"Orbene, la capanna, il foco, l'arco, il laccio, la rete, sono doni dell'intelligenza. L'apprestarli, l'adoperarli, richiede inoltre una fatica; e questa è da rinnovarsi in perpetuo; ma l'idea inventrice, concepita da un uomo, può valere per tutti e per sempre. L'esempio suo la svela al suo nemico, e di tribù in tribù il beneficio si propaga per le foreste inospite a conforto di tutto il genere umano". Non nella natura come i fisiocrati, non nel lavoro come Adam Smith, ma nell'intelligenza Carlo Cattaneo individuava il più riposto fondamento e il vero motore di sviluppo della ricchezza delle nazioni. Pubblicato per la prima volta nel 1861 sul suo "Politecnico", questo saggio breve ma ancora oggi attraversato dal fresco spirito di una prospettiva non convenzionale, pone di fatto, con un secolo e mezzo di anticipo, le basi dell'odierna economia della conoscenza.
Ellen Rosand mostra come il "dramma per musica", da intrattenimento di corte, si affermò nel contesto sociale ed economico della Venezia del '600, ove mise radici e sviluppò quelle peculiarità stilistiche ed estetiche che ancora oggi riconosciamo nell'Opera. Arricchito da ben 91 esempi musicali, 28 illustrazioni di partiture, libretti, scenari, scenografie, e altro materiale documentario, il presente lavoro è assurto a ruolo di guida per tutti gli studiosi, nonché gli amatori del teatro d'opera del '600 veneziano. Nel XVII secolo l'opera muoveva i suoi primi passi, e con lei i librettisti, i compositori, gli impresari, i cantanti, gli scenografici, consapevoli di essere protagonisti della fondazione delle premesse estetiche del nuovo genere. Rosand esamina per la prima volta l'enorme mole documentaria superstite, sia letteraria sia musicale, e dimostra come questi pionieri percepivano la propria arte, spiegando i processi di diffusione che, in soli quattro decenni portarono l'Opera sui palcoscenici di tutta Europa.
"Chi pensa che l'uomo è fondamentalmente malvagio e incapace di miglioramento, [...], può onestamente rifiutarsi di meditare su questo Disegno. Ma per tutti gli altri, qualunque sia il loro credo politico e la loro religione, la fede nella civiltà dell'uomo e nella sua perfettibilità deve portarli a prendere sul serio questo problema; esso è uno dei due temi su cui veramente vale la pena di meditare: il tema della pace e quello della morte; i quali poi, a ben vedere, sono in realtà un problema solo". Così scriveva Piero Calamandrei nella sua presentazione ai lettori italiani del "Disegno di Costituzione Mondiale". Da allora a oggi i problemi che reclamano una soluzione sovra-statuale non hanno fatto che aumentare per numero e dimensioni: dalla pace internazionale ai flussi finanziari, dalla dislocazione del lavoro alla questione ecologica, è ormai chiaro che il mondo non potrà rinunciare ancora per molto a un'integrazione giuridica e politica del tipo di quella ideata, all'indomani della seconda guerra mondiale, da Giuseppe Antonio Borgese e dai firmatari del gruppo di Chicago.
Che cosa vuol dire essere un capo, esercitare un'autorità, smuovere gli animi? Documento della crisi degli anni '30 e insieme preparazione del suo superamento, storia della guerra e riflessione sulla sua natura, "Il filo della spada" è l'opera di uno sconosciuto ufficiale francese, Charles De Gaulle, che di lì a dieci anni sarebbe diventato uno dei simboli della lotta europea al nazifascismo.
Questa "Introduzione a Omero" vuole essere un agile strumento destinato a tutti coloro che - per studio o per curiosità intellettuale - avvertono il bisogno di una guida alla comprensione dei primi monumenti della nostra civiltà poetico-letteraria: i due grandi poemi attribuiti a Omero, l'Iliade e l'Odissea. L'esposizione illustra in modo sintetico i diversi temi che, nel corso di una ormai ben più che bimillenaria fatica critica, hanno definito i caratteri e la variegata immagine della cosiddetta 'questione omerica': il problema dell'epica greca arcaica prima di 'Omero', quello del contesto storico-archeologico di riferimento, la struttura narrativa, la lingua e lo stile, il mondo degli dei e degli eroi che affollano la rappresentazione poetica, il mistero della persona di Omero, fino agli studi novecenteschi sulla poesia orale improvvisata come contesto di nascita dei poemi omerici.
Prova indiscutibile della versatilità creativa e comunicativa del Marino, le 'Dicerie sacre' sono uno delle prose più sontuose del Barocco italiano. Prediche senza funzione liturgica, fondate su un'erudizione inusuale, sostenute da un esibito bagaglio di citazioni patristiche, mostrano l'ambizione di Marino di misurarsi con una scrittura impegnata, anche politicamente, e di sperimentare modalità enciclopediche. La prima diceria, incentrata sulla Sindone, è un vero e proprio trattato sulla pittura; la seconda, sulle sette parole di Cristo in croce, mette in relazione le proporzioni armoniche, il microcosmo, la musica e l'armonia delle sfere; la terza associa la sfera celeste all'Ordine sabaudo dei SS Maurizio e Lazaro. Uscite a Torino nella primavera del 1614, conobbero subito una straordinaria fortuna, per poi essere messe da parte fino all'edizione curata da Giovanni Pozzi del 1960. Vengono ora riproposte con un aggiornato commento e una nuova interpretazione, attenta al contesto in cui furono scritte.
Nel quadro del progetto di pubblicare nelle edizioni del Baretti le opere edite e inedite affidato a Santino Caramella da Ada e dai collaboratori più stretti di Piero all'indomani della morte di Gobetti nel 1926, uscirono in quell'anno "Risorgimento senza eroi" e "Paradosso dello spirito russo" e l'anno successivo i due volumi dell'Opera critica. La raccolta di scritti filosofici, di critica artistica, letteraria e teatrale, e di saggi storico-politici, nella sua varietà, scriveva Caramella nell'Avvertenza, avrebbe messo il lettore in rapporto diretto con l'"unità viva e intima" che "viene dalla figura di Piero Gobetti critico e giornalista, polemista e saggista". L'edizione caramelliana fu un lavoro pionieristico che ebbe influenza anche sui criteri adottati nell'ordinamento del lascito gobettiano nella edizione delle opere complete curata da Paolo Spriano negli anni Sessanta. Dagli scritti, qui pubblicati, emerge come la critica culturale gobettiana abbia una sua autonomia e una mediazione complessa rispetto alla dimensione politica, anche se è innegabile la valenza politica dell'insieme della sua attività.
I saggi qui raccolti si soffermano sulla vita religiosa del '500 italiano. Il problema storico che essi indagano è anzitutto quello della forme peculiari assunte al di qua delle Alpi da alcuni dei molteplici fermenti di dissenso ereticale manifestatisi nei decenni che videro il dilagare della Riforma protestante in tutta Europa. Il rinnovamento della fede e della Chiesa da essa promossa sulla base di una profonda revisione (o restaurazione) dei principi essenziali della dottrina cristiana non tardò infatti ad assumere connotazioni diverse nei diversi contesti politici e sociali, a differenziarsi anche dal punto di vista teologico e, nelle regioni in cui ebbe successo e poté radicarsi stabilmente, a dar vita a nuove strutture ecclesiastiche e confessionali, in precoce conflitto tra loro, che segnarono la definitiva frattura dell'unità religiosa dell'Occidente.