In questa raccolta di saggi gli autori intendono esaminare la dimensione cultuale espressa da diverse confessioni religiose durante le guerre in età contemporanea e si sofferma in particolare sulla relazione tra preghiera e guerra attraverso un approccio transnazionale e multi confessionale.
Per secoli i contatti fra cristianesimo e buddhismo sono stati sporadici. Le distanze geografiche e culturali hanno infatti drasticamente limitato le occasioni di incontro. Soltanto in tempi recenti, grazie all'opera di diversi studiosi di ambo le parti, ha cominciato a diffondersi un certo interesse, non solo accademico, ad approfondire la relazione esistente fra questi due centri mondiali del pensiero teologico e filosofico. In questo libro, che fa dell'analisi breve ma puntuale la sua forza, Ermis Segatti mette a confronto il cristianesimo e il buddhismo, analizzandone in particolare due aspetti fondanti: i concetti di rivelazione e illuminazione. Ripercorrendo la vita del Buddha, in particolare gli episodi che ne segnano il percorso verso il «risveglio», e passando in rassegna le «quattro nobili verità», cardine della sua predicazione, Segatti dimostra come l'illuminazione sia un concetto estraneo alle religioni rivelate. Allo stesso modo, la concezione di un dio creatore, propria di cristianesimo ed ebraismo, non è concepibile nella visione del mondo e delle sue origini che caratterizza le varie scuole buddhiste. La tesi di questo libro è che la simbiosi non è la strada da percorrere per rendere più saldi e fruttuosi i reciproci rapporti: il punto da cui partire è piuttosto il riconoscimento delle rispettive peculiarità.
La collana ecumenica scambio dei doni si arricchisce di un nuovo volume Diversi e uniti. Com-unico quindi sono. L’Opera è incentrata sul tema delle relazioni, della comunicazione e della fede. Presenta un testo inedito di Papa Francesco e la Prefazione è a firma di Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury – Leader della Chiesa Anglicana.
Prefazione del Leader della Chiesa Anglicana:
Justin Welby è il 105° arcivescovo di Canterbury. Nel 1989 ha ricevuto l’ordinazione al St. John College e, dopo diversi incarichi parrocchiali, nel 2007 è diventato decano di Liverpool e nel 2011 vescovo di Durham, che ha servito per poco più di un anno. Il 9 novembre 2012, l’ufficio del Primo ministro britannico ha annunciato la sua nomina come nuovo arcivescovo di Canterbury. Attualmente, è il primate di tutta l’Inghilterra e il leader mondiale della Comunione Anglicana.
Igino Righetti (1904-1939) è stato un protagonista della storia del cattolicesimo italiano del Novecento ma è rimasto quasi sconosciuto al grande pubblico. A fianco di Giovanni Battista Montini, contribuì in modo decisivo all'educazione dei giovani della Fuci, fondò il Movimento Laureati di Azione Cattolica, propiziò e animò numerose e rilevanti iniziative culturali. Negli anni del fascismo, la sua passione civile, animata da un'intensa fede, orientò la formazione delle coscienze democratiche di una generazione. I saggi raccolti in questo volume offrono nuovi approfondimenti sul suo breve ma affascinante itinerario biografico e intellettuale e suggeriscono originali piste di riflessione storica sul contesto civile ed ecclesiale nel quale egli operò con sorprendente e feconda lungimiranza. Con un messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La pubblicazione Tre Santi: una Verità raccoglie le conferenze di una serie di Giornate di studio, tenutesi presso l'Istituto di Spiritualità della Pontificia Università Gregoriana, all'interno della propria attività di ricerca e di insegnamento. Le conferenze sono state dedicate a tre nuovi santi recentemente canonizzati da Papa Francesco: Papa Paolo VI, Mons.Óscar Arnulfo Romero Galdámez ed il Card. John Henry Newman. Con il contributo di vari Professori della Unità Accademica in collaborazione con altre Istituzioni Accademiche romane, ci si è fermati a riflettere sui vari aspetti peculiari ed originali che hanno caratterizzato l'apporto peculiare ed originale di Papa Paolo VI, di Monsignor Romero e del Cardinale Newman all'interno di ciascun itinerario in risposta alla chiamata del Signore; i Tre Santi hanno vissuto nel desiderio di raggiungere il fine, per il quale sono stati chiamati dall'eternità nel piano d'amore del Signore, piano ad essere santi come lui è Santo (cf. Lv 20,26) e diffondere nella Chiesa e nel mondo il buon profumo di Cristo (cf. 2Cor 2,15), in relazione ed in unione con il Signore secondo la propria vocazione personale.
l cristianesimo diventa e diventerà sempre più globale e sempre meno eurocentrico. La crescita del cristianesimo al di fuori dell'Occidente denota spostamenti di baricentro non solo geografici ma anche teologici. Questo metterà in crisi il tipo di globalizzazione e diffusione cristiana ed ecclesiale, segnate fortemente dalla razionalità occidentale moderna, percepita spesso come discriminante e giudicante, come un logos che non facilita il dia-logos, come "straniera" ed "estranea". In tale contesto di accentuata mondialità e pluralità, quali sono le nuove inculturazioni possibili per attestare la portata universale della verità cristiana? Dove si radica l'universalità del vangelo, dal momento che non esiste un vangelo astratto, ma sempre mediato culturalmente? Quali sono le vie per realizzare una effettiva "cattolicità" della Chiesa, ovvero la sua attuazione nei diversi luoghi culturali del mondo, il suo carattere realmente e visibilmente universale?
Giovanni Vannucci (Pistoia, 1913-Firenze 1984) dell’Ordine dei Servi di Maria, ha vissuto come protagonista silenzioso la storia del cattolicesimo italiano della seconda metà del ventesimo secolo, attraversandone con faticosa, dolorosa lealtà le contraddizioni e la crisi.
La sua grandezza è apparsa in tutto il suo rilievo solo dopo la morte, attraverso la pubblicazione postuma di una quantità di opere, di cui questa che presentiamo è certamente una delle più importanti. Sono qui raccolte le Lezioni sull’Alchimia e quelle sull’Anno liturgico che Vannucci tenne all’Eremo di San Pietro alle Stinche
nell’inverno 1980-1981: si tratta dunque di una delle ultime opere del religioso servita, frutto più maturo della sua lunga, appassionata ricerca a tutto campo nel regno dello spirito. Troviamo qui illustrata una tesi per molti versi paradossale e sconvolgente: la liturgia cristiana deriva dall’ermetismo antico, attraverso la mediazione dell’alchimia, verso la quale si ha perciò il grosso debito di aver mantenuto vivo, nascostamente, l’insegnamento della tradizione ermetica, da quando, con la chiusura della Scuola di Atene, la filosofia classica fu messa al bando dall’Impero romano diventato cristiano e braccio armato della Chiesa ormai vincitrice sul paganesimo. Seguendo questo filo conduttore, appaiono in una luce completamente nuova molte delle pratiche di quella liturgia cristiana cui l’uomo contemporaneo non partecipa più, anche perché non comprende nel suo vero, profondo significato.
Primo di tre volumi dedicati a uno dei campi di maggiore interesse dell'esperienza spirituale e religiosa, questo Meridiano raccoglie i testi più importanti della mistica tardo-greca e bizantina, di quella orientale siriaco-armena e della tradizione latina e italiana medievale, commentati e annotati dai più illustri studiosi di ciascuna area. L'introduzione generale al volume è di Francesco Zambon, direttore dell'intero progetto editoriale, nonché curatore egli stesso della terza e più cospicua sezione. Un'occasione per il lettore di compiere un viaggio in grado di condurlo direttamente alla radici della cultura cristiana antica e premoderna, con l'ausilio di strumenti critici e interpretativi d'eccellenza.
Questo libro offre forse consigli su come peccare meglio? Affrontando argomenti come il senso di colpa, la vergogna e la cura di sé, mettendo in guardia dal leggere le proprie cadute come assoluti fallimenti, ci aiuta piuttosto a riscoprire le occasioni e gli strumenti di una più giusta conoscenza di sé davanti a Dio. Una comprensione equilibrata e non colpevolizzante della propria identità di peccatori unita all'esperienza dell'incontro con l'amore di Dio è un passaggio essenziale nella nostra maturazione umana e cristiana. Porterà in noi frutti di pace, riconciliandoci con noi stessi e conducendoci a una più grande libertà nella misericordia verso gli altri. Questo se avremo accolto in noi l'infinita misericordia di Dio, che passa proprio attraverso le nostre fratture. Poiché c'è una crepa in ogni cosa, ed è di lì che entra la luce.
Le leggi razziali del 1938 rappresentarono un drammatico spartiacque, che mise in luce le divisioni all'interno della Chiesa e di tutto il mondo cattolico riguardo al tema dell'antisemitismo. La coscienza di una parte dei credenti entrò in conflitto con i sentimenti filofascisti che fino ad allora aveva nutrito. Quali ripercussioni vi furono sull'atteggiamento della Chiesa verso il regime? La sfida dei totalitarismi alla tradizione cattolica fu colta in tutta la sua portata, o venne sottovalutata nella convinzione di poter "cattolicizzare" queste nuove e rivoluzionarie esperienze politiche?
Nell'Occidente secolarizzato i cristiani sono una minoranza. Il loro ruolo è poi sempre meno rilevante in una società in cui i riferimenti antropologici e culturali al cristianesimo stanno ormai scomparendo. La radicalità e la rapidità di questo cambiamento provocano nei credenti reazioni disparate: c'è chi ne minimizza la portata, chi lo subisce con rassegnazione e chi ne ricava l'indicazione che il cristianesimo deve assimilarsi alla cultura dominante, nel segno dell'uscita e dell'apertura al mondo; altri, al contrario, coltivano forme di difesa nostalgica del passato e di chiusura alla realtà contemporanea, o puntano a costruire in ambiti ristretti esperienze di vita cristiana integrale che si pongano come microsocietà alternative al mondo circostante. Ciò che accomuna i sostenitori di queste opzioni così diverse è però la tentazione di concepirsi come gli ultimi cristiani: eredi di un passato, poco importa se da conservare oppure da abbandonare. In questo libro si sostiene un'altra tesi: il cristianesimo è per sua natura sempre iniziale e in questo senso l'esempio delle prime generazioni cristiane è paradigmatico per tutte quelle successive, compresa la nostra che deve reimparare a vedersi come una generazione di «primi cristiani». Quella di essere una minoranza creativa immersa in un ambiente ostile è stata infatti la condizione normale dei cristiani almeno per tutti i primi tre secoli della loro storia. Lungi dal farsi assimilare dalla cultura dominante o al contrario dal chiudersi ad ogni rapporto con essa per salvaguardare la propria purezza identitaria, essi seppero esprimere una straordinaria capacità di relazione con la cultura del mondo greco-romano, basata sulla pratica del giudizio (krisis) e del «retto uso» (chrêsis) dei suoi contenuti. La loro presenza nella società, in questo modo, divenne sempre più significativa, pur restando numericamente assai ridotta e priva di garanzie giuridiche e politiche. Dalla conoscenza di quel processo storico possono dunque venire preziosi spunti di riflessione. Il libro ne presenta alcuni, soffermandosi in particolare su quattro aspetti del rapporto dei cristiani con la società romana: la giustizia, la scuola, l'economia e il sistema degli spettacoli. Prefazione del Card. Massimo Camisasca.