Quest'opera dell'ascetica cristiana attribuita a Tommaso da Kempis, è proposta in quattro libri: il primo sollecita il ritorno al primato assoluto della carità, la conformità a Cristo, il distacco dalle cose visibili; l'obbedienza, la contrizione. Il secondo insiste sulla inevitabile necessità della sofferenza per entrare nel regno di Dio. Nel III e nel IV libro il genere letterario muta e diventa dialogo tra il discepolo e il Signore.
Il Cantico spirituale, composto nel 1584 a Granada per le carmelitane del Monastero di S. Giuseppe, è l'opera maestra della letteratura religiosa di tutti i tempi. Ispirato al Cantico dei cantici, descrive il cammino dell'anima ("sposa") alla ricerca dello "sposo", Gesù Cristo. Ogni strofa di cui il testo è composto (40 in totale) è seguita da un commento spirituale, volto a chiarirne i significati e le implicazioni. Questa edizione del testo, corredata da un'approfondita introduzione, permette al lettore di apprezzare tale peculiare commistione di poesia e teologia. Nel descrivere questo cammino, il pensiero mistico di Giovanni della Croce raggiunge il suo vertice.
Il digiuno rappresenta una delle opere della maturità di Tertulliano. Tra i manifesti del suo radicalismo religioso, questo breve trattato indirizza con nettezza verso la prassi ascetica tanto la vocazione martirologica della Chiesa tanto le aspettative escatologiche correlate alla professione di fede del credente. Questo scritto rivela anche una forte carica polemica, indirizzata dall'autore verso gli «psichici» - quei cristiani che, sulla scorta di 1Cor 2,14, erano incapaci di comprendere le cose spirituali. Sin dall'esordio dell'opera, Tertulliano richiama l'integralità della fede cristiana. Non vi può essere una professione di fede disincarnata: il rigore della prassi religiosa non si distingue dalla fermezza nel credere; credere è insieme professare la fede e comportarsi di conseguenza. Il testo, è il più antico trattato sul digiuno pervenutoci. L'edizione ha testo originale a fronte e un impianto interpretativo totalmente rinnovato.
Il volume, curato da: E. Dal Covolo, M.G. Bianco e F. Bergamelli, raccoglie e commenta le più importanti testimonianze dei primi tre secoli riguardo alla presenza e all'identità dei laici nella Chiesa antica (prima parte). Vengono poi presentati altri testi che si riferiscono all'atteggiamento dei primi cristiani dinanzi ad alcune realtà secolari, quali la ricchezza e la povertà, la condizione femminile e le istituzioni politiche (seconda parte). Un'antologia che vuole essere un tentativo nuovo per situare il discorso sui laici dei primi secoli in un orizzonte più ampio, dando anche modo di verificarne meglio le linee.
È la biografia di santa Margherita Maria Alacoque. Nata in Borgogna nel 1647, dovette affrontare non poche difficoltà per entrare, a ventiquattro anni, nell'Ordine della Visitazione, fondato da san Francesco di Sales. Parlare di santa Margherita Maria Alacoque significa infatti parlare del culto al Sacro Cuore di Gesù che lei, insieme a padre La Colombière, contribuì a diffondere ed affermare all'interno della Chiesa". Appunto per ispirazione di Margherita, canonizzata da papa Benedetto XV nel 1920, è nata la festa del Sacro Cuore.
La Filocalia è una raccolta di testi tradizionali sulla preghiera ortodossa, soprattutto "solitaria". Questo tipo di orazione e ascesi prende le mosse dagli anacoreti egiziani del IV secolo per giungere fino ai monaci del Monte Athos del XV secolo. Per il contenuto, oltre che per l'ispirazione dei suoi compilatori, la Filocalia converge verso la preghiera del cuore o la preghiera di Gesù, che alcuni hanno chiamato il "cuore" della spiritualità ortodossa. Il Pellegrino russo dei famosi "Racconti" fece della Filocalia il suo specchio di coscienza e il suo breviario; gli ortodossi praticanti la tengono in altissima considerazione e la venerano come un libro sacro. Questo volume è un contributo per approfondire e crescere nella dimensione spirituale e raggiungere l'armonia tra azione e contemplazione. A cura di J. Gouillard.
La Vita Hieronymi Savonarolae, scritta in latino nei primi decenni del 1500, è maturata in un ambiente di discepoli e sostenitori del frate. La biografia è un'opera complessa in cui apologia e narrazione agiografica si intrecciano per manifestare la verità e lasciarne testimonianza ai posteri. Il Savonarola conosciuto da G.F. Pico non è solo il profeta per la riforma della Chiesa, ma è il santo taumaturgo, artefice di tale riforma. L'idea del Savonarola mandato da Dio a restaurare la Chiesa diviene esplicita nella redazione definitiva della Vita in cui è argomentato il puntuale parallelismo tra la storia di Cristo e quella di Savonarola.
La Vita di Antonio si presenta come una lettera che Atanasio invia ai monaci d'Occidente perché imitino e diffondano l'ideale monastico così come fu vissuto da Antonio. All'interno del racconto di Atanasio si possono individuare quattro fasi, quattro "fughe" che spinsero Antonio a cercare una solitudine sempre maggiore.
Ne «i due libretti sulla penitenza» che Ambrogio scrisse nell'ultimo quarto del IV secolo (Ambrogio, Commento al Salmo 37 1), confluirono l'aspra polemica con i Novaziani (sostenitori di un inflessibile rigorismo morale) e un'esortazione alla penitenza che il vescovo pensò per i suoi fedeli della Chiesa di Milano. Si tratta di un documento di grande interesse perché, oltre a documentare l'intensità del dibattito ecclesiale e a offrire uno spaccato sulla prassi pastorale della penitenza, lascia trasparire, come in filigrana, una sorta di riflessione autobiografica di Ambrogio stesso che ascrive alla misericordia di Dio nei suoi confronti l'essere passato dall'esercizio severo della giustizia, amministrata nelle vesti di giudice, all'abito della compassione proprio del ministro della Chiesa.
Quando e perché nacque un'"arte" cristiana? Quali erano i caratteri salienti di questo linguaggio figurativo a cui subentrerà, sulla scia della "rivoluzione costantiniana", la nuova stagione dell'icona? Questo ampio saggio di ricerca, nel cercare una risposta a tali importanti quesiti, fa emergere dalla più antica documentazione visuale cristiana una ricca e inaspettata pagina della storia dell'esegesi biblica, svolta per immagini. Attraverso numerosissimi casi di studio, riemergono le origini di questa più antica "arte" cristiana, il suo primo lessico e la geniale strutturazione dei suoi progetti iconografici che resero queste prime composizioni degli autentici manifesti di fede.
Figliola (Dcerka) di Jan Hus, un trattato di spiritualità tardomedievale (1412-1414) per la prima volta in traduzione italiana dal ceco. È un'ammonizione indirizzata a una comunità di pie donne praghesi che vivevano vicino alla cappella di Betlemme. Nel volume oltre a Figliola sono raccolte alcune lettere dal carcere di Costanza, interessanti spunti per la riflessione ecclesiologica, storica e spirituale. Jan Hus (1371ca-1415) fu teologo e riformatore religioso boemo. Le sue critiche alla Chiesa, in particolare alla vendita delle indulgenze, oltre che l'uso del ceco per la pastorale, gli procurarono un enorme seguito, ma anche la condanna al rogo per eresia durante il Concilio di Costanza (1415).
Il testo, a carattere antologico, raccoglie alcuni dei passaggi più significativi riguardo al tema dell'ospitalità dello straniero nella Chiesa antica (con l'unica eccezione di una notizia sul carattere tipicamente cristiano di questa pratica, riportata da Giuliano l'Apostata). La radice di questo tema - espresso nella stessa Legge giudaica (basti pensare al significato rappresentato dal libro dell'Esodo) -, fortemente sottolineata nell'Introduzione dalla Curatrice, ha permesso il progressivo passaggio nella considerazione dello straniero da nemico a ospite. Tale acquisizione di valore nella considerazione dell'Altro, ben attestata nelle riflessioni dei primi autori cristiani, rappresenta un genuino apporto della tradizione cristiana al mondo Occidentale, oggi sempre più dimentico delle sue radici culturali