Lo stupore ineffabile per la grazia ricevuta dall'alto e la scoperta costante del limite umano nelle pieghe del tempo segnano l'esistenza terrena del credente. Destinatario dei doni di Dio, per lui si dischiude, nel limite posto alle cose dal creatore, la ragione che permette la vita e la relazione con l'altro da sé. Queste poche pagine indagano il significato di tale primigenia tensione. Una convincente rilettura del secondo capitolo della Genesi e una meditazione della drammatica vicenda personale dell'apostolo Paolo, compongono una singolare e suggestiva riflessione sull'uomo di ogni tempo.
Libro-catalogo il cui neologismo del titolo mette insieme, la tecnica della foto Polaroid con il termine portrait, (ritratto) in inglese che, associato al simbolo di copyright vuole enunciare immediatamente l'originalità dell'operazione. Come scrive Valerio Dehò critico e autore del testo, l'artista propone un'operazione di salvataggio dell'aura, utilizzando, non in modo canonico, la polaroid stessa e attraverso l'uso del silicone quella del ritratto d'artista come veicolo assoluto, unico, legato alla vocazione originaria della pittura. Osti in questi polaportraits riesce a dare fisicità al volto, il silicone perturba, inquieta, ferisce l'immagine, elude la serialità ingannandola proprio con l'ultima fotografia, con lo strumento di riproduzione che si nega per far sopravvivere l'arte e l'enigma dello sguardo. L'artista parte da un'immagine fotografica e vi aggiunge tutta la memoria dell'arte che va dalla tavola di legno, ricordo della pittura, fino al XVI secolo e di un'altra tecnica come la foglia d'oro che richiama storie bizantine o comunque le articolazioni del sacro, come rimanda il sottotitolo "Icone d'Occidente". Polaportrait si può dire che sia una cellula di sopravvivenza per tecniche fotografiche in estinzione, per un'idea di pittura legata ancora al mistero dello sguardo.
«Iniziando a scrivere questi appunti sui bottoni, non posso non essere influenzato dalla mia vita personale in quanto totalmente trascorsa nel negozio di merceria, attività chiusa nel 2002. Mio padre ha rilevato nel 1929 un negozio, chiuso da venti anni, con merce fine '800, fra cui due pareti di scatole di bottoni. Quei bottoni sono rimasti sempre in magazzino, anzi vi erano state portate anche le rimanenze degli anni successivi, fino a quando nei primi anni 1980 ho iniziato a cucirli in maniera omogenea fra loro in base ai materiali e ai prezzi. Poi osservandoli attentamente mi sono trovato la storia dei primi 50-60 anni del '900. Da quel materiale continuare fino al 2000 è stato abbastanza facile, in quanto la rimanente materia prima era a portata di mano nel negozio, anzi, aggiornata di stagione in stagione. Nel 1995 insieme ad altri collezionisti di bottoni ho contribuito a fondare il C.I.B. (Collezionisti Italiani Bottoni) con sede a Firenze. In questo ambito mi sono arricchito culturalmente sulla conoscenza dei bottoni e ho avuto modo di entrare in possesso di molti esemplari del '700-'800». (Giorgio Gallavotti)
Giunto al suo 8° numero l'annale dell'ISSR di Rimini, Parola e Tempo, si propone come di consueto nella sua raffinata veste editoriale, con un'accurata scelta di materiali (operata dal direttore N. Valentini, insieme alla redazione). Pensato originariamente come strumento di formazione e confronto culturale, ma anche di elaborazione e ricerca nelle scienze religiose, il corposo volume pubblicato dall'editore Pazzini raccoglie nelle sue sette sezioni materiali di particolare rilevanza teoretica e spirituale, quasi interamente frutto di esperienze concrete di formazione e ricerca promosse nel corso dell'ultimo anno accademico.