Umberto Bossi ha scalato Roma e poi l'Italia intera nominandosi guerriero del Nord, narratore di una rivoluzione sempre imminente e ha inventato una nuova lingua politica fatta di punti esclamativi, invettive, insulti, semplificazioni di massima efficacia compresa la pernacchia, il gestaccio. Ha inventato un territorio da difendere e uno da sconfiggere, il primo immaginario, la Padania, il secondo tanto vero da coincidere con lo Stato unitario. Si è attribuito la protezione di un dio che scorre nel Grande Fiume e nell'Ampolla. La nemesi ha voluto vendicarsi di Umberto Bossi nel modo più crudele, allestendo la sua sconfitta dentro a una corona di dettagli tipici del potere che si disfa e disfacendosi marcisce. Vent'anni dopo, e probabilmente senza mai accorgersene, anche lui precipita dentro quella stessa ripugnanza. L'epopea degli esordi, la marcia trionfale della sua seconda vita finiscono per trasformarsi, dopo la tragedia, in una malinconica "pochade" di angusta provincia.
La sfiducia nei confronti della capacità della politica di ascoltare, affrontare e risolvere i problemi dei nostri tempi si ripresenta periodicamente, confondendosi di volta in volta con la sfiducia verso i partiti o verso i politici (la casta!). Come conseguenza naturale appare il moto del disimpegno qualunquistico, ma è uno sfociare evitabile ed evitato in una moltitudine di casi. Per alcuni, infatti, la sfiducia individuale o collettiva diviene ragione di ancora più urgente premura, di solerzia nei confronti della comunità. Parliamo in questo caso di ostinazione civile, comportamento che può essere svelato da azioni e comportamenti, ma anche da semplici parole chiave. Ecco, quindi, una sorta di glossario dell'impegno civico, che sfugge alle teorie e alle analisi del "civismo" per calarsi nella concretezza della rigenerazione possibile della politica. Per le nuove, affascinanti sfide che attendono le nostre città.
In occasione del cinquantenario della Fondazione Adriano Olivetti, il libro raccoglie una scelta degli scritti (dal 1954 al 2002) di Umberto Serafini, Presidente della Fondazione nel suo primo ventennio di attività. Spiccano la lungimiranza, la concretezza degli obiettivi, la ricchezza delle strategie politiche e delle argomentazioni dell'autore. Vengono inoltre commentati i principali eventi politici della seconda metà del secolo scorso attraverso una visione "dal basso" dei poteri locali, base fondante degli Stati nazionali e delle federazioni sovranazionali. I diversi livelli di governo della cosa pubblica (dalle autonome comunità locali "a misura d'uomo" agli Stati Uniti d'Europa e oltre, fino all'intero pianeta) sono visti nei loro reciproci condizionamenti al fine di perseguire gli interessi generali dei cittadini. L'auspicio di questa pubblicazione è di favorire - in un momento cruciale dell'integrazione europea - una maggiore conoscenza del federalismo, in particolare fra gli amministratori locali, gli esponenti politici nazionali, le giovani generazioni.
Carlo Azeglio Ciampi per quasi quindici anni ha ricoperto diversi ambiti di responsabilità istituzionale: prima capo del governo, poi ministro del Tesoro, infine presidente della Repubblica. È possibile e forse utile provare a ragionare sul significato delle due decadi che abbiamo alle spalle e sul filo rosso della traiettoria di Ciampi all'interno del mare tempestoso che ha attraversato. Il volume nasce dalla ricerca di nuovi percorsi partendo da una selezione di temi emersi dai colloqui tra l'autore e il presidente Ciampi e dallo spoglio delle sue agende sulle quali era solito annotare appuntamenti, impegni, impressioni, talvolta commenti e giudizi. Dalla crisi finanziaria del 1992 alla caduta della prima Repubblica, da Tangentopoli alla 'discesa' in campo di Berlusconi, dall'ingresso dell'Italia nell'euro alla recente crisi economica e istituzionale: un contributo alla storia della Repubblica nel quindicennio compreso tra lo scorcio finale del Novecento e l'inizio del nuovo secolo. Ne emerge uno spaccato significativo, un punto di vista che permette di seguire alcuni snodi cruciali della transizione italiana: una griglia di interrogativi che si spingono fino a noi, alle inquietudini di un presente incerto e imprevedibile. Un'ipotesi interpretativa, uno sguardo che vuole anche essere uno stimolo per non disperdere un patrimonio prezioso di idee e di speranze.