Ryan, João, Natasha, Emil, Yfan, Alessio… I bambini di tutto il mondo, dalla Cina alla Russia, dall’Europa all’Equatore si rivolgono ogni giorno a Papa Francesco per chiedergli aiuto, consigli, risposte ai propri dubbi e spiegazioni sul senso più profondo della fede e dell’esistenza, inviandogli lettere e disegni. Che cosa faceva Dio prima di fare il mondo? Che cosa ne è dei nostri cari dopo la morte? Abbiamo davvero tutti, anche i malvagi, un angelo custode? E ancora: qual è stata la scelta più difficile che il Papa ha dovuto fare nella sua missione e che cosa farebbe se potesse realizzare un miracolo? A queste e altre domande contenute in una trentina di lettere provenienti dai cinque continenti, Papa Francesco risponde con parole semplici e straordinariamente intime, come un padre premuroso, accogliendo e confidando ai più piccoli la sua riflessione sulla vita e sulla fede. Sono corrispondenze indimenticabili che faranno bene a tutti, anche a chi ha perso l’innocenza dei bambini. Perché Dio è semplice, e semplice la sua presenza in mezzo a noi.
"Sapevo che mi sarei dovuto confrontare con sepolcri imbiancati e farisei, con lecchini di corte e adulatori falsi come i soldi del Monopoli, con criminali in giacca e cravatta e con i loro pavidi servi, con funzionari corrotti e dirigenti ignavi o con dirigenti corrotti e funzionari ignavi. Però credo sempre che valga la pena di provare a cambiare questo Paese." Così suona il bilancio di Alfonso Sabella, il giudice che nel dicembre del 2014, pochi giorni dopo la prima serie di arresti legati all'inchiesta Mafia Capitale, Ignazio Marino nomina assessore alla Legalità. In questo diario di viaggio Sabella descrive la città che ha incontrato: da una parte la malavita che tratta alla pari e spesso controlla la politica e la burocrazia e, dall'altra, le difficoltà dei rappresentanti dell'amministrazione che, anche quando non sono corrotti, mancano degli strumenti necessari a cambiare. Un libro che, con un linguaggio schietto e appassionato, è allo stesso tempo una dichiarazione d'amore per la capitale e un racconto della miscela esplosiva che da decenni alimenta il malaffare: dalla mafia del litorale alle truffe sui beni confiscati, dalle mani sull'ambiente agli affari sulle commesse pubbliche. E sembra che la fragilità della politica sia incapace persino di comprendere le proporzioni di questo verminaio.
"Si dice spesso che la nostra società tende sempre più a secolarizzarsi, ma anche in una società fortemente secolarizzata il senso del sacro non è andato perduto totalmente, e talvolta quasi per niente, anche se non tutti ci fanno caso." Sembra un'ironica provocazione quella che Edoardo Boncinelli avanza in queste pagine, ma a pensarci bene, proprio mentre in tanti lamentano l'immancabile "crisi dei valori", ci ritroviamo in una realtà che appare come il terreno di coltura ideale per fondamentalismi di ogni genere. E questo perché il senso del sacro è l'ostacolo più grande sul cammino del pensiero razionale, poiché ci abitua fin dalla più tenera età a non mettere in discussione pratiche e concetti che ci accompagnano dalla notte dei tempi. Ma perché il sacro è così radicato in noi? Boncinelli va al cuore della questione e mette a nudo i bisogni biologici e sociali che hanno favorito la nascita e la crescita di questa idea. Scavando nella regione più profonda della nostra irrazionalità, Boncinelli sottolinea la necessità fisica degli esseri umani di avere a disposizione una serie di punti fermi da cui partire e sui quali fondarsi, anche a prescindere dalla religione vera e propria. Forse non si può vivere senza qualcosa di sacro, ma sarebbe meglio ricorrerci il meno possibile per non restare ancorati a un modo di ragionare in cui tutto si dà per scontato e immutabile.
Tra i più noti e studiati dialoghi di Platone, il Menone è centrale nella produzione del filosofo non solo cronologicamente - fu composto in una fase di transizione fra il periodo giovanile e quello maturo - ma soprattutto per la varietà delle tematiche che affronta: verte attorno al tema della virtù e della conoscenza, e tuttavia in esso Socrate riflette con Menone, il suo giovane e ambizioso interlocutore, anche di politica, matematica, pedagogia, dialettica. Dando vita a un dialogo ricco e denso, che contiene il celebre esperimento maieutico in cui Socrate conduce uno schiavo incolto a risolvere un problema di geometria, e che, come conclude Ferrari nella sua approfondita introduzione, "assume per più di un aspetto la forma di un autentico microcosmo della filosofia platonica".
Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1966, "Le parole e le cose" costituisce uno spartiacque decisivo per la cultura e la filosofia del Novecento, una delle opere che più ha segnato il nostro modo di interpretare l'uomo e la società. In un percorso che parte dal Rinascimento per arrivare alla disarticolazione del sapere operata dalle scienze umane nel XX secolo, Michel Foucault si interroga sui codici fondamentali che definiscono lo nostra concezione della realtà: quali criteri governano i nostri schemi interpretativi, i nostri valori e le nostre azioni? Che cosa è possibile o impossibile pensare in una certa fase storica? Come si trasformano le forme del sapere nel passaggio da un'epoca alla successiva? Attraverso l'indagine di molteplici discipline - arte, storia naturale, grammatica, economia, biologia, filosofia, linguistica, antropologia, psicoanalisi - Foucault penetra i meccanismi che nel tempo determinano lo struttura e i confini del modo di pensare delle diverse società. E fa emergere le implicazioni pratiche e filosofiche connesse all'inevitabile transitorietà dei nostri sistemi di inquadramento del mondo: "Tentando di riportare alla luce questo profondo dislivello della cultura occidentale, non facciamo altro che restituire al nostro suolo silenzioso e illusoriamente immobile, le sue rotture, la sua instabilità, le sue imperfezioni".
In quel preciso momento, un centesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang, si è deciso il nostro destino. In un universo in cui materia e antimateria si equivalevano, e che quindi avrebbe potuto, in ogni istante, tornare a essere pura energia, può essere bastata una leggerissima preferenza del bosone di Higgs per la materia anziché per l'antimateria ed ecco che si è prodotto il mondo che abbiamo sotto gli occhi. "Ecco qua il minuscolo difetto, la sottile imperfezione da cui è nato tutto. Un'anomalia che dà origine a un universo che può evolvere per miliardi di anni." Se tutto nasce da lì, dobbiamo capire in ogni dettaglio quel momento cruciale, ricostruirlo fotogramma per fotogramma, al rallentatore e da diverse angolature. Per questo al Cern di Ginevra è stato realizzato Lhc, l'acceleratore di particelle più potente del mondo, il posto più simile al primo istante di vita dell'universo che l'uomo sia stato in grado di costruire. Per questo da anni i migliori fisici del mondo lavorano giorno e notte, ai quattro angoli del pianeta. È così che è stata catturata la "particella di Dio". Ed è per questo che si studia ancora, per capire di più su come tutto questo è nato e su come andrà a finire la nostra storia: se nel freddo e nel buio o in una catastrofe cosmica, che ci darebbe il privilegio di un'uscita di scena assai più spettacolare.
"'Tutto ciò che resterà della mia vita è quello che ho scritto.' Qualcuno l'ha detto pensando a se stesso, però sono parole che si adattano anche a me. Ho sempre voluto scrivere. Alla fine della scuola media, andavo per i tredici anni, mio padre Ernesto mi regalò una macchina Underwood di seconda mano, dicendo: 'Vedi un po'se la sai usare'. Mia madre Giovanna mi mandò a una scuola di dattilografia. Ma dopo un paio di lezioni, chi la dirigeva le spiegò: 'Giampaolo ha imparato subito quanto gli serve. Non butti via i suoi soldi'. Ho cominciato a scrivere nell'estate del 1948 e da allora non ho più smesso. Nell'ottobre 2015 di anni ne ho compiuti ottanta. E ho deciso che potevo permettermi questo libro. Non oso definirlo un'autobiografia, parola pomposa. Allora dirò che è il racconto personale di un vecchio ragazzo destinato a fare il giornalista. Non venivo da una famiglia di intellettuali. Mio padre era operaio del telegrafo. Mia madre aveva cominciato a lavorare a dieci anni ed era stata così brava da aprire un negozio di mode. La mia nonna paterna, Caterina, era analfabeta. Rimasta vedova con sei bambini da crescere, aveva vissuto nella miseria più nera. Troverete qui le loro storie, insieme a quelle di mio nonno Giovanni Eusebio, un bracciante strapelato, e di uno zio paterno, Paolo, un muratore morto a New York in un cantiere. I miei antenati sono questi. E se esiste un aldilà, guarderanno stupiti questo figlio che si è guadagnato il pane scrivendo.'" (G. P.)
L’Isis stringe l’Occidente nella morsa del terrore. È ormai una banalità dirlo; quel che non è banale è comprendere che genere di fenomeno sia e, di conseguenza, come potremmo contrastarlo o almeno contenerlo. Dopo aver studiato approfonditamente le vite e i profili degli autori di tutti gli attentati in Nord America e in Europa, da quello della metropolitana di Londra ai fatti recenti di Parigi, Alessandro Orsini, uno dei massimi esperti in materia, ci offre una visione lucidissima e destinata a rovesciare molte idee consolidate. Parte da una tesi sconvolgente: l’Isis è l’organizzazione terroristica più fortunata al mondo. Perché? Quanto a forza militare, non è in grado di competere con l’Occidente. Eppure è potuta diventare man mano più temuta e pericolosa perché le potenze che avrebbero dovuto combatterla sono venute a trovarsi in una sorta di paralisi, dovuta alla paura o a miopi giochi di equilibrio politico. L’altro grande punto di forza dell’Isis è il fenomeno, sempre più pervasivo, della radicalizzazione: come può accadere che tanti giovani, di diversa estrazione, in Medio Oriente e nel ricco Occidente, si trasformino in inafferrabili, sanguinari soldati della Jihad? Illuminandoci i loro oscuri percorsi biografici, svelandoci i veri volti di individui come i fratelli Kouachi che hanno massacrato la redazione di «Charlie Ebdo», Orsini ci permette di entrare negli schemi mentali che muovono l’Isis. Solo così possiamo tentare di dare una risposta alle domande che più ci turbano: dobbiamo avere paura? ci sono dei modi per placare l’ondata terroristica? l’Occidente e il suo benessere saranno inesorabilmente spazzati via?
Kevin, 17 anni, è nato e cresciuto a Marle, lembo di terra vicino a Newcastle che a seconda delle maree diventa isola. Unica sua coscritta in paese è Susan, amica d'infanzia e ora forse qualcosa di più, anche se non le ha mai rivelato i suoi sentimenti, forse per un'inconsapevole fiducia che niente cambierà. E invece Susan è irrequieta, e la città è un magnete irresistibile per chi è insofferente alla sonnolenza che ammanta Marle. Quando Susan d'improvviso parte per la città. Kevin contro tutto e tutti, decide di seguirla. La città è più complicata e anonima del previsto, ma gli servirà per far luce sul suo cuore e su cosa davvero conta nella vita.
Quando veniamo alla luce siamo amore puro, guardiamo il mondo per la prima volta con stupore e non possiamo che provare una gioia immensa per ciò che ci è stato donato. Purtroppo, però, crescendo ci allontaniamo da sentimenti così potenti perché la realtà dei nostri giorni è piena di sofferenza e difficoltà, e sono tante le delusioni piccole e grandi che incontriamo nel corso della vita. Tutto questo rende l'amore sempre più raro e difficile da comunicare alle persone che ci sono vicine: finiamo per chiudere il nostro cuore in un involucro di ferro, diventando insensibili per paura di stare male ancora. Ma Lorna Byrne, che vede gli angeli e comunica con loro sin da piccola, ha imparato a riconoscere l'amore che si irradia dalle persone, che brilla come ghiaccio al sole e che avvolge ognuno di noi in un'aura luminosa. E con "L'amore viene dal cielo", attraverso tanti incontri e storie vissute in prima persona, Lorna ci accompagna alla riscoperta del sentimento che muove il mondo e ci indica la strada per guarire le ferite e tornare ad aprire con fiducia il nostro cuore. Perché in fondo basta poco per illuminare di luce nuova la nostra vita e quella di coloro che amiamo.
Mai nella storia della Chiesa si è avuta una così spaventosa concentrazione di profezie che prospettano un tempo catastrofico per la cristianità e per il mondo. E sono profezie cattoliche, cioè legate a santi, pontefici e mistici o messaggi di apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa. Dal Segreto di Fatima, per il quale Benedetto XVI ha evocato il 2017 come anno cruciale, alle profezie di don Bosco, da quelle della beata Anna Katharina Emmerich alle apparizioni di Kibeho, fino alle apparizioni in Rue du Bac e Lourdes ricondotte dal cardinale Ivan Dias a una lunga catena di fatti soprannaturali che ci allertano sull'imminenza di un tempo apocalittico. Antonio Socci nella sua lettera aperta a papa Francesco richiama l'attenzione di tutti sui segni del presente, ma soprattutto sul rischio dell'apostasia, sulla situazione di smarrimento e confusione che si è creata nella Chiesa con il pontificato di papa Bergoglio, di cui esamina gli atti e le parole più controverse. "Quelli che viviamo" scrive Socci "sono tempi dolorosi, ma anche gloriosi, in cui siamo chiamati a testimoniare Cristo. E forse, come per Ninive, ascoltare i profeti e convertirsi potrebbe ancora salvare la città dalla sua rovina."
Louise e Ludovic, giovane e felice coppia parigina, partono per un anno di libertà in barca a vela con la voglia di imprimere un sussulto alla linea piatta, tranquilla e comoda della loro esistenza quotidiana. Sbarcano per un'escursione fuori rotta sull'isola deserta di Stromness, al largo di Capo Horn, un puntino sperduto fatto di spiagge minuscole e picchi innevati che emerge, remota e incantata, dalle acque opaline disseminate di iceberg dei cinquanta gradi sud. Ma sbagliano a ignorare il cielo e il vento; una tempesta si prende la loro barca e li lascia, stupefatti, smarriti, schiacciati dall'impotenza, lì. E ora? In questo luogo di abbagliante bellezza, abitato da famiglie di pinguini, otarie, albatri, topi, su questo pezzo di terra selvaggia sulla quale grava ancora, nera, l'ombra della caccia alle balene, loro due sono soli. Su Stromness c'è il niente, e per riuscire a mantenersi al centro di questo niente serve una forza mai immaginata. L'amore, tutto il loro amore, non è detto che basti. Isabelle Autissier, navigatrice di fama internazionale, prima donna a compiere in solitaria il giro del mondo in barca a vela, porta in scena il racconto di un'esperienza estrema con cristallino realismo. La scrittura scorre scarna, asciutta, ferocemente concreta, illuminando per nitidi fotogrammi i colori freddi e pallidi di una natura satura di se stessa, e il rosso cupo del cuore lacerato di una donna.