Le vie del Signore a volte sono veramente misteriose: Benedetto Giuseppe Labre (1748-1783) sentiva forte e attraente la vocazione alla vita consacrata e tra i 19 e i 23 anni provò in tutti i modi a diventare monaco bussando alla porta di vari conventi certosini, trappisti, cistercensi, ma senza fortuna. Capì allora di essere chiamato ad una vita da contemplativo della strada, facendosi pellegrino in Francia, Germania, Polonia, Svizzera, Spagna e Italia, e terminando la sua breve vita a Roma. Si calcola che in 14 anni abbia percorso circa 30.000 chilometri. Diventa così uno dei santi più straordinari dell'epoca moderna: pellegrino a vita, laico, senza casa e senza famiglia, vive per la strada e tra i più poveri per occuparsi solo della ricerca di Dio.
Papa Francesco parla spesso in «parabole» tratte dalla vita vissuta: questo è un aspetto poco studiato della sua predicazione, benché segnalato dai media a motivo di parole e immagini che risultano nuove per la lingua dei papi.
In un cuore cattolico tutto si unifica e si fonde, il passo sicuro e la certezza. Pensare che si è eletti, ma indegni. Un fardello può essere dolce e pesante. Pensi al verso «ho l’estasi e il terrore di essere eletto».
Ma il Papa non è il solo che possa dirlo: ogni cristiano è prete e vittima. Ogni cristiano è stato eletto fra tutti con amore particolare.
È la felicità di amare Dio con un povero cuore.
Paolo VI ha sentito e sofferto nel profondo del­l’anima il tormento «di questa stupenda e drammatica scena temporale e terrena», come anche l’estasi della «suprema e formidabile» sede di Pietro alla quale era stato eletto.
Un segno degli attacchi contro Paolo VI sono le feroci vignette satiriche che su «La Repubblica» gli dedicava con straordinaria frequenza Giorgio Forattini. Anche questo è un fenomeno paradossale: il Papa di gran lunga più vicino alla cultura moderna era fatto oggetto di irrisione. Si è voluto riportare alcune di quelle vignette per far comprendere lo spirito di quell’epoca.
L'idea è che Bergoglio voglia provocare la Chiesa a uscire dai suoi recinti e a tal fine azzardi una sua personalissima uscita dalla lingua codificata della tradizione papale. Con un pizzico di ironia l'autore paragona il linguaggio del Papa porteño a quello dei predecessori e a quello dei media, e sostiene che a volte somigli più a questo che a quello e conclude che le sue parlate migliori sono quelle che più si staccano dalla tradizione. Un breviario delle uscite linguistiche più singolari del Papa venuto dalla fine del mondo, una per pagina. Uno studio, ma anche un divertimento.
Paola è tenace e la tetraparesi spastica non le impedisce di sperimentare faticose meraviglie: un impensabile viaggio in Terra Santa, il mirabolante uso del computer, una Via Crucis sulle pietre toccate da Gesù. "Nel 2011 ho realizzato il sogno di quel viaggio e non chiedo di più". Una richiesta invece la fa, a nome di tutti: "Vorrei capire con il cuore qualcosa che con la testa so da tanto, e cioè che la disabilità non è la fine del mondo, poiché quaggiù un poco disabili lo siamo tutti". Un piccolo libro che è anche un coro di voci, nel quale l'autrice fa parlare parenti e amici, l'eroica mamma Gemma e i giornalisti che l'hanno aiutata a raccontare l'avventura del viaggio e della vita.
Nella fase terminale della malattia il paziente, spaventato e inerme, privato dell'autonomia e della dignità, ha bisogno di medici ma ancor più della presenza di persone amorevoli e comprensive, di un'assistenza ricca di umana compassione, oltre che professionalmente qualificata. Le storie raccolte nel volume raccontano di relazioni efficaci tra medici, volontari e ammalati accolti all'hospice "Il gabbiano", inaugurato nel 2007 in provincia di Pordenone. E assumono involontariamente la forma di "testamenti etici" che cercano caparbiamente un senso all'esistenza anche quando la vita sfugge inesorabilmente. La parte finale del volume propone gli elaborati di studenti liceali che hanno svolto percorsi di studio su tematiche bioetiche, sul significato esistenziale e religioso della morte e sulla letteratura che affronta il tema della vita al suo termine.
Francesco è un papa nuovo per numerosi aspetti: la provenienza, il nome che ha scelto, le vesti e l'alloggio, la sobrietà, il linguaggio, le libertà che rivendica e riconosce. Nuovo per la continua invenzione di gesti di vicinanza ai feriti della vita, l'audacia di parlare con l'intenzione di arrivare a tutti, la precedenza che attribuisce alla predicazione del vangelo rispetto a ogni altro impegno. Nessun papa in epoca contemporanea aveva posto tanti segni di novità in così poco tempo. Con intenzione ecumenica e collegiale, Francesco si presenta innanzitutto come vescovo di Roma. Egli chiede che la misericordia, rivolta sia alle anime che ai corpi, abbia il primo posto nella predicazione della Chiesa, colloca la missione e la povertà al centro della sua pedagogia ecclesiale, concepisce la comunità cristiana come un "ospedale da campo", si rifiuta di ridurre la fede a ideologia e il kerigma a morale sessuale, lasciando presagire una stagione creativa nella bimillenaria storia della Chiesa cattolica. Che destino avrà quest'uomo che spinge gli abitatori dell'istituzione più carica di storia a pensare il nuovo e a osare l'inedito? Come affronterà le opposizioni di cui farà esperienza? Riuscirà nell'intento di rifare missionaria e povera la Chiesa di Roma, compresa la cittadella curiale? Sarà compreso il suo azzardo di una nuova lingua che spesso contrasta con quella della tradizione?
Il racconto di un fatto primario e sconosciuto della reazione italiana all’occupazione tedesca: dodici monaci della Certosa di Farneta, Lucca, fucilati dai tedeschi nel settembre del 1944 perché nascondono nel monastero un centinaio di perseguitati politici, partigiani ed ebrei. Fatti prigionieri dalle SS nella notte tra l’1 e il 2 settembre 1944, condotti prigionieri a Nocchi di Camaiore e poi a Massa, uccisi a piccoli gruppi e in diversi luoghi, tra il 7 e il 10 di quel mese insieme a 32 persone da loro accolte nel monastero. L’atteggiamento riservato dei Certosini e il conflitto interpretativo dell’evento – tra chi lo voleva “resistenziale” e chi l’intendeva come opera di carità – hanno impedito fino a oggi che questa storia arrivasse al grande pubblico. Accattoli ha ottenuto dall’Ordine Certosino l’autorizzazione a pubblicare un documento riservato e, ad oggi, inedito, ha conversato con gli ultimi protagonisti dei fatti e ne svolge un racconto asciutto e vivo, il più completo realizzato fino a ora, fruibile a ogni lettore.
Luigi Accattoli, giornalista del «Corriere della Sera», racconta la straordinaria avventura di Francesco Canova (1908- 1998), precursore del volontariato internazionale, medico in Palestina
dal 1935 al 1947 e poi reclutatore di personale sanitario da inviare nei Paesi emergenti e soprattutto in Africa. L’opera da lui creata nel 1950, che oggi si chiama Medici con l’Africa Cuamm, ha inviato sul campo 1400 volontari, venendo a porsi come la struttura privata di cooperazione internazionale più longeva e operosa del nostro Paese. Sull’avventura di Medici con l’Africa Cuamm è stato presentato al 69° Festival di Venezia il film-documentario di Carlo Mazzacurati Medici con l’Africa. Giunto alla maturità, Canova poté dire che tutti i sogni della sua gioventù erano «andati a segno», e non erano sogni da poco: quando un uomo può fare una tale affermazione, è bene che i suoi simili si fermino a considerarne i giorni e le opere.
L'autore
Luigi Accattoli è giornalista del «Corriere della Sera» dal 1981, scrittore e conferenziere. Nato a Recanati (Macerata) nel 1943, vive a Roma. Dal 1975 al 1981 ha lavorato a La Repubblica. Collabora dal 1973 alla rivista Il Regno. Tra le sue pubblicazioni, Cerco fatti di Vangelo. Inchiesta di fine millennio sui cristiani d’Italia (SEI 1995); Quando il Papa chiede perdono. Tutti i mea culpa di Giovanni Paolo II (Leonardo 1997); Nuovi martiri. 393 storie cristiane nell’Italia di oggi (San Paolo 20002); Islam. Storie italiane di buona convivenza (EDB 2004). I mass media, la famiglia, la vita cristiana nella città secolare sono gli argomenti della sua attività di conferenziere. Di questi temi tratta in varie pubblicazioni, come Io non mi vergogno del Vangelo. Dieci provocazioni per la vita quotidiana del cristiano comune (EDB 1999), Il Padre nostro e il desiderio di essere figli (EDB 2005).
"Per fatti di Vangelo intendo le testimonianze cristiane più radicali e disinteressate, direttamente ispirate alle beatitudini e all'esempio di Gesù: la fede pagata con la vita, ogni forma di misericordia fino alle adozioni difficili e al dono del proprio corpo nei trapianti, la povertà scelta o accolta, la sofferenza redenta dalla grazia, l'amore senza motivo e quello per i nemici, l'accettazione della morte nella speranza della risurrezione, la riscoperta della preghiera pubblica" (dalla Premessa). Questo è il terzo volume che Accattoli pubblica con il titolo "Cerco fatti di Vangelo", nel convincimento che porre fatti di Vangelo sia - oggi come sempre - la prima e fondamentale via dell'evangelizzazione. Sono 135 storie dei nostri giorni, narrate con nomi e cognomi, date e luoghi. Rispetto ai precedenti, un capitolo nuovo: racconta storie di giusti che non appartengono alla comunità cristiana, ma compiono in nome dell'uomo gesti simili a quelli che i credenti pongono in nome di Cristo