A chi si deve l’edificazione del Duomo di Milano? Con quali risorse poté sostentarsi l’impresa di una costruzione così ambiziosa e imponente, avviata nel 1386 e conclusa definitivamente solo nel XX secolo? Grazie allo studio di alcuni preziosi documenti (soprattutto i Registri delle Offerte), Martina Saltamacchia analizza il campionario dei donatori che contribuirono al finanziamento della Fabbrica. Sorprendentemente, i dati numerici rivelano che la parte più cospicua delle entrate è ottenuta dalla somma di offerte modeste o minime, dal valore apparentemente trascurabile. Da quegli elenchi di cifre fanno capolino incredibili storie di uomini e donne comuni – non di rado in situazione di disagio economico o sociale – mossi da una fede sincera a un commovente e gratuito atto di carità. Facendo memoria di questi piccoli gesti, per lo più anonimi ma in qualche caso precisamente identificati, il volume rende giustizia ai veri “edificatori” della cattedrale. Commentano il testo una serie di immagini storiche del Duomo, che raffigurano le diverse fasi della sua costruzione e testimoniano nei secoli la partecipazione attiva del popolo all’opera del cantiere nel corso dei secoli.
GLI AUTORI
MARTINA SALTAMACCHIA, laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione presso l'Università Bocconi di Milano, è attualmente ricercatrice presso la Rutgers University, New Jersey (USA) con specializzazione in Storia Medievale Italiana.
Atti delle III Giornate di Studi Medievali
Castiglione delle Stiviere, 25-27 settembre 2003
Il volume raccoglie i risultati di un convegno interdisciplinare di studio che ha visto coinvolti storici e archeologi di università e istituti di ricerca dell'Italia settentrionale intorno al tema della committenza di edifici religiosi dall'età carolingia al Mille. È diviso in tre parti: la prima è dedicata al legame fra committenti (laici, soggetti ecclesiastici secolari, monasteri) e territorio; la seconda è dedicata agli edifici e la terza presenta una serie di rassegne regionali su scavi tutt' ora in corso o di recente realizzazione. Il saggio di Nicolangelo D'Acunto tratta il tema della committenza edilizia dei vescovi nel Regno Italico, quello di Renata Salvarani esamina il caso della struttura territoriale della diocesi di Mantova, strutturata in età carolingia. Cristina La Rocca ha esaminato il rapporto fra aristocrazie laiche e l'edificazione di chiese private fra VIII e IX secolo. GianPietro Brogiolo ha trattato le architetture e i simboli del potere, Aurora Cagnana le tecniche murarie prima del romanico, Marco Sannazaro l'epigrafia all'interno delle chiese. Tra gli studi regionali, Renato Perinetti ha presentato alcuni casi in Valle d'Aosta, Alberto Crosetto la produzione scultorea della piena età carolingia in Piemonte; Alessandra Frondoni ha esaminato la Liguria, Paolo De Vingo alcune fondazioni religiose a Genova e nel territorio suburbano tra X e XI secolo; Sauro Gelichi, Mauro Librenti, Claudio Negrelli, Rossana Gabrielli hanno indagato situazioni dell'Emilia Romagna, Cristina Felici e Fabio Gabbrielli tracciano un panorama degli scavi in Toscana. Il volume è corredato di fotografie, rilievi, plamimetrie e dell'indice dei toponimi e degli antroponimi.
Con lettere inedite di Nenni, Pertini, Togliatti, Terracini, Moro, La Pira, Parri, Schlesinger, Pratolini Un dialogo su socialismo e riformismo nella storia d'Italia, dalla nascita del "Partito dei lavoratori" nel 1892 a oggi, quando ogni residuo socialista sembra dover scomparire nel "Partito democratico". I due interlocutori partono da punti di vista differenti, ma intrecciano una discussione che investe tutta la storia del socialismo italiano: dalle lotte di fine Ottocento al decennio giolittiano, dal tumultuoso dopoguerra alla nascita del Pci e al fascismo. Pieraccini racconta anche la sua esperienza di giovane studente a Pisa e poi nella Firenze dei primi anni Quaranta, insieme a quella di esponente nel dopoguerra dell'autonomismo nenniano in fecondo dalogo con Morandi e Lombardi, fino agli anni Sessanta, quando fu uno dei protagonisti del centro-sinistra. Passata attraverso una valutazione della vicenda politica di Craxi, dal 1976 a "Tangentopoli", la concordia discors dei due autori trova una significativa convergenza nel giudizio sull'oggi, dopo la fine del Psi e la rinuncia ad ogni seria prospettiva socialista. Per entrambi socialismo e riformismo hanno un futuro, riprendendo la tradizione migliore della sinistra italiana, quella che coniuga progresso civile e promozione della democrazia.
FABIO VANDER (Roma, 1958), laureato in filosofia con Gennaro Sasso e in storia contemporanea con Pietro Scoppola, diplomato all'Alta scuola di studi legislativi (ISLE), lavora presso il Senato della Repubblica. Collaboratore di riviste quali "Behemoth", "Telos", "Teoria Politica", "Il Cannocchiale", ha pubblicato tra l'altro: Metafisica della guerra (Milano 1995), Aldo Moro (Marietti, Genova 1999), L’estetizzazione della politica (Bari 2001), La democrazia in Italia (Marietti, Genova-Milano 2004), Contraddizione e divenire. Filosofia e politica in prospettiva neo-dialettica (Milano 2005); con G. Pieraccini, Socialismo e riformismo (Marietti, Genova-Milano 2006).
In quest'opera, che affronta tematiche artistiche muovendosi liberamente tra filosofia, antropologia e religione, e in un costante dialogo critico con Freud e con Girard, l'autore offre un'interpretazione completamente inedita di Leonardo. Non più l'immagine consueta e abusata del genio universale del Rinascimento, ma una personalità tormentata e complessa, che ha trovato nelle sue creazioni l'unica alternativa a una vita affettiva e sociale fortemente segnata dalla sua nascita illegittima. La tesi di Giuseppe Fornari è che il rapporto drammaticamente incompiuto e inespresso coi genitori, e in particolare col padre, che mai darà riconoscimento legale al suo primogenito, sia stato determinante non solo nello stimolare le ambizioni di un giovane di talento, ma anche nel fargli vivere e approfondire le grandi verità del cristianesimo, che trovano una modernissima illustrazione nelle principali opere sacre di questo artista. Un saggio di notevole spessore che sottolinea l'importanza della matrice cristiana nell'ispirazione dell'opera di Leonardo, e a sostegno di questa tesi mette in luce particolari poco noti.
Elisabetta Sirani (1638-1665) fu "famosissima pittrice" bolognese. La sua morte a soli ventisette anni è stata per secoli al centro di un mistero. Allieva, come il padre, del grande Guido Reni è ora con lui sepolta. Fu tra le artiste più ricercate e note in tutta Europa. In queste pagine una storica dell'arte e un poeta ricostruiscono la vicenda. La narrazione di Beatrice Buscaroli approfondisce il contesto e i caratteri di questa affascinante storia che ha tra i protagonisti alcuni tra i maggiori artisti del Seicento. La poesia forte e ritmica di Davide Rondoni trova le sottigliezze e il delirio per far rivivere la vicenda nel monologo in versi di una vecchia carcerata. Così rivive Elisabetta, forse avvelenata come Masaccio e altri grandi dell'arte. La verità sulla Sirani è qualcosa che ancora inseguiamo.
DAVIDE RONDONI ha pubblicato alcuni volumi di poesia, tra i quali Il bar del tempo (Guanda 1999) e Non sei morto, amore, per una lettura con blues (I quaderni del battello ebbro 2001). Presso Marietti è uscito Poesia dell’uomo e di Dio. I Salmi nella versione poetica di Davide Rondoni (1998). Ha curato traduzioni e raccolte di vari poeti.
Ha fondato e diretto il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna e dirige la rivista “clanDestino”. Si occupa di poesia anche su quotidiani e riviste e in trasmissioni televisive per il canale Sat2000.
Arturo Marzano è nato a Roma nel 1973. E’ stato allievo del corso ordinario e del perfezionamento in scienze politiche presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. E’ autore di alcuni contributi sulla politica britannica in Medio Oriente e sulle relazioni tra governo inglese e sionismo nei primi decenni del Novecento. Attualmente collabora con la Cattedra di storia contemporanea della Facoltà di scienze politiche dell’Università di Pisa e lavora nell’ambito della cooperazione internazionale con l’organizzazione non governativa UCODEP.
Storicamente sembra molto lontano il tempo di queste lettere, ma leggendole con attenzione le troveremo vicine ai nostri sentimenti, alle nostre convinzioni. Vicine al nostro modo di amare, alle nostalgie, al timore della solitudine, alla ribellione contro le ingiustizie e anche, per chi crede, alla forza di una fede alla quale si affida ogni pena e ogni speranza. Sono sessanta lettere scritte da Alcide De Gasperi alla moglie Francesca, prima dal carcere di Regina Coeli e poi dalla clinica dove egli viene trasferito a causa della sua precaria salute, ma tenuto sotto stretta sorveglianza in attesa di giudizio e poi fino al termine della pena. Gli scritti vanno dal marzo 1927 all'ottobre 1928. Dopo le edizioni degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta queste lettere vengono ora riproposte al pubblico non solo per rinnovare la conoscenza di un uomo che ha lasciato nel nostro paese una traccia profonda, qualunque sia il giudizio che se ne vuole dare, ma per indicare alle giovani generazioni una strada ancora valida da percorrere nelle sue qualità di serietà politica, di virtù morali e di rispetto di quei valori che rendono degna la vita di un uomo.
GLI AUTORI
Alcide De Gasperi è il più grande statista italiano del 900’, nel dopo guerra ha guidato l’Italia nella grande impresa della ricostruzione. Nel periodo fascista ha lungamente sofferto, e queste lettere ne sono testimonianza. La figlia Maria Romana raccoglie gli scritti del padre e ne è riferimento ufficiale, curerà la grande mostra itinerante che sarà la manifestazione più importante delle celebrazioni indette per ricordare lo statista a cinquanta anni dalla morte. L'inaugurazione della mostra avverrà a Roma in Ottobre con l'intervento del Presidente della Repubblica.
Caffaro (Caschifellone, ora Castrofino, 1080/81 - Genova 1166), fu per sei volte console di Genova e guidò la flotta genovese contro Pisa (1125) e contro i Saraceni (1146). Basati su ricordi personali o su fonti dirette e sicure, i suoi Annali genovesi, dal 1099 al 1163, sono un documento fondamentale della civiltà marinara e mercantile italiana e fanno di lui il primo storico laico di una città dell’Italia settentrionale la cui opera sia stata resa ufficiale dagli organismi di governo del comune.