, l'arte, il calcio, il sesso, l'amore, l'amicizia, la memoria, la felicità di riuscire a sentirsi - anche solo per un momento - "leggero, nel vestito migliore, nella testa un po' di sole ed in bocca una canzone". Dentro la scrittura di Ligabue c'è una scelta delle parole che rappresenta un punto di vista sulla vita. Ma soprattutto c'è tanta musica, che trasforma e amplifica il senso di ogni parola. Perché per ogni cosa detta c'è sempre un motivo e quel motivo è spesso il modo in cui la canzone ci entra nelle vene, diventa parte di noi. Un libro pieno di spunti sorprendenti - di acume, di dolcezza, di ironia - che farà scoprire Luciano Ligabue a chi ancora non lo conosce bene, ma stupirà anche chi (come ognuno dei suoi tantissimi fan) pensa di sapere già tutto di lui.
Ne ho visti di ulivi strani in vita mia, ma quelli di queste parti hanno forme fuori da qualsiasi logica progettuale, come se la natura li avesse affidati a un artista strambo che con le sue sculture vuole esprimere solo stupore. Gli ulivi sembrano l'istantanea di un movimento convulsivo. Alberi autolesionisti che si squarciano il ventre per creare caverne in cui vivono animali, insetti e folletti dai cappelli rossi. Alberi che annodano i propri rami per ingannare le simmetrie, e che anche quando il vento è assente e sono immobili appaiono fluidi e impetuosi come dervisci roteanti. Gli ulivi di queste brulle e arse pianure posano come divi esibizionisti che ostentano le proprie forme sicuri di essere unici.
«Schumann recensì nel 1831 le mie Variazioni op. 2, quelle sul tema del Don Giovanni, in un modo, in un modo talmente, talmente… “Giù il cappello, signori: un genio!” Scrisse proprio così. Avevo diciassette anni, quando composi di getto quelle Variazioni.»
Chopin, considerato dai contemporanei come un esponente eccellente di un settore minore della musica, quello del pianoforte, diventerà per i posteri uno tra i maggiori creatori in assoluto. A raccontarne la storia, nella forma della finzione letteraria, in questo libro sono Chopin stesso e coloro che lo incontrarono.
La forma è romanzata, la sostanza, però, è solidissima dato che il maestro Rattalino è uno dei massimi esperti di pianismo e che al pianoforte il musicista polacco dedicò per intero la sua breve vita.
Corrado Augias, “Il Venerdì di Repubblica”
"WAM fu battezzato in una chiesa cattolica con i nomi di Johann Crysostom Wolfgang Theophilus, vale a dire "amico di Dio". Quel Theophilus si trasformò ben presto in Amadè, mentre il più solenne Amadeus non fu mai utilizzato nella famiglia Mozart, se non per scherzo. I nomi delle persone esprimono a volte i segni del destino: Wolfgang (ovvero "colui che ha il passo del lupo") preannuncia l'ardimento, la prontezza, la rapidità, mentre il nome Amadeus richiamava la fede in Dio, un'ancora di salvezza alla quale, in quei tempi contrassegnati da un'esistenza alquanto precaria, Mozart non rinunciò mai. Visse soltanto trentacinque anni, ma li attraversò col passo del lupo..." (Piero Melograni)