Carl Schmitt (1888-1985) è stato tra i politologi più controversi del Novecento. Allievo di Max Weber, aderì tanto alla Repubblica di Weimar quanto, subito dopo, al nazismo. Dopo la seconda guerra mondiale si ritira a vita privata, rielaborando in maniera sostanziale le proprie posizioni. Le sue contraddizioni ne fanno sicuramente uno studioso in sintonia con le inquetudini del nostro secolo. I saggi raccolti nell'Appendice antologica consentono di avere un quadro della sua produzione e di valutarne i meriti e le insidie del suo pensiero politico.
Questa "Introduzione a Heidegger" offre gli strumenti critici essenziali per interpretare l'opera del filosofo alla luce delle più recenti prospettive storiografiche.
In anticipo sul revisionismo storiografico di Nolte e di altri, Taylor, sulla base della padronanza delle fonti diplomtiche, già negli anni Sessanta sottoponeva a pesanti revisioni la tesi che la Seconda guerra mondiale fu dovuta tutta ed esclusivamente al bellicismo aggressivo di Hitler, e metteva in luce nella maniera più cruda le enormi responsabilità dei paesi occidentali. Quale fu il loro atteggiamento di fronte alla lunga serie di iniziative minacciose del Reich che andarono dalla rioccupazione militare della Renania sino al riarmo tedesco, all'Anchluss austriaco, alla distruzione della Cecoslovacchia, al convegno di Monaco, alla crisi di Danzica, allo scoppio della Guerra? A questa e ad altre domande Taylor risponde criticamente.
Vita e atteggiamenti, aspirazioni e sofferenze dei principali protagonisti dell'affascinante società dell'Antico Egitto: il faraone, il contadino, l'artigiano, lo scriba, il funzionario, i morti, il soldato, lo schiavo, lo straniero, il sacerdote. Sergio Donadoni, uno dei maggiori storici dell'Antico Egitto, ha diretto missioni archeologiche sia in Egitto che in Sudan. Ha insegnato nelle Università di Milano, Pisa e Roma ed è socio dell'Accademia dei Lincei.
Da Napoli a Londra, da Parigi a Madrid, un affascinante viaggio storico attraverso borghi e capitali, piazze e periferie, emergenze architettoniche e sistemi urbani che hanno costituito l'elemento decisivo dell'identità europea. Iniziando dal distacco dal mondo antico del X secolo, l'autore segue il formarsi della città in epoca medievale. Dal 1350 inizia il momento della stabilizzazione e della rifinitura, il momento delle teorizzazioni. Dal 1500 al 1600, con la scoperta e la colonnizzazione di nuove terre, la città europea si confronta con altre realtà per giungere nel XVII secolo al formarsi delle città come capitali nazionali, sede delle corti. L'impatto dell'industrializzazione infine trasforma radicalmente le città europee e arriviamo alle nostre città, con i loro problemi sempre più scottanti che attendono una soluzione.
La prima storia dell'Europa moderna nella quale la ricostruzione dei grandi avvenimenti pubblici si spiega con l'analisi del privato, e viceversa. Da tematiche affascinanti e sempre al centro della cronaca La virilità e omosessualità, donne e femminilità, guerra e bellezza, la riscoperta del corpo - muove un racconto storico di grande ampiezza, che spazia dall'iconografia alla letteratura, dai trattati di medicina alle leggi, dai discorsi politici ai manuali di psicologia e sessuologia. George L. Mosse, nato da famiglia ebraica tedesca, fu costretto a lasciare la Germania a quindici anni per sfuggire alle leggi razziali. E' diventato poi uno dei più grandi storici del nazismo e del razzismo. Attualmente insegna all'università di Wisconsin ed è "visiting professor" dell'università ebraica di Gerusalemme.