«La grande crisi dell'età moderna - scriveva Weber - sta tutta nell'incapacità di accettare il politeismo dei valori». La nostra epoca è segnata in modo indelebile dalla circolazione di idee e principi differenti, incompatibili tra loro ma tutti ugualmente legittimi. Libertà o uguaglianza, solidarietà o benessere, le ragioni dell'individuo o quelle della comunità. Ed è inutile sperare di tornare a un mondo omogeneo e coeso, retto da un unico sistema di valori. Bisogna imparare ad affrontare le proprie paure, e anche le proprie idee. Soprattutto ricordare che la verità è sempre sfaccettata. Compito della filosofia allora è di insegnare non cosa si deve pensare ma come pensare. Il filosofo insegna un metodo per mettere ordine, guardando ai problemi antichi che si presentano sempre in modo nuovo. Adempiendo alle richieste di ogni giorno, contro il proprio tempo, per il proprio tempo.
Né traduzione o parodia, né commento rilettura filologica, "La Repubblica di Platone" "di" Badiou si accinge a diventare l'opera filosofica più singolare del XXI secolo. Un genere letterario a sé stante e tanto più stupefacente quanto non è del tutto chiaro chi ne sia l'autore: il greco Platone o il francese Alain Badiou? Personaggi sono Socrate e i suoi allievi, ma tra questi spunta una donna. Lo stile è quello del dialogo, ma il lettore è afferrato da una prosa che attinge a piene mani da un'incalzante oralità. I problemi sono quelli della giustizia e della costituzione politica, ed ecco allora che si parla di corruzione dilagante e sovranità del denaro. Resta la tensione socratica con Omero ed Eraclito, ma la poesia viene riscattata da Mallarmé e il molteplice da Deleuze. I concetti, le domande, i nodi problematici è l'eternità dell'opera di Platone a porli. Ma sono la vivacità e l'audacia del pensiero di Alain Badiou a declinarli nella nostra condizione contemporanea, a farli vibrare in un testo che ricolloca l'opinione nel contesto delle società mediatiche, il mito della caverna nell'odierna schiavitù dell'effimero, Dio nell'alterità, la filosofia in un gesto di combattimento. Nella società giusta qui ridisegnata, dove a governare sono di nuovo i filosofi, e dove tutti, nessuno escluso, saranno filosofi, a dischiudersi non è solo la possibilità di una "vera politica" ma una via di accesso all'assoluto. Introduzione e postfazione di Livio Boni.
Siamo all'alba di un nuovo mondo politico? La grande crisi finanziaria ha prodotto le rivolte della Primavera araba e il movimento degli indignados in Spagna, Grecia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Sono rivolte meno organizzate rispetto al passato ma la loro forza è proprio quella di essere grandi e spontanei movimenti popolari che si oppongono alle parole d'ordine di questa modernizzazione: modernizzare, riformare, cambiare. I movimenti popolari nascono anche come risposta alla falsa disputa tra opposti schieramenti che si riduce tutt'al più a chi davvero possa proporre il "vero" cambiamento, a colpi di riforme e liberalizzazioni. Alain Badiou critica questa condivisa visione delle cose che vuole a tutti i costi il cambiamento e la modernizzazione, per riaffermare la potenza dell'idea. Sono proprio le rivolte a riaprire d'improvviso la storia che molti, a cominciare da Fukuyama, avevano frettolosamente considerato finita.
Qual è il senso, il significato della vita? In questo saggio Eagleton ci racconta come duemila anni di pensiero filosofico e di grande letteratura - da Aristotele a Catullo, Shakespeare, Schopenhauer, Spinoza, Marx, Cechov, Freud, Wittgenstein, Sartre, Beckett, persino i Monty Python - hanno affrontato la questione, che è a suo parere divenuta particolarmente complessa nel mondo moderno. Invece di confrontarci a viso aperto con il sentimento strisciante dell'insensatezza della vita, preferiamo riempirla con una moltitudine di cose: dal calcio al sesso alla New Age. La risposta di Eagleton è toccante e originale. Il senso della vita non sta solo nella felicità, intesa come piena fioritura delle potenzialità dell'individuo, ma anche nell'amore, ovvero la capacità di condividere e realizzare progetti creativi assieme ad altri, e alla società nel suo complesso. Il senso della vita assomiglia a suonare in un'orchestra jazz: l'espressione libera e piena di tutti assieme e di ciascuno per sé.
Chi l’ha detto che i filosofi hanno sempre la testa fra le nuvole? E che la filosofia è una disciplina astrusa e «fumosa»? Ebbene, non c’è pagina di questo volume che non smentisca luoghi comuni tanto radicati. Anzi, un corso di sopravvivenza sembra perfino necessario, tanto più se la filosofia, come dimostra Girolamo De Michele, si occupa della vita e della nostra stessa sopravvivenza. Lo sapevano bene - con destini opposti, talvolta drammatici - Cartesio e Giordano Bruno,Galileo e Antonio Gramsci. Perché la filosofia è esercizio di libertà, della vita concreta prima ancora che del pensiero: come ci ricorda - udite, udite -Vasco Rossi citando Spinoza, la filosofia ha a che fare con la gioia e con il potere «che ha bisogno di renderci tristi».
Uno sguardo disincantato sulla storia della filosofia «ufficiale» permette di scoprire l’attualità di pensatori lontanissimi nel tempo - le grandi «star» dell’antichità, come Platone e Aristotele, ma anche figure più oscure, comeTalete e Anassimandro - accanto a «outsider di lusso» quali Giacomo Leopardi e David Foster Wallace (ma anche, di passaggio, Francesco Guccini, Luca Carboni e Fabrizio De André). Se la filosofia non insegna a trovare le risposte,ma ad affrontare i dubbi e le incertezze in cui non smetteremo mai di imbatterci, se «in filosofia il viaggio è più importante della meta», il suo racconto finisce per assomigliare a un grande romanzo d’avventura.Dell’avventura più bella, e che non ha mai fine.
Girolamo De Michele vive a Ferrara e insegna filosofia al liceo. È redattore di Carmilla, e-magazine diretto da Valerio Evangelisti. Scrive di filosofia e critica letteraria, e ha anche pubblicato saggi sulla didattica e i problemi della scuola (La scuola è di tutti, 2010). Considerato uno degli esponenti della New italian epic, per Einaudi Stile libero ha scritto tre romanzi: Tre uomini paradossali (2004), Scirocco (2005) e La visione del cieco (2008).
In questo nuovo volume della sua Controstoria, Onfray demolisce il mito di un Illuminismo razionalista e materialista, denunciando il carattere assai moderato o persino retrivo di alcuni fra i suoi più celebrati esponenti, e tracciando inedite demarcazioni fra i «buoni» materialisti e edonisti e i «cattivi» idealisti del secolo dei Lumi. Anche se messi all’Indice dal Sant’Uffizio, Voltaire e in fondo anche Diderot rimangono infatti deisti e antiatei, vincolati in maniera ambigua ai ricatti della trascendenza. Kant? Misogino e per di più razzista, come Diderot e Buffon. Sade? Un protofascista, che predica la sopraffazione, lo sfruttamento e il disgusto del corpo. Rousseau poi, oltre che criptoidealista, è un reazionario luddista, contrario alla scienza e favorevole alla cieca obbedienza e all’ignoranza del popolo.
Chi è da salvare sono invece gli esponenti di una corrente minore e storicamente perdente dell’Illuminismo "estremista": pensatori come Meslier, La Mettrie, Maupertuis, Helvétius, d’Holbach.
In queste pagine, diversi geni del pensiero vi accompagneranno passo per passo nelle vostre faccende, in una giornata vissuta filosoficamente. Cominciamo proprio dall’inizio, il risveglio. Cosa significa essere svegli? Come facciamo a essere sicuri che non stiamo ancora sognando? Cartesio sostiene che se siamo in grado di dubitare di essere svegli è perché stiamo pensando, e quindi probabilmente esistiamo... Thomas Hobbes ha qualcosa da dire sul pendolarismo mattutino che scatena il selvaggio che c’è in ognuno di noi, e in palestra Michel Foucault vi correrà accanto sul tapis roulant per spiegarvi che quegli esercizi ginnici costituiscono in realtà una forma di controllo statale. In ufficio Karl Marx vi sussurrerà all’orecchio come liberarvi dalla schiavitù del salario, nel tempo libero Niccolò Machiavelli vi darà consigli sull’organizzazione di una festa ben riuscita e Carl Schmitt vi spiegherà perché litigare con il partner ha i suoi vantaggi. E se intendete ricorrere alla consolazione dello shopping, in camerino,mentre vi ammirate nello specchio, Jacques Lacan ha qualcosa da dirvi sui pericoli del narcisismo...
Allargando il discorso anche all’arte, alla letteratura, alla psicoanalisi, all’antropologia, Rowland Smith illumina di luce straordinaria il nostro ordinario, dando vivacità al monotono e valore alla routine.
IL LIBRO
Per stabilizzare la finanza internazionale, dopo la crisi che ne ha travolto il folle equilibrio, biliardi di dollari sono stati praticamente regalati dai governi alle istituzioni bancarie di tutto il mondo. PerchÈ non Ë stato mai possibile mobilitare risorse anche solo lontanamente comparabili per affrontare la drammatica piaga della povert‡ e la rovinosa crisi ecologica? In queste pagine Slavoj éiûek tratteggia il fallimento morale della modernit‡ nei termini dei due eventi che hanno aperto e chiuso gli anni Zero, il micidiale uno-due della nostra Storia, il diritto della tragedia, il gancio della farsa.
Con lí11 settembre 2001 e il credit crunch globale il liberismo Ë morto infatti due volte: come dottrina politica e come dottrina economica. éiûek smonta líingranaggio dellíideologia liberista individuandone il nucleo utopico e perverso, che ne ha determinato la crisi. E per combattere líirrazionalit‡ del capitalismo globale, Zizek ritiene necessario imparare dai fallimenti della sinistra novecentesca: solo cosÏ si potr‡ formulare una nuova ipotesi di emancipazione dellíumanit‡, uníipotesi che ñ in un senso, come leggerete, molto speciale ñ il ´gigante di Lubianaª non esita a ridefinire comunista.
I GIUDIZI
"Il filosofo pi˘ pericoloso d'Occidente."
New Republic
"éiûek Ë un pensatore fondamentale, e questo breve saggio Ë un modo eccellente per avvicinarne il pensiero."
Library Journal
"éiûek possiede una ammirevole capacit‡ di collegare tematiche e riferimenti tra loro remoti, molto spesso in chiave decisamente paradossale, spaziando dal cinema alla psicoanalisi lacaniana, a Marx, Heidegger, Lenin e appunto ai pensatori recentemente pi˘ discussi dalla sinistra."
Gianni Vattimo
"Basta con le pratiche decostruzioniste, fuori le tematiche postmoderne. Via anche i neocon. Meglio bussare alla porta di éiûek."
Antonio Gnoli
UN BRANO
"Il titolo di questo libro vuole essere un elementare test di intelligenza per i lettori: se la prima associazione che genera Ë il classico clichÈ anticomunista: 'Hai ragione: oggi, dopo la tragedia del totalitarismo del ventesimo secolo, tutto questo gran parlare di un ritorno al comunismo Ë solo farsesco!' ñ allora vi consiglio sinceramente di fermarvi qui. Inoltre, il libro vi deve essere confiscato a forza, dal momento che affronta una tragedia e una farsa del tutto differenti, ovvero i due eventi che segnano líinizio e la fine del primo decennio del ventunesimo secolo: líattentato dellí11 settembre 2001 e il crollo finanziario del 2008."
L'AUTORE
Slavoj éiûek (Lubiana, 1949) Ë fra i pi˘ innovativi e carismatici pensatori del nostro tempo. Insegna nella sua citt‡ natale e in molti atenei americani ed europei. Autore di moltissimi volumi, tra i quali Benvenuti nel deserto del reale (Meltemi, 2002), Tredici volte Lenin (Feltrinelli, 2003), Il soggetto scabroso (Raffaello Cortina, 2003), Líepidemia dellíimmaginario (Meltemi, 2004), Il cuore perverso del cristianesimo (Meltemi, 2006), Leggere Lacan (Bollati Boringhieri, 2009).
Un luogo tra la vita e la morte, tra fiction e realtà. Questo è Lost. Ciò che si trova alle radici stesse del domandare. Perché l'Isola non da risposte, non possiede la verità. Piuttosto, ne incarna l'enigma. E lo fa con una narrazione al contempo complessa e popolare, sfruttando i canali aperti dalla transmedialità, dilatando all'infinito l'orizzonte della partecipazione. La serie tv creata da J.J. Abrams e Damon Lindelof è a tal punto legata alla filosofia che alla filosofia non restano che due scelte. Spiare da dietro il buco della serratura il dispiegarsi di quello che è, a tutti gli effetti, un mondo. Oppure accantonare ogni falso pudore, ed esplorare l'Isola. Simone Ragazzoni sceglie questa seconda via, e s'imbarca a bordo del volo 815 col preciso intento di precipitare insieme a Jack, John, Kate, Hurley, Sayid, Sawyer. E a tutti i fan della serie. Accampato sulla spiaggia o perso nella foresta, l'autore de "La filosofia di Lost" apre botole, progetta mappe, sfida mostri e ridicolizza pregiudizi. Naufrago tra i naufraghi, decide di far abitare al discorso filosofico lo spazio dell'erranza. Qualcuno, certo, storcerà il naso. Ci vuole tempo per sentirsi perduti. L'Isola ce l'ha. La filosofìa anche. E tu?
La filosofia è compatibile con l'umorismo? E possibile penetrare le complessità del reale e sciogliere i segreti della conoscenza a suon di spiritosaggini? Pedro Gonzàlez Calero è di quest'opinione: i filosofi sono tutt'altro che austeri e privi di humour. Alcuni di loro si rivelano veri maestri d'ironia. Se dunque, come dice Pascal, "burlarsi della filosofia è già fare filosofia", è possibile raccontare i più alti esiti della storia del pensiero attraverso le arguzie e gli aneddoti di cui i filosofi sono stati protagonisti. Prendendo le mosse dalle provocazioni di Socrate, diventato buon dialettico grazie ai malumori dell'arcigna consorte Santippe, e di Diogene il cinico, che se ne andava in giro in cerca dell'uomo con la sua lanterna, l'autore approda alle battute mordaci di Friedrich Nietzsche e Bertrand Russell e all'aggressività non solo dialettica di Wittgenstein, quando minacciò Karl Popper con un attizzatoio. Un viaggio nel lato più inedito della filosofia, a illuminare la forza dirompente dell'umorismo come chiave per comprendere e tollerare il mondo.
Quante volte siamo rimasti colpiti da una frase? Alcune frasi hanno il potere di toccarci in profondità, tanto da farci non solo esclamare "È vero!", ma anche individuare i nostri punti nevralgici, sciogliere nodi d'incertezza, illuminare scenari mentali prima immersi nell'oscurità e aprirci prospettive fino a quel momento invisibili. Come spiega l'autore di questo efficace prontuario, le frasi magiche appaiono universali e, nello stesso tempo, cucite su misura per noi; si tratta solo di sapere quando usarle e perché. E qui entra in gioco Matteo Rampin che ha raccolto e opportunamente "etichettato" le 100 migliori citazioni da lui usate nella pratica professionale. Sono citazioni da poeti, filosofi, uomini politici, film e commedie, pronte per una veloce consultazione e un uso immediato, ma anche utili da scorrere una dopo l'altra, in un ripasso, piacevole e illuminante, dei nostri meccanismi mentali e delle nostre domande e risposte su noi stessi, sugli altri e sul mondo che ci circonda.