Il volume presenta i primi risultati dell'attività di ricerca, svolta attraverso una metodologia quali-quantitativa, nell'ambito del progetto "Open fields / Campagne Aperte: prevenire e combattere razzismo e xenofobia contro i lavoratori immigrati delle aree agricole del Sud Italia", finanziato dalla Commissione Europea, attraverso il programma REC-Rights, Equality and Citizenship (2020-2021). La ricerca ha indagato gli effetti delle politiche e delle iniziative contro lo sfruttamento e per l'inclusione dei lavoratori stranieri in tre regioni italiane - Puglia, Calabrie e Sicilia - e in particolare in tre contesti specifici, che si configurano come enclave agroalimentari globali, in virtù dei modelli di produzione intensiva e di migrazione da lavoro connessi alle catene del valore strutturate nel sistema-mondo: la Capitanata, la Piana di Gioia Tauro e la fascia trasformata del ragusano. La sindemia da Covid-19 ha fatto scoprire come "essenziali", all'interno del sistema agro-alimentare e delle dinamiche di riproduzione della società contemporanea, i lavoratori migranti, che tuttavia spesso permangono come "invisibili" all'interno dei contesti locali e del mercato del lavoro, per effetto delle politiche migratorie, di asilo e di mobilità, e a volte paradossalmente anche delle politiche e degli interventi di contrasto allo sfruttamento lavorativo e di inclusione sociale.
In filosofia il dialogo dovrebbe costituire una modalità privilegiata di indagine razionale, costringe i due interlocutori a fare i conti con obiezioni e critiche cui si è altrimenti tentati di sfuggire. Dia-logos, argomento contro argomento: nessuna diplomazia, il confronto razionale è semmai controversia, scontro, polemica (polemos, cioè guerra!). Questo fra Paolo Flores d'Arcais e Maurizio Ferraris è durato dieci anni, e affronta tutti i temi cruciali della filosofia, dal ruolo della scienza alla possibilità di fondare un'etica, dal rischio del nichilismo al rapporto tra ideologie e scienze umane, dalla "esplosione" della biologia darwiniana alla rivoluzione del web. Un confronto serrato, fatto di dieci lettere/saggi, che costringe il lettore a sottoporre a critica convinzioni consolidate, e diventare partecipe della controversia.
Il 2021 è un anno di importanti anniversari: il settimo centenario della morte di Dante; il secondo della morte di Napoleone (per cui Manzoni compose il 5 maggio; ma nel 1821 terminò anche l'Adelchi e intraprese la stesura del Fermo e Lucia); e sempre nel 1821 Hegel pubblicò i Lineamenti di filosofia del diritto. Questo scritto di Massimo Campanini riannoda le tre ricorrenze lungo il filo del rapporto tra religione e storia, che in tre grandi autori pur così diversi, che si volevano e si professavano esplicitamente cristiani, appare sempre altamente aporetico e problematico, poiché in loro la religione entra sempre in rapporto dialettico con la società di appartenenza. Una aporeticità che apre una finestra di comprensione dei motivi della crisi del mondo contemporaneo, anzi più esattamente dell'Occidente contemporaneo.
Una delle rappresentazioni più diffuse, divenuta luogo comune, raffigura i maschi di oggi come depressi, intimoriti dalla perdita di ruolo, di riferimenti per la propria identità, aggrediti da un femminismo che avrebbe "esagerato", castrati dal confronto con una sessualità femminile disinvolta e aggressiva. Minacciati da un cambiamento fonte di sofferenza e disagio, sarebbero portatori di reazioni rancorose e desideri di rivincita su cui in modo sempre più esplicito fanno leva le retoriche di emergenti leader xenofobi e reazionari. Il libro vuole proporre un'altra strada in grado di interpretare la mutata esperienza maschile. Oltre il disagio, la frustrazione e il disorientamento, l'autore vuole contribuire a riconoscere le opportunità che si aprono per le vite concrete degli uomini e le loro prospettive esistenziali, oltre la retorica sul rischio di smarrimento della virilità maschile.
La filosofia della natura è antica quanto la filosofia stessa ed è da sempre legata alla ricerca scientifica della natura: scienza e filosofia hanno d'altronde un obiettivo comune, comprendere la natura. Scopo di questo libro è fornire una panoramica della filosofia della natura contemporanea, partendo dalla filosofia naturale di Newton per poi considerare la teoria dei campi insieme alla fisica della relatività, per arrivare alla fisica quantistica. Prefazione di Mauro Dorato.
L'intento di questo libro non è l'interpretazione di un'opera di Aristotele, bensì dell'intera filosofia aristotelica centrata sulla Fisica, Si tratta di un intento originale e ardito, perché ribalta l'immagine tradizionale del filosofo antico, costruita sulla centralità della Metafisica. Ponendo al centro del pensiero di Aristotele la Fisica. Wieland non intende affatto, però, confrontare nel contenuto la concezione aristotelica della natura con le teorie della fisica moderna e contemporanea, poiché un abisso le divide. Egli intende piuttosto esaminare il metodo della ricerca fisica di Aristotele, e su questo piano la distanza tra l'antico e i moderni si riduce di molto.
Esiste un mondo popolato da valorosi cavalieri, dotti scienziati e padri severi ma anche da madri dolci e affettuose, casalinghe felici, streghe e principesse; in questo stesso mondo i bambini sono indipendenti, coraggiosi e dispettosi mentre le loro coetanee - bionde e carine - vestono di rosa, sono educate e servizievoli, a tratti pettegole e vanitose. Questo universo fantastico è quello con cui si interfacciano quotidianamente i bambini e le bambine che frequentano le elementari, quando leggono le storie raccolte nei loro libri di lettura. All'inizio del Duemila la scuola italiana continua a tramandare modelli di mascolinità e femminilità rigidi e anacronistici, sulla base dei quali gli alunni dei due sessi andranno a strutturare le rispettive identità di genere. Il progetto POLITE (Pari opportunità nei libri di testo), nato sulla scia della Piattaforma di Pechino del 1995, aveva elaborato un Codice di Autoregolamentazione per gli editori, affinché la prospettiva di genere diventasse criterio orientativo nella stesura dei libri di testo, ma pare che le sue indicazioni non siano state accolte. Occorre allora che maestri e maestre, educatori e educatrici, si dotino di strumenti utili a decostruire il fondamento sessista su cui si fondano i saperi trasmessi a scuola, per attivare a loro volta una lettura critica da parte dei propri studenti. Questo libro mette a disposizione di lettrici e lettori un kit di strumenti (di tipo sia quantitativo che qualitativo) che l'Autrice ha testato in una ricerca condotta su un campione di dieci libri di lettura della classe quarta elementare, di alcune delle maggiori case editrici italiane: De Agostini, Nicola Milano, Piccoli, Il Capitello, La Scuola, Giunti, Elmedi, Piemme, Raffaello, Fabbri. I risultati dell'indagine testimoniano l'urgenza di liberare le nuove generazioni da un immaginario di Principi Azzurri e Belle addormentate nel bosco, che inizia a stare un po' stretto sia ai maschi che alle femmine. Prefazione di Dacia Maraini.
Il musulmano errante racconta riti e credenze degli alauiti ripercorrendo una storia di oltre mille anni fino alla tragedia della guerra civile siriana e all'assedio di Aleppo. È una vicenda in gran parte sconosciuta e segreta perché i seguaci di questo ramo esoterico dell'islam sono stati a lungo considerati dei miscredenti dagli altri musulmani e hanno vissuto nascosti e ai margini del Medio Oriente fino all'ascesa al potere nel secolo scorso del clan degli al-Assad in Siria. È anche la storia perduta e ritrovata di Soleyman Effendi, l'iniziato alauita che nell'Ottocento rivelò i loro segreti, del percorso spirituale e umano di un musulmano errante che sconvolge tutte le credenze religiose della sua epoca, dall'islam al cristianesimo all'ebraismo. L'autore incrocia la lettura di testi antichi e ignorati, i racconti e i frammenti di una storia sotterranea, volutamente occultata ma di bruciante attualità, grazie a oltre trent'anni di ricerche e incontri sul campo mentre esplodevano i conflitti e le battaglie mediorientali, in un viaggio tra Siria, Iran, Iraq, Afghanistan, Libano, Palestina, Kurdistan, Turchia, Egitto, Nordafrica, che forse è ancora destinato a continuare.
Femmine e maschi frequentano la scuola insieme fin dai primi anni di vita, ma durante il percorso le loro strade tendono progressivamente a separarsi, come se seguissero dei bivi obbligati che indirizzano le prime verso ambiti di studio di tipo umanistico e i secondi verso percorsi di tipo tecnologico-scientifico. Talvolta, però, in questo quadro così ordinato accadono degli imprevisti che smontano la rigidità di schemi precostituiti: ci sono ragazze che decidono di addentrarsi in percorsi socialmente ritenuti "maschili" e ragazzi che si insinuano in percorsi socialmente intesi come "femminili". La ricerca descritta nel libro presenta le storie di giovani donne e giovani uomini che operano decisioni anticonformiste, ancora considerate "coraggiose", "diverse", quando invece andrebbero ricomprese nella normalità. Le riflessioni educative proposte dalle autrici mirano a perimetrare e decostruire le gabbie di genere nelle quali possono risultare intrappolati studentesse e studenti nel momento cruciale in cui scelgono la loro trafila formativa, ma ambiscono anche a delineare nuove piste per orientarsi consapevolmente, sulla base dei propri reali interessi, curiosità, desideri: fuori dalle gabbie di genere.
Quattro riforme in quindici anni non hanno cambiato in meglio la scuola italiana. Ancora troppi giovani non raggiungono il diploma o una qualifica professionale e se ne laureano la metà della media europea. La comparazione internazionale mostra che le competenze dei nostri studenti lasciano a desiderare in molte zone del paese. Non si riducono i divari territoriali e neppure le diseguaglianze sociali. L'innalzamento del livello di istruzione delle giovani generazioni non è soltanto una questione di giustizia sociale. È diventato anche un rilevante problema economico che alimenta un circolo vizioso in cui datori di lavoro poco scolarizzati cercano lavoratori poco qualificati da pagare sempre meno e troppi giovani lasciano la scuola anzitempo per mettersi in coda alla ricerca di lavori qualunque. Anche i pochi laureati faticano a trovare buone occupazioni e altri giovani decidono di non intraprendere studi universitari che promettono un futuro incerto. In questo volume le autrici mettono in fila alcune questioni sulla scuola che richiedono interventi urgenti e strutturali, e su cui esiste a livello internazionale un consenso generalizzato. Ma hanno anche voluto dare evidenza a segnali importanti di un cambiamento che nella scuola sta avvenendo silenziosamente, nonostante il grave disinvestimento di risorse che ha dovuto subire. Non servono grandi strategie per cambiare la scuola ma la capacità e la pazienza di predisporre le risorse e condividere le regole...
Oggetto di queste pagine è l'anima, ossia la condizione di possibilità di ogni conoscenza; quella che i greci chiamavano psyché e che i moderni avrebbero concepito più specificamente come luogo della coscienza, per quanto già a Freud questa coscienza mostrasse di essere tutt'altro che padrona del proprio campo d'azione. Nel corrispondere al proposito di parlare dell'anima, e soprattutto di dirla iuxta propria principia, l'autore ripensa e ridetermina alla radice le grandi articolazioni che a questo oggetto d'indagine sarebbero state date in prima battuta da Aristotele e in seconda battuta da Kant. E conseguentemente rovescia il senso per lo più attribuito alla "domanda filosofica", mostrando come il thauma da cui viene alimentato l'anelito conoscitivo non sia provocato tanto dal molteplice e dalla sua esistenza, quanto dal suo immediato palesarsi quale espressione dell'intrascendibile distinguersi dell'indistinto, perché quello che l'anima incontra, ogni volta che le capita di aver a che fare con il mondo (ovvero, ogni volta che si sa come anima), è in verità sempre il medesimo.
Cos'è la filosofia, come nasce, come si diventa filosofi? Forse anzitutto andando alla ricerca dei linguaggi con cui si è costituita per seguirne le tracce, le interruzioni, le riprese, ripercorrendo i sentieri già tracciati o avventurandosi su quelli appena iniziati. La filosofia, come ci mostra la prospettiva ermeneutica di Givone, non è riducibile a un'univoca definizione; si costituisce appoggiandosi a qualcosa che sta al di fuori di essa, dalla poesia dei tragici greci fino ai testi che la tradizione ci ha via via consegnato come "filosofici". Non solo. La tensione tra mito e logo si ripropone, a detta dell'autore, in ogni discorso filosofico autentico. Ci sono infatti cose che hanno bisogno del logo, per essere comprese, e cose che hanno bisogno del mito, per essere dette. L'abisso che il mito ci mostra l'assunzione della colpa per un atto non voluto - è quel pensiero tragico a cui la filosofia continuamente si alimenta e che interpreta rivelando l'intreccio profondo tra filosofia, etica ed estetica. Il volume riprende le lezioni di Sergio Givone alla Scuola di alta formazione filosofica. Muovendo dall'interrogativo autobiografico su che cosa sia per lui la filosofia, e anzi più precisamente in che cosa consista la sua filosofia, l'autore dipana un viaggio affascinante che attraversando i tragici greci, Platone, Plotino, Leibniz, Hegel e Kierkegaard, ma anche scrittori come Boccaccio o Dostojewski, esplora i sentieri della filosofia...