«Principio di ogni bene è una ragione pratica e una prassi ragionata. Perciò né è buona la prassi senza ragione né buona la ragione senza prassi. È prassi: del corpo, il digiuno e la veglia; della bocca la salmodia, la preghiera e il silenzio, più prezioso della parola. Prassi delle mani è ciò che esse fanno senza mormorazione; dei piedi, poi, ciò che essi compiono alla prima esortazione». Elia, prete e monaco del sec. XI ricorda la necessità della rettitudine nella vita cristiana, l'essere raddrizzati dall'esercizio attivo della virtù (esercizio volontario delle pratiche ascetiche) e da quello passivo (l'esser consumati dalle prove involontarie): la quaresima, palestra battesimale dei credenti, li invita a verificare l'ordine della persona attraverso la disciplina del corpo e la continenza della parola, che insieme sostengono l'edificio della preghiera. Sono sfidati, i cristiani del ventunesimo secolo, dalle parole dei padri laddove spesso sperimentano il languire della speranza, che abbandona i cieli e li rinchiude sulla terra. La difficoltà ad aprire varchi allo stesso vissuto terreno viene dal rimanere legati alle proprie apparenti sicurezze, alle proprie passioni, alla volontà cioè di venir gratificati dalle proprie scelte; così essi intenzionano le attività per nutrire l'io e il proprio progetto di vita, piuttosto che essere attenti al progetto provvidenziale. Questo legame riduce la capacità di resistere alle avversità che ogni perseguimento di un ideale più alto necessariamente comporta. Ne risulta la rarità della fedeltà a ideali e scelte di vita impegnativi per l'intera esistenza, in favore di una facile attitudine al cambiamento che considera ogni scelta come uno sperimentare a termine e di conseguenza temporanea, interscambiabile con un'altra, mai decisiva. (A. Raspanti, in Semi di contemplazione n. 22).
Le grandi scelte della vita sono spesso segnate dal Forever finale. L'amicizia, l'amore, le relazioni belle sono segnate da questa promessa. Ma qualcuno spesso ci riporta giù dai nostri sogni e ci dice che il Forever, "per sempre" non esiste. Nel cammino di Quaresima che si apre davanti ciascuno, ancora una volta il Signore ci ricorda il suo Forever per noi e per la nostra vita. Il Signore ci ridice che per sempre sarà al nostro fianco, che non ci tradirà, che ci farà sentire la Sua presenza anche quando sembra che le forze vengono meno e la nostra testa è altrove. Lui si fida di noi sempre, Lui fa il tifo per noi sempre, Lui mai si stanca delle "nostre lune storte". Lui scommette su di noi, sempre! Per tutto il tempo di Quaresima e per tutto il tempo di Pasqua, ogni "santo" giorno, un piccolo commento al Vangelo e una preghiera aiuteranno il Giovanissimo a vivere questo tempo con più "respiro" nel cuore.