Nel rinviare in particolare ai tradizionali testi sacri indù, ossia i Veda, l'autore descrive l'atto sacro da cui i mondi trassero origine, ossia lo smembramento del Purusha primordiale. La ricostituzione dell'unità originariamente smembrata deve avvenire principalmente in sé stessi. E sacro è certamente il percorso che conduce alla suddetta riunione. In maniera originale, l'elemento sacrale viene così inserito in una prospettiva metafisica, l'unica in grado di conferire certezza di verità ad ogni indagine conoscitiva.
In questo numero contributi di: Salvo Pulvirenti, Franco Cuomo, Francesco Parasole, Giovanni Marischi, Enrico Ferri, Angelo "Ciccio" Delsanto, Santo Catarame.
Immaginate un giovane Apprendista che, facendo onore al suo stato, sia desideroso di apprendere. E che stia parlando con uno dei Maestri della sua Loggia di appartenenza, con quello che sente a lui più vicino per affinità di carattere e di pensiero. Ha delle curiosità il nostro Apprendista, che a volte si traducono anche in dubbi, perché non ha ancora chiaro cosa ci si aspetti da lui e cosa lui possa cercare nell'Istituzione. Questo volume serve a rispondere (o a saper rispondere) a queste sollecitazioni.
Il mistero di un bacio e la lotta per una visione del mondo. Le parole della rivoluzione zelota contro quelle dell'amore. La fine del Traditore segna l'epilogo di una storia e l'inizio di una comprensione che non avrà mai fine. Queste pagine di Gerardo Picardo (la prefazione al libro edito da Ludica è di Piefranco Bruni) mostrano la corresponsabilità dei sommi sacerdoti e degli anziani nel tracciare la via del Calvario per la storia di Gesù il Nazareno. Non sapremo forse mai il vero motivo del gesto di Giuda. Forse intendeva affrettare il processo di liberazione, ponendo il Rabbì di Nazareth in aperto dissidio col potere. O forse per lui le parole di Gesù erano inattuabili per l'oscuro uomo di Kariot. Resta certo, nella Scrittura, il suo drammatico pentimento, sottolineato dal gesto di disprezzo del denaro e del tempio, come permane, fredda e incurante, la reazione dei sinedriti che non recuperano, come era loro proprio, un uomo avvolto dalla notte profonda del dubbio, tentato da se stesso e da Satana, fasciato dal suo modo di vedere e sentire il Dio che gli sedeva accanto.
Gli Arcani custoditi dalle antiche sacerdotesse vengono qui alla luce secondo il loro molteplice significato: storico, sapienziale, simbolico, morale, spirituale e scientifico. I testi classici citati e le fonti storiche indicate assumono una nuova prospettiva, gettando luce sulla tradizione egitto-partenopea e coloro che nel corso dei secoli l'hanno rinnovata e protetta dalle persecuzioni. Gli insegnamenti occulti sui misteri del suono, della luce e i motivi delle usanze sacre vengono resi alla portata degli studiosi, l'Arcana Arcanorum smette di essere un miraggio irraggiungibile diventando un corpo di dottrine accessibili. Per l'autore gli insegnamenti del passato costituiscono le fondamenta per analizzare il presente e slanciarsi verso il futuro, il tramite per spiegare la magia moderna e ipotizzare il modo d'essere delle future scuole iniziatiche. Per chiudere il cerchio tracciato nel primo libro Luigi Braco esplica le dottrine segrete a cui aveva accennato e fornisce la chiave operativa delle fasi più avanzate della meditazione sirenusia.
Il testo analizza una delle opere più problematiche di Bosch, il Trittico delle delizie. Si tratta di un viaggio nel simbolo che comunque è anche occasione per scandagliare la biografia di un artista che, per certi aspetti, può essere considerato un surrealista ante litteram e sul quale sono state dette tante cose, spesso senza una diretta relazione con la realtà. Storia, arte, esoterismo, religione, mito e illusione si intersecano indissolubilmente, creando un universo affascinante che è di indubbio interesse per gli studiosi e gli appassionati d'arte, ma che si rivela un'inesauribile fonte di stimoli per chi si occupa dei simboli e del loro magmatico universo.
Quando abbiamo trovato questo piccolo libro l'abbiamo subito valutato come un gioiellino di grande utilità. Vi si condensano i concetti principali del nostro autore, che troviamo in tutti i suoi libri (tomi di ben altra consistenza) ma espressi con una chiarezza e una semplicità che altrove non possiede. Certamente non troviamo la complessità delle argomentazioni che esprime nei "Tre principi", nella "Triplice vita" o nel "Mysterium Magnum", ma la sintesi c'è tutta, e pensiamo che sia un valido aiuto per indagare il senso delle altre sue opere.
L'Ordine del Tempio, già fin dagli esordi, disponeva di consistenti risorse finanziarie derivanti da donazioni e dalla oculata gestione del loro patrimonio agricolo e immobiliare. Le loro operazioni finanziarie all'inizio erano meramente "passive": le case dell'Ordine erano, infatti, il luogo più sicuro per depositarvi beni preziosi. A poco a poco l'Ordine divenne la "cassaforte" dell'Europa. Questo stadio di gestione passiva venne in breve superato e l'Ordine passò ad amministrare, oltre che i fondi propri, anche i depositi dei suoi clienti, i quali avevano a disposizione dei veri e propri "conti correnti": potevano cioè ritirare denaro ed effettuare pagamenti con semplici lettere del Tesoriere. La disponibilità di questi fondi indusse i Templari ad esercitare anche l'attività di prestito: essi prestavano denaro ai pellegrini, crociati, mercanti, congregazioni monastiche, clero, principi e re. In tal modo diventarono ricchi e potenti, destando l'invidia di non pochi regnanti e religiosi. La loro ricchezza sarà la causa della loro fine. Il Tempio funzionò comunemente come esattoria e come agenzia di pagamenti per conto di re, papi, grandi signori feudali o mercanti. L'Ordine riscuoteva debiti e decime, tributi sul reddito e sul valore degli immobili. Vi si trovava sicurezza, serietà ed esperienza. È per questo motivo che i re di Francia, a partire da Luigi VII, affidarono la gestione del Tesoro reale al fratello tesoriere del Tempio di Parigi. L'aspirazione dei Templari non fu quella dell'agire economico per produrre profitto, come molta letteratura odierna vuol far intendere; infatti, per loro, il capitale non è mai diventato il padrone, è stato sempre il servo.
Gli arresti scattarono all'alba del 13 ottobre 1307 e riguardarono tutti i Templari in quel momento presenti nel regno di Francia. Il papa apprese la notizia con grande stupore: l'Ordine dipendeva da lui e se le accuse rivolte ai Templari fossero risultate vere, avrebbe dovuto prendere seri provvedimenti. Clemente, però, aveva capito fin dall'inizio a cosa miravano le azioni di Filippo IV e, facendosi scudo dei suoi problemi di salute, assunse un atteggiamento sfuggente nei confronti del re e dei suoi astuti ministri. La posizione del papa e della Chiesa era piuttosto delicata; egli poteva adottare iniziative forti, magari scomunicando il re, ma avrebbe aperto un conflitto istituzionale. L'immagine del Tempio era ormai distrutta e ogni iniziativa a sua difesa sarebbe risultata non credibile e avrebbe aperto una profonda crisi con l'autorità regia, e comunque, non avrebbe salvato l'Ordine. In questo libro, corredato da parecchi documenti, l'autore ripercorre le vicende storiche che riguardano l'arresto e i processi ai Templari nel periodo compreso tra il 1307 e il maggio del 1311, mese in cui si conclusero ufficialmente i lavori della Commissione pontificia incaricata di indagare in Francia sull'Ordine in generale.
Il libro raccoglie un ciclo di conferenze sui misteri della storia biblica della Creazione e può essere inserito tra gli studi che Rudolf Steiner dedicò all'interpretazione dei testi sacri seguendo le linee di ricerca che aveva esposto nel suo libro "La Scienza Occulta", nello stesso filone possiamo collocare gli incontri divulgativi che egli tenne sull'Apocalisse, sulle Lettere di san Paolo e sui Vangeli. I testi sacri ci vengono rivelati sotto una luce nuova: una forza, un impulso evolutivo, costituisce la legge che governa l'Esistenza. Attraverso questa ciò che comunemente si chiama il Creato, ossia l'universo manifesto com'è provenuto da Dio, tende laboriosamente e penosamente a vincere le illusioni di una realtà concreta per ritornare a Dio. Viene qui riproposta la traduzione che del testo fece Emmelina de Renzis, in quanto sicuramente la più fedele al pensiero steineriano data la continua, costante e sinergica frequentazione tra lei e Steiner.
Il rapporto tra la massoneria e la Chiesa cattolica riveste una grande attualità per le ricorrenti discussioni sul tema della laicità dello Stato. Le frequenti esternazioni della gerarchie ecclesiastiche su argomenti che riguardano la vita civile italiana suscitano anche oggi reazioni forti da parte di politici e studiosi di area laica. Andando con lo sguardo al passato, il libro si sofferma sulle relazioni tra il Vaticano e la massoneria, partendo dalla bolla di scomunica di Clemente XII fino ad arrivare all'attualità. Il libro ripercorre le ultime vicende di questo complesso rapporto: gli scontri sull'insegnamento della religione nelle scuole, la partecipazione al referendum sulla procreazione assistita, gli attacchi di alcuni vescovi alle logge, la polemica su Mozart massone.
Solov'ev raffigura l'Anticristo come un personaggio affascinante che riuscirà a influenzare e a condizionare un po' tutti. Il racconto è ricco di notazioni psicologiche, merita particolare attenzione il monologo dell'Anticristo, che evidenzia tutto l'itinerario percorso per diventare tale; così anche la presentazione dell'aspetto esteriore dei personaggi. A tre è affidato il riconoscimento dell'Anticristo e la lotta contro di lui, agendo nel racconto come co-protagonosti: il cardinale Simone Barionini che aveva assunto il nome di Pietro II; lo stareta Giovanni e l'eruditissimo teologo tedesco, professor Ernst Pauli. Tre nobili personaggi, ciascuno rappresentante di una confessione religiosa. Saranno dunque le Chiese storiche a salvarci dall'Anticristo, oppure questo compito spetterà a pochi uomini illuminati?