Questo corso di lezioni, tenuto da Heidegger nel semestre invernale 1925-26 a Marburgo, è legato come gli altri corsi da lui tenuti in quegli anni, all'atmosfera di "Essere e tempo", un'atmosfera husserliana nella quale è già avvenuto qualcosa di non più husserliano. La critica ha ampiamente illustrato, proprio tenendo conto della pubblicazione di tali corsi, in che senso Heidegger si muova ancora all'interno della fenomenologia husserliana pur essendone ormai sostanzialmente fuori. Le tematiche esistenziali maturano sul terreno stesso della fenomenologia. Non c'è, quindi, una contrapposizione netta fra uno Heidegger fenomenologo e uno Heidegger esistenzialista.
Il Corso di estetica del 1945-'46 rappresenta l'esordio di Luigi Pareyson quale docente universitario, e le relative dispense racchiudono un'inesauribile riserva di spunti, sollecitazioni, proposte e problemi in cui appaiono già stagliate le linee guida del futuro sviluppo del suo pensiero, soprattutto per quanto riguarda il fecondo intreccio di personalismo ontologico, problematica estetica e teoria dell'interpretazione; appare già chiaro insomma, in questi testi, come per lui l'estetica non costituisca soltanto un ambito particolare e regionale della riflessione filosofica, ma una via d'entrata privilegiata alla filosofia in quanto tale.
Una testimonianza lunga oltre vent'anni, che attraversa uno dei periodi storici più drammatici del nostro Paese. Enrico Caviglia è un osservatore lucido, attento e un narratore arguto, spesso spassoso, con un gusto che oggi si direbbe del "gossip". Sono resoconti autorevoli che ricostruiscono una grande pagina di Storia, popolata da personaggi ed eventi che segneranno un'epoca: Mussolini e Hitler, gli attacchi a Badoglio, i giudizi su Vittorio Emanuele III e Casa Savoia. E poi le leggi razziali, l'entrata in guerra e i suoi tentativi per convincere Mussolini a restare neutrale. Infine la caduta del fascismo e la sua mancata nomina alla guida del governo. Il re gli preferì Badoglio ma dopo la fuga del sovrano e del Primo ministro, solo Caviglia restò a Roma per cercare di arginare il caos.
Gli abitanti di Pompei rivivono con i loro vizi e le loro abitudini quotidiane alla vigilia della distruzione della città (79 d.C.), in un intreccio originale dove finzione e realtà storica si fondono. Ispirandosi agli affreschi e ai graffiti famosi in tutto il mondo, Maja Lundgren ritrae una Pompei reale e affascinante: sono veri la struttura e la decorazione delle case in cui ci fa entrare, i nomi delle strade, dei magistrati e dei commercianti, la collocazione delle botteghe e dei bordelli, le abitudini alimentari e le ricette culinarie, l'abbigliamento, le acconciature e le pratiche sessuali.