Pubblicando nel 1613 le "Novelle esemplari", Cervantes non tace l'orgoglio di considerarsi "il primo ad avere scritto in lingua castigliana novelle", alla maniera italiana. Narrazioni "esemplari", dunque, come modelli al radicamento in Spagna di un genere letterario di grande efficacia per delineare figure e casi avvincenti che rechino anche lezioni di vita ispirate a una moralità laica, prima ancora che cristiana. Un'altra ragione dell'esemplarità di queste novelle, però, è implicita: esse offrono lo spazio più congeniale a un'arte del narrare che delle convenzioni di una poetica esalta tutti gli ingredienti e le suggestioni, e questi combina e manipola in un gioco inesausto e sempre sorprendente di trame e linguaggi, di calchi e parodie.
Nel "Trattato decisivo sulla connessione della religione con la filosofia", sconosciuto nel Medioevo latino, il filosofo musulmano Averroè intende dimostrare che la filosofia non sostiene nulla di diverso dai dogmi della fede, pur servendosi di un linguaggio più raffinato e dimostrativo. Per lui la verità è una sola: il filosofo la cerca attraverso la dimostrazione necessaria, il credente la riceve dal "Corano" nella forma semplice e narrativa che meglio si adatta alla maggioranza degli uomini. Nella presente edizione completamente rivista e aggiornata del trattatello averroista si enfatizza come l'approccio linguistico alla verità abbia ricadute sociologiche e politiche: esso serve infatti a sanzionare la superiorità dei filosofi sugli altri uomini e ad aprire la strada alla riforma religiosa progettata dai califfi Almohadi, al cui servizio Averroè operava.
Ispirate da una passione d'amore pienamente vissuta, e trasposta con singolare immediatezza stilistica in espressione poetica, le "Rime" di Gaspara Stampa descrivono le gioie e i turbamenti di una donna capace di perseguire con risolutezza e coerenza, ma non senza dolore, una scelta di vita libera e raffinata, in un ambiente ostile, tollerante solo nei confronti della dissolutezza maschile. Una donna nella quale oggi si riconosce uno dei talenti più colti e dotati del suo tempo, ma la cui opera suscitò spesso in passato una curiosità sospettosa, volta più all'indagine biografica che alla serena e obiettiva valutazione critica.
In questo racconto biografico Eberhard Horst analizza l'eccezionale, controversa e discussa personalità di Federico II di Hohenstaufen aggiornandola ai valori più attuali. Rinuncia così a voler vedere nel re di Sicilia un Cavour medievale, già maturo per la concezione dell'unità d'Italia. Certamente mentre combatteva le sue battaglie politiche, contro il Papa o contro le città del nord Italia, Federico attuò l'opera di uno statista che è rimasta il suo monumento più originale. Con sicuro realismo fondò scuole, dette legislazioni, risolse problemi ecologici e chiamò alla sua corte filosofi, eruditi, giuristi, scienziati: quanto di meglio la cultura avesse da offrire, anticipando il Rinascimento.
Scrivendo il "De oratore", nel 55 a.C., Cicerone mirava non solo a valorizzare la sua figura in un momento di eclissi politica, sotto l'incombere del potere dei triumviri, ma a definire un progetto culturale, inteso a rafforzare e mantenere il prestigio del ceto aristocratico. L'eloquenza era a Roma la disciplina dominante, connessa con la prassi politica e civile. Cicerone, che ne era autorevole esponente, ne illustra i precetti sulla traccia di un nuovo statuto. Emanuele Narducci, con la sua prefazione, guida il lettore a una approfondita comprensione dell'opera. Testo latino a fronte.
Il romanzo, a distanza di quasi centoquarant'anni dalla sua prima pubblicazione e rispetto alle altre opere di Tolstoj, rimane la più candida e poetica rivelazione sul mondo dello scrittore poco più che trentenne. L'idea fondamentale di quest'opera è il senso della vita sottoposto a molte verifiche e infiniti ritocchi. Da un comune romanzo sull'amore Tolstoj costruisce un romanzo sulla vita, anzi sulla vitalità che avrebbe distinto più tardi molti dei suoi personaggi. Egli tenta di fissare quest'attimo nella sua naturale fugacità quando la donna e l'uomo si avvicinano a quello stato di grazia che si avverte nel momento dell'innamoramento.