Negli anni Cinquanta una ragazza diventa suora nella Congregazione delle Missionarie fondata da Santa Francesca Cabrini. Quella ragazza è Maria Barbagallo, oggi settantenne, autrice di questa fresca e appassionante biografia in cui ripercorre l'esperienza di una vocazione che diventa scelta di vita.
Una vita "attiva", passata in giro per il mondo, in una serie di "salti nel vuoto", a contatto con la fatica ma anche con l'entusiasmo di dover reinventare la propria esistenza e il rapporto con gli altri e con Dio, giorno per giorno, nelle piccole come nelle grandi cose.
Suor Maria Barbagallo racconta senza retorica gli incontri, gli affetti, i contrasti, le paure e la felicità di una scelta difficile, che non perde forza con il tempo
Cos'è il linguaggio, qual è la sua origine e il suo rapporto con il mito? E, ancora, che ruolo ha la lingua nell'opera di Tolkien, perché l'autore del Signore degli Anelli considera l'uomo una "luce riflessa" capace di sub-creare mondi immaginari tramite le parole? Come ci dice la Flieger in questo volume "le parole sono espressione del mito, incarnazioni di concetti mitici e di una visione mitica del mondo. La lingua ai suoi inizi non faceva alcuna distinzione tra il significato letterale di una parola e quello metaforico, come invece accade ora [...]. Qualsiasi tipo di espressione era letterale e dava direttamente voce alla percezione dei fenomeni ed alla partecipazione intuitiva e mitica ad essi da parte dell'umanità". È a partire da questa teoria della parola e del mito (originariamente proposta da un altro Inkling, Owen Barfield) che Verlyn Flieger in Schegge di Luce elabora un'affascinante interpretazione dell'opera tolkienana, che la critica considera, assieme a La Via alla Terra di Mezzo di Tom Shippey (Marietti 2005) un testo imprescindibile per chiunque voglia cogliere in tutta la sua ricchezza il senso profondo del "legendarium" di Tolkien.
Alberto Cappi è da sempre legato ad una laboriosa esperienza della poesia come "scrittura". Come gesto, insomma, in cui il silenzio e le infinite possibilità della lingua danno vita a qualcosa di misterioso. Aprendo spazi di incontro e di conversazione profonda. La poesia come affioramento delle parole e contemporaneo inabissamento nelle avventure del significato. Pochi come lui in Italia hanno tanto viaggiato nell'esperienza dello scrivere, anche attraverso i territori del lavoro sui testi altrui, con traduzioni, scelte antologiche ed esercizio critico. In questa raccolta, dove a mio avviso spira un'aria più estrema, e se possibile brucia una concentrazione al tempo stesso più furiosa e però più abbandonata delle precedenti, troviamo il poeta impegnato nel suo decisivo corpo a corpo: con il tempo. E troviamo le figure, le presenze familiari o lontane, le icone e i fantasmi che si accalcano a un tale appassionato, suo e nostro apertissimo ring.
Vittorino Andreoli è laureato in medicina e specializzato in neurologia e psichiatria. Autorevole studioso della psiche, ha pubblicato vari volumi. Tra i più recenti vanno ricordati: Dalla parte dei bambini (Milano 1998); Cronaca dei sentimenti (Milano 2000); Delitti (Milano 2001). I romanzi: Yono-Cho (Milano 1994); Una piroga in cielo (Milano 2002). Il saggio Elogio della normalità è uscito presso Marietti nel 2002.
Libia, autunno 2011. Muhammar Gheddafi viene catturato, torturato e freddato con un colpo di pistola. Una pistola d'oro. Da Tripoli, su una delle tante navi che attraversano il Mediterraneo, Khalid scappa verso l'Italia. Ha tredici anni. Scappa per la guerra, per una famiglia lacerata, perché non sa da che parte stare: il fratello combatte coi ribelli, il padre è schierato con la milizia. Custodisce un segreto esaltante e pericoloso. A Roma è clandestino: gli incontri di un solo giorno gli svelano l'avventura e il dramma, l'amicizia vera. E un nuovo modo di guardare la vita.
Una malattia. Un voto, un miracolo. L'anoressia ti succhia il fisico e la felicità. Ci puoi morire, o restarne segnato per sempre. Lei ci era finita dentro senza un perché, eppure sapeva che il suo destino era buono. C'era una promessa, e la certezza che i miracoli avvengono. Arrabbiata e dolente, la storia di una ragazza e di una generazione, tracciata dai libri letti e assaporati, che tornano alla memoria per guidare la strada. In una biblioteca raffazzonata e ideale, i passi per scoprirsi unici e amati, e guarire.
Questo lavoro di Julian Marias è metodicamente, tematicamente e strutturalmente personalista. L'autore opera una vera e propria svolta ontologica affermando che la difficoltà sta nel pensare, non già la vita umana, bensì la persona che vive.
Con questo nuovo fondamento del pensiero a partire dalla persona vivente, Marias va oltre il suo maestro Ortega y Gasset e delinea un personalismo vitale.
L'obiettivo di Marias è di tracciare la mappa del mondo personale: non di quello umano nel suo complesso, non di tutte le forme di convivenza tra gli uomini, ma solo di quelle dove queste funzionano permettendo agli individui di incontrarsi rigorosamente come persone.
Julian Marias (1914-2005) è stato il primo ed il più celebre discepolo di Josè Ortega y Gasset. Ha dedicato originali ricerche al tema della vita e della persona come emerge dalla sua antropologia metafisica. E' considerato uno degli esponenti della così detta "terza Spagna", avendo contribuito al versante repubblicano, sia pure con un atteggiamento moderato e dalla prospettiva del cattolicesimo liberale, all'edificazione della democrazia nel suo paese.
Enrico Medi (1911-1974), laureatosi con Fermi a Roma nel 1932, docente di geofisica a Palermo e a Roma, deputato al Parlamento italiano, è stato presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e, dal 1958 al 1965, vicepresidente dell’Euratom. Ricercatore assai noto, divulgatore e apprezzato conferenziere, fu profondo testimone di vita cristiana e di impegno sociale. Il 26 maggio 1996 è stata introdotta la sua causa di Beatificazione. Il volume raccoglie un ciclo di lezioni di aggiornamento scientifico tenute presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Roma (Angelicum). L’Autore offre, insieme a una visione scientifica del cosmo proposta ad un livello accessibile all’uditorio, la sua visione sapienziale di scienziato credente che rilegge “teologicamente” la natura con le sue leggi, accostando anche certi aspetti ontologici che sono propriamente filosofici più che teologici. Nell’ultimo testo di congedo, con il quale il libro si chiude, egli riporta la sua personale testimonianza di uomo messo alla prova da una malattia vissuta nella luce della fede.
Sollecitato da Marco Guzzi, filosofo e poeta, Enzo Bianchi esprime, come in una “collatio” monastica, i suoi pensieri e le sue sollecitudini sull’uomo, sul cristiano, sulla chiesa. Ne esce un colloquio a cuore aperto sul grande fluire della fede cristiana dai primi secoli ai giorni nostri, nell’appassionata ricerca del senso della presenza cristiana nella compagnia degli uomini. Una rilettura pacata e insieme profetica della fedeltà alla terra e al cielo che ogni cristiano è chiamato a vivere nella sequela di Gesù Signore: senza rimpianti né nostalgie, ma con la franchezza e l’audacia di chi tenta di porre se stesso sotto il Primato della Parola di Dio e della sua volontà. Un appello accurato alla conversione delle chiese all’unico Signore, per una rinnovata e credibile testimonianza dell’attesa del Regno che viene e che trasfigura il creato intero.