Il secondo tomo dell'opera di Richard Hays completa il capitolo dedicato a Luca e affronta la problematica dell'utilizzo della Scrittura di Israele nel vangelo di Giovanni, per concludere con un profilo argomentato della trasformazione ermeneutica messa in atto nei quattro vangeli canonici. Se, come si è osservato, «questo libro eccezionale combina in pari misura esaustività ed eleganza», altrettanto straordinario è come si venga guidati nella profondità dell'incardinamento dei vangeli nella Scrittura di Israele. La narrazione evangelica si svolge lungo due assi, quello della Scrittura e quello della vicenda di Cristo, e la loro articolazione è all'origine di una rete di trasformazioni di natura letteraria, storica e teologica: trasformazione della letteratura e delle tradizioni di Israele, delle attese messianiche giudaiche, trasformazione radicale della nozione di evangelo, trasformazione anzitutto della lettura e del lettore.
L’ambito d’interesse e la tesi di questo saggio sono indicati nel titolo: il lavoro di Richard Horsley e Tom Thatcher è una lettura innovativa del vangelo di Giovanni come racconto della missione di Gesù nel contesto storico della Palestina romana. Intento degli autori è di illustrare la rilevanza del vangelo giovanneo per la problematica del Gesù storico, mostrando in particolare come scopo di Giovanni sia di raccontare di un Gesù impegnato nel rinnovamento del popolo d’Israele contro coloro che lo governano, le autorità di Gerusalemme e i romani che le hanno insediate, e come «Io sono la risurrezione e la vita» trasferisca la speranza del rinnovamento da un futuro lontano al presente.
I nove libri pervenuti del "Commento a Giovanni" di Origene commentano il prologo, il battesimo di Gesù al Giordano, la cacciata dei mercanti dal tempio, la controversia con i giudei e la profezia di Caifa, la lavanda dei piedi, la preghiera di Gesù al Padre. Inizialmente sollecitato dalla polemica con Eracleone gnostico, Origene si confronta direttamente con il testo di Giovanni fino a lasciarsi prendere esclusivamente da questo. Il piano speculativo proprio del Commento lascia intravvedere il contesto scolastico dell'elaborazione, del procedimento ipotetico, della genesi del pensiero. D'altra parte la differenza dei luoghi, dei tempi, degli interlocutori all'origine dello scritto esalta la continuità di una tensione di ricerca che mai si allenta. Lo studio segue lo svolgimento dell'esegesi origeniana e su questa via per così dire sistematica rinviene la profondità del disegno dell'opera, che ha il suo centro nell'intersezione di pensiero cristologico e pensiero trinitario.
Il commentario di uno dei massimi esperti giovannei Un commentario esegetico e pastorale Commento sequenza per sequenza, traduzione e analisi
Da sempre il vangelo di Giovanni esercita un fascino tutto particolare, nonostante la densità teologica renda difficile individuarne i temi portanti, la trama narrativa e l'articolazione. Fortunatamente lo scritto si conclude con una preziosa dichiarazione d'intenti, dove l'evangelista afferma di avere mirato a edificare nei lettori la fede in Gesù (non distinguendosi per questo dagli altri vangeli), aggiungendo di averlo fatto narrando i "segni" compiuti da Gesù, scegliendo fra i molti che conosceva quelli che a suo parere erano i più adatti allo scopo. Il titolo di questo libro, "Il vangelo dei segni", vuol lasciare intendere che sulla base delle poche parole sui segni con cui il vangelo giovanneo si conclude si può provare a far luce sull'insieme e sulle parti di quello che è uno degli scritti fondamentali delle origini cristiane: nel quarto vangelo i "segni" non sono tutto, ma ne sono la chiave interpretativa insostituibile e irrinunciabile.
L'importanza teologica delle lettere di Giovanni sta nelle riflessioni che vi sono articolate intorno al mistero dell'amore di Dio, soprattutto perché queste riflessioni non sono sospese in astratto. Proprio come l'evento Cristo nella sua vitalità è qualcosa di ben tangibile, altrettanto concreto deve mostrarsi l'amore divino nei rapporti di ogni giorno. In questo senso non è una forzatura né un azzardo vedere in questa teologia una componente fondamentale dell'incarnazione. E un aspetto non secondario delle lettere giovannee è di non cercare la salvezza nel chiuso di una solida struttura organizzativa, così che il loro tema dominante – il comandamento dell'amore – è anche incitamento ad avere ragione del mondo nel rifiuto di qualsiasi forma di sudditanza al mondo e al tempo stesso al di fuori dell'orto concluso di una cultura da ghetto e dello spazio circoscritto della comunità. Su queste linee si muove il commento di Hans-Josef Klauck, sulla base di un saldo inquadramento storico delle tre lettere e di un commento rigorosamente filologico e insieme teologico e di storia della ricezione.
Giuseppe Segalla dal 1962 insegna esegesi del Nuovo testamento nel Seminario teologico di Padova e, dal 1975, Nuovo Testamento alla Facoltà teologica dell'Italia Settentrionale a Milano. Ha collaborato e collabora a diverse riviste e opere collettive con studi di esegesi e teologia biblica. Su Giovanni ha pubblicato: San Giovanni (1972), Volontà di Dio e dell'uomo in Giovanni (1974), Giovanni (commento al quarto vangelo, 1976), Gesù pane del cielo (Giov. 6) (1976).
La preghiera di Gesù al Padre del cap. 17 del vangelo di Giovanni ha una storia sua particolare nella tradizione cristiana. Più nota dall'età moderna come “preghiera sacerdotale“, ha goduto di alterna fortuna nella valutazione di teologi ed esegeti di ogni confessione, e le interpretazioni che ancor di recente ne sono state tentate sono tanto varie e singolari quanto singolare ed enigmatico rimane il quarto vangelo. Questo lavoro di G. Segalla, fondato su una vasta bibliografia, s'interroga sul significato globale di questa che è la più lunga e la più propria delle preghiere di Gesù, illustrandone l'intento di preparazione all'ora della croce e la funzione conclusiva del precedente discorso d'addio.
Nato dall'esigenza di rivedere a fondo i criteri metodologici che caratterizzano la ricerca neotestamentaria attuale, questo saggio è uno studio originale dell'interpretazione della pericope del vangelo di Giovanni nota come Dialogo con Nicodemo. Questo è un testo classico della letteratura cristiana delle origini su cui si è concentrata da sempre la riflessione religiosa e teologica, è una narrazione complessa che molto ha dato da fare alla critica letteraria e in generale a ogni tentativo di interpretazione storica. Il lavoro di Giancarlo Gaeta mira a comprendere il testo come unità di senso, lungo un itinerario che ogni lettore deve poter ripercorrere e verificare, alla ricerca delle leggi proprie del testo in esame. Una ricerca che implica il rigoroso controllo critico delle proprie precostituzioni ideologiche.