Tutti i più grandi campioni dello sport, quelli che hanno battuto record, conquistato vittorie, coppe e medaglie, un tempo sono stati ragazzi alla ricerca del proprio talento. Cristiano Ronaldo non aveva neppure una strada in piano in cui giocare, Lionel Messi aveva una malattia che gli impediva di crescere, LeBron James non sapeva chi fosse suo padre, Federica Pellegrini aveva paura perfino di mettere la testa sott’acqua, Michael Jordan era stato scartato dalla squadra del liceo, Borg aveva solo la saracinesca di un garage contro cui allenarsi, Lindsay Vonn non aveva neppure una montagna vicino casa per sciare. Tutti loro hanno superato ostacoli e difficoltà che sembravano insormontabili. E proprio superandoli hanno scoperto il proprio talento. Perché chi ha tanta passione e il coraggio di sognare riesce a vincere le difficoltà e a ottenere grandi risultati.
Lo sport è generoso con chi lo pratica con passione
Andre Agassi • Roberto Baggio • Deborah Compagnoni • Roger Federer • Steffi Graf • Michael Jordan • John Mcenroe • Pietro Mennea • Martina Navratilova • Federica Pellegrini • Michel Platini • Cristiano Ronaldo • Michael Schumacher • Alberto Tomba • Francesco Totti • Valentina Vezzali • Bebe Vio • Serena Williams • Alex Zanardi • Dino Zoff
...e tanti altri campioni!
La vita è fatta di sfide e trova una significativa corrispondenza nello sport, sua fedele metafora, terreno di scontro tra forza e fragilità, tra fatica e riscatto, tra senso del limite e finitezza e desiderio di speranza e di anelito all'infinito. Lo sport custodisce in sé un patrimonio antropologico da valorizzare secondo l'esortazione di Papa Francesco a "mettersi in gioco", nella vita come nello sport, "...dando il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre". Dall'analisi del sistema vigente che disciplina lo svolgimento dello sport, emerge una sostanziale inadeguatezza di quest'ultimo a favorire l'aspetto educativo rispetto a quello competitivo. L'Autore propone un diverso orientamento rispetto al mero raggiungimento del risultato: favorire una diversa etica sportiva nella quotidianità della vita, nella concreta pratica delle discipline sportive, può indurre la politica e gli organi di governo dello sport, ad adeguare norme e regolamenti in modo che, parallelamente al giusto riconoscimento delle prestazioni agonistiche, valorizzino e promuovano lo sviluppo e la crescita integrale della persona umana. È una sfida che riguarda ed interessa tutti; ancor più coloro che, fedeli laici, sentono la vocazione della presenza, nella vita storica, quali educatori, operatori, animatori sportivi.
XL'infanzia in via Vetulonia, i primi calci al pallone, la timidezza e la paura del buio, la vita di quartiere in una Roma che forse non esiste più. Gli amici che resteranno gli stessi per tutta la vita. Gli allenamenti a cui la mamma lo accompagnava in 126, asciugandogli i capelli con i bocchettoni in inverno. L'esordio in Serie A a 16 anni in un pomeriggio di marzo del 1993 a Brescia, con i pantaloni della tuta che al momento di entrare in campo si impigliano nei tacchetti; il primo derby, il primo gol, il rischio di essere ceduto alla Sampdoria prima ancora che la sua favola in giallorosso possa cominciare. E poi la gloria: caso più unico che raro di profeta in patria, venticinque anni con la stessa maglia, capitano per sempre, un palmares che annovera un epico Scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, oltre ovviamente al Mondiale 2006 conquistato da protagonista con la Nazionale. E ancora il matrimonio da sogno con Ilary Blasi, la vita mondana attraversata sempre con leggerezza, con autoironia, con il sorriso grato di chi ha ricevuto in dono un talento straordinario e la possibilità di divertirsi facendo ciò che più ama: giocare a pallone. Con l'espressione eternamente stupita del ragazzo che una città ha eletto a simbolo e condottiero, oggetto di un amore senza uguali. Fino al giorno del ritiro dal calcio giocato, e di un addio che ha emozionato non solo i tifosi romanisti ma gli sportivi italiani tutti. Perché Totti è la Roma, ma è anche un pezzo della vita di ognuno di noi.
Come suggerire lo sport più adatto? Esiste un’età giusta per cominciare? Ed è meglio imparare bene uno sport o provarne tanti? Ma poi non sarà tutto tempo rubato allo studio? A queste e ad altre domande risponde questo quarto libro della collana. Con l’aiuto della testimonianza di grandi atleti (Diana Bianchedi, Ottavio Bonincontro, Luca Cantagalli, Mauro Checcoli, Josefa Idem, Gianni e Pino Maddaloni, Arturo Mariani, Eddy Ottoz, Honey Thaljieh, Hristo Zlatanov e Andrea Zorzi), l’autore accompagna le famiglie sui campi di calcio e sulle piste di atletica, nelle palestre e in piscina, con suggerimenti e spiegazioni, ma senza prescrizioni. E ricordando che i primi movimenti “sportivi” dei nostri figli cominciano nella culla.
Il Calcio italiano è influenzato in modo fin troppo evidente dalle pulsioni che attraversano la nostra società e riflette perfettamente la condizione economico-sociale del paese. L'Italia continua a non perseguire una vera unità e il suo divario interno, che è un unicum nel panorama dei Paesi economicamente avanzati, incide anche sul movimento calcistico nazionale. La centocinquantennale "questione meridionale" è un aspetto latente, eppure assai decisivo, del pallone tricolore, dominato storicamente da tre squadre del Nord, espressioni del "triangolo industriale", che sfruttano i vantaggi di localizzazione e attingono al serbatoio di passione del centro-sud, le cui grandi società riescono a competere per la vittoria solo a cicli alterni. La squadra più vincente d'Italia è legata a una famiglia piemontese che ha fatto la storia dell'industrializzazione italiana del Novecento. È una delle squadre di Torino, prima capitale del Regno e città dei Savoia, la dinastia che forzò un più corretto percorso di Unità nazionale e "piemontesizzò" la penisola nel secondo Ottocento. Mentre si realizzava l'Unità geografica, in Inghilterra nasceva il "Foot-ball", Lo sport che, come tutti i costumi britannici, sarebbe divenuto uno strumento di affermazione egemonica della "perfida Albione" nel mondo. Il Regno Unito, che esercitò la sua forte influenza nel piano sabaudo di unificazione monarchica della penisola, avrebbe caricato i palloni da calcio a bordo delle proprie navi piene di merci e li avrebbe portati nei porti di mezzo mondo, compresi quelli italiani, importanti nella rotta verso il nuovo canale di Suez, realizzato per accordare le distanze con l'Oriente. Non a caso il football di casa nostra vide la luce a Torino e in quella Genova che ne era il principale sbocco sul mare, per poi approdare a Milano. Il "loro" campionato fu precluso alle squadre del sud per circa trent'anni e l'Albo d'Oro contempla quegli scudetti esclusivamente settentrionali, siglati prima che il ventennio fascista aprisse il confronto al resto del paese, procurando fastidio al movimento di quel settentrione che nel frattempo riceveva massicci favori nell'industrializzazione. Il dopoguerra consacrò il calcio industriale. E oggi cosa accade? Prefazione di Oliviero Beha.
Dare il meglio di se stessi è fondamentale nello sport, per qualsiasi atleta che, individualmente o in squadra, gareggi con tutte le forze per ottenere un risultato sportivo. Quando si dà il meglio di se stessi, si sperimenta la soddisfazione e la gioia della realizzazione personale. Nella vita, come nella fede. Questo documento esplora la relazione fra sport e fede, perché possano illuminarsi a vicenda. Così, lo sforzo teso a dare il meglio di sé diventa un metodo da applicare a ogni aspetto della vita, aiutandoci a migliorare non solo come atleti, ma soprattutto come persone.
"Hockenheimring, GP di Germania 1997. Per la prima volta mi trovo in testa. Difendo con tutta la tenacia che ho la mia posizione, ma al 39º giro mi esplode una gomma e la vittoria, che sentivo già mia, sfuma. A fine gara, Schumacher accosta la sua Ferrari e mi fa cenno di salire per portarmi in parata e dirmi, a modo suo, che sì, meritavo di vincere. Ecco, la Formula 1 per me è questo: oltre il gesto tecnico, c'è quel saliscendi di emozioni che ti proietta in cima al mondo a 300 chilometri all'ora per poi ributtarti a terra, c'è la disperazione di Mansell che spinge la sua monoposto e sviene a pochi metri dal traguardo, c'è la lite ai box per uno sgarro in pista e l'amicizia quando meno te l'aspetti. È alla mia idea di competizione, epica e umana insieme, che ho voluto dedicare questo libro: non è la strategia a fare la corsa perfetta, ma il sorpasso che toglie il fiato (favoloso Häkkinen a Spa nel 2000), l'impresa impossibile, le rivalità più accese, che sono poi quelle tra compagni di scuderia, come sanno bene Alonso e Hamilton. Ho ripensato ai grandi piloti che hanno segnato un'epoca, come Senna e Michael, tanto geniali in pista quanto sfaccettati fuori, ai retroscena del Circus, soprattutto durante la regia visionaria di Ecclestone, e agli ingegneri che tutto sanno calcolare meno la passione di noi che scendiamo in pista. Perché si dice che il profumo dell'asfalto, una volta che l'hai sentito, sia come una droga: non puoi più farne a meno e torna la scarica di adrenalina ogni volta che si spegne l'ultimo semaforo." (L'autore) Prefazione di Alessandro Florenzi.
L'infanzia in via Vetulonia, i primi calci al pallone, la timidezza e la paura del buio, la vita di quartiere in una Roma che forse non esiste più. Gli amici che resteranno gli stessi per tutta la vita. Gli allenamenti a cui la mamma lo accompagnava in 126, asciugandogli i capelli con i bocchettoni in inverno. L'esordio in Serie A a 16 anni in un pomeriggio di marzo del 1993 a Brescia, con i pantaloni della tuta che al momento di entrare in campo si impigliano nei tacchetti; il primo derby, il primo gol, il rischio di essere ceduto alla Sampdoria prima ancora che la sua favola in giallorosso possa cominciare. E poi la gloria: caso più unico che raro di profeta in patria, venticinque anni con la stessa maglia, capitano per sempre, un palmares che annovera un epico Scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, oltre ovviamente al Mondiale 2006 conquistato da protagonista con la Nazionale. E ancora il matrimonio da sogno con Ilary Blasi, la vita mondana attraversata sempre con leggerezza, con autoironia, con il sorriso grato di chi ha ricevuto in dono un talento straordinario e la possibilità di divertirsi facendo ciò che più ama: giocare a pallone. Con l'espressione eternamente stupita del ragazzo che una città ha eletto a simbolo e condottiero, oggetto di un amore senza uguali. Fino al giorno del ritiro dal calcio giocato, e di un addio che ha emozionato non solo i tifosi romanisti ma gli sportivi italiani tutti. Perché Totti è la Roma, ma è anche un pezzo della vita di ognuno di noi.
Il 1968 è stato un anno spartiacque, segnato da molteplici eventi: dal Vietnam al Messico, dagli omicidi di Martin Luther King e di Bob Kennedy alle contestazioni studentesche. La rivoluzione è globale: a Roma, Parigi e Berlino centinaia di migliaia di persone manifestano nelle strade. A Città del Messico, il 3 ottobre, a piazza delle Tre Culture l'esercito spara sugli studenti uccidendone centinaia e ferendone migliaia. Il mondo dello sport non è da meno. Alle Olimpiadi messicane di quell'anno Bob Beamon salta 8,90 metri, Dick Fosbury rivoluziona il salto in alto, Tommie Smith nei 200 piani fissa sulla prima pista in tartan della storia il record del mondo a 19"85 e si fa immortalare sul podio insieme a John Carlos con il pugno guantato di nero, pagando a caro prezzo quel gesto. Ai Giochi stupiscono anche gli italiani: Giuseppe Gentile, Eddy Ottoz e Giacomo Crosa si fanno valere nell'atletica; Klaus Dibiasi stupisce il mondo nei tuffi. Questo libro di storia dello sport fa rivivere quell'anno e tutte le sue rivoluzioni. Prefazione di Italo Cucci e postfazione di Michele Maffei.
"L'idea di questo libro, come spesso accade, si è presentata ai curatori quasi per caso: in occasione di un appuntamento in centro a Milano in cui, mentre facevano il punto su possibili future collaborazioni per il Trento Film Festival, sono emersi i ricordi di fatti e aneddoti personali relativi al Sessantotto e alla contestazione giovanile. Vista la comune passione per l'alpinismo, il collegamento con il cinquantenario del famoso articolo di Reinhold Messner su "L'assassinio dell'impossibile" è stato automatico. E, in un divertito gioco al rilancio, dall'idea di una serata al Festival dello stesso Messner che collegasse il suo '68 a quello di un'intera generazione, si è arrivati a immaginare di chiedere ai migliori scalatori cosa rimanga dell'impossibile. Un progetto immediatamente sposato da Reinhold Messner e dalla Rizzoli. Reinhold stesso ha poi deciso di partecipare in prima persona e di far diventare suo il libro aggiungendovi molto di più di quel suo articolo di 50 anni fa, rivisto e commentato. Ha infatti messo mano ad altri scritti con i quali aveva portato avanti la discussione con l'UIAA per perorare l'apertura verso l'alto della scala delle difficoltà. A cominciare da quello sul settimo grado, poi divenuto la base del famoso - e ormai introvabile - libro, dal quale Messner ha ora ripreso e riscritto gran parte dei capitoli che trovate qui e che permettono di ricostruire l'evoluzione del suo pensiero attraverso il suo stesso agire di giovane alpinista innamorato del mondo verticale. Sono lavori attualizzati nel tempo, fino a inserire anche la questione dell'ossigeno sugli Ottomila nell'ampia problematica dell'etica, o, per meglio dire, di un alpinismo non dei numeri. Il problema come si vedrà è sempre lo stesso: fare chiarezza sul comportamento. Rifuggire i trucchi, che non sono solamente quelli offerti dall'evoluzione tecnologica. Come suggerisce ironicamente l'episodio finale dell'albero della cuccagna, in cui è proprio un Messner universitario a utilizzare la 'progressione artificiale'... Il progetto si è poi impreziosito grazie all'entusiasmo e alla partecipazione di molti dei più grandi alpinisti e arrampicatori, che hanno contribuito con riflessioni di grande interesse, partendo dai più vari spunti e punti di vista. Un totale di 42 contributi provenienti da ogni area del mondo in cui si pratica alpinismo e ogni genere di arrampicata ai massimi livelli e alla ricerca di sempre nuovi impossibili che consentano a tutti i conquistatori dell'inutile di trovare la propria avventura e di riconoscere i propri limiti per il gusto di poterli infrangere o ricreare, a piacimento..." (Dalla prefazione di Luca calvi e Sandro Filippini)
Un utile strumento di lavoro e di riflessione per gli studenti di Scienze motorie e sportive e di Scienze dell’educazione, per gli educatori e gli operatori coinvolti a diverso titolo nel settore sportivo, anche in contesti di marginalità, e per tutto il mondo cui sta a cuore lo sviluppo di esperienze educative in contesti inclusivi, attraverso la valorizzazione delle attività sportive e motorio-espressive per la promozione della persona e dei processi di umanizzazione della società.
Presentazione del volume
Attraverso l'intreccio costante tra teoria e prassi, il volume offre una poliedrica visione, in chiave pedagogica, dello sport nelle sue dimensioni non formali e informali che, se educativamente fondate, possono contribuire al miglioramento di tutti e di ciascuno.
Uno sport educativo, etico e valoriale, che si pone, innanzitutto, come gioco e gratuità nell'impiego del tempo libero, come occasione di incontro con altre persone, per vivere un'esperienza gratificante e coinvolgente. Uno sport che si rivolge anche alle periferie e ai contesti ai margini di una società sempre più liquida e destrutturata, che stenta a farsi riconoscere come comunità educativa e educante, in cui si rispetti l'essere umano e la sua dignità. Gli autori percorrono, così, i sentieri della marginalità, dell'inclusione e dell'integrazione trovando il loro terreno di intersezione in una riflessione pedagogica attorno allo sport, che si articola in una riflessione storica ed epistemologica (nella prima parte), nella presentazione di buone pratiche nazionali, veri e propri laboratori attivi di sport ed educazione (nella seconda parte) e nella riflessione e nella ricerca sull'utilizzo dello sport nei contesti più vari di dipendenza (nella terza parte).
Il volume si offre come un utile strumento di lavoro e di riflessione per gli studenti di Scienze motorie e sportive e di Scienze dell'educazione, per gli educatori e gli operatori coinvolti a diverso titolo nel settore sportivo, anche in contesti di marginalità, e per tutto il mondo cui sta a cuore lo sviluppo di esperienze educative in contesti inclusivi, attraverso la valorizzazione delle attività sportive e motorio-espressive per la promozione della persona e dei processi di umanizzazione della società.
Pasquale Moliterni è professore ordinario di Didattica, Pedagogia speciale e Ricerca educativa presso l'Università degli Studi di Roma del "Foro Italico", con insegnamenti in tutti i corsi di laurea, nei dottorati e nei corsi di formazione degli insegnanti. È delegato del Rettore per i problemi connessi con la disabilità e i disturbi specifici di apprendimento. È autore di oltre 110 pubblicazioni, in saggi, volumi collettanei, riviste nazionali e internazionali, tra cui: Studiare all'Università. Strategie di apprendimento e contesti formativi, 2011; Didattica e Scienze Motorie. Tra mediatori e integrazione, 2013; Diversità e inclusione: le sfide dell'università per un nuovo umanesimo, 2015; Inclusive and Affluent Society: Educational Actions and Mediations, 2015.
Angela Magnanini è ricercatore confermato di Didattica, Pedagogia speciale e Ricerca educativa presso l'Università degli Studi di Roma del "Foro Italico", dove insegna Pedagogia speciale nei vari corsi triennali, magistrali e per la formazione degli insegnanti. È autrice di saggi e di diversi contributi in volumi collettanei e in riviste di carattere nazionale ed internazionale. Tra i suoi lavori recenti ricordiamo: Sport per tutti: principi pedagogici inclusivi e principi sportivi tra teorie e pratiche, 2016; Inclusive Coach between Theory and Practice, 2017.
Ilaria Nava firma questo agile volume dedicato al grande Gino Bartali, campione nello sport ma soprattutto nella vita. Un personaggio, un episodio, una virtù: I buoni maestri è una serie di dieci volumi pensata per raccontare la vita, il pensiero e l'opera di uomini e donne capaci di ispirare le nostre vite sulla strada verso il bene.