Giambattista Vico è il filosofo italiano più significativo dell’epoca moderna. Considerato spesso un precursore, dimenticato a tratti dalla critica, incompreso durante la vita, egli è stato colui che prima e più di tutti ha portato la storia nella riflessione filosofica e ha elaborato una gnoseologia, alternativa a quella cartesiana, imperniata sul principio del verum-factum.
Il volume ricostruisce la visione vichiana dell’uomo e della storia, considerando in particolare il ruolo e il significato di Dio e della trascendenza. I capitoli del testo si occupano dei tre momenti più significativi della produzione di Vico: la metafisica e l’antropologia come emergono dal De antiquissima e dal Diritto universale e quindi la Scienza nuova, in cui si ritrova la visione della storia come luogo della tensione fra libertà e provvidenza. La vera “rivoluzione” vichiana è il costituirsi della scienza storica, l’attribuire valore e centralità alla storia, liquidata spesso come inaffidabile sul piano della conoscenza, in quanto costitutivamente effimera e mutevole. Nella fedeltà all’orizzonte epistemologico del principio del verum-factum, Vico concepisce invece la storia quale luogo autentico del fare e quindi del conoscere umano; allo stesso tempo essa manifesta una vera e propria “teologia filosofica”, in quanto nella conoscenza storica l’uomo può compiutamente, sotto forma di scienza, conoscere quel Dio che altrimenti resterebbe sconosciuto sul piano della ragione, essendo per lui impossibile muovere dalla realtà naturale.
Antonio Sabetta, dottore in teologia e filosofia, è docente incaricato di teologia fondamentale presso l’Università Lateranense e l’ISSR “Ecclesia Mater”, di cui è preside e dove insegna anche teologia filosofica. È inoltre docente a contratto presso la Libera Università «Maria SS. Assunta» - LUMSA di Roma. Studioso della modernità, di Giambattista Vico, del rapporto tra cristianesimo e postmodernità e delle tematiche liminari tra filosofia e teologia, oltre a diversi saggi in testi e riviste scientifiche internazionali ha pubblicato le seguenti monografie: Teologia della modernità (Cinisello Balsamo 2001), I “lumi” del cristianesimo. Fonti teologiche in G. Vico (Roma 2006), Dal senso cercato al senso donato. Pensare la ragione nell’orizzonte della fede (Roma 2008), L’esistenza di Dio tra (in)evidenza e “probabilità” (Roma 2010). Ha anche curato l’edizione critica del volume di A. Rosmini, Risposta ad Agostino Theiner (Roma 2007).
Il volume ripercorre la riflessione di Francesco Bacone sull’uomo, sulla morale, sulla politica e sulla storia cercando di chiarire la complessa ed originale elaborazione dei temi che egli assimilò dagli scritti più significativi del Rinascimento italiano ed europeo, con i quali il filosofo recepì anche il miglior dettato di quella fortunata stagione del pensiero e le energie intellettuali che gli consentirono di vestire gli abiti lustri della nascente “modernità”.
La ricerca dimostra come tali scritti e, in particolare, le opere di Machiavelli, abbiano emancipato il Londinese dall’astrattismo e lo abbiano orientato ad una percezione realistica e concreta dei fatti, incentrata sulla necessità di guardare alla “realtà effettuale” delle cose per enuclearvi i limiti e le insufficienze e per escogitare le modalità con le quali sostituire alla “vergogna dell’ignoranza” le risorse e i benefici di un sapere “pragmatico” e “utile”, forgiato sui bisogni dell’uomo e sui risultati di un’osservazione attenta e priva sia delle distorsioni personali che delle imposture.
Dalla ricerca emerge così un inedito profilo di Bacone e l’architettura complessa di idee e di soluzioni con cui egli si apriva al “moderno” e ne alimentava l’esuberante vitalità, in un rapporto dialettico di dare e di avere con le fonti rinascimentali che resta uno degli aspetti più stimolanti delle sue opere e un fatto indubbiamente nuovo nel panorama culturale del Seicento.
Masino Glauro Moretti (Chieti, 1980) ha rivolto la sua attenzione alla filosofia moderna e, in particolare, al ruolo e alle proposte di Francesco Bacone nel quadro della cultura europea del Seicento. Sul filosofo e sul suo pensiero ha pubblicato presso Studium due monografie: Scienza ed epistemologia in Francesco Bacone. Dal «Novum organum» alla «New Atlantis» (2004) e Francesco Bacone e la sapienza degli antichi. Dal mito al pensiero critico. Con testo latino, traduzione e commento (2007).
Viene qui presentata una rilettura delle questioni cruciali della metafisica del “Platone russo” e sottolineata la centralità del “mitologema sofiologico”, considerato nelle sue implicazioni gnostiche ed esoteriche, con una messa a fuoco di tematiche poco note al lettore occidentale, quali l’impersonalismo, il misticismo, l’elemento medianico-spiritico alla base della scrittura delle sue opere. Elementi questi che non attenuano per nulla il grande merito da parte del filosofo- poeta di esser stato antesignano del dialogo tra Occidente cattolico e Oriente ortodosso, ma che permettono una considerazione più realistica e più prossima al libero spirito di indagine di Solov’ëv, che nella sua tensione all’affrancamento dal “dogmatismo”, fiducioso nelle potenzialità della ragione, perviene all’elaborazione di un sistema teosofico autonomo rispetto alla tradizione e all’autorità della Chiesa (sia ortodossa che cattolica).
La seconda parte del volume è dedicata alla concezione estetica di Solov’ëv, e in particolare alla sua ascendenza e al suo influsso sui poeti simbolisti (Blok, Belyj, V. Ivanov). Si è parlato, a proposito dell’estetica soloveviana, di “utopismo”; certamente si può dire che egli abbia sovrinnalzato il fine dell’arte, pur essendo essa per lui un mezzo, mai un fine. Sovrinnalzando quel fine Solov’ëv ha eliminato l’arte come fine; sovrinnalzando la realtà, l’ha oscurata, mostrandone la vera luce nella prospettiva della trascendenza. Ciò nondimeno, egli non è riuscito a sfuggire al miraggio dell’illusorietà del reale, testimone in questo della crisi di fin de siècle, ma anche punto di riferimento imprescindibile di tutta la storia del pensiero e dell’arte russa del Novecento.
L'uomo e la filosofia, opera postuma di Petr Wust, sembra essere il più significativo contributo dell'itinerario teoretico del pensatore di Colonia. Ad essa non si può muovere quell'accusa di fideismo che era stata, invece, rivolta al testo più noto Incertezza e rischio. Il progresso della nuova prospettiva consiste nella scoperta della reflexio e della devotio. Lungi dall'opporsi l'un l'altra esse, nella speculazione del filosofo tedesco, si “co-appartengono”, generando una permanente e vitale dialettica.
Enrico Piscione, allievo a Perugia di Armando Rigobello, ha conseguito nel 1973 il diploma di specializzazione nella ricerca filosofica all'Università “La Sapienza” di Roma. Insegna Storia della Filosofia all'Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Luca” di Catania ed è docente di Logica all'Istituto Teologico “San Paolo” della stessa città. Fra i suoi contributi si segnalano: Antropologia e Apologetica in Gabriel Marcel (Reggio Emilia 1980); Amicizia ed Amore. Dal pensiero antico al Medio Evo cristiano (Catania 1990); Giustizia e legge. Modelli filosofici della dimensione giuridica da Platone a Tommaso D'Aquino (Catania 1993). Nelle nostre collane ha curato il volume di Gabriel Marcel Fede e realtà. Osservazioni sull'irreligione contemporanea.
Mario Tamburino, germanista, si è laureato all'Università di Catania sostenendo una tesi con Giuseppe Dolei su Rainer Maria Rilke. Ha approfondito i suoi studi in Germania con Hermann Kunisch, già allievo di Guardini presso l'Università Cattolica di Eichstatt, avvalendosi di una borsa di studio offertagli dal Rettore Nikolaus Labkowitz. Insegna lingua inglese negli Istituti superiori della provincia di Ragusa. Fra le sue opere figurano: Il tema dell'angelo nelle Elegie duinesi di R.M. Rilke (Catania 1990), Wilde e le gonne dell'infinito (Ragusa 2009) e la prima traduzione italiana di un'ampia scelta del volume Eine Untersuchung über den Staat di Edith Stein (Napoli 1984).
La filosofia di Aristotele, pur avendo dominato per circa due millenni la cultura occidentale ed essendo di conseguenza stata oggetto di innumerevoli contestazioni, continua a rappresentare un punto di riferimento obbligato nel dibattito filosofico odierno. Recentemente si è anzi dovuta registrare una vera a propria Aristoteles-Renaissance, che ha diffuso ed aumentato l’interesse per questo pensatore nei settori più diversi della vita culturale. All’Aristotele considerato tradizionalmente padre della sillogistica e della teologia razionale si è affiancato e spesso sostituito un Aristotele nuovo, maestro di filosofia del linguaggio, di dialettica, di metodologia della ricerca scientifica, di fenomenologia ontologica, ma soprattutto di filosofia pratica (etica e politica). Questo rinnovato interesse non è stato tuttavia sempre accompagnato da una conoscenza diretta, sufficientemente completa e veramente spregiudicata, delle sue opere. Questo libro delinea, sia pure in modo succinto, tutti i principali aspetti sia della personalità sia del pensiero del filosofo greco, facendoli emergere direttamente dai testi e ponendoli continuamente a confronto con la problematica filosofica attuale.
Enrico Berti, professore ordinario di Storia della filosofia nell’Università di Padova, è autore di numerosi studi sull’argomento: La filosofia del primo Aristotele (Padova 1962), L’unità del sapere in Aristotele (Padova 1965), Studi aristotelici (L’Aquila 1975), Aristotele: dalla dialettica alla filosofia prima (Padova 1977), Le ragioni di Aristotele (Roma-Bari 1989), Il pensiero politico di Aristotele (Roma-Bari 1997).
Intento del volume è quello di presentare in forma sintetica il pensiero di J. Derrida.
L’aggettivo «sintetico» deve essere inteso in un duplice significato. Innanzitutto nel senso di «parziale»: di fronte ad una produzione come quella del filosofo francese (più di cinquanta volumi, centinaia di articoli, decine di interviste ed interventi vari), questo saggio sceglie di soffermarsi solo su alcuni dei termini e delle questioni che hanno impegnato la complessa opera derridiana. Tuttavia queste pagine articolano una lettura che intende essere sintetica soprattutto nel senso di «essenziale»: attraversando la riflessione che Derrida ha sviluppato attorno a concetti come quelli di scrittura, traccia, disseminazione, decostruzione, dif-ferenza,
aporia, impossibilità, ecc., il testo di Petrosino fa emergere quell’«infaticabile ed appassionata interrogazione sull’eventualità dell’evento» che rappresenta la cifra stessa del pensatore francese. In tal senso: «Che cosa significa e come è possibile essere rigorosi con un termine/concetto come quello di "evento"? O ancora più radicalmente: come il modo d’essere dell’evento obbliga a ripensare la natura stessa del logos e la forma di razionalità ad essa adeguata?»
Silvano Petrosino (1955) insegna Semiotica e Filosofia morale presso l’Università Cattolica di Milano e Piacenza. Tra le sue opere ricordiamo: La verità nomade. Introduzione a E. Lévinas (Milano 1980, Paris 1984); Visione e desiderio. Sull’essenza dell’invidia (Milano 1992); Jacques Derrida e la legge del possibile. Un’introduzione (2a ed. Milano 1997, Paris 1994); Lo stupore (Novara 1997, Madrid 2001); Il sacrificio sospeso (Milano 2000, Paris 2008); Il dono (in collaborazione con P. Gilbert, Genova 2002, Bruxelles 2003); Babele. Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio (Genova 2003); Piccola metafisica della luce (Milano 2004); Capovolgimenti. La casa non è una tana, l’economia non è il business (Milano 2008)
Il volume di Gabriel Marcel Fede e realtà. Osservazioni sulla irreIigione contemporanea consta di tre saggi. Nei primi due il filosofo francese si impegna, con serrata dialettica non priva di citazioni letterarie, a negare dignità filosofica a quella p0sizione teoretica secondo cui è piu ragionevole un atteggiamento di rifiuto della fede piuttosto che una motivata apertura alla dimensione del mistero.
Nel terzo Marcel presenta, con notevole acutezza, il concetto di pietà in Peter Wust, col quale, così almeno è parso a chi ha curato queste pagine, l’autore di Essere e avere avverte una sorta di parenté d’esprit.
Enrico Piscione, allievo a Perugia di Arnaldo Rigobello, ha conseguito nel 1973 il diplom di specializzazione nella ricerca filosofica all’Università «La Sapienza» di Roma. Insegna Storia della filosofia all'Istituto Superiore di Scienze Religiose «S. Luca» di Catania ed è docente di Logica all,Istituto Teologico «S. Paolo», della stessa città. Fra i suoi contributi si segnalano: Antropologia e Apologetica in Gabriel Marcel (Reggio Emilia 1980); Amicizia e Amore. Dal pensiero antico al Medioevo cristiano (Catania 1990); Giustizia e legge. Modelli filosofici della dimensione giuridica da Platone a Tommaso d’Aquino (Catania 1993).
II suo interesse per quanto riguarda la filosofia la moderna e contemporanea. si è polarizzato sulla ricerca del rapporto fede-ragione, che ha studiato particolarmente Kant, Fiche, Stein e Ricoeur. Ha curato, inoltre, alcune antologie di opere platoniche, aristoteliche e agostiniane. Si è occupato anche di Aelredo du Rievauxl, di cui ha tradotto per la prima volta in Italia L’anima (Catania 1998). Di Gabriel Marcel ha curato la prima traduzione in italiano de Dialogo sulla speranza (Roma 1984) e una traduzione di Gli uomini contro l’umano (Roma 1987)
L'interesse antropologico e la tensione etica che nutrono il pensiero di Ágnes Heller, filosofa ungherese vivente, formatasi alla "Scuola di Budapest" con G. Lukàcs e il marito F. Fehér, rendono di notevole interesse e di straordinaria attualità il suo percorso intellettuale, che questo studio si propone di ripercorrere sino alle sue ultime formulazioni, presentando per la prima volta in Italia l'evoluzione complessiva di questo pensiero. La vocazione all'analisi della realtà socio-politica del Novecento, degli eventi devastanti dei totalitarismi sia di destra e che di sinistra, colti negli effetti più distruttivi, come la Shoah e i gulag, si tramuta nella ricerca delle conseguenze del loro fallimento, nel momento in cui hanno svuotato la sfera politica di ogni tensione verso l'uomo, colto nella concretezza e nella caducità dei suoi bisogni e desideri. Se l'attenzione alla "vita quotidiana" e alla sfera dei "bisogni" diventa il fulcro dei suoi interessi, ciò non significa dotare di una svolta pragmatica e materialistica il suo pensare, bensì rilanciare l'antico spazio politico dell'agorà, inteso come ambito pubblico riempito dall'impegno collettivo e dalla pratica della giustizia, in cui trova espressione il carattere originario della vita umana. È questa riscoperta del nucleo etico, della tensione che dovrebbe informare ogni relazione umana e politica verso un essere per l'altro, e non semplicemente un essere con l'altro, che consente alla filosofa di tracciare una visione della società oltre l'individualismo e la dispersione etica attuale, per una rivalutazione della specificità dell'agire umano, finalisticamente orientato - alla maniera aristotelica - verso la "vita buona".
È questo un volume denso di significato sul ruolo dell'intellettuale nel nostro tempo. "Da Seir mi si grida 'Sentinella a che punto è la notte?'" (Is 21, 11). In pieno tempo del disincanto, di fronte al crollo delle grandi certezze, bisogna raccogliere la sfida di un'età senza profeti, per diventare come la sentinella, attenta a scrutare i segni del futuro. Rimane salda in alcuni degli autori qui presi in esame - E. Stein, M. Buber, A. Gramsci - la coscienza di una vocazione intellettuale da compiere per una rinnovata comprensione e azione sulla realtà; mentre altri esprimono con voci accorate H. Arendt, E. Wiesel, A. Heller, J. Hersch - l'inquietudine e la dura pazienza dell'attesa, propria della sentinella di Seir, di fronte alle ideologie totalitarie e alle tragedie che hanno insanguinato il Novecento.
L'opera prende in esame le radici dell'ateismo nel pensiero occidentale, completando l'itinerario di studio avviato della "Storia dell'ateismo moderno" di C. Fabro. Nel pensiero presocratico si evince, accanto ad una presenza del teismo, un prevalente orientamento agnostico, con suggestioni ateistiche. L'opera è un autorevole contributo agli studi di filosofia antica e offre una valutazione di questa alla luce di una tensione etico-politica, che ha sullo sfondo il problema religioso.