Un saggio sulla ricerca dell'arte di esistere, intesa come capacità di dare senso al tempo e di condurre una vita autentica a partire dalla conoscenza pure necessariamente parziale - della propria interiorità, impossibile da ottenere senza il confronto con il mondo esterno. Riattualizzando il senso della cura di sé, fondamentale nell'antichità ma considerato in tempi più recenti segno di individualismo e di ripiegamento interiore, il volume ne sottolinea la forte valenza etica e sociale, facendo fruttuosamente dialogare i pensatori della classicità - da Socrate a Platone, da Epitteto a Marco Aurelio - con la fenomenologia novecentesca. Riferimento costante nel percorso intrapreso dall'autrice è il principio secondo cui l'educazione all'esistenza è orientamento all'autoformazione della persona, mai insegnamento diretto e normativo.
La complessa vicenda del divorzio in Italia è ricostruita da Giambattista Scirè attraverso lettere inedite e interviste ai protagonisti, articoli dell’epoca, documenti ufficiali dei partiti e della Chiesa, dichiarazioni dei gruppi della società civile e degli intellettuali, restituendoci l’atmosfera di un’Italia in trasformazione, sospesa tra la crisi del miracolo economico e le mancate riforme di struttura, tra le novità del Concilio Vaticano II, la secolarizzazione e l’onda lunga del Sessantotto. È con la battaglia per il divorzio che la società civile irrompe sulla scena politica italiana, dimostrando di essere ben più avanti della propria classe politica nel considerare l’acquisizione dei diritti civili come un fondamentale termometro del livello di democrazia di un paese. Uno sguardo al recente passato per comprendere i cambiamenti della nostra società e la fase di modernizzazione e secolarizzazione che sta attraversando.Durante l’età moderna, l’area mediterranea è segnata dalla guerra da corsa e dalla pirateria, su cui prosperano intere città, cristiane e musulmane; il conflitto per mare assume i toni dello scontro religioso, quasi da crociata contro gli infedeli. Quanti cadono in mano dei corsari, ridotti in schiavitù, attendono di essere riscattati o scambiati, e in cattività danno origine a un’intricata storia di abiure e conversioni – dall’islam al cristianesimo e viceversa.
L’analisi dell’autrice, basata su ricche e talvolta inesplorate fonti documentarie, mostra il forte coinvolgimento delle istituzioni laiche ed ecclesiastiche in questa nuova dimensione della contesa politica internazionale e offre un quadro significativo sulle condizioni di vita dei captivi, in bilico tra la vecchia fede religiosa e l’esigenza di inserirsi in un diverso tessuto sociale. L’efficacia nell’evangelizzazione degli schiavi ha come risultato più eclatante la canonizzazione di santi neri, quali Antonio Etiope e Benedetto il Moro, ma si spinge sino in terra africana, dove Juan de Prado guadagna la palma del martirio, mettendo in luce inediti aspetti del ruolo politico dell’attività missionaria degli ordini religiosi nel regno del Marocco.
La mattina del 7 ottobre 1571 Filippo II di Spagna, il re prudente sempre vestito di nero, religioso e coltissimo, firma documenti da inviare in ogni parte del suo vastissimo impero. A Roma, nello stesso momento, papa Pio V, l'inquisitore intransigente consacrato alla lotta contro gli infedeli, celebra una messa per la vittoria della lega santa. Intanto il sultano islamico Selim, figlio del saggio Solimano il Magnifico ed erede delle mire espansionistiche della dinastia ottomana, parte in gran pompa da Istanbul. Da angoli diversi della terra, il re, il pontefice e il sultano sono concentrati sullo stesso pensiero: l'esito della battaglia di Lepanto, tassello finale del decennale conflitto tra musulmani e cristiani per l'egemonia sul mar Bianco: il Mediterraneo, il cuore del mondo. Dopo cinquant'anni di guerra, schermaglie diplomatiche, assedi leggendari e scorrerie corsare, il più cruento scontro navale del mondo moderno aveva infatti avuto inizio proprio in quelle ore. Nelle pagine sulla battaglia la ricostruzione di Roger Crowley raggiunge il suo culmine, per qualità narrativa e capacità di avvincere il lettore, trascinandolo nel vivo di un conflitto epico, che rappresenta un nodo cruciale della storia moderna.
Di cosa parliamo quando parliamo di politica? Può sembrare sorprendente, ma non lo sappiamo con certezza: la maggior parte dei nostri pensieri su temi cruciali come giustizia, libertà, eguaglianza, sicurezza agiscono in noi, e determinano i nostri comportamenti, senza raggiungere la soglia della coscienza. Questi concetti, scaturiti da ciò che George Lakoff chiama "inconscio cognitivo", sono infatti influenzati da una ragione non del tutto razionale, che si fonda sulle emozioni, e si nutre di metafore ed empatia. Ancora: dietro alle opposte visioni del mondo di progressisti e conservatori è rintracciabile una base di narrazioni e strutture mentali che mettono in scena valori in conflitto. Se schemi di pensiero di cui non siamo consapevoli condizionano i messaggi politici e le ideologie, giocando un ruolo fondamentale nel determinare le nostre decisioni, è essenziale comprenderne i risvolti nascosti confrontando stereotipi, simboli e immagini ricorrenti nella comunicazione pubblica, come il leader in veste di padre severo, la metafora della mela marcia o la reazione americana all'11 settembre nella forma di una guerra al terrore. Mettendo in discussione idee silenziosamente sedimentate, la brillante analisi di Lakoff rivela che per modificare il pensiero politico occorre in primo luogo conoscere, e trasformare, i cervelli.
UNITÀ IN DIALOGO
Un nuovo stile per la conoscenza
L’uomo non funziona come un calcolatore: non riceve informazioni, non le elabora, non codifica internamente la realtà esterna. Questa la posizione teorica di un indirizzo eterodosso della scienza cognitiva protagonista di un tentativo di innovazione radicale: sostituire il modello classico di riferimento della disciplina – lo schema ingegneristico dell’elaboratore – con un disegno di nuova concezione – lo schema naturalistico del sistema auto-organizzatore. Una proposta rivoluzionaria, che sollecita tutte le scienze a passare a un nuovo paradigma epistemologico e che invita a praticare la conoscenza scientifica come “dialogo”. Il volume delinea l’evoluzione del nuovo modello e ne mette in luce le potenzialità, proponendolo al dibattito della filosofia della scienza, della biologia e della psicologia della cognizione, dell’epistemologia delle scienze umane.
INDICE
Prefazione di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti
Introduzione generale. Genealogia e attualità di un oggetto teorico rivoluzionario
PARTE I – AUTONOMIA E CONOSCENZA. LA SCIENZA IN DIALOGO CON LA NATURA
SEZIONE 1 – L’auto-organizzazione e il dialogo con la natura. Un modello disegnato su uno sfondo epistemologico
L’eredità teorica della ricerca pioniera. Lineamenti genealogici e teorici dell’equazione tra autonomia e cognizione
L’eredità euristica della ricerca pioniera. L’autonomia come esperienza, comprensione teorica e stile di conoscenza
Intermezzo I – Autonomia e metamorfosi della scienza: la genesi di nuovi alberi della conoscenza
SEZIONE 2 – Autopoiesi e descrizione di coordinazione. Costruzione del punto di vista interno, ricostruzione del concetto di cognizione
Teoria dell’autopoiesi ed euristica del dialogo. L’albero della conoscenza nato dalla trasposizione immaginativa nello spazio dell’altro
Il dialogo con l’unità autopoietica. Costruzione teorica dello spazio dell’altro, simmetrizzazione dei rapporti di forza, descrizione di coordinazione
Intermezzo II – Enazione e dialogo
PARTE II – UNITÀ IN DIALOGO. LA CONOSCENZA CHE CREA UNITÀ
Unità dialoganti. Impalcature di una mente radicalmente incorporata
Mirror neurons e meccanismi di mirroring.
La neurofisiologia sperimentale incontra il soggetto emergente interindividuale
La conoscenza che crea unità. Angolazioni sulla regione dell’intellegibilità dialogica
Un elogio dell'immoralismo contro il moralismo ortodosso di vedute ristrette e contro l'eccesso di immoralità. Tenendo come riferimento costante il pensiero di Nietzsche e spaziando dalla filosofia antica a quella contemporanea, l'autore traccia il percorso della morale nei secoli, considerando come disposizione più favorevole alla conoscenza la tendenza a dubitare delle verità precostituite e la ricerca autonoma, fondata sull'esperienza, delle proprie norme di comportamento.
BIOETICA CATTOLICA E BIOETICA LAICA
Con un Poscritto 2009
Questo libro fornisce una panoramica imparziale, e al tempo stesso chiara e documentata, di un argomento di grande attualità, che sta condizionando profondamente il dibattito culturale e politico del nostro paese. Questa nuova edizione ampliata dell’opera − ormai ritenuta una sorta di classico sul tema − contiene sia un “Poscritto 2009”, in cui si traccia un bilancio critico complessivo della situazione odierna, avanzando, tra le altre cose, la suggestiva ipotesi di un “cambiamento di paradigma” da parte della Chiesa, sia un’estesa “Appendice” sui diversi modi di rapportarsi al problema bioetico dell’aborto.
INDICE
1. Un «sapere a vantaggio dell’uomo»: etica, bioetica e filosofia
Natura, compiti e origini della bioetica,
La vocazione “filosofica” della bioetica
2. I due paradigmi dominanti della bioetica odierna: problemi storiografici e critici
Modelli antitetici di bioetica
Casi “cruciali” e paradigmi
3. La bioetica cattolica della “sacralità della vita”
Esistenza di una bioetica cattolica ufficiale con valenze filosofiche
L’articolazione teorica del paradigma della sacralità della vita
Chiarificazioni e puntualizzazioni
Legge «naturale» e legge «eterna»
Il «deontologismo» della teoria della sacralità della vita
Legge morale e legge civile
Quale personalismo? I presupposti metafisici della bioetica cattolica,
4. La bioetica laica della “qualità della vita”
La “laicità” in bioetica. Questioni terminologiche e critiche
Il principio della “qualità della vita” e le sue interpretazioni teoriche fondamentali
5. L’articolazione del “paradigma” laico: prospettive, autori e modelli
La “koiné” laica e i suoi punti qualificanti
L’“umanità” della morale
Il rifiuto del concetto di “natura”
Il principio di “autonomia”
La “disponibilità” della vita
La conoscenza come strumento di progresso
La non accettazione del soffrire
Il diverso valore “qualitativo” delle vite
Il concetto funzionalista di “persona”
L’opzione “pluralistica”
L’opzione “liberale”. Morale e diritto
L’opzione “antiassolutistica”. Teleologia e deontologia “prima facie”
Perché la bioetica laica non è soltanto un’etica di “secondo grado”
Autori e modelli della bioetica laica internazionale
“Arbitrarismo” e “relativismo”: critiche e repliche
6. Una dicotomia arbitraria o una realtà di fatto?
Riconsiderazione del problema
Legittimità dell’ottica dicotomica
7. Bioetiche di matrice religiosa vicine alle posizioni laiche
Religioni e bioetica
Posizioni alternative
Repliche cattoliche
Fecondità euristica della distinzione fra laicità in senso “debole” e laicità in senso “forte”
8. Interpretazioni laiche del principio della sacralità della vita
Un principio pi√π antico del cristianesimo
Donagan e Rachels
Dworkin,
9. Indisponibilità e disponibilità della vita come chiavi di lettura della bioetica contemporanea
Una dicotomia pi√π comprensiva
Suicidio ed eutanasia come “cartine di tornasole” di opposte scelte paradigmatiche
10. Ancora su bioetica cattolica e laica. Tentativi di mediazione e persistenti differenze di paradigma
Tra incontri e scontri
Tentativi di mediazione
Il richiamo alla metafisica come “zoccolo duro” della bioetica cattolica
Due paradigmi contrapposti, costretti, loro malgrado, a coesistere e dialogare
Poscritto 2009
Un libro “attuale”
La teoria dei “paradigmi” bioetici
Obiezioni e repliche
In che senso parliamo di libro “profetico”
Inesistenza di una “terza via” tra indisponibilità e disponibilità della vita
L’“ipotesi” di un “cambiamento di paradigma” da parte della Chiesa
Dalle ipotesi sul futuro alla “realtà effettuale delle cose”: bioetica e mediazione politica
Appendice. Il problema dell’aborto nella bioetica cattolica e laica
Il problema
L’argomento scientifico
L’embrione come persona: la posizione cattolica
L’embrione come non-persona: la posizione laica
Due diverse antropologie di riferimento
L’argomento della potenzialità
L’argomento dell’autodeterminazione femminile
L’accusa cattolica di “cultura della morte”
L’argomento laico dello “spreco” naturale degli embrioni
L’argomento del “principio di precauzione”
La controversia sull’aborto come cartina di tornasole dell’opposizione paradigmatica fra due tipi di bioetica
Il rapporto tra vescovo e città è uno dei nodi cruciali del dibattito storiografico sull'Europa medievale, vede coinvolte tanto l'autorità carismatica e sacrale dei santi vescovi del periodo tardo-antico, eletti dai centri urbani a emblemi patronali della collettività, quanto la potenza politica ed economica che gli episcopati affermano e mantengono nel tempo. Attraverso un'approfondita analisi e una ricca selezione di fonti scritte e iconografiche, il volume presenta i diversi volti di questa complessa relazione, al crocevia di svolgimenti storici tra i più caratteristici della vicenda dell'Occidente - e in particolare dell'Italia - fra tarda antichità e Basso Medioevo: dall'affermazione dei poteri signorili, alla "sintesi istituzionale" tra episcopati e società urbane, fino alla successiva fioritura dell'esperienza comunale.
Oggi attraverso internet la conoscenza è potenzialmente disponibile per tutti con un solo click. Ma proprio nel momento della sua apparente maggiore accessibilità, il sapere è soggetto a norme sempre più restrittive sulla proprietà intellettuale, che limitano l'accesso alle risorse on-line. Queste nuove forme di ipermoderne enclosures mettono a rischio il carattere di bene comune della conoscenza. E proprio di fronte a tale pericolo, questo volume ribadisce che il sapere deve essere una risorsa condivisa, il propellente stesso per le moderne società che legano la loro prosperità e il loro sviluppo alla ricerca, alla formazione e alla massima diffusione sociale di saperi creativi e innovativi. Ma come preservare questo bene nell'epoca del neoliberismo informazionale globalizzato? Come evitare che il sistema ecologico-sociale della conoscenza "utile" venga travolto dalla privatizzazione? Per realizzare questo grande obiettivo democratico è necessario ripensare la proprietà intellettuale e il copyright, ma anche il ruolo delle biblioteche, delle istituzioni formative e delle forme di creazione e condivisione digitale dei saperi, così come il modo in cui i nuovi contenuti digitali possono essere conservati e resi disponibili attraverso il web. Open content, creative commons e open source possono costituire un efficace modo di garantire l'accesso alla conoscenza e una sua maggiore e più democratica diffusione globale.
Per spiegare il presente è necessario conoscere la storia: è intorno a questa premessa che nasce "Storia dell'Iran", un libro importarne per comprendere una realtà complessa dove il Novecento inizia con qualche anno di anticipo: nel 1890. quando i religiosi stringono alleanza con i mercanti per protestare con un vero e proprio boicottaggio - contro la decisione dello scià di dare a uno straniero la concessione del tabacco. Un'alleanza, quella tra religiosi e mercanti, destinata a riannodarsi lungo tutto il secolo e a culminare, nel 1979, nella rivoluzione che trasformerà l'Iran in teocrazia. Un'alleanza che sembra però compromessa dall'ingresso sulla scena politica dei pasdaran rappresentati dal presidente Ahmadinejad. Aggiornato fino agli avvenimenti a ridosso del trentesimo anniversario della rivoluzione. il libro - corredalo da numerose schede di approfondimento, una cronologia dettagliala, un glossario e una bibliografia ragionata - ripercorre le vicende più significative della storia e dell' attualità.
Sterco del diavolo o dono di Dio? Per la Chiesa, fin dall'epoca delle Sacre Scritture, il denaro ha sempre rappresentato una questione scottante. Una questione di interesse, potremmo aggiungere. Non si tratta solo di un gioco di parole: di fronte a un tema delicato come quello del prestito a interesse, e prima ancora dell'usura, il clero ha manifestato reazioni spesso contraddittorie. Come conciliare le problematiche economiche con la questione della fede e della coscienza morale? Attingendo agli archivi dell'inquisizione romana rimasti inaccessibili per secoli, il libro ricostruisce gli sviluppi e le dinamiche di questo fenomeno controverso nel periodo di nascita dell'economia moderna, tra Cinque e Settecento, proponendo, attraverso una lettura inedita del passato, alcune chiavi di riflessione sulla società di oggi.
Nel Settecento la poetica del romanzo elabora e diffonde i nuovi valori della modernità, dichiarandosi contro l'elaborazione retorica del linguaggio a favore della funzione documentaria e comunicativa. Una forte componente razionalistica modifica gli scopi didattici della letteratura, basati precedentemente sulla visione aristocratica e cristiana. Attraverso una ricca scelta di testi, pubblicati in lingua originale con traduzione a fronte, il volume evidenzia la particolare novità e significatività del romanzo realistico come cardine e strumento della rivoluzione culturale borghese in cui sono già ravvisabili i prodromi delle esigenze di una società di massa.