In questo commento della Lettera di Giacomo, finora inedito, il grande pensatore francese mostra con audacia e brio che, per i temi affrontati - il servizio, la sofferenza, la prova della fede, la tentazione della ricchezza -, il testo tratta non di morale, bensì di libertà. Ellul svela l'armonia e le linee di forza del testo: il Dio liberatore; la salvezza universale; il carattere rivoluzionario della Parola ascoltata nella Bibbia. Nessuna filosofia, nessuna religione regge davanti alla Parola; la Verità non è né una categoria filosofica, né una somma di conoscenze, né una teoria scientifica unificata ed elegante. La Verità è un uomo chiamato Gesù. Questo testo luminoso interroga ciascuno di noi: oggi, dove sei, quale posto occupi nel mondo? Lutero la definì «l'epistola di paglia» perché secondo lui non conteneva nulla di serio, solo qualche consiglio morale. Ellul mostra che nella Lettera di Giacomo è contenuta non una serie di doveri morali, ma un annuncio di libertà. Così, tutto l'approccio al testo cambia radicalmente.
Questo libro è una provocazione culturale fin dal titolo. Un tentativo di conciliare l'inconciliabile: il diavolo e l'acqua santa! Contro l'opinione corrente, e in linea con il suo anticonformismo, Ellul - cristiano per certo anomalo - sostiene che punti di contatto tra anarchismo e cristianesimo ve ne sono. E notevoli. Mescolando politica, teologia e storia, alla luce del Vecchio e del Nuovo Testamento e delia concezione del potere nella Chiesa delie origini, l'autore argomenta la sua tesi con la verve e l'incisiva semplicità che hanno caratterizzato tutta la sua opera. Ma niente paura: Ellul chiarisce subito che non è sua intenzione convertire nessuno. Né gli anarchici al cristianesimo, né i cristiani all'anarchismo. L'olio e l'aceto, dopo essere stati rimescolati, tornano a separarsi. Però, forse, non più così incompatibili. Prefazione di Mimmo Franzinelli. Postfazione di Andrea Gallo.
Lo sviluppo inarrestabile della tecnica, che Jacques Ellul prevedeva già negli anni ’70, si è enormemente amplificato. Il riflusso della pratica della preghiera va collegato a questo vero e proprio rullo compressore che aspira le nostre esistenze e le trascina in una permanente accelerazione. Come si può pregare, quando il lavoro occupa così tanto spazio, quando le nuove tecnologie si impongono, quando il rumore non cessa mai, ed ogni occasione di vero silenzio è impossibile da sperimentare? . Pregare è diventato letteralmente “impossibile”.
Eppure abbiamo ricevuto un “comandamento”: «Vegliate e pregate».
«La preghiera è infatti il comandamento che mi è stato donato da Dio nella sua misericordia per colmare il vuoto del mio cuore e della mia vita. … La preghiera è la trama ininterrotta sulla quale viene a fissarsi il ricamo delle mie occupazioni, delle mie decisioni, dei miei sentimenti, delle mie azioni»
Amica lettrice, amico lettore, hai tra le mani un testo esplosivo: coraggio, sfoglialo! Non ne uscirai indenne e la tua preghiera non sarà mai più la stessa (dall’Introduzione).
Jacques Ellul (1912–1994) è stato uno dei più importanti teologi e sociologi protestanti del XX secolo del panorama di lingua francese, e non solo. Pensatore originale fu tra i primi a intravedere gli eetti collaterali e preoccupanti dello sviluppo della società tecnologica.
Elisabetta Ribet (Chargée de mission pour l’Accompagnement des vocations et pour l’Aumônerie auprès des Etablissements Sanitaires et Médico-Sociaux (AESMS) – UEPAL – Union des Églises protestantes d’Alsace et de Lorraine, Faculté de Théolo¬gie Protestante – Université de Strasbourg)
Frédéric Rognon (Université de Strasbourg, Facoltà di Teologia Protestante)
Jean–Sébastien Ingrand, (Chargé de mission pour la justice climatique de l’Union des Églises protestantes d’Alsace et de Lorraine)
Islam e cristianesimo - pubblicato per la prima volta nel 2004, a dieci anni dalla morte dell'autore - riunisce due testi inediti. Il primo, intitolato I tre pilastri del conformismo, si compone di tre capitoli: «Siamo tutti figli di Abramo», «Il monoteismo» e «Le religioni del Libro», nei quali l'autore analizza e smonta i tre concetti. Secondo Ellul, la comune discendenza abramitica sulla quale si fonderebbe la parentela tra ebrei, cristiani e musulmani è priva di fondamento. Inoltre l'Islam nega al cristianesimo lo statuto di religione monoteista: a Gesù Cristo, incarnazione di un Dio d'amore, i musulmani contrappongono Allah, sovrano unico e inaccessibile nonché giudice implacabile delle azioni umane. L'autore, infine, nell'analizzare i testi sacri alla base delle due religioni, evidenzia alcune differenze inconciliabili: se il Corano è il libro della costrizione, della sottomissione e non offre all'uomo alcuna speranza di salvezza, la Bibbia, al contrario, contiene una promessa di libertà, e la rivelazione di un Dio che parla al credente e soffre con lui. Il secondo testo è una prefazione scritta da Ellul per il libro di Bat Ye'or «The Dhimmi. Jews and Christians under Islam», in cui è affrontato il problema della dhimmitudine, cioè la condizione degli "infedeli" nelle società islamiche. L'Islam vi è presentato come una religione che non si evolve né dal punto di vista giuridico né da quello politico, che ha stabilito uno status di inferiorità per i popoli sottomessi.
La questione del lavoro occupa oggi un posto considerevole, se non centrale, nelle preoccupazione di molti governi e popolazioni del mondo. Tanto che, in molti paesi, il lavoro non è considerato solo un mezzo di sostentamento ma un diritto: un diritto che garantisce la dignità della persona. Questo vale, per esempio, per il nostro paese, dove il primo articolo della Costituzione sancisce che il lavoro è il fondamento della nostra democrazia e della nostra Repubblica. Tale riconoscimento non dovrebbe affatto stupirci, se solo pensiamo che dagli albori della modernità fino a oggi, dagli economisti liberali ai movimenti operai, da Marx a Ernst Jünger, il lavoro è visto come il perno della nostra civiltà, e gli si assegna una centralità che rasenta spesso la sacralizzazione. La riflessione sul lavoro ha un posto importante anche nella produzione di Jacques Ellul, sociologo e teologo francese, noto soprattutto come studioso e critico della società tecnica. Si tratta - come si può evincere dagli scritti raccolti in questo volume - di una critica assai radicale dell'ideologia del lavoro che sta alla base della nostra società. Ellul porta avanti la sua riflessione su due piani: storico-sociologico e teologico.
Le prime parole dell'Ecclesiaste - il libro sapienziale dell'Antico Testamento, redatto da un ignoto autore del III secolo a. C. e da alcuni interpreti attribuito a Salomone stesso - sono note a tutti: "Vanità delle vanità, tutto è vanità". Queste parole hanno fatto dell'anonimo autore il modello universale dello scettico, che dubita di tutto e non crede in nulla, e del testo una scheggia di incomprensibile nichilismo nel corpo stesso delle Sacre Scritture. Come si giustifica la presenza di quest'opera nel complesso dei libri che compongono la Bibbia? Perché è stata accolta nel Canone? Alla contraddittorietà della presenza e dell'insegnamento dell'Ecclesiaste molti hanno cercato di dare una risposta, perlopiù cercando di minimizzare, ridimensionare, limitare le dure constatazioni contenute nel testo. Partendo dalle stesse domande ma senza ritrarsi di fronte alla contraddittorietà del testo, anche Jacques Ellul - il noto teologo protestate e critico della società tecnologica - si è cimentato nell'analisi e nel commento di quest'opera. Ma nel suo caso il testo ha trovato un autore estremamente simpatetico, a cui l'Ecclesiaste ha offerto l'estro per alcune notevoli pagine su scetticismo e fede, nichilismo e speranza, fugacità e saggezza. Pagine superate solo dalle sconcertanti considerazioni sul denaro, il lavoro e la felicità che l'autore ha saputo trarre da questo antico testo dagli insegnamenti sempre attuali.
Jacques Ellul (1912-1994), professore di Diritto romano all'Università di Bordeaux, offre in questa sua opera una interpretazione protestante del diritto in dialogo con il filosofo cattolico Jacques Maritain (1882-1973). Il filosofo Maritain sottolinea sulle orme del pensiero di San Tommaso il ruolo mediatore della Chiesa nella definizione dell'etica economica e giuridica cristiana (cfr. in particolare "La persona e il bene comune"). In una situazione, come quella italiana, di degrado etico-giuridico, la Chiesa è chiamata ad essere garante del "bene comune", espressione ormai entrata nel linguaggio politico e giornalistico corrente. Tuttavia per Ellul in una prospettiva rigorosamente "laica" e "teocentrica", poiché per il filosofo l'origine divina del diritto ha valore cogente per il singolo in dialettica con il diritto umano, nell'attesa della parusia del Signore Gesù Cristo.
Finalmente tradotta in italiano l’opera più importante di uno dei pensatori più indipendenti, poliedrici e lungimiranti dello scorso secolo
Questo saggio, pubblicato nel 1977 all’interno della collana «Liberté de l’Esprit» di Raymond Aron e per molto tempo introvabile in libreria anche in Francia, è la chiave di volta della trilogia di Jacques Ellul (La technique – Le système technicien – Le bluff technologique), ed è considerato il suo libro più riuscito.
La Tecnica, per Ellul, è il fattore determinante della società. Più della politica e dell’economia. Ed è attraverso l’informatica che la tecnica è divenuta tale e ha cambiato natura: unificando tutti i sottosistemi (ferroviario, postale, aereo, telefonico, di produzione dell’energia, militare ecc.), l’informatica ha permesso la nascita di un Tutto organizzato che modella, trasforma, controlla la società e tende a poco a poco a confondersi con essa. All’interno di questo sistema, a condizione di consumare, lavorare e divertirsi in modo conforme alle sue direttive, l’uomo è sicuramente libero e sovrano.
< Ma questa libertà è artifi ciale e sotto controllo. Proliferando, i mezzi tecnici hanno fatto sparire ogni fine.
Questo sistema autogenerativo è cieco. Non sa dove va, non ha alcun disegno. Non cessa di crescere, di artificializzare l’uomo e l’ambiente, senza correggere i propri errori.
Tuttavia la società non è per questo diventata una Megamacchina di cui gli uomini sono gli ingranaggi: il sistema tecnico “modella la società in funzione delle proprie necessità, la vitalizza come supporto, ne trasforma alcune strutture, ma c’è sempre una componente imprevedibile, incoerente, irriducibile al corpo sociale”. Ellul ha sempre affermato che il primo passo verso la libertà consiste proprio in una presa di coscienza delle proprie catene, delle proprie alienazioni: “Ai miei occhi l’importante è restituire all’uomo il massimo delle sue capacità di indipendenza, di invenzione, di immaginazione. Questo è ciò che tento di fare spingendolo a pensare. Provo, con la mia opera, a fornirgli le carte perché possa poi fare il suo gioco”. Pochi manuali di insubordinazione sono illuminati come questo.
IL LIBRO
Islam e cristianesimo – pubblicato per la prima volta nel 2004, a dieci anni dalla morte dell’autore – riunisce due testi inediti. Il primo, intitolato I tre pilastri del conformismo, si compone di tre capitoli: «Siamo tutti figli di Abramo», «Il monoteismo » e «Le religioni del Libro», nei quali l’autore analizza e smonta, in maniera chiara ed efficace, i tre concetti utilizzati in maniera sempre più frequente per avvicinare da un punto di vista teologico le tre religioni rivelate.
Secondo Ellul, la comune discendenza abramitica sulla quale si fonderebbe la parentela tra ebrei, cristiani e musulmani è del tutto priva di fondamento. Nel Vangelo, infatti, solo colui che «compie il bene» è proclamato da Gesù «Figlio di Abramo»: la filiazione dal patriarca risulta così appartenere più a un piano spirituale che carnale. L’Islam, inoltre, nega al cristianesimo lo statuto di religione monoteista: a Gesù Cristo, incarnazione di un Dio d’amore che si è fatto uomo per salvarci attraverso il dolore e la sofferenza, i musulmani contrappongono Allah, sovrano unico e inaccessibile nonché giudice implacabile delle azioni umane.
L’autore, infine, nell’analizzare i testi sacri alla base delle due religioni, evidenzia alcune differenze inconciliabili: se il Corano è il libro della costrizione, della sottomissione e non offre all’uomo alcuna speranza di salvezza, la Bibbia, al contrario, contiene una promessa di libertà, e la rivelazione di un Dio che parla al credente e soffre con lui.
Il secondo testo è una prefazione scritta da Ellul per il libro di Bat Ye’or The Dhimmi. Jews and Christians under Islam, in cui è affrontato il problema della dhimmitudine, cioè la condizione degli «infedeli» nelle società islamiche. L’Islam vi è presentato come una religione che non si evolve né dal punto di vista giuridico né da quello politico, e che ha stabilito uno status di inferiorità per i popoli sottomessi non dissimile da quello dei servi della gleba nel Medioevo.
L'AUTORE
Jacques Ellul (1912-1994), giurista, storico, teologo e sociologo di fama internazionale, è stato professore di Storia e di Sociologia delle Istituzioni all’Università di Bordeaux. La sua opera include studi sulle istituzioni medievali d’Europa e sugli effetti della tecnologia moderna nella società contemporanea. Tra i libri pubblicati in Italia ricordiamo: Anarchia e cristianesimo, La speranza dimenticata e Storia delle istituzioni.
Alain Besançon, storico e filosofo della politica, è professore all’École des Hautes Études en Sciences Sociales e membro dell’Académie des Inscriptions et des Belles Lettres.
RECENSIONI
«Brescia Oggi», 3 dicembre 2006
L’analisi di Ellul, travalicando rapidamente la teologia, ha un impatto politico fortissimo. […] I due saggi che compongono il libro di Ellul affrontano punti nodali del rapporto Occidente.Islam: il primo riguarda la pretesa "parentela" tra le due religioni. […] Il secondo saggio è ancora più denso di conseguenza politiche perché affronta la condizione dei "dhimmi", ovvero i non musulmani.»
Guido Ceronetti, «La Stampa», 10 gennaio 2007
«Notiamo ancora una volta l’infinita distanza che separa i due libri. Nel Corano non si parla di amore, ma ci troviamo in presenza di un obbligo e di una costrizione illimitati, pena l’inferno per chi disubbidisce. L’Islam è sottomissione completa, e che cosa s’intenda con essa è spiegato appunto nel Corano. Il libro degli ebrei e dei cristiani contiene una promessa e una speranza di libertà, mentre il Corano è il libro della costrizione definitiva. Infatti, se per noi Gesù Cristo è venuto a portarci la salvezza eterna, la rivelazione contenuta nel Corano non ammette alcun ripensamento, né in essa si trova qualunque speranza di salvezza (che non ci meritiamo). Si tratta di una differenza abissale...
JACQUES ELLUL: Islam e Cristianesimo - Una parentela impossibile, Lindau 2006. Le edizioni Lindau stanno diventando sempre più interessanti (g.c.)»
Mirko Molteni – «La Padania», 28 dicembre 2006
«Un libro che fa piazza pulita di molti luoghi comuni sul rapporto fra le “religioni abramitiche” e “monoteistiche”, evidenziando che i cosiddetti tratti comuni, che pure esistono, sono nient’altro che una sottile crosta superficiale. Al di sotto della quale non vi può essere che un conflitto di prospettive.»
Claudia Gualdana – «Libero», 17 dicembre 2006
«È appena uscito un libro, piccolo per dimensioni ma non nel contenuto, perfetto per mettere in crisi le presunte verità dei buonisti del nostro tempo.
[…] Il vero bersaglio del "j’accuse" di Ellul non sono gli altri. Siamo noi. Che nel tentativo di scacciare la religione dalla storia misconosciamo le nostre tradizioni e perdiamo gli strumenti per capire quelle altrui.»
Salvatore Spera, «Città di vita», febbraio 2008
«Un inedito, come sempre nel carattere dell’autore, chiaro, diretto, polemico, condito d’ironia.»