Il "gioco" come concetto filosofico attraversa la storia del pensiero occidentale, da Eraclito a Nietzsche per citare due figure emblematiche dell'età antica e moderna. Negli scritti (1946-1973) qui per la prima volta tradotti Eugen Fink mediante un'indagine fenomenologica condotta su alcune "modalità fondamentali" dell'esistenza - oltre al gioco, il lavoro, la morte, l'amore... - ne approfondisce la funzione antropologica, utile a comprendere l'umano. Se dell'uomo in quanto ens cosmologicum si può parlare solo attraverso la sua relazione con il mondo, il gioco ne è un osservatorio privilegiato, essendo un modo d'essere peculiare di questa relazione. Nel gioco l'uomo interagisce con l'alterità e con l'ulteriorità: indossare maschere, assumere ruoli, attraversare soglie trasponendosi in luoghi e tempi diversi, è un modo per eccedere la propria esistenza finita.
In tempi ormai poco propensi ad accogliere con facili entusiasmi gli sforzi di organizzazione globale delle summae, particolarmente nel campo estetico, l'Intuizione creativa di Jacques Maritain si impone ancora per l'acutezza dell'analisi e la poderosità della sintesi, per la sicurezza del gusto e la vastità di una cultura che spazia audacemente per i tempi e per le ragioni della creatività artistica, sorretta da un'idea e da una fede. Nella visione di Maritain la lezione degli amati maestri francesi e anglo-americani, da Baudelaire a Mallarmé a Poe a Breton a Eliot, si fonde organicamente e intelligentemente con l'insegnamento non solo di san Tommaso, ma anche di Platone e Aristotele, in una sintesi tanto pronta all'astrazione filosofica quanto attenta ai valori concreti del singolo testo e della singola opera d'arte. Il terreno su cui si muove l'indagine non è quello, chiuso e finito, di precedenti sistemazioni, ma quello vivo e inesauribile delle poetiche e dei testi poetici. Questo spiega l'originale struttura del libro, in cui ogni capitolo è concluso da un elenco di Testi senza commento degli autori più diversi, e che si avvale di un ricco corredo iconografico, che illustra l'arte degli antichi templi indiani così come quella di un Klee o di un Kandinskij. In un doppio e reciproco movimento, Maritain parte dai suoi autori per dare l'impostazione della propria indagine, e insieme torna a loro per trovarvene una conferma.
Nel 2007 la Fondazione Ambrosiana Paolo vi ha avviato una ricerca sulla "Recezione del Vaticano n a Milano", sotto la direzione di Gilles Routhier, nell'intento di sviluppare una lettura del cammino recente di questa Chiesa locale, con uno sguardo attento al contesto del Nord Italia, che non fosse soltanto una storia del suo recente passato, ma che mettesse in luce come il Vaticano il si è innestato in questa storia, l'ha influenzata, e ha trasformato soggetti, corpi individuali ed ecclesiali, e pratiche. Dopo il primo volume - con un saggio prospettico-metodologico e i risultati dell'indagine sulle "figure" dei diversi protagonisti chiamati ad attuare il Concilio - in questa seconda parte, dedicata alle "pratiche", si sviluppa un'analisi sinergica capace di illuminare in modo nuovo, dettagliato e originale, la vita della Chiesa di Milano. Emerge un fenomeno di recezione del Vaticano n ricco e variegato dove le abituali categorie di lettura, come rottura, continuità, riforma, aggiornamento, lasciano il passo a ipotesi più complesse per cogliere l'influsso del Concilio a vari livelli: nei processi di costruzione della Chiesa locale, nei contenuti dati all'azione pastorale e alla vita cristiana, nei luoghi e ambiti in cui costruire un dialogo/confronto con la cultura. Si evidenziano inoltre alcune peculiarità della Chiesa milanese: la presenza di arcivescovi dalla forte personalità; la ricchezza di energie e persone in una Chiesa molto strutturata.
Contributi di: Michele Nicoletti, Tiziana Faitini, Gian Luigi Prato, Massimo Giuliani, Michel Humm, Andrea Colli, Lucia Bianchin, Carlo Fantappiè, Debora Spini, Guido Ghia, Francesco Ghia, Elena Alessiato.
Rosaria Caldarone - Rosa Maria Lupo, Premessa; Jean-Luc Nancy, L'Annoncée; Richard Kearney, Annunciation; Claudio Ciancio, La mano dell'Annunciata; Gaetano Chiurazzi, La verità dell'annuncio, o la contingenza del mondo; Rosaria Caldarone, La lingua promessa; Salvatore Tedesco, L'annuncio di sé fra vertigine dello sguardo e spazio dell'immagine; Christophe Perrin, De la belote et du buzz. Une philosophie de l' annonce; Guido Cusinato, Annunciazione e trasformazione; Rosa Maria Lupo, Il soggetto dell'annuncio; Sven-Olov Wallenstein, The Annunciation of the Sensible. Gerhard Richter's Verkündigung nach Tizian; Dario Giugliano, Ecco: su transitività e imminenza. Per una fenomenologia dell'annuncio; Ezio Gamba, Annuncio e Parola della Vita nel pensiero di Michel Henry; Massimo Naro, Verbum abbreviatum. Appunti per una teologia dall'annuncio; Françoise Dastur, Qu'est-ce qu'annoncer? De l'ange et de la médiation; Babette Babich, Announcings; Montserrat Herrero, Incarnation. Confronting Jean-Luc Nancy's atheology and Hans Urs von Balthasar's theology; Paola Ricci Sindoni, L'annuncio profetico fra pathos e logos.
Cosa significa agire eticamente? L'azione implica sempre una relazione tra un io e un tu, tra un noi e gli altri? L'autore ci conduce nei paradossi che le tradizioni filosofiche, continentali e analitiche, hanno prodotto nell'affrontare questi interrogativi e prova a declinarli in un nuovo paradigma: una filosofia della relazione, dove relazione non è la finalità ma appare la stessa condizione di possibilità della vita etica. In questa prospettiva si riformulano alcuni dei nodi più aporetici della morale: la divisione tra essere e dover essere (nell'essere stesso è in gioco il dover essere, il rispetto dell'altro); il concetto di "io" (lungi dal contrapporsi a ciò che gli è altro ne è costituito, nella relazione) etc. Di qui la peculiarità di alcune categorie indagate dalla filosofia - iniziare, invecchiare, tempo, azione: sono performative, determinano l'agire. Queste pagine introducono a una nuova filosofia morale ma sono anche, in se stesse, esercizio di pensiero come "coinvolgimento".
Comitato scientifico: Jean-Louis Charlet (Université de Aix-en-Provence/Marseille), Giovanni Cipriani (Università di Foggia), Joy Connolly (New York University), Ingo Gildenhard (Cambridge University), Monique Goullet (LAMOP - Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne), Antonio La Penna (Università di Firenze), Michèle Lowrie (University of Chicago), Gabriella Moretti (Università di Trento), Laurent Pernot (Université de Strasbourg), Gianna Petrone (Università di Palermo), Giovanni Polara (Università di Napoli "Federico II"), Gianpiero Rosati (Scuola Normale Superiore, Pisa), Hermann Walter (Universität Mannheim), Tim Witmarsh (University of Oxford).
La "lunga battaglia" condotta da Jacques Maritain contro l'antisemitismo segue una evoluzione complessa e articolata che dura oltre cinque decenni. I testi raccolti nel presente volume, scritti dal 1921 al 1972, offrono per la prima volta al lettore italiano l'opportunità di seguire passo passo il percorso intellettuale di Maritain sulla questione ebraica, l'antisemitismo e lo Stato di Israele. Il pensiero del filosofo francese conosce una serie di significative trasformazioni, messe in luce dall'indagine storico-critica svolta in queste pagine. Costante è tuttavia la presenza di una stessa domanda: può un cristiano essere antisemita? Almeno a partire dagli anni Trenta, Maritain si adoperò instancabilmente per dimostrare che questo è possibile solo obbedendo allo spirito del mondo, non certo a quello del cristianesimo.
Un libro nato dall'incontro della scuola primaria Madonna della Neve di Adro con Christo, il maestro della land art, in occasione dell'installazione The Floating Piers sul Lago d'Iseo (giugno-luglio 2016): un'occasione irripetibile di dialogo tra lo sguardo bambino e l'idea creativa, che gli alunni hanno potuto esplorare in prima persona, visitando il cantiere in realizzazione ed ospitando l'artista nella loro scuola. La ricca documentazione fotografica riporta l'esito di una pratica didattica d'eccellenza. Paola Amarelli è dirigente della scuola primaria Madonna della Neve di Adro.
Una domanda attraversa queste pagine: è legittimo il disinteresse di molti scienziati verso la filosofìa, quando i concetti fondamentali della scienza hanno per lo più una genesi filosofica? È il caso delle categorie cervello, mente, anima, pensiero. Categorie che, nella loro stessa origine, sono attraversate da tensioni che si evidenziano, ad esempio, nelle riflessioni delle neuroscienze. Tensioni che un approccio riduzionista a questi concetti oggi divenuto senso comune - sembra occultare.
"Bisogna anzitutto inquadrare il personaggio, e non è facile. Dunque: Paolo De Benedetti, come dice il nome, è di origini ebraiche ma è nato in una famiglia non so da quanto ormai cristiana, e come cristiano è spirito religiosissimo (ha scritto libri e diretto collane di argomento religioso). È il cristiano più giudaicizzante che abbia mai conosciuto e naturalmente doveva finire come biblista e professore di cose giudaiche in una facoltà teologica. Come se non bastasse, è lo spirito più talmudico che esista". Con queste righe, Umberto Eco - che già aveva preso a modello PDB per tracciare la figura del redattore Diotallevi ne "Il pendolo di Foucault" - ha scritto, anticipatamente, la più perspicua introduzione a questa raccolta di scritti di De Benedetti sul lavoro editoriale. Scritti - seguiti dalla bibliografia curata da Agnese Cini Tassinario - dedicati al lavoro editoriale, con il ricordo di due editori come Valentino Bompiani e Stefano Minelli, e che appaiono, a ogni lettore attento, un "possesso per sempre" per chi si accosti all'editoria e al mondo dei libri.
Il conflitto fra Chiesa e nazionalsocialismo, il ruolo dell'educazione scolastica sotto i regimi totalitari, la ricerca di nuove proposte culturali per i cattolici: queste sono solo alcune delle problematiche affrontate da Mario Bendiscioli (1903-1998) - storico e intellettuale assai vicino alla persona di Giovanni Battista Montini - nel periodo compreso fra le due guerre mondiali. Questo libro nasce con l'intento di mettere in luce quanto l'iniziativa culturale di Bendiscioli, articolata nei volumi proposti e tradotti per l'Editrice Morcelliana - di cui egli fu cofondatore proprio con Montini -, si differenzi da progetti di intellettuali a lui vicini, come don Giuseppe De Luca e il rettore dell'Università Cattolica, padre Agostino Gemelli. Lo studioso ha il merito di aver aperto la Morcelliana ad alcune delle figure più rappresentative della teologia, della storiografia e della cultura europea del suo tempo, cimentandosi inoltre nel difficile tentativo di decifrare la natura del regime hitleriano e di ricostruire in presa diretta le fasi della "guerra di logoramento" condotta contro protestanti e cattolici dal Terzo Reich. La peculiarità e il valore della figura e dell'opera di Bendiscioli risiedono in una personalità poliedrica e tormentata, che si rispecchia nella sua ardua, ma tenace e costante, ricerca di equilibrio Ira teologia e storia, apologetica e storiografia.