Francesco ha diciannove anni e vive in provincia di Siena, ha frequentato il liceo senza troppi problemi ed è uno scout entusiasta. Adora la sua piccola città, i giri in motorino per le campagne, i tramonti di fuoco oltre le colline, ma nel suo cuore c’è anche altro, c’è il desiderio assoluto di fare musica. E, per questo sogno, la provincia è troppo stretta. Così Francesco si trasferisce a Milano, in cambio della promessa fatta ai genitori di iscriversi all’università e di alloggiare in una stanza messa a disposizione da una parrocchia, in zona Navigli. Ed è qui che conosce don Andrea, giovane sacerdote anche lui appena arrivato dalla provincia, e Filippo, altro ospite della struttura, violinista tutto ripiegato nel suo mondo eppure capace di intuizioni folgoranti. Non solo musicali. Milano per Francesco sembra inizialmente l’habitat naturale, il luogo dove tutto è possibile, tanto che riesce a mettere piede nel mondo discografico e a pubblicare il suo primo singolo di successo. Lo aiutano la sua determinazione e anche una serie di coincidenze, a cominciare dall’incontro con Linda durante un concerto. Ma la metropoli è anche un mondo nuovo, grande, caotico, di “persone, locali, luci, discorsi, brindisi, ragazze, sguardi, vestiti, gente che pippa, musica a palla, risse, applausi, champagne, vodka, sponsorizzazioni, selfie, svapo, autisti, buttafuori, risate… flash che non hanno tempo di sedimentare perché un giorno sì e l’altro pure ne sopraggiungono di nuovi”. Riuscirà a non perdere il filo di se stesso e dei suoi sogni, a capire che “nessuno si salva da solo, neanche quando è grande”? Dopo la festa è una storia d’amore e di amicizia, un libro pieno di musica, su cosa significa restarsi accanto quando le luci si spengono e ci si incammina verso casa.
Centinaia di incontri dedicati a introdurre i giovani alla lettura di alcuni capolavori della letteratura cristiana e non, uno scambio continuo di conoscenze ed esperienze per capire, appassionarsi, condividere: su questo si reggeva la missione educativa condotta da don Fabio Baroncini nell’alveo degli insegnamenti di don Luigi Giussani. Sullo slancio di quanto lo stesso Giussani aveva fatto con il volume Le mie letture, questo libro raccoglie e sintetizza le introduzioni alla lettura con cui don Fabio faceva nascere nei ragazzi non solo una passione letteraria ma anche un metodo conoscitivo. Abelardo, Manzoni, Claudel, Dostoevskij, Lagerkvist, Bardy, Péguy, Martindale, Eliot e Dante sono alcuni degli autori scelti per introdurre le proprie riflessioni, per generare un dibattito con i giovani e trovare quelle pietre di paragone tra l’arte letteraria e le proprie esperienze di vita: una ricerca continua, originale e sempre viva perché alimentata dalla passione per la conoscenza e da un infaticabile impegno educativo.
"Sulle tracce di Cristo" è un documento in presa diretta del pellegrinaggio guidato nel settembre 1986 da don Luigi Giussani nel suo primo e unico viaggio nella terra di Gesù. Appunti di viaggio e di cronaca la cui attualità resta intatta mediante la lezione che Giussani ha dato ai suoi compagni, ponendosi, come sempre nella sua predicazione, da uomo davanti all'annuncio di Cristo. Durante il viaggio don Giussani ascolta e commenta il Vangelo, affronta l'indomita originalità dell'ebraismo, riporta l'attenzione sull'evento unico del cristianesimo come fatto accaduto in un determinato luogo e in un certo periodo storico e trasporta il senso di quell'evento nella contemporaneità mostrando lo spazio che deve e può avere nel tempo presente. In questa nuova edizione - arricchita di una nuova prefazione del cardinale Pierbattista Pizzaballa, dal 2020 patriarca di Gerusalemme dei Latini - le meditazioni e conversazioni con don Luigi Giussani assumono il valore di preziose testimonianze per l'oggi, uno strumento unico per risalire al cuore della fede e del cristianesimo.
Un giovane prete della provincia di Catanzaro ha iniziato durante il lockdown a trasmettere su Youtube e Instagram le sue messe e alcune preghiere e riflessioni, per accompagnare i fedeli durante un periodo buio. Con una rapidità impressionante don Francesco Cristofaro ha costruito attorno a sé una comunità di fedeli ispirati dal suo modo limpido di parlare di temi religiosi e di raccontare le storie esemplari di molte persone che non hanno voce. In questo libro don Francesco traccia un percorso per aiutarci a comprendere la ricchezza che la speranza è in grado di portare nelle nostre vite e come cercare di alimentarla e nutrirla coltivando la preghiera e la gratitudine, e scegliendo il sorriso e l'amore come fiaccole sulla strada. Accanto alle vicende celebri e illuminanti dei santi Padre Pio, Giuseppina Bakhita, Gabriele dell'Addolorata e del beato Carlo Acutis scopriamo così alcune storie di persone comuni mai raccontate prima: le vite coraggiose, drammatiche e piene di speranza della piccola Silvia Tassone, di Angela Trevisan, di Maria Assunta Frustagli, e di Giuseppe Armeli Moccia sono grandi esempi di resilienza e fede, capaci di portare nei nostri cuori gioia autentica per la vita e di accendere quella scintilla della speranza che stiamo cercando. Un viaggio nel potere della preghiera, della gratitudine, del sorriso e dell'amore.
Tra il 1954 e il 1955, Giovannino Guareschi, allora direttore del "Candido", trascorse tredici mesi in carcere a Parma: dopo aver pubblicato sul suo giornale due lettere attribuite ad Alcide De Gasperi fu condannato per diffamazione a causa del duro commento che le accompagnava. Convinto di aver subito un torto perché non gli era stata data la possibilità di difendersi, Giovannino decise di non presentare appello e di scontare la pena. Al carcere seguirono poi sei mesi di arresti domiciliari. Questo libro è lo straordinario racconto di uno dei momenti più controversi della vita di un grande autore e polemista del Novecento. Una testimonianza preziosa - arricchita da numerose illustrazioni nel testo e nell'inserto a colori - raccolta ed elaborata attraverso numerose fonti, molte delle quali inedite: le memorie familiari e degli amici e collaboratori; il memoriale del maresciallo delle guardie carcerarie Mario Pellegrinotti, diventato amico dell'illustre prigioniero; le migliaia di lettere e cartoline spedite dai lettori e soprattutto gli scambi epistolari di Guareschi, tra cui in particolare le lettere inviate alla moglie Ennia - la Vedova Provvisoria - e la corrispondenza relativa alla stesura della sceneggiatura del film Don Camillo e l'onorevole Peppone, in cui si ritrova tutta la vivacità e l'inventiva del miglior Guareschi. Prefazione di Giovanni Lugaresi.
«Io volevo dire che ho visto una mosca fotografata da vicinissimo. Aveva occhi enormi e un corpo verdolino.» «Le fotografie al microscopio degli insetti sono bellissime» dice il nonno. «Ma adesso dormite.» «Uffa!» «Uffa!» «Uffa!» «Potete uffare finché vi pare, ma adesso si dorme» ripete il nonno spegnendo la luce. «Però prima ci racconti una fiaba...» dice il nipotino più grande. «Ma non una fiaba qualsiasi...» dice il mezzano. «Una fiaba con una mosca!» grida il più piccolo. Età di lettura: da 6 anni.
"C'è uno scetticismo triste e superficiale che si esprime nella vulgata popolare con la frase: 'dall'aldilà non è mai tornato nessuno'. S'intende dire che, in fin dei conti, quelle sull'oltretomba sono tutte congetture, ipotesi, magari anche vere, ma chi lo sa davvero se c'è qualcosa?". È forse la domanda più importante dell'esistenza. Ma sono proprio giustificati i dubbi? A partire dalla tragica sera in cui il cuore di sua figlia Caterina ha smesso di battere, Antonio Socci si è interrogato a lungo su quella condizione al confine della vita: un'esperienza di pre-morte al culmine del quale è avvenuta una resurrezione. È iniziato così un viaggio inatteso nel continente misterioso delle esperienze di pre-morte che la scienza medica sta studiando e che riguardano milioni di esseri umani nel mondo. Sono storie che diventano oggi una formidabile "dimostrazione scientifica dell'esistenza dell'anima". L'autore si è cimentato pure con i molti miracoli di resurrezione compiuti da Gesù e poi testimoniate nelle vite dei santi fino ai nostri giorni. Queste pagine mostrano la sconvolgente vicinanza dell'aldilà alla nostra vita quotidiana che in un attimo, con un semplice respiro o un battito di cuore che vengono a mancare, può spalancarci davanti o una realtà di felicità straripante e di amore inimmaginabile, oppure un luogo di terrore e strazio indicibili.
"Vivere senza paura nell'età dell'incertezza significa poter fare esperienza di una speranza senza 'sconti', una speranza 'tangibile' anche nell'abisso della paura." Un intenso dialogo fra tre grandi personalità religiose e filosofiche - Julián Carrón, Charles Taylor e Rowan Williams - è l'occasione preziosa per tornare a parlare del nostro presente, un periodo storico caratterizzato da profondi mutamenti che generano in tutti noi timori e riflessioni. Dal momento che il mondo in cui viviamo ci pone quotidianamente di fronte all'incertezza, è doveroso provare a trovare delle risposte e chiedersi come si possa vivere con pienezza nell'età secolare. Questo dialogo propone quindi un percorso in grado di fornire punti di vista e prospettive differenti, una riflessione sui valori umani e sullo spazio che possono avere nella realtà attuale, sul senso della fede nella contemporaneità, sul desiderio, sulla libertà e il modo di viverla, sull'amicizia, per trovare infine un cammino comune, qualificato dall'incontro con l'altro pur nelle divergenze. Un'appassionata riflessione sul senso della vita, un messaggio per tutti coloro che intendono restituire valore alle relazioni umane, per provare a vivere il reale senza paura.
Pisa, XII secolo. La potente repubblica marinara, i cui vascelli solcano il Mediterraneo carichi di seta, spezie e tinture, si trova al centro dell'Europa medievale, ma la Zecca stenta a coniare una quantità di moneta sufficiente a soddisfare i cittadini, i bisogni dei mercanti e del commercio marittimo. È qui - nella città di piazza dei Miracoli, dell'Opera del Duomo, di Fibonacci e delle scuole di abaci - che ha inizio la storia della moneta di banca. Paolo Zannoni, insider finanziario di lungo corso, ci mostra come regimi diversi - democrazie federali e parlamentari, imperi e regimi rivoluzionari - nel corso dei secoli abbiano tutti collaborato con le banche per raggiungere i propri obiettivi, stringendo di volta in volta lo stesso accordo: scambiare il debito pubblico con quello degli istituti bancari. Per questo, in ogni luogo e in ogni tempo, le banche hanno sempre conservato una posizione privilegiata. Sette capitoli, sette momenti storici, sette luoghi per indagare il complesso rapporto che lega istituti bancari e Stati: dal rione di Rialto nella Venezia del XVII secolo alla nascita della Banca d'Inghilterra, dal regno di Napoli alla Russia bolscevica, dalla Rivoluzione americana all'Ecu de Marc, l'antenato dell'euro, una valuta privata capace di circolare in tutta l'Europa premoderna e moderna. Ma Moneta e promesse fa di più: ci offre una chiave per interpretare il presente, spiegandoci, tra le altre cose, perché non dobbiamo stupirci quando uno Stato salva una banca in crisi. Basandosi su fonti conservate negli archivi di Venezia, Napoli, Philadelphia, Medina del Campo, Pisa e nei caveaux della Banca d'Inghilterra, molte mai consultate prima d'ora, Zannoni ci aiuta a comprendere che cosa la banca è e che cosa fa, riservando un'attenzione particolare alla natura del debito bancario. Con una scrittura di grande chiarezza unita a un piglio divertito e appassionato, ci dimostra, in ultima analisi, come i debiti delle banche siano diventati la valuta delle nazioni: la moneta moderna è debito.
«Abbiamo forse smarrito la ragione profonda per cui davvero ci interessiamo al patrimonio culturale e alla storia dell'arte: la forza di liberazione con cui apre i nostri occhi e il nostro cuore a una dimensione "altra".» Così scriveva Tomaso Montanari, e da qui prende le mosse questo libro, che rappresenta prima di tutto l'omaggio di un toscano alla bellezza della propria regione, una terra considerata l'«Italia dell'Italia». Una terra, potremmo dire, in cui tutto è un'espressione della fede cristiana del popolo: non solo i capolavori dei tanti artisti che vi sono nati o che nei secoli l'hanno amata, anche i muri delle città e perfino le vigne e i cipressi che ammiriamo nella sua inconfondibile campagna. Antonio Socci ci accompagna alla scoperta di un luogo magico abitato da mistici, poeti, pensatori, mercanti, artisti, banchieri, artigiani e contadini: quei «maledetti toscani» così rissosi, ma tutti, santi e peccatori, con la stessa fede (e lo stesso stupore) di fronte a Dio che si è fatto carne ed è «venuto ad abitare in mezzo a noi». E con la stessa tenerezza verso la Madre di Dio. Con una guida d'eccezione, passeggeremo fra le vie di Firenze, Pisa, Lucca e Siena, andando alla ricerca del lato più autentico della Grande Bellezza, troppo spesso trasformata in un immenso emporio delle meraviglie, in un luna park preso d'assalto da centinaia di turisti. Al contrario, nelle pagine di questo libro, che sono passi di un pellegrinaggio, ci sarà concesso il tempo di osservare, contemplare, ascoltare, toccare e assaporare, come si fa con un buon vino.
Ambre ha vent'anni e i capelli tinti di nero corvino, ha davanti la vita ma non riesce a vederla. È l'amante segreta di un professore quarantenne, padre di famiglia, che la custodisce in un appartamento pensato per attenuare le mancanze del loro amore e il dolore per un futuro che non potranno avere. Ma quando il vuoto diventa così grande da provare a risucchiarla, ad Ambre si apre un'inaspettata via di fuga: il lavoro come cameriera stagionale in un albergo ad Arvieux, sulle Alpi francesi, un paesino immerso in un panorama fiabesco dai cieli color carta da zucchero e dalle montagne innevate. Ma, più che il paesaggio, sono gli abitanti a illuminare la vita di Ambre, e ad aprirle gli occhi sulle alternative che la vita ci offre, tra sogni, fragilità, entusiasmi, delusioni. Giorno dopo giorno, tra un turno in sala e una ciaspolata nei boschi di larici, Ambre incontra Tim, l'aiuto cuoco ripudiato dalla famiglia, Rosalie, che affronta la paura dell'abbandono insieme alla sua bambina appena nata e Wilson, che preferisce la natura agli uomini. E così, mettendo piede nei loro silenzi, esce dal suo. "Bucaneve" è un racconto delicato sull'amicizia e sulle seconde possibilità, un inno a tutto ciò che la vita, nel bene e nel male, ha da offrirci. Perché anche dove la neve è più dura, i petali del bucaneve trovano la forza di riaffiorare in attesa di una nuova primavera.
Giovanni ha ventiquattro anni e ha coronato il suo sogno, quello di lavorare nella redazione di un quotidiano. Intorno a sé, però, ha soltanto colleghi più anziani, ormai apatici, storditi da un mestiere sempre più in crisi. Tranne uno, Sergio Fabiani, caposervizio della cultura, che gli affida il compito di scrivere un pezzo su Donato Carretta, direttore del carcere di Regina Coeli, linciato in modo selvaggio dalla folla nel settembre 1944. Il giovane giornalista si immerge allora nella ricerca e nello scavo: sotto la guida paterna di Fabiani, Giovanni ci porta sui luoghi che furono teatro del fatto - il Palazzo di Giustizia, il Tevere, Regina Coeli -, ci mostra le testimonianze di chi quel massacro l'ha visto e documentato, e ce lo restituisce in un racconto vivido, crudo, reale. Chi era Carretta? Un fascista o un antifascista? Oppure uno della "zona grigia"? Con la precisione del reporter e l'abilità dello scrittore, Giovanni ricostruisce la storia di una condanna controversa, brutale, di certo ingiusta. Indagando le pulsioni e la rabbia che agitano la folla di quel settembre 1944 rivede, nella Roma liberata dal fascismo e dall'occupazione nazista, gli strepiti e i livori che si muovono, velenosi, nelle relazioni di oggi, nella comunicazione, sui social. Walter Veltroni torna con un romanzo intenso, capace di raccontare un passato ancora attuale, in cui possiamo leggere in controluce - e forse decifrare, un passo alla volta, insieme a Giovanni - il presente in cui viviamo.