La famiglia è un soggetto di cui tutti hanno esperienza. Ma quando osserviamo una famiglia, cosa osserviamo realmente? Che caratteristiche hanno le relazioni familiari e che cosa le connota in modo specifico? Questo libro offre una presentazione sistematica degli elementi distintivi dell'essere famiglia, a partire dalla prospettiva sociologica, con riferimento al presente e al contesto italiano. L'osservazione sociologica consente di evidenziare come la famiglia sia un oggetto particolarmente complesso, con caratteristiche variabili rispetto alla sua struttura e alla diversa disponibilità di capitale sociale, culturale e di reddito. Il volume ripercorre i principali cambiamenti che hanno investito la famiglia nel contesto contemporaneo, caratterizzato da processi di frammentazione dei legami, evidenziando le sfide più rilevanti e urgenti, tra cui le scelte procreative, l'invecchiamento, i processi migratori, la socializzazione e l'educazione delle nuove generazioni, i rapporti tra i generi e le generazioni, tra famiglia e comunità.
«Perché vi siete allontanati dalla Chiesa?». Da questa domanda, posta a cento giovani tra i 18 e i 29 anni, ha preso le mosse l'indagine, condotta dall'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo, di cui in questo volume vengono presentati i risultati. A questi giovani è stato chiesto di raccontare la propria personale storia religiosa e la propria idea di spiritualità, il pensiero sulla Chiesa, la posizione rispetto alla fede. Ad altri giovani che, invece, sono attualmente impegnati nel contesto ecclesiale, è stato chiesto: «Perché voi siete rimasti?». Le risposte degli uni e degli altri lasciano intravedere un mondo giovanile sorprendente: l'abbandono della pratica religiosa e della comunità cristiana non significa necessariamente distacco dalla fede, così come l'essere rimasti non esprime adesione a tutto ciò che la Chiesa pensa e propone. Negli uni e negli altri vi è una ricerca quasi sempre inquieta e sofferta: di una fede personale che esprime anche l'aspirazione a una vita bella e buona; di una spiritualità che abbia le proprie radici nella profondità della coscienza.
La spiritualità ricopre un ruolo importante nel modellare la salute delle persone. Credenze e atteggiamenti in tema di benessere, stili di vita e comportamenti, decisioni terapeutiche e adesione alle cure sono influenzati dalle convinzioni spirituali e dalla fede religiosa. Inoltre, la spiritualità rappresenta una risorsa essenziale per fronteggiare la malattia, la disabilità, i traumi e la perdita di autonomia nei processi di invecchiamento. Malgrado ciò, l'identificazione dei bisogni spirituali è sottovalutata in ambito sanitario e l'assistenza spirituale non viene ancora sufficientemente presa in considerazione nei contesti di cura. Attraverso l'analisi degli studi più recenti, il volume offre una ricognizione delle evidenze di letteratura, delle strategie operative e degli strumenti metodologici, proponendo spunti e riflessioni per tutti gli studiosi e addetti ai lavori, al fine di promuovere una medicina centrata sulla persona.
Nel corso della sua vita, Michel de Certeau (1925-1986) ha dedicato grande attenzione all'analisi e all'interpretazione dei molteplici processi di trasformazione politica, sociale, culturale, economica e religiosa che segnano l'inizio e il divenire dell'epoca moderna. In ogni sua opera, infatti, la 'questione della modernità' viene affrontata con incredibile costanza e profondità, avvalendosi di differenti prospettive disciplinari (storiografia, sociologia, psicoanalisi, antropologia, linguistica). D'altra parte, ciò che senza dubbio caratterizza il peculiare sguardo di Michel de Certeau è l'inesauribile attenzione verso tutte quelle forme di alterità che, emergendo proprio nel cuore della modernità, ne mettono continuamente in crisi e, di conseguenza, in movimento la struttura. È, dunque, attraverso questo rapporto costitutivo tra i saperi e i poteri moderni e il 'plurale' della storia e del quotidiano che vanno emergendo alcune delle più importanti questioni che l'uomo contemporaneo è chiamato ad affrontare con coraggio e lucidità: dal funzionamento delle istituzioni alle possibilità dell'agire politico, dalle sfide dell'etica alle trasformazioni della fede cristiana.
La contestazione, fino al rifiuto, dell'autorità quale freno alla libera espressione del sé è una delle eredità del secondo Novecento, soprattutto delle lotte del '68, con la messa sotto accusa dei pilastri su cui l'autorità poggiava - la tradizione, il padre, l'insegnante, la Chiesa - in nome dell'affermazione dello spirito individualistico. Eppure, come l'araba fenice, l'autorità risorge in continuazione dalle sue ceneri, ricostituendosi in forme inedite, più fuggevoli e indeterminate, ma non per questo meno efficaci. Assistiamo al moltiplicarsi di spinte per un ritorno all'ordine di un padre autoritario, tirannico e fondamentalista, oppure, in modi più sottili ma insidiosi, al presentarsi di un dominio tecnocratico che di fatto punta al superamento della condizione umana come la conosciamo. A chi dunque dobbiamo guardare? Non si tratta di tornare indietro, come qualcuno immagina. Si tratta, piuttosto, di andare avanti, riflettendo in forme nuove su un termine che rimane essenziale e insieme difficile. Perché, scrivono Mauro Magatti e Monica Martinelli nel saggio "La porta dell'autorità", un mondo senza autorità non è possibile, se non a costo di perdere la libertà. Quella libertà in cui proprio il limite diventa risorsa per l'azione, dando una prospettiva al nostro punto di vista sul mondo. Occorre insomma ricostruire il legame tra le generazioni, riconoscendo all'autorità la capacità di essere lo snodo tra chi viene prima e chi viene dopo (e non solo in senso temporale). In tal modo l'autorità può essere vista come una porta che, mentre inquadra - definendo così una direzione -, al tempo stesso apre a un futuro che ancora non c'è ma che pure non procede dal nulla.
Il volume è frutto del percorso di ricerca che ha coinvolto un gruppo di studiosi riuniti in una Rete Interuniversitaria con l'obiettivo di offrire una proposta innovativa del sistema di welfare italiano, la quale pone al centro la persona e si fonda sulla responsabilità degli attori coinvolti. Essi, attraverso il confronto e la co-progettazione, forniscono risposte ai bisogni dei cittadini, delle famiglie, delle comunità. Povertà, salute, casa, lavoro, educazione, famiglia e giovani sono alcuni dei temi che vengono affrontati, con lo scopo di declinare operativamente il Welfare Responsabile per favorire la transizione da un sistema di stampo prevalentemente assistenzialistico a uno che tende ad assicurare a tutti una "buona assistenza".
Il libro rappresenta la prosecuzione della ricerca iniziata con Generazione Z. Guardare il mondo con fiducia e speranza (2018). L'obiettivo è guardare gli adolescenti utilizzando un approccio che mette in primo piano non gli aspetti deficitari, bensì le loro risorse, le capacità e gli interessi: essi dipendono dalle caratteristiche proprie di ciascun adolescente, ma possono trovare la massima espressione solo se il contesto in cui i ragazzi crescono è in grado di sostenerli in questa difficile sfida. Come lente di lettura è stato adottato il "Positive Youth Development", un approccio nato nell'ambito della psicologia di comunità che ha fornito spunti di riflessione interessanti in ambito di ricerca e di formazione. L'intento è rispondere alla domanda: Che cosa è "di valore" per la Generazione Z?
Ci avviamo in Italia e in Europa verso un mondo con sempre meno giovani e sempre più anziani: lo dicono con cruda evidenza i numeri delle statistiche demografiche. È l’esito di un processo che ha conosciuto una straordinaria accelerazione negli ultimi decenni, grazie alla scienza e alla tecnologia che hanno consentito una forte diminuzione della mortalità infantile e un aumento considerevole della longevità, soprattutto in Occidente. E a questi fattori va poi sommata anche una drastica caduta della natalità, ben al di sotto del tasso che garantirebbe il rinnovo generazionale.
Il nostro futuro dovrà necessariamente fare i conti con le sfide di questo inedito paesaggio antropologico, economico e sociale. Il saggio di Alessandro Rosina invita ad affrontarle a viso aperto, senza cedere a suggestioni apocalittiche, ma valorizzando il potenziale dei soggetti coinvolti. Il corso della vita va attivamente coltivato in tutti i suoi stadi – dall’infanzia all’età anziana – con lucidità e lungimiranza, tenendo viva la tensione verso un futuro da costruire con fiducia.
Snodo decisivo di questo processo è la valorizzazione del potenziale delle giovani generazioni. Ad esse andrebbe passato il testimone, riconoscendo davvero, attraverso adeguati percorsi formativi ed efficaci politiche del lavoro, il protagonismo che spetta loro di diritto. Un futuro che non invecchia ha la sua condizione fondamentale proprio in questa alleanza tra le generazioni. Per darcene un’idea, Rosina rivisita in tale prospettiva dieci parole-chiave che iniziano con la “f” di futuro: forza/fragilità, formazione, fare, fallimento, fiducia, famiglia, facebook, femminile, fede, felicità. Abbiamo bisogno di riscoprirne il senso per appoggiarvi la nostra speranza.
Essere lavoratori ed essere cittadini: due esperienze profondamente intrecciate l'una all'altra, anche se il loro legame resta quasi sempre sotto traccia. Ce ne accorgiamo, però, nei momenti in cui ci capita di cambiare condizione di vita, magari per un'improvvisa perdita del posto di lavoro. Allora diventiamo acutamente consapevoli di quanto l'occupazione influisca sul nostro status giuridico e lavorativo, ci apra o ci chiuda l'accesso a certi diritti di protezione sociale, costruisca o modifichi il nostro ruolo sociale e famigliare. Essere occupati o disoccupati, impiegati con contratti di lavoro a tempo indeterminato o lavoratori atipici, incastrati tra le maglie del lavoro irregolare, impegnati a curare i figli e a seguire la casa: in ciascuna di queste occasioni scopriamo che tra lavoro e cittadinanza c'è un legame stretto, che però non si realizza sempre allo stesso modo. Questo legame è a tal punto importante che in Italia lo troviamo inscritto nel testo della Costituzione. Nel tempo, tuttavia, i pilastri su cui è fondato sono stati messi in crisi dalle trasformazioni intervenute negli assetti economici, politici e sociali dei Paesi occidentali più avanzati, compreso il nostro. Globalizzazione, terziarizzazione e digitalizzazione dell'economia, flessibilizzazione e femminilizzazione dell'occupazione, intensificazione delle migrazioni internazionali sono solo alcune delle trasformazioni che hanno eroso il patto tra lavoro e cittadinanza, rendendone urgente un ripensamento creativo di forme e modi.
Quale futuro per la fede? E per le comunità cristiane? Dopo l'indagine che ha coinvolto 150 giovani di tutta Italia sul loro rapporto con la religione (Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, a cura di R.Bichi e P. Bignardi, Vita e Pensiero, 2015), l'équipe di ricerca dell'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo si è convinta che il futuro della fede - ma anche dell'umanità e della società - passi anche attraverso l'educazione, perché è generato nella coscienza delle persone in cui, nella libertà, si realizza l'intreccio tra umano e divino, tra ciò che si riceve e la spinta a reinterpretarlo. Da qui l'esigenza di conoscere meglio l'ispirazione, i temi, le motivazioni dei protagonisti - genitori, sacerdoti, insegnanti, suore, catechisti, animatori - che, con un'azione spesso poco riconosciuta, contribuiscono a iniziare i giovani al rapporto con il trascendente. La ricerca sugli 'educatori alla fede' si è avvalsa di 165 interviste, condotte su tutto il territorio nazionale, con domande volte a indagare una molteplicità temi: come e dove si diventa oggi cristiani adulti? Quali sono gli obiettivi e lo stile degli educatori? Quali atteggiamenti hanno nei confronti del mutamento della Chiesa e del modo di intendere la fede? E ancora: che cos'è considerato successo o fallimento in questa azione educativa? Quali le reti e le relazioni all'interno della comunità cristiana? L'uso di tecniche di ricerca poco direttive ha consentito la raccolta di ricchissime testimonianze sui percorsi attraverso i quali gli educatori alla fede divengono tali, sulle fonti, i riferimenti, i motivi ispiratori che guidano la loro azione, sulle parole chiave e le sfide del mondo contemporaneo.
La fede è una tensione che coinvolge l'essere umano in tutte le sue dimensioni: da quella spirituale a quella culturale e sociale. Cosa accade quando la sua trasmissione 'di generazione in generazione' si interseca con l'esperienza della migrazione, che a sua volta comporta profonde e plurime trasformazioni nella vita di chi ne è protagonista e mette in contatto con un contesto in cui anche le strutture dell'appartenenza religiosa devono essere ripensate? La ricerca presentata in questo volume, promossa dagli Uffici Migrantes delle dieci diocesi lombarde, con la collaborazione e il sostegno della Fondazione Migrantes, e realizzata dall'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo, affronta questo complesso tema partendo dalla diretta testimonianza di chi, a diverso titolo, ne è coinvolto. Da un lato, coloro che per ruolo istituzionale e tradizione culturale - come i genitori e i leader religiosi - hanno in carico la comunicazione della fede alle nuove generazioni; dall'altro, i giovani stessi, che di questo annuncio e di questa testimonianza sono anzitutto i destinatari. Realizzata mediante 150 interviste semistrutturate ad appartenenti alla religione cattolica, alle altre confessioni cristiane e alle religioni non cristiane delle dieci diocesi lombarde, l'indagine restituisce anzitutto i percorsi, i vissuti, i significati e le criticità della fede entro ciascuna tradizione e nelle comunità che la mantengono viva 'in terra straniera'. Allo stesso tempo, offre un interessante spaccato della 'società plurale', mettendo in luce come i processi sociali complessi della secolarizzazione, della migrazione e della convivenza interetnica trasformino e siano a loro volta trasformati dal rapporto con il trascendente.
Giovani italiani, dai 18 ai 29 anni, vivono nella stessa nazione ma hanno storie diverse. Alcuni di loro sono cittadini italiani per nascita, altri hanno acquisito la cittadinanza provenendo da una migrazione, propria o della famiglia di origine. Il numero di ragazzi italiani con background migratorio aumenta ed è destinato a crescere in futuro: la convivenza delle differenze si fa quotidiana, innalza barriere e costruisce ponti, produce conflitti, ma anche ricchezza materiale, culturale, relazionale. Quali sono le diversità tra i giovani italiani dalla nascita e quelli che lo sono diventati in seguito? Qual è la loro disposizione nei confronti dell'altro, dello straniero, del 'diverso'? È un invasore, un fratello, un antagonista, un amico? Le indagini svolte dall'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo restituiscono un quadro nel quale prevale un atteggiamento di difesa e di diffidenza nei confronti degli immigrati. Questa disposizione incide sulla quotidianità delle relazioni? Influisce sui valori e sugli atteggiamenti prevalenti? E sulla progettualità e la visione del futuro? La ricerca, promossa da Fondazione Migrantes e i cui risultati sono presentati in questo libro, ha origine proprio dalla necessità di approfondire i percorsi e i processi attraverso i quali si formano le opinioni rispetto ai migranti, agli stranieri, all'altro percepito diverso da sé. Il campione, formato da 204 giovani distribuiti su tutto il territorio nazionale, comprende 60 intervistati con background migratorio, provenienti da 28 diversi Paesi del mondo. È questa la prima ricerca in Italia che, in maniera così ampia, si occupa di loro.