Il volume raccoglie le ricerche condotte da Nello Cipriani, nell'arco di circa trent'anni, sulla dottrina antropologica di Sant'Agostino, ancor oggi ritenuta dalla maggioranza degli studiosi il frutto dell'influsso neoplatonico sul pensiero del giovane filosofo di Tagaste. Attraverso un'accurata ricostruzione filologica dei testi agostiniani, Cipriani è in grado di documentare la presenza di influssi stoico-aristotelici, giunti ad Agostino tramite le opere di Cicerone e, soprattutto, dell'eclettico romano Varrone, erede del pensiero dell'accademico Antioco d'Ascalona. In particolare, da questi Agostino avrebbe ereditato l'idea dei prima naturae, cioè di quegli impulsi originari iscritti naturalmente nell'animo umano, che lo avrebbero portato a rivalutare - anche alla luce della maturata fede cristiana - sia la dimensione corporea sia la dimensione sociale dell'umano, aspetti delegittimati, invece, dalla tradizione platonica.
Con la lettura delle Esposizioni sui Salmi di Sant'Agostino tocchiamo con mano uno di più affascinanti e avvincenti geni dell'evangelizzazione popolare. Ovviamente, nulla di dispregiativo in quel "popolare". In Agostino il termine fa riferimento al popolo, nella sua accezione più ampia: dai contadini, ai pescatori, ai pastori, ai commercianti, agli artigiani, ai più dotti, nessuno escluso. Qual era l'obiettivo di Agostino nell'esporre i Salmi al suo pubblico? Quello di far entrare i fedeli a contatto con il mistero nascosto sotto i segni sacramentali delle parole salmodiche, cioè con il suo Verbo vivo, capace di nutrire spiritualmente l'animo umano, dopo averlo ruminato adeguatamente nel silenzio meditativo, contemplante e adorante. Agostino in tal modo ha compiuto un'impresa di audace evangelizzazione in profondità. E a lui in gran parte è riuscita. Per Agostino i Salmi non erano una preghiera qualunque, ma quella preghiera che Dio stesso ha ispirato per dare all'uomo la possibilità di lodarlo più adeguatamente. La sua camera era tappezzata dei 150 Salmi. Ha chiuso per sempre gli occhi sui Salmi, dopo averli a lungo contemplati, assimilati, vissuti. Ci viene da dire che Agostino nelle Esposizioni sui Salmi, come pure nei Discorsi, va preso come omileta esemplare. Ideale. Eccezione fatta per la lunghezza dell'intervento, che poteva durare anche fino a più di due ore. Oggi insopportabili. A meno che Dio non abbia a farci dono di un nuovo Agostino.
Un ampio quadro della teologia di Ireneo di Lione, recentemente proclamato dottore della Chiesa per il suo contributo all'unità nella fede, apre la raccolta con l'intento di far conoscere una esemplare sintesi e lezione di metodo teologico. Seguono poi studi su Ambrogio (il paradiso terrestre, la creazione dell'uomo e della donna), Girolamo, Gregorio Magno e Agostino letto dai medievali; completano la raccolta due questioni pastorali: il senso della domenica e l'arte di evangelizzare.
San Gregorio di Narek, proclamato Dottore della Chiesa dal Santo Padre Francesco, il 12 aprile 2015 nella Basilica vaticana, rappresenta una grandezza nel suo genere unica nell'ambito della cultura religiosa e letteraria non solo dell'Armenia, ma della cristianità intera, dalle dimensioni umane e mistiche universali. Narekatsi - è stato detto - riassume in sé tutto ciò che lo spirito armeno abbia pensato fin dall'inizio. Tutte le angosce e le lotte, come pure tutte le vittorie e le speranze del suo popolo, lui le ha condensate nella sua opera. Il suo Matean Olbergutean, il Libro della Lamentazione, parole traducibili anche come il Libro della Tragedia, conosciuto comunemente tout court come il Narek, il capolavoro poetico, teologico e mistico di Gregorio, fu il libro più letto dagli Armeni.
Sant'Agostino, eccezionale testimone e maestro di bellezza, ce ne tratteggia il triplice volto: quello della bellezza fisica, definita "estetica" appunto perché "percepita" dai sensi, a partire dagli occhi e dall'udito; quello della bellezza interiore, costituita dalle virtù, in particolare dalla giustizia, dalla sapienza, dall'amore, dalla verità, intercettata dalla mente; quello della bellezza escatologica, cioè della bellezza che caratterizza l'essere umano nel mondo dei risorti anche nel suo corpo, svelata dalla Parola di Dio. Ma ad Agostino sta a cuore segnalare il Mistero della Bellezza, personificazione e fonte della bellezza, in Dio Trinità, di cui le bellezze create sono una sorta di sacramento.
A chi ha una certa familiarità con i testi di Agostino non parrà fuori luogo definirlo un artigiano prolifico di aforismi indimenticabili, cioè di frasi concise e pregne di pensiero. Gli venivano spontanei. Ogni suo aforisma è un piccolo gioiello. Molti lasciano sorpresi e incantati, tanto sono geniali. Erano il suo linguaggio caratteristico e abituale usato con il composito pubblico, tanto da riconoscervi una sorta di marcatore dell'autenticità dei suoi interventi trasformati in opere letterarie. Del resto, l'arte della retorica, di cui era stato anche docente, gli ha consentito di scegliere, all'occorrenza, le parole più idonee; di intarsiarle modulandole tra di loro, obbedendo alla vibrazione del pensiero; di accostare sapientemente parole assonanti e di posizionare i pensieri in forma speculare; di condensarvi un pensiero importante e portante; di consegnare al pubblico una sintesi formidabile e accattivante, facilmente memorizzabile. La presente pubblicazione, dopo aver raccolto, con testo originario latino e traduzione italiana rigorosamente fedele al linguaggio dell'autore, oltre quattrocento aforismi e pensieri sapienziali di Agostino, selezionati tra i più significativi, sviluppa una serie di tematiche, a trama aperta, intessute appunto degli aforismi e dei pensieri sapienziali segnalati nella prima sezione. Ne risulta un ampio spaccato della teologia e dell'antropologia teologica di Agostino.
Don Luigi Giussani è un testimone esemplare di quella tradizione vivente con cui l'avvenimento cristiano, sin dalle sue origini, viene trasmesso. Il sacerdote ambrosiano entra in dialogo e si confronta con personalità ed espressioni dell'epoca patristica, rendendole così familiari e attraenti per gli uomini del suo e del nostro tempo. In questo volume, dodici studiosi del cristianesimo antico presentano e indagano i Padri della Chiesa a cui Giussani si rifà con maggiore frequenza nel corso della sua ampia opera. Guidati dalle riflessioni e dalle intuizioni del fondatore di Comunione e Liberazione, viene offerta anche ai più inesperti una prima e basilare introduzione ai Padri della Chiesa. Si avrà così un'occasione per riscoprire le radici della fede cristiana, di cui Giussani rappresenta un testimone vivo, perché dei Padri ha voluto essere ed è stato autenticamente figlio. Prefazione di Angelo Scola.
Era sessantenne Agostino, nella sua piena maturità teologico pastorale, quando predicò i 124 Trattati sul Vangelo di Giovanni, a cui ha aggiunto 10 Trattati sulla prima Epistola di Giovanni. Il suo uditorio era costituito dai suoi stessi fedeli di Ippona, che in quel momento, dopo un prolungato e profondo travaglio provocato soprattutto dall’impatto con eresie e scismi, avevano bisogno di una sostanziosa cura pastorale.
Attingendo ispirazione dall’evangelista Giovanni, ha consegnato loro, come singolare atto di amore pastorale, il distillato teologico, pastorale e spirituale, di molte delle sue opere, come la Città di Dio, la Trinità, opere polemiche, lettere poderose, piccoli ma interessanti trattati, principalmente sulla fede nel Mistero della Trinità, nel Mistero di Cristo, Verbo incarnato, nel Mistero della Chiesa, suo corpo, sua sposa, e sull’amore fraterno. Li ha incontrati per un anno intero, due o tre volte alla settimana, il sabato, la domenica e, spesso, il lunedì. L’esito si è tradotto in un percorso spirituale che potremmo definire da anno ignaziano, finalizzato a sintonizzare la vita della sua gente con la Parola di Dio.
L’opera è di estrema attualità anche per i Laici.
Agostino viveva il momento delle Omelie come un incontro desiderato con la sua gente, un atto di intensa pastorale. Parlava con la sovrabbondanza rigurgitante della mente e del cuore. Con una voce un po' flebile, ma con una potenza espressiva eccezionale e con un cuore vulcanico. Con i suoi Discorsi, per quarant'anni Agostino ha educato i fedeli a coniugare Parola di Dio e vita, facendoli entrare nel dinamismo proprio della lectio divina: quello di assumere la Parola di Dio come luce che rischiara la quotidianità della vita, di cui offre uno spaccato interessante e avvincente, persino attuale. E a tal fine, con squisita sensibilità pastorale, Agostino mirava a coinvolgere il pubblico, sollecitandolo a bussare con lui alla Roccia della Sacra Scrittura, da cui far scaturire l'acqua viva, cioè i misteri abissali di salvezza, di cui nutrirsi insieme.
La Città di Dio, il capolavoro di Sant'Agostino, mette a confronto due culture destinate a convivere nella storia, per essere separate nell'oltre storia: quella idolatra, mondana, pagana, con le sue orgogliose pretese di progresso senza fare riferimento a Dio, destinata ad essere fallimentare, e quella cristiana, che crea condizioni di alta umanizzazione civile, grazie proprio al suo radicamento in Dio, Mistero di Amore Trinitario, Creatore dell'universo e Salvatore dell'umanità peccatrice. Delle due culture, dette città, l'una terrena e l'altra celeste, il Vescovo di Ippona traccia il profilo genetico, lo sviluppo storico e l'approdo oltre il tempo. Per i cittadini della Città di Dio l'approdo coincide con la beatitudine nel Bene sommo che è Dio; per i cittadini della città terrena con l'infelicità eterna. Ne La Città di Dio, Agostino ci dà il quadro della teologia della storia, spaziando dalla terra al cielo, dai valori civili umani a quelli eminentemente cristiani escatologici: la pace, la giustizia, la socialità, la felicità, la bellezza, la Provvidenza, l'uomo creato ad immagine di Dio, il sacerdozio battesimale, il peccato originale e i peccati personali, la misericordia di Dio, la libertà umana, la prescienza divina, l'approdo oltre il tempo. La Città di Dio appartiene al patrimonio dell'umanità, del cui travaglio, anche attuale, si fa interprete. Tutta la sua trama è tesa tra fedeltà a Dio e narcisistica autoreferenzialità. Con le connaturali conseguenze.
Le Confessioni sono l'autobiografia spirituale di Sant'Agostino. Un'opera grandiosa, scritta e pubblicata perché i lettori ringraziassero Dio con Lui per averlo salvato dal naufragio spirituale, in cui il travaglio morale, filosofico ed esistenziale lo stava inabissando ad ogni momento. Figure di spicco hanno contribuito a farlo approdare al porto della salvezza in Gesù Cristo, nell'ambito della Chiesa Cattolica: il Vescovo di Milano Ambrogio e, soprattutto, sua madre Monica. Alle vicende narrate, in nove libri, che vanno dalla sua Nascita fino alla morte della madre, ne aggiunge altri quattro, nei quali tratta argomenti di grosso spessore culturale e filosofico, come la creazione, la memoria, il tempo, la felicità.