Qualche mese fa, Alex Zanotelli chiedeva, a toni forti, ai giornalisti di far conoscere i tanti volti dell’Africa, terra di numerose culture e lingue da cui provengono molti di coloro che vengono percepiti come i disturbatori alle nostre frontiere. Il ritornello sempre più frequente è: «Perché non se ne stanno a casa loro?». Ma cosa significa «casa loro?». E poi siamo davvero così sicuri che l’Africa si stia riversando in Europa? E in che condizioni vive chi resta?
Abale e Alamtara, in Mozambico; Kabi a Nairobi; Marianne ed Enzo in Sierra Leone e poi Miracle in Benin. Sono solo alcune delle storie e testimonianze raccolte dallo stesso Autore, in Africa, e raccontate in questo libro. Un viaggio in quattro Paesi, per mettere in luce i drammi, le angherie, la povertà che ancora oggi affligge quella parte del mondo, non sempre rappresentata sugli scenari mondiali. Sullo sfondo il racconto di chi «l’aiuto a casa loro» lo offre davvero.
Tra la primavera del 2015 e del 2016 sull'isola greca di Lesbo sono arrivate via mare dalla Turchia, su gommoni stipati all'inverosimile, 600mila persone, un numero più di sette volte superiore agli 80mila isolani. Un viaggio di quattro miglia marine (poco più di sette chilometri), rischiando la vita dopo aver lasciato il loro Paese: Siria, Iraq, Afghanistan, Eritrea... Migranti, profughi, refugees che hanno sostato sull'isola, prima di riprendere il viaggio per il Nord Europa attraverso la "rotta balcanica". A dare loro un primo soccorso non c'erano le autorità ma normali cittadini, accorsi da tutto il mondo; per primi sono arrivati gli abitanti dell'isola: una nonna e un pescatore (candidati al premio Nobel per la pace 2015), la proprietaria di un albergo, una ristoratrice, una giovane mamma e regista, un prete, uno scultore. Sono loro i sette giusti raccontati sullo sfondo di un'isola che ha dentro di sé l'antidoto a razzismo e diffidenze, che colpiscono oggi una parte dell'Europa.
l testo è la testimonianza dell'autore, un sacerdote siciliano, che ha attraversato gli abissi dell'emarginazione, della sofferenza, ma anche della speranza. Sono esperienze sofferte e condivise con le persone incontrate sul ciglio della strada per le vie del mondo e testimoniano la sua sfida di accogliere nella propria vita il grido dei disperati, l'urlo degli emarginati, la domanda di aiuto dei malati. Queste situazioni di emarginazione, legate a droga, malattia, disabilità, povertà, criminalità, hanno generato in lui la decisione di aprire in Europa, Africa, America Latina oasi di ricostruzione delle persone ferite, laboratori di bellezza per la dignità perduta. L'autore riporta, con vivacità di comunicazione, fatti e vicende della sua vita, dalla giovinezza alla maturità, relativi ai suoi incontri, alle sue attività di assistenza e di recupero dei diseredati in molte parti del mondo, in particolare Brasile e Tanzania. Il libro diventa una provocazione per vivere la cultura del dono, uno stimolo per partecipare alla costruzione di una Chiesa povera, ricca di compassione e di misericordia. E vuole essere un atto d'amore verso i giovani che vivono all'interno della Chiesa e sentono la fatica di un deficit di Vangelo, perché lottino con forza contro un cristianesimo salottiero. E vuole anche rappresentare una mano tesa ricca di simpatia per quelli che si sentono estranei alla logica delle beatitudini, affinché grazie a una testimonianza convinta si sentano contagiati dall'amore.
Si tratta di un testo, di ricerca e approfondimento, che ripercorre i punti di vista e le posizioni in merito al rapporto tra guerra / pace e Vangelo nel corso del tempo (dal dopoguerra a oggi). Il lettore è condotto alla comprensione del concetto di "nonviolenza", attraverso le parole dei suoi sostenitori (Jean e Hildegard Goss in prima linea), i documenti conciliari e le dichiarazioni dei papi (da Giovanni XXIII a Francesco). In questo modo la scelta della pace diventa fondata e consapevole, si fa compito e impegno per il futuro. L'obiettivo è quello di stimolare una presa di posizione data da un'adeguata conoscenza dei fatti. Il racconto diretto, la documentazione e le testimonianze di voci diverse permettono di acquisire una conoscenza storica dello sviluppo della tematica in oggetto nella Chiesa e nella società. In appendice interviste a Luigi Bettazzi e Giovanni Franzoni.
Si tratta di un diario senza date nel quale l'autore racconta - con grande forza, passione e in uno stile brillante - la sua esperienza di volontario del VIS tra i bambini, gli adolescenti e i giovani emarginati a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. I racconti che si susseguono sono molto veri e, nella loro drammaticità, aiutano il protagonista a riscoprire il senso della vita, il significato dell'essere cristiani oggi. Attraverso questo diario, l'autore ripercorre tappe e passaggi salienti della sua esperienza; descrive la fatica di essere accolto in determinati contesti, la fatica di... scalfire la durezza degli emarginati; l'aggressività dei bambini diventati vecchi prima di aver potuto diventare persone adulte... E, insieme alle tante delusioni, racconta le piccole-grandi conquiste: il sorriso sbocciato improvviso negli occhi di un bimbo, le confidenze ricevute di un adolescente, gli spaccati d'animo di molti, scoperti con sorpresa.
Un esame della cultura dilagante dello scarto. L'appello di Papa Francesco: "Vorrei che prendessimo tutti sul serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti a ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell'incontro".
Il libro prende le mosse dall’esperienza dell’Autrice, che svolge la sua attività in un Centro di accoglienza a Palermo. Facendosi guidare da Mohammed, un iraniano che vive per strada, Marina Scardavi accosta un mondo - quello dei vagabondi, dei barboni, dei poveri, degli emarginati, degli ultimi - che si rivela diverso da come appare agli occhi distratti di un osservatore esterno.
«La gioia e il dolore diventano profondamente miei», scrive, «quando qualcosa turba quegli equilibri straordinariamente precari che albergano nei cuori di questo “popolo” spettacolare. Sono uomini, donne, ragazzi, vecchi, malati, disperati. Si potrebbe pensare che sia impossibile che questo possa accadere: amarli. Amare la feccia della città che divora ciò che ha raccolto dai bidoni della spazzatura. Ma accade. Gli invisibili, gli ultimi, non solo hanno un nome e un cognome, ma hanno un cuore, che talvolta è talmente grande da avere compreso appieno quale sia il senso vero e profondo della vita».
Punti Forti
• Il testo raccoglie l’esperienza diretta dell’Autrice, raccontata con grande senso di umanità.
Autrice
Marina Scardavi (Milano 1955) da molto tempo si occupa dei più poveri della città di Palermo. Per alcuni anni medico di strada della Comunità di Sant’Egidio, si è recata in Mozambico per imparare a curare i malati di AIDS in Africa con il «Progetto Dream» della Comunità. Tre anni fa ha fondato l’associazione di volontariato «La Danza delle Ombre». Responsabile del settore «Associazionismo e volontariato» del Movimento di democrazia partecipativa «Per Palermo», è collaboratrice del mensile socio-politico Il Caffè di Palermo. È inoltre appassionata fotografa e reporter di viaggio; ha tenuto numerose mostre fotografiche, anche recensite in siti specializzati internazionali, e ha vinto alcuni premi fotografici.
In queste pagine l’autore racconta la propria esperienza di vita itinerante con i Rom, sia tra quelli di Nicastro (Catanzaro) sia tra quelli del Montenegro. Vincenzo De Florio si serve della narrazione di episodi singolari e coinvolgenti per squarciare il velo di diffidenza che spesso «copre» agli occhi dei più
il mondo dei Rom, apparentemente tanto diverso da quello di chi nomade non è.
Attraverso le domande e i commenti dei quattro «nipoti adottivi» di don Vincenzo – Remì, Josevania e Giovanni e Matteo –, i lettori (soprattutto i giovani, ma anche gli adulti) potranno conoscere forme di solidarietà semplici e credibili, e aprirsi all’accoglienza di un mondo capace di una grande fede e di valori condivisibili.
Destinatari
I giovani delle scuole e degli oratori, opera- tori pastorali ed educatori.
Chi pratica volontariato e chi, a vario titolo, si occupa di missioni.
Autore
Vincenzo De Florio (Palagiano, 1928) è sacerdote della diocesi di Castellaneta dal 1952. Già direttore spirituale in Seminario, ha ricoperto diversi incarichi in Curia. Da sempre sensibile alla presenza dei Rom nel territorio della sua parrocchia, dopo un decennio di condivisione di vita nomade tra i Rom khorakhané del Montenegro, avverte l’urgenza di una maggiore presenza di Chiesa tra i Rom cristiani calabresi nella baraccopoli di Lamezia Terme. Nel 1989, richiamato in diocesi come vicario generale, fonda una Comunità per l’accoglienza di tossicodipendenti e di vite precarie. Il gemellaggio della diocesi di Castellaneta con quella di Propriá (Brasile) riaccende in lui la scintilla missionaria e nel 1996 raggiunge Santana do São Francisco, tra i Sem Terra sfruttati e oppressi del Nordest brasiliano, avviando la nascita e la crescita della città come parrocchia. Dal 2011 è richiamato in Italia per una presenza missionaria nella sua Chiesa.
Per i palestinesi che vivono nei Territori Occupati, a Gaza e in Israele, la casa rappresenta il luogo simbolo delle sofferenze e delle ingiustizie, ma anche della voglia di riscatto e di normalità.
Per questo gli autori hanno dedicato queste pagine alle case palestinesi o, meglio, ai loro abitanti, ai loro modi di resistere perseguendo per se stessi e per i loro figli tutte quelle modalità che consentono di continuare a vivere come se ogni giornata fosse normale, quando ormai nulla, nella quotidianità delle famiglie palestinesi, assomiglia alle situazioni che gli occidentali considerano quantomeno «ordinarie».
Le famiglie con cui i due autori sono entrati in contatto hanno offerto loro l’occasione di condividere un momento di intimità domestica: quei gesti consueti che rendono unica la quotidianità della loro vita sotto assedio.
Tali spunti di resistenza domestica – vere e proprie «finestre» sul modo creativo di affrontare il dramma dell’occupazione – fotografano l’attimo, il presente dell’azione che ribalta la logica dell’oppresso e fissa in un istante l’immagine che dona speranza, certezza del cambiamento possibile.
Destinatari
Operatori pastorali; studenti e docenti; i pellegrini che si recano in Terra Santa e gli organizzatori di tali pellegrinaggi.
Autori
Nandino Capovilla (Venezia, 1962) è prete della diocesi di Venezia. Dal novembre 2004 è referente nazionale della campagna «Ponti e non muri» promossa da Pax Christi International. È inoltre responsabile delle azioni in Israele e Palestina per Pax Christi Italia, di cui dalla primavera del 2009 è coordinatore nazionale. Con Paoline ha pubblicato Un parroco all’inferno.
Abuna Manuel tra le macerie di Gaza (2009) e ha curato il volume di Michel Sabbah, patriarca emerito di Gerusalemme, Voce che grida dal de- serto (20082).
Betta Tusset (Venezia, 1965), laureata in lettere moderne, è autrice del romanzo breve Chiuditi, cerchio! (2002). Vive al Lido di Venezia con il marito e i tre figli. Con Paoline, Nandino Capovilla e Betta Tusset hanno pubblicato: Nei sandali degli ultimi. In Terra Santa con Etty Hillesum (2005), Bocchescucite. Voci dai Territori Occupati (2007), Via crucis in Terra Santa. Dalla croce la pace (2010).
La condizione di chi sperimenta l’emigrazione a causa della precarietà della propria posizione nel Paese natale è da considerarsi una delle forme di povertà e di esclusione sociale.
Quello dell’immigrazione è un fenomeno incalzante, in costante aumento. Quanto più un Paese si sviluppa, tanto più è considerato la meta ideale di chi vive in condizioni disagiate.
L’immigrazione porta con sé fenomeni di razzismo, indifferenza, esclusione e rifiuto del diverso. Il pregiudizio sociale è la prima barriera da abbattere dentro di noi per fare chiarezza nella complessità del vivere quotidiano.
Questo libro offre una riflessione e propone una traccia di un possibile cammino verso l’accettazione dell’altro. È diviso in tre parti:
1. Stranieri tra noi: rapporto Migrantes 2011, Italiani nel mondo, Dossier Caritas 2010, l’immigrazione in cifre;
2. Le radici del razzismo: i giovani fra tolleranza e razzismo, i rom, storie di accoglienza e di multiculturalità;
3. La pace è possibile: la scienza per la pace, il no alle armi, la Marcia Perugia-Assisi, brevi storie di grandi testimoni di pace.
Destinatari
Quanti sono vicini al mondo dell’immigrazione, del razzismo e delle sue problematiche: volontari, cooperanti, forze dell’ordine, Caritas...
Assistenti sociali ed esperti del settore.
Autore
Vittorio De Luca già autore televisivo e scrittore, dirigente programmista RAI, dove ha lavorato per 35 anni, curando numerosi programmi e inchieste per adulti e ragazzi; ha coordinato una serie di programmi dedicati a personaggi e testimoni del nostro tempo e programmi dedicati a personaggi dell’Italian style nel mondo. È stato inoltre capo struttura di programmazione a RAITRE per GEO, viaggio nel pianeta terra, Un giorno in pretura, Voglia di tenerezza (storie di adozioni internazionali). È stato per 15 anni presidente dell’Associazione culturale di volontariato Polis duemila.
La violenza che ha insanguinato il mondo nel primo decennio del nuovo millennio ha rivelato una volta di più l’urgenza di adottare metodi non violenti per la soluzione dei conflitti, nell’estremo tentativo di salvaguardare l’umanità da tragedie sempre più grandi.
La pace con Dio, con gli altri e con l’intero creato è infatti l’obiettivo unificante di tale progetto; la meta cui tendono prima la creazione poi la salvezza in Cristo, come dice l’Apostolo: creati in lui, che «è la nostra pace», veniamo «rappacificati per mezzo di lui con tutte le cose che stanno sulla terra e nei cieli». Le pagine che seguono potremmo perciò definirle «una ricerca delle tracce della pace di Gesù nella Bibbia». Prima e dopo di lui.
La Bibbia, è così, parla di molte cose e ognuno può trovarci quello che vuole. Anzi, della violenza parla persino più della pace. Le pagine che seguo- no, pertanto, non sono uno studio esegetico sulla violenza e sulla pace nella Bibbia e nemmeno una trattazione teologica sull’illiceità del ricorso alla violenza per quanti si professano cristiani. Più semplicemente, vogliono essere lo spunto per una ricerca personale e appassionata, che permetta a ciascuno di scoprire la centralità della pace nel progetto divino, così da diventarne ostinati costruttori e sentir pronunciare un giorno anche su noi la più bella delle beatitudini: «Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).
Autore
Alberto Vitali (Bellano, 1964) è prete della diocesi di Milano dal 1988. Dopo due esperienze di pastorale giovanile, come vicario parrocchiale nella periferia e nell’hinterland milanese, dal 1999 ha rivestito diversi incarichi in «Pax Christi Italia», come coordinatore dei gruppi dell’Italia settentrionale e consigliere nazionale. Attualmente è segretario del «Centro Studi Economico-Sociali per la Pace» dello stesso Movimento, delegato dell’area internazionale per El Salvador C.A. e referente del progetto «Conflitti Dimenticati», che Pax Christi Italia realizza congiuntamente a Caritas italiana. Nel 1996 ha fondato l’Associazione Oscar Romero di Milano ed è coordinatore europeo del SICSAL, la rete internazionale dei «Comitati Oscar Romero» di solidarietà con i popoli dell’America Latina. Risiede presso la parrocchia di San Giovanni in Laterano a Milano, dove svolge una parte di servizio pastorale.
Milano, 19 novembre 2009: la baraccopoli di via Rubattino, occupata da circa trecento rom, viene sgomberata dalle forze dell’ordine. Per la prima volta, si crea una mobilitazione di cittadini in favore dei rom: alcuni milanesi aprono la porta della propria casa per dare ospitalità ad alcune famiglie che non avrebbero alternative reali alla strada.
Questo libro racconta la straordinaria avventura di incontro, solidarietà, amicizia tra un quartiere di Milano e i rom, avventura iniziata con l’iscrizione a scuola di alcuni bambini rom da parte della Comunità di Sant’Egidio. La scuola si è rivelata infatti il primo luogo di integrazione, non facile ma possibile.
La storia dei rom di via Rubattino ha risvegliato pensieri e azioni di solidarietà anche in altri quartieri di Milano e in altre città. La rete di simpatia, buon senso, generosità, voglia di cambiare che ha circondato i rom di via Rubattino ha molto da dire al clima di antigitanismo che sembra crescere in Europa.
Punti forti
La prospettiva dalla quale è affrontata la «questione dei rom», tendente a superare pregiudizi e stereotipi.
Le lettere e le testimonianze di chi ha preso a cuore la sorte dei rom di via Rubattino, nonché i disegni e i racconti di alcuni bambini rom sulla loro vita e il loro rapporto con le maestre, i compagni di scuola e, in generale, con le persone non appartenenti all’etnia rom.
La Presentazione di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio.
Destinatari
Ambito sociale: volontari, educatori, operatori sociali e parrocchiali, scuole; ma anche genitori con figli in età scolare.
Geograficamente, in particolare l’area di Milano.
curatrici elisa Giunipero, volontaria della Comunità di Sant’Egidio, è impegnata nelle attività a favore dei rom a Milano. flaviana robbiati, maestra elementare, da trentacinque anni insegna nella scuola vicina a via Rubattino, a Milano.