Il tema della disabilità è trattato con frequenza in ambito scientifico e pedagogico, ma assai meno in ambito ecclesiale. Il volume intende sviluppare un argomento specifico, finora non approfondito in maniera sistematica negli studi di settore: l’insieme dei pronunciamenti che, a vario livello, sono stati elaborati dal Magistero ecclesiale inerente alle persone con disabilità. Questi documenti stanno promuovendo una pastorale con una prospettiva inclusiva: essi riconoscono che, in virtù della dignità battesimale, le persone con disabilità sono a pieno titolo christifideles e hanno il diritto e la responsabilità di comunicare la fede, attraverso l’utilizzo dei propri linguaggi.
La struttura del libro è molto semplice, essendo distribuita in due grandi parti che comprendono, da un lato, i pronunciamenti del magistero ecclesiale vaticano e, dall’altro, quello italiano. L’insieme dei dati raccolti permette di cogliere l’intuizione profetica ecclesiale circa il concetto di integrazione/inclusione, subordinato al riconoscimento umano-cristiano della dignità della persona con disabilità, soggetto ecclesiale a pieno titolo, come pure il ruolo della comunità sia nell’accogliere la persona con disabilità sia nell’attivare processi di formazione in équipe e capace di utilizzare i cosiddetti “plurimi linguaggi”.
Suor Veronica Donatello, religiosa delle Francescane Alcantarine, è responsabile presso la Conferenza Episcopale Italiana del Servizio Nazionale per la pastorale delle persone con disabilità, già responsabile del settore catechesi delle persone con disabilità presso l’Ufficio Catechistico Nazionale. Docente invitato presso l’Università Pontificia Salesiana per il corso “Metodologia catechetica: Persone con disabilità”, è anche docente incaricato alla Pontificia Università Urbaniana e al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Studiosa e docente di Lingua dei segni nella religione cattolica, islamica ed ebraica, si occupa di formazione inclusiva sia nelle diocesi italiane che estere. È inoltre autrice di libri e di contributi su riviste scientifiche sul tema della disabilità e inclusione.
Una casa per me è un libro che vuole rappresentare i luoghi del bambino adottivo per accompagnarlo a comprendere, con approccio Montessori, il significato dei vari snodi della sua storia, e collocarsi nel tempo con continuità e verità. Dare un senso a questi passaggi è un compito evolutivo del bambino che vive l'esperienza dell'adozione e che assieme a genitori e fratelli è impegnato a costruire la sua famiglia.
Saggio su parole, tematiche, concetti per fare chiarezza e riflettere sul significato di inclusione. Parole rozze, povere, grossolane, riducono la possibilità di ragionare, di superare una analisi superficiale degli eventi della vita, di considerarli parte di un contesto più ampio e complesso. Per questo abbiamo bisogno di parole che ci aiutino a rimettere al centro l'essere umano in relazione con gli altri esseri umani e con altri esseri viventi per delineare nuove forme di equità. Abbiamo bisogno di parole dal profondo sapore sociale. E quella su cui si incentra questo volume è la parola inclusione.
Non ci sono scuole per diventare delle brave mamme. Non ci sono insegnanti che preparano all’avventura irripetibile di crescere un figlio. A volte non si è pronti. A volte si è troppo fragili e schiacciati dalle proprie difficoltà per prendersi cura di un figlio. A volte si ha bisogno d’aiuto e non si è capaci di chiederlo, o di accettarlo. Solo un figlio può far nascere una mamma. Perché la domanda più complessa non è come cresce un figlio, ma come cresce una mamma.L’affidamento familiare visto da dentro, nella sua complessità. Non una storia di burocrazia, ma una duplice storia d’amore.
Questo libro narra una storia d'amore. L'amore di un giovane per il suo lavoro di ?sioterapista, il suo amore per le persone che si trova a curare. Un amore straordinario che si riversa in quel contenitore che troppo spesso, e ingustamente, è dipinto di grigio e dentro cui si svolge la vita di anziani, disabili, malati. Un amore che genera allegria, condivisione, un affetto mai melenso, anzi schietto. Il protagonista del romanzo si innamora così tanto che con tenerezza ci accompagna a conoscere dei personaggi un po' speciali. Franco, Giovanni, Mario...
La mediazione familiare in carcere è una possibilità, uno “strumento” che permette all’intero nucleo familiare del reo di gestire e vivere al meglio i nuovi equilibri che si sono generati dopo la detenzione. Secondo alcuni studi, un recluso che ha conservato i legami familiari rischia in percentuale tre volte meno la recidiva rispetto a un detenuto i cui legami familiari sono stati spezzati.
Questo volume intende offrire un modello di presa in carico totale della persona rea, coinvolta in un percorso di reinserimento sociale affettivo e genitoriale. L’ottica è quella di contenere il più possibile le recidive di reato, operando in rete con istituzioni e associazioni. Il progetto Mediamoci, sviluppato in seno all’associazione “Il Girasole” Onlus, è un interessante esempio di questa sinergia.
«Questo volume agile, che non tedia e non mira a colpire, contiene tanta vita. Si narra infatti del carcere – non omettendo i suoi aspetti dolorosi e contraddittori – e si racconta di esistenze intricate e sofferenti, si dicono le tappe articolate e le fatiche intense del lavoro relazionale con l’approccio della mediazione familiare.» Dalla postfazione di Silvia Landra
Il testo prende le mosse dalla nascita di un bambino con diagnosi di disabilità (o malattia cronica invalidante) e analizza ciò che avviene all'interno della famiglia, osservando con uno sguardo di particolare riguardo la generazione dei nonni, che possono sentirsi scossi e preoccupati per la situazione ma spesso non osano chiedere, pur desiderando essere una risorsa per i figli e il nipotino. Attraverso l'analisi delle possibili dinamiche familiari (nonni molto/troppo presenti, periferici o quasi latitanti), i lettori sono aiutati a percorrere la strada della trasparenza e dell'unità familiare, cercando strategie per "sopravvivere" ed aiutarsi di fronte al maggior carico di tempo, di cure, educativo ed emotivo richiesto a una famiglia che deve crescere un bambino con disabilità.
Quand'è che un bambino può andare in affidamento familiare e che cosa significa per lui questa esperienza? Chi lo può accogliere e a chi ci si deve rivolgere? Quali rapporti tenere con la famiglia di origine? Quali sono le istituzioni coinvolte? Questo manuale coglie lo spirito della normativa italiana sull'affidamento familiare, che è quello di mettere il minore al centro e di avvicinarsi alla sua famiglia per aiutarla a diventare un ambiente sano e nutriente. In quest'ottica gli affidatari si mettono a servizio di un progetto collettivo di genitorialità, con un atteggiamento di umiltà e gratuità dal valore incommensurabile.
Partendo dall’esperienza di Don Zappolini, portavoce della campagna contro il gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco”, il libro affronta un fenomeno sociale molto diffuso, del quale non si ha ancora una percezione profonda, sintomo di una società malata, all’interno della quale molta gente ha bisogno di inseguire l’aleatorietà e la fortuna, il “pacco giusto” per cambiare la propria vita, e che mette in moto dinamiche non lontane dalle vite di ognuno. Il filo narrativo è rappresentato dalle testimonianze di giocatori patologici alle prese con un percorso di recupero. Alle loro storie s’intrecciano le voci di operatori, attivisti e collaboratori fondamentali della campagna “Mettiamoci in gioco”. Un osservatorio privilegiato sui temi del gioco d’azzardo: i costi economici e sociali, i rischi sanitari e sociali, le facce di una dipendenza “senza sostanza”, difficile da intercettare e da prevenire, il limite tra il gioco legale e il gioco illegale.
L'adozione non finisce, e chi la sceglie l'ha scelta per sempre. Essere genitori adottivi può rivelarsi meraviglioso, faticoso, a volte drammatico, o più spesso sorprendentemente impegnativo. Giorno per giorno i figli crescono, affrontano la vita, esprimono la loro personalità e cercano il proprio posto nel mondo. E i genitori adottivi, dopo l'attesa, l'incontro e i primi anni insieme, partecipano alla loro crescita attraversando giorni sereni e periodi di crisi, distanze e avvicinamenti, cercando di fare sempre le scelte migliori per vederli diventare uomini e donne realizzati e felici. Le autrici del libro hanno raccolto contributi, interviste, storie vere e offrono spunti di approfondimento originali, capaci di far spostare lo sguardo sull'adozione dal qui e ora, per cogliere le trasformazioni e le connessioni di un intero percorso di vita.
Penso che sia importante per tutti, non solo noi artisti, fare qualcosa di buono per aiutare gli altri. Quella partita (la partita del cuore del 1993) me la ricordo benissimo e fu motivo di grande orgoglio per tutti noi riuscire ad aprire quel nuovo reparto. Ci sentimmo migliori sia come artisti sia come uomini, dopo aver fatto qualcosa del genere. La Nazionale Cantanti ci ha insegnato a elevarci come persone e anche come artisti con gesti come quello.
Dalla testimonianza di Gianni Morandi
Attraverso questo prezioso contributo, P. Antuan Ilgit, S.I. mostra di essere un maestro costruttore di ponti. Fondando una solida base che connette il cristianesimo e l’islam, attingendo al ricco patrimonio di entrambi, fornisce una specie di «planimetria» straordinariamente completa mediante il dialogo interreligioso e il discorso etico. Partendo dalle nozioni di «disabilità» già in possesso delle due grandi religioni, passa poi a considerare come questa planimetria etico-interreligiosa possa essere applicata ai contesti pluri-culturali in generale e alla questione della disabilità in particolare. Oltre a una ricognizione dei principali testi sacri di cristianesimo e islam sull’argomento, P. Ilgit riporta un’incredibile varietà di letteratura in varie lingue. A questo progetto concorrono le sue notevoli capacità analitiche di teologo morale e il suo personale background di gesuita turco formatisi in Europa e Stati Uniti d’America, e con una diretta esperienza di vita in entrambe le tradizioni religiose. Il suo lavoro si rivela inestimabile non solo per coloro che sono interessati a una o più aree di studi sulla disabilità, al dialogo interreligioso tra islam e cristianesimo – specialmente in riferimento alla Turchia moderna –, ma anche all’area critica, volta a portare la teologia morale fondamentale e la Scrittura nell’etica applicata.