In ogni comune e in ogni quartiere ci sono persone che si prendono cura delle nostre città, desiderando qualcosa di diverso rispetto a quanto stiamo vivendo, immaginando quello che ancora non c'è. Questo libro racconta le loro storie, attraverso l'esperienza dell'Ufficio Immaginazione Civica di Bologna e la sua attività di sostegno alle persone che sempre più frequentemente si attivano creando reti e comunità. Una forma di partecipazione alla cosa pubblica diversa da quelle della politica tradizionale, ma che attraverso associazioni, comitati e imprese contribuisce a portare l'immaginazione dal basso nei luoghi in cui si prendono le decisioni. Il libro racconta le assemblee pubbliche, le feste di quartiere e gli incontri tra i condomini: D'Alena non costruisce una teoria su come sviluppare processi di partecipazione, ma riporta esperienze concrete che mostrano in che modo è possibile attivare collaborazione e prossimità relazionale all'interno di grandi e piccole organizzazioni, creare alleanze tra comunità, favorire decisioni condivise, salvare, rinforzare, formare l'immaginazione e ricreare fiducia, ovvero: un nuovo modo di fare politica.
Nella cultura contemporanea, tra edonismo e spiritualismo, il concetto polivalente di Simbolo "realizzazione significativa del sensibile, manifestazione e incarnazione del significato" ci promette un nuovo senso e valore. Di questo termine, usato indifferentemente nell'astrazione logica e scientifica come nella teologia e la mistica, Umberto Eco ha proposto una nuova, originale caratterizzazione: il suo "modo simbolico" è collocato e definito all'interno del paradigma semiotico (Saussure e Peirce, Todorov e Kristeva). Nella foresta dei simboli, tra antropologia e filosofia, Umberto Eco ha distinto il segno e la metafora, l'emblema e l'allegoria, con un'attenzione particolare al mito e al rituale, alla composizione poetica e all'epifania artistica. Questo testo importante nell'evoluzione dell'estetica di Eco - dopo l'"Opera Aperta" - è rimasto inascoltato e il concetto di simbolo mantiene tutta la sua ambivalenza linguistica e culturale. Nell'introduzione, un altro semiologo, Paolo Fabbri, ne riprende criticamente i metodi e i risultati.
L'ascolto dà al suono un corpo sensibile da esplorare, perché vi si possa ritrovare tracce di spazio e di tempo, indizi di esperienze vissute, ritmi, consonanze, e segni da decifrare. L'ascolto mette in comunicazione due soggetti, li assicura di esistere l'uno per l'altro, e poi concede loro di sondare oltre la grana della voce i segreti del cuore. "Ascolto" è un testo (spesso citato, ma raramente letto) che Roland Barthes scrisse nel 1976, quattro anni prima della morte, in collaborazione con Roland Havas. Un piccolo saggio in cui si affronta la pratica dell'ascoltare in tutte le sue accezioni, sullo sfondo del vivere quotidiano, della religione, delle arti e degli studi letterari. Poche pagine importanti e ancora attuali, dove la semiologia incontra l'estetica e la psicanalisi, aprendosi alla ricerca dei rapporti fra senso, potere e desiderio. Introduzione di Stefano Jacoviello.
L’esperienza della Compagnia della fortezza nasce nel 1988 nel Carcere di Volterra, da un’idea di Armando Punzo, regista e di- rettore artistico. È la prima e più longeva esperienza di lavoro teatrale in un istituto penitenziario. Il gruppo di lavoro è com- posto da una settantina di detenuti-attori che ogni giorno lavorano sui testi, sulle drammaturgie e i mestieri attinenti il laboratorio teatrale. In trent’anni di lavoro la Compagnia ha messo in scena più di trenta spettacoli e ora, con il mirabile obiettivo di realizzare il primo Teatro Stabile in Carcere al mondo, ha realizzato questo volume costruito lungo la memoria di Punzo in dialogo con Rossella Menna, la quale si è fatta interprete di una domanda collettiva.