"Ci troviamo stretti tra due esigenze: quella di non mollare la presa su di lui come l'abbiamo conosciuto e praticato, di tenerlo, per così dire, in vita davanti e accanto a noi, e quella di un opportuno e salutare distacco. Un difficile contemperamento. Ma sono questi i due binari che ci consentiranno una comprensione e rappresentazione il più possibile compiuta di lui, di quello che io ho chiamato l''evento Turoldo'".
Prima di concludere la giornata da sempre gli uomini e le donne con i loro piccoli hanno trovato il modo per celebrare lo scorrere del tempo e riconoscere nello spazio abitato un segno di benedizione che viene da più lontano, che è sempre prima di noi e spinge oltre le tristezze per animare la speranza.
I riti sono un modo per aprirsi alla trascendenza, e così contestualizzare il proprio vissuto in un ambito più grande, che ci permette di non prenderci troppo sul serio e di vivere seriamente e consapevolmente la nostra avventura umana, fedeli al nostro fazzoletti di terra - la propria tradizione religiosa - e memori della ricchezza che è racchiusa nelle tradizioni altrui.
Sono pagine che offrono riflessioni aperte, stimoli a ulteriori approfondimenti, specie personali, secondo quell'attività della mente umana che è processo infinito di creazione e ricreazione della conoscenza di sé e del mondo, nella ricerca di una mai raggiunta integrazione di razionalità ed emozioni.
I saggi qui raccolti sono stati pubblicati sui Quaderni di ricerca spirituale Servitium nel corso di anni, e perciò con ritmo lento e discontinuo. Ciò nonostante, riletti insieme, danno vita a un piccolo corpus coerente: li lega, come intelaiatura di fondo, il pensiero psicoanalitico, che ne costituisce lo specifico e la ragion d'essere. I titoli pertanto si rifanno agli argomenti ai quali è dedicato il quaderno monografico di Servitium, leggendoli e interpretandoli dal punto di vista psicoanalitico.
Autore
Forti Paola è laureata in filosofia all'Università degli studi di Milano e diplomata alla Scuola di assistenti sociali Unsas di Milano. Ha svolto la professione di insegnante presso scuole medie statali e la professione privata di psicoterapeuta. La sua formazione clinica è avvenuta presso la Scuola di psicoterapia psicoanalitica di Milano, sotto la guida del professor Gaetano Benedetti e del professor Johannes Cremerius.
I testi sulla pace che presentiamo sono ricavati da scritti ancora dattilografati da Luigi Sartori, e solo alcuni sono stati inseriti in pubblicazione ormai introvabili. Per l'attualità delle loro tematiche essi costituiscono un'occasione per riflettere e dimostrare come la storia per il cristiano è il "luogo" in cui riconoscere i segni dei tempi e le devianze ecclesiali dalla fedeltà a Cristo e al vangelo.
Dopo il femminismo, movimento sociale di cui la de Souzenelle sottolinea e la necessità storica e i limiti, e dopo lo sfruttamento pubblicitario della femminilità, è giunto il tempo per l'umanità uomini e donne uniti in una medesima ricerca dell'umano di riscoprire il senso del "femminile". La Bibbia contiene, secondo la de Souzenelle, la chiave che può aprirci la porta su questa dimensione essenziale, trascurata dalla nostra società. Partendo dal testo ebraico, fonte ispirativa cui Annick ci ha ormai abituati con i suoi precedenti libri, ci parla della nostra esistenza e della nostra vocazione attraverso la storia e il significato delle figure matriarcali e femminili bibliche o anche di personaggi maschili con "valenza" femminile, per arrivare ad esporre la prospettiva cristiana ortodossa che afferma la mistica sponsalità della chiesa o dell.anima nella relazione con Dio.
Il modo di riconciliarsi con il mondo è di separarsene. E l'amore è l'invincibile solo nella misura in cui è totalmente impotente davanti a ciò che lo distrugge.
Il corpo ha un linguaggio proprio, attraverso il quale esprime la gioia e la sofferenza; ma è anche linguaggio in sé, un "libro di carne". Imparare a leggere il corpo vuol dire prestare attenzione alla sua struttura, saper decifrare le forme del labirinto anatomico. Significa anche riascoltare quanto raccontano i grandi miti dell'umanità intorno alla natura e alla sottile funzione di ogni organo. Implica, infine, la riscoperta dell'"albero" dei qabbalisti: se l'uomo è «creato a immagine di Dio», la figura del suo corpo dev'essere letta come riflesso terrestre di quell'"albero di vita" di cui parla la tradizione della Qabbalah.
«Da noi nascondiamo la faccia. Il corpo, non conta. Il corpo va nudo sotto il sole, il biondo sole che arde di giorno, che arde la notte.
Da noi infatti non c’è notte. Ciò che chiamiamo notte lo è per comodità, quando l’amore va incontro agli innamorati, quando due corpi si stringono l’uno contro l’altro come due spighe di grano sotto lo stesso vento.
Anche quando fanno la notte, gli amanti non si mostrano la faccia. Proibito. Intoccabile. Impensabile.
Nessun volto allo scoperto, mai.
I corpi, la minuziosa contemplazione dei corpi, delle pieghe di una pelle, dei fremiti di una schiena, delle luci d’una mano, sì i corpi adempiono a meraviglia quella funzione di conoscere che da voi viene attribuita alle facce.»
«Già alte si levano la croce e le braccia inchiodate; a testa china dalla bocca s’aprono bave e lamenti; il corpo è serrato, stretto alla vita da un filo di ferro lungo, tirato da una parte e dall’altra dalle mani burine dei soldati romani. Vibra il sogno del Cristo: le carezze del padre falegname, l’incandescente agonia, l’angoscia dell’abbandono. Modellerò legni lucidi, tendini di cera, l’incupire degli incavi e dei nodi; mescolerò i “compiti” (la disponibilità ad accettare qualche loro desiderio) alla mia fatica e alla salute dei miei umori più bassi, che poi sono l’autonomia della mia arte.»
Come interpretare il più genuino cristianesimo, ispirando pensieri e atteggiamenti al vangelo di Gesù, traducendone non solo la forza e la globalità del messaggio, ma soprattutto la salvifica presenza che generi speranza e proponga umanità? Quale la disponibilità delle tradizioni e delle strutture ai mutamenti culturali, alle nuove domande di senso, alle nuove situazioni esistenziali? Una risposta che tenda davvero a essere validamente "umana" dev'essere aperta al confronto, alla collaborazione a tutti i livelli, da pari a pari, come il presente libro testimonia e propone.
In questo libro Maurice Bellet abbandona la problematica moderna, secondo la quale la critica, istanza ultima di verità, giudica la credenza e la costringe a difendersi come può, irrigidendosi, ancorandosi alle vecchie tradizioni e credenze, o ricorrendo ad adattamenti e compromessi. La critica radicale è il vangelo, che fa affrontare la prova di verità più inesorabile. Con il vangelo ogni pretesa di sapere e di potenza viene messa in questione, e la critica non risparmia nemmeno ciò che è chiamato "Dio" e il "cristianesimo".