Ci sono parole che si consumano subito come fiammiferi. E ci sono parole che riescono ad accendere un fuoco di sensazioni e di riflessioni. L'Arcivescovo Montini era un vero maestro della parola: sapeva dare vita attraverso le parole. Questa antologia offre tante piccole luci che illuminano il cammino della vita cristiana.
Nel volumetto, padre Sapienza, ripropone alcuni tratti ed episodi inediti della vita di Papa Paolo VI. Ritroviamo un Giovanni Battista Montini visto sotto i vari aspetti di uomo, sacerdote e papa; una figura quanto mai immensa e, ancora oggi, tutta da comprendere. Secondo alcuni studiosi "Montini è il più grande intellettuale della Chiesa del Novecento, un Papa ingiustamente sottovalutato". Il testo, che viene qui presentato è una conferenza tenuta a Genzano il 12 settembre 2013, in occasione del 50° anniversario della visita pastorale di Paolo VI a quella comunità l'8 settembre 1963. Nelle pagine, tra i tanti riferimenti riportati, è possibile scoprire anche alcune lettere intercorse tra il papa e don Primo Mazzolari.
Fin dall'inizio del Concilio Vaticano II si parlò spesso dell'istituzione di un Consiglio, composto da rappresentanti di tutto l'episcopato, che fosse di aiuto al Papa nel governo della Chiesa universale. Lo stesso Paolo VI manifestò il suo pensiero sull'argomento poco dopo la sua elezione; anzi intervenne alla Congregazione generale del 15 settembre 1965 e vi promulgò il Motu proprio "Apostolica sollicitudo", con il quale si istituiva il Sinodo dei Vescovi. Lo scopo del Sinodo è chiaro: offrire all'episcopato cattolico lo strumento per prestare al Papa "una più efficace collaborazione" nel governo della Chiesa universale. Oggi - ed è questa la novità fondamentale voluta da Palo VI nell'istituzione del Sinodo - l'aiuto che l'episcopato dà al Papa non è più un fatto occasionale, perché vi provvede un organismo stabile. Nel cinquantesimo anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi, è sembrato opportuno riproporre il magistero di Paolo VI su questo nuovo organismo che Papa Montini riteneva "pieno di speranza".
Giovedì 9 maggio 1974 Paolo VI inaugura la nuova sede della Conferenza Episcopale Italiana alla Circonvallazione Aurelia in Roma. Con questo dono di Montini alla Chiesa italiana, si dimostrava una volta di più il suo particolare legame con la CEI, quale Vescovo di Roma e Primate d'Italia. La sua ansia era che l'episcopato italiano fosse modello ad altri, e avesse a compiere una preziosa missione nella comunità internazionale. Per questo ha sempre incoraggiato i Pastori a far prendere alla Chiesa italiana coscienza della sua nuova esistenza storica, del suo patrimonio morale e religioso. Sorprendentemente, ricevendo la Conferenza Episcopale italiana nel maggio 2014, Papa Francesco ha voluto consegnare ai Vescovi il discorso - qui riportato - che Papa Montini aveva pronunciato il 14 aprile 1964. Le parole di Paolo VI si intrecciano con quelle di Papa Francesco, che stimola i Vescovi italiani a favorire l'apostolato dei laici, la formazione del clero, la vita pastorale, la scuola, la stampa cattolica, i migranti, i poveri, l'applicazione dell'eredità del Concilio, la famiglia, i disoccupati...
Per Paolo VI "l'amicizia crea un'armonia di sentimenti e di gusti, che sviluppa fino a gradi assai elevati, ed anche fino all'eroismo, la dedizione dell'amico all'amico". È questa la profonda amicizia nata tra Don Carlo Gnocchi e Giovanni Battista Montini, raccontata in queste pagine. Un'amicizia tra "santi", che ha reso possibile felici sviluppi per la straordinaria opera di carità nata dal cuore del "padre dei mutilatini".
La situazione della nostra società si è fatta così seria da far nascere in noi il bisogno di testimoni sicuri, si accresce il bisogno di fari e di bussole. Anche la canonizzazione di Paolo VI risponde a questa esigenza. Ci viene offerto un testimone che ci richiama alla santità. La caratteristica delle sue scelte e delle sue affinità spirituali avevano come loro centro unificante la figura di Cristo. Tutta la vita e il magistero di Paolo VI ci mostrano che la santità è possibile e doverosa. Non è la vocazione esclusiva ed eccezionale di alcune grandi anime. Per questo, auspicava: «Ogni onesta condizione di vita può non solo essere santificata, ma diventare santificante... Attendiamo medici, giuristi, parroci, studenti sugli altari. Lo stesso si pensa a fanciulli santi, a madri di famiglia sante, a uomini celibi santi... La Chiesa oggi tende ad una santità di popolo». E quanto Montini auspicava nel lontano 1957 oggi è confermato da Papa Francesco nella sua recente Esortazione apostolica "Gaudete et exsultate": la santità è una meta alla portata di tutti: «mi piace vedere la santità nel popolo...»
La figura di Paolo interpella profondamente anche oggi. San Paolo grida a noi a nome di Dio di avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo. Paolo aiuta ad imparare a pensare come ha pensato Cristo. E questo pensare non è solo quello dell'intelletto, ma anche un pensare del cuore. Ecco il motivo per cui Paolo ha ispirato molti santi e soprattutto giovani. Le tappe essenziali dell'intero ed intenso percorso spirituale di Paolo riproducono l'esperienza di ogni uomo che si libera dalle illusioni e dai miraggi che lo condizionano e conquista la propria autenticità. Questo libretto accompagna giorno per giorno il personale itinerario di santificazione in modo che dall'incontro con Gesù l'esistenza risulti autenticamente trasformata come lo è stata la vita di Paolo e di tutti quelli che in ogni tempo credono e si affidano a Lui. Gesù invita ogni suo discepolo al dono totale della vita, senza calcolo e tornaconto umano. I santi accolgono quest'invito esigente e si mettono con umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto.
Paolo VI, il Papa del Concilio, e Romero, il primo martire del Concilio. Due Pastori, uniti nella santità, che in un'ora inquieta e confusa per la vita della Chiesa hanno saputo infondere speranze buone, speranze vere, speranze nuove agli uomini del loro tempo e a quanti si avvicinano al loro esempio e al loro insegnamento.
Con un gesto profetico, in pieno Anno Santo del 1975, Paolo VI lanciò il seme di redenzione della Esortazione apostolica "Gaudete in Domino", sulla gioia cristiana. Suscitò stupore che un Papa anziano avesse sentito la felice necessità interiore di indirizzare una specie di inno alla gioia divina, per suscitare una eco nel mondo intero e anzitutto nella Chiesa. Questo fa capire che Paolo VI possedeva il segreto della vera gioia cristiana, radicata nella fede e nella speranza. Per Paolo VI la vita cristiana non può essere senza gioia. Se la vita cristiana comprende la Croce, la rinuncia, la mortificazione, il pentimento, il dolore, il sacrificio, pure non è mai priva di un conforto, di una consolazione, di una gioia interiore, che non mancano mai quando le nostre anime so-no in grazia di Dio. Sì, noi cristiani dobbiamo sentirci felici. La salvezza che Cristo ci ha meritato, e con essa la luce sui più ardui problemi della nostra esistenza, ci autorizzano a guardare ogni cosa con ottimismo. Per questo si è voluto riproporre il testo profeti-co di Paolo VI sulla gioia. Perché dalla meditazione di queste pagine sappiamo riscoprire le ragioni della bontà di Dio in ogni avvenimento, in ogni quadro della storia e dell'esperienza.
In un cuore cattolico tutto si unifica e si fonde, il passo sicuro e la certezza. Pensare che si è eletti, ma indegni. Un fardello può essere dolce e pesante. Pensi al verso «ho l’estasi e il terrore di essere eletto».
Ma il Papa non è il solo che possa dirlo: ogni cristiano è prete e vittima. Ogni cristiano è stato eletto fra tutti con amore particolare.
È la felicità di amare Dio con un povero cuore.
Paolo VI ha sentito e sofferto nel profondo del­l’anima il tormento «di questa stupenda e drammatica scena temporale e terrena», come anche l’estasi della «suprema e formidabile» sede di Pietro alla quale era stato eletto.
Un segno degli attacchi contro Paolo VI sono le feroci vignette satiriche che su «La Repubblica» gli dedicava con straordinaria frequenza Giorgio Forattini. Anche questo è un fenomeno paradossale: il Papa di gran lunga più vicino alla cultura moderna era fatto oggetto di irrisione. Si è voluto riportare alcune di quelle vignette per far comprendere lo spirito di quell’epoca.
Il seguente testo si basa sulla trascrizione di una trasmissione della RAI-Radiotelevisione Italiana / RAI Cultura / RAI Storia, “Paolo VI un Papa audace”, arricchito con altri testi di Paolo VI.
Il pontificato di Paolo VI ha attraversato un periodo nuovo nella storia dell’umanità, caratterizzato da profonde trasformazioni, da rapidi mutamenti, e proiettato verso nuove conquiste della scienza e della tecnica.
Paolo VI sapeva di dire cose grandi e cose gravi. Forse per questo non ha ispirato grandi simpatie. Come è stato fatto notare: dotato di grande intelligenza e finezza di spirito, non ha infiammato gli
animi della gente; forse il suo pontificato ha parlato di più alle menti che ai cuori.
L’audacia vera si misura più nelle piccole cose, nella fedeltà a un serio impegno quotidiano, che non nel clamore di un atto ostentato, quasi per sollecitare l’applauso.
Il valore dell’animo di una persona si misura nella discrezione e non nel clamore esterno.
Tutte queste qualità hanno fatto di lui «un ardimentoso pazientissimo», come si può evincere rileggendo alcuni importanti discorsi riportati in questo volume, a partire da quello programmatico del giorno di inizio del suo pontificato.
Paolo VI amò profondamente l'uomo del suo tempo e la Chiesa, per questo i suoi insegnamenti sono pregni di una preziosità che è propria di un certo "sapore antico" che mette a proprio agio e incute il rispetto prezioso della verità di cui l'amore è foriero. Questa pubblicazione vuole sottolineare che tutto ciò che il Concilio ci ha donato ha alla base una grande passione, quella di Paolo VI per la Chiesa di Cristo e per l'umanità. La Chiesa, quella Chiesa che Lui ha amato e pensato siamo noi. Leggiamo, riflettiamo su ciò che fu pensato per educarci a essere, noi cristiani, quella madia dove Dio pone il suo pane (Cristo) per i suoi figli (l'umanità) che indistintamente ci sono tutti fratelli e amici per realizzare quella civiltà dell'amore di cui necessita l'intera famiglia umana.