"Gesù Cristo e il cristianesimo - qui per la prima volta in edizione critica, condotta su manoscritti in parte riprodotti nel testo - è un'opera della maturità in cui, rifacendosi alle tradizioni della scuola tedesca, Martinetti cerca di rispondere all'interrogativo "possiamo ancora dirci cristiani?", ... ripreso poi da Croce. Ai suoi occhi, il cristianesimo ha un profondo significato filosofico e un valore universale, fondati sul messaggio di Gesù e incarnati storicamente nelle "eresie". La prospettiva di un futuro rinnovamento del cristianesimo è per lui affidata più all'iniziativa delle piccole comunità di credenti (i "cristiani senza chiesa") che non alle istituzioni ecclesiastiche, a cominciare dalla Chiesa cattolica, storicamente prigioniera di una mondana volontà di potenza che la lega diabolicamente al potere (all'epoca, il regime fascista). Un messaggio e una lettura inattuali, ma che non hanno perso nulla della loro potenza drammatica." (Giovanni Filoramo)
«Sono grato a Steffens non solo perché ha trattato l’argomento, ma per come l’ha trattato. La sua scelta non è caduta sull’anatema magisteriale o sull’analisi psicologica bensì sulla magistrale lettura del desiderio vero celato dietro ai desideri falsati espressi (o, meglio, repressi) dalla ... pornografia» dalla prefazione di Robert Cheaib.
«L’essere umano non è fatto per amare: è fatto per morire d’amore». E si tratta di una vocazione così eccedente che contiene in sé ogni impazienza, ogni smarrimento.
La pornografia, in sé e per sé, fa la caricatura dell’amore, mimando il desiderio umano di donarsi senza riserve. Difatti l’amore vero è l’amore nel suo significato forte. L’amore assolutamente donato e assolutamente ricevuto. L’amore come dono di sé senza contraccambio. L’amore come cuore che si dilata. L’amore come ferita per la quale vigilare perché non si rimargini mai, dalla quale non guarire mai.
Questo amore, un tempo detto “carità”, ci fa sostare pazientemente, come una preghiera, alla soglia dell’altro. Senza possederlo, senza consumarlo, ma anzi espropriandosi.
Una lettura coraggiosa e non scontata della pornografia, considerata come una emergenza reale.
La riflessione di Schwarzschild sul divieto di idolatria - tema fondamentale per la fede e la prassi religiose del mondo ebraico - è un commento filosofico-rabbinico al precetto di non farsi alcuna immagine di Dio. È, però, anche un'applicazione di questo comando alla storia del sentimento religioso ... e della spiritualità, dal momento che farsi immagini costituisce un bisogno umano che, proprio perché tale, va sottomesso all'imperativo divino. Rinunciando a stigmatizzare le pur pericolose idolatrie del nostro mondo, Schwarzschild si concentra sulla "madre di tutte le idolatrie", quella religiosa, perché è l'idolatria che pretende di non esserlo, quella che si smercia per veritas e vera religio. Nell'approccio di questo originale pensatore ebraico, idolatra è chiunque creda o pensi che si possa eliminare la cesura tra divino e umano, tra idealità e realtà. La proibizione dell'idolatria diventa, in questa prospettiva, la formula negativa con cui si tutela la primaria e più alta verità della rivelazione divina e della riflessione razionale umana: esiste un Dio uno e unico, nel quale l'unità numerica sfuma e si trascende nella sua dimensione morale.
Le ragioni intellettuali, le motivazioni morali e la passione culturale che mi hanno spinto a scrivere questo testo nascono dalla constatazione che comunemente su questi temi - di questi tempi - c'è una grande confusione, che può spesso diventare eticamente pericolosa per il pensare e l'agire ... umano.
Oggi anche persone "colte", provviste perfino di titoli accademici, non riescono a distinguere la differenza che sussiste tra la struttura che costituisce — in generale — l'essere umano, la persona, ed è identica per tutti, con i suoi tre elementi di fisicità, psichismo e spiritualità, e la struttura della personalità individuale, con i suoi tre elementi di genetica, ambiente ed educazione, con conseguenze che spesso sfociano nel comico, se non fossero invece anche fomite di equivoci e di episodi drammatici.
Questa silloge raccoglie alcuni scritti realizzati dall'autore dal 2010 a oggi. Si tratta di riflessioni filosofiche, con una particolare attenzione alla dimensione teologica, che si configurano a partire da domande esistenziali per tutti noi ineludibili - quelle sul senso della vita - soprattutto ... in tempi di crisi. Tali riflessioni sono sfaccettate e diverse, come diversa era la destinazione dei libri da cui sono tratte: il minimo comun denominatore è tuttavia il tentativo di valorizzare la "pars construens" della ricerca, piuttosto che la "pars destruens", perché in tempi difficili come quelli che viviamo abbiamo bisogno soprattutto di speranza per ridare fiato a esistenze sempre più sfiduciate, disorientate, fragili. Fra i temi affrontati: l'amore, il dono, la relazione, la bellezza, la cura, il tempo, la nostalgia, l'equilibrio, la gioia, la virtù, la preghiera.
Il presente volume intende offrire un punto di vista privilegiato e singolare sul fertile rapporto tra il logos filosofico e il logos rivelato nel cruciale torno cronologico della metà del VI secolo: singolare, perché rari sono gli studi specificamente dedicati a Filopono e, soprattutto, al ... suo Esamerone; privilegiato, poi, giacché Filopono si presenta come una figura assolutamente eccezionale di aristotelico cristiano, parimenti versato qual era sia nell'indagine filosofica sia nell'àmbito teologico. In tale prospettiva lo studio vuole illustrare la finora negletta natura di snodo che pertiene al De opificio mundi, trattato esegetico sulla creazione del cosmo capace di rappresentare il ponte - sia formale sia concettuale - tra l'amplissima produzione commentaristica di Filopono ad Aristotele e la fine competenza biblico-patristica dell'Alessandrino; aspetti, questi, che si rivelano non confliggenti ma in larga parte complementari, incontrandosi così da produrre un inedito modo di traguardare l'origo mundi: conferire, cioè, al fiat del cosmo una concettualizzazione filosofica largamente debitrice non solo dell'invalso paradigma demiurgico offerto dal Timeo platonico ma anche della pregressa esperienza maturata da Filopono con le categorie speculative dello Stagirita. Con questa chiave interpretativa, infatti, si rende possibile intendere la complessità ricca e coerente del pensiero di Filopono il quale, commentando la settimana protogonica, da un lato era chiamato a confrontarsi con il modello già filoniano del Plato Moysissimus Moyses ma, dall'altro, avvertiva ancor più urgente la necessità di salvare i fenomeni alla luce del contributo portato dalle scienze osservative. La symphonia tra la Rivelazione cristiana e lo sfruttamento concettuale di Aristotele - destinata ad alti esiti nel corso della filosofia medievale - trova in questo trattato di Filopono un anticipo tanto inatteso quanto raffinatamente consapevole proprio allo spirare della stagione tardoantica.
«Non esiste uomo che, seppur per un attimo, non sia stato seguace di Platone. Chi può dire di non essersi sentito spuntare le ali dell'anima? Chi non l'ha sentita levarsi verso la contemplazione diretta, immediata di ciò che la grigia coltre di nuvole del quotidiano nasconde alla vista? Chi, ... grazie all'eros, non ha toccato profondità della conoscenza alle quali la ragione non ha accesso? Chi non ha visto svelarsi la realtà altra e luminosa dove colui che ha conosciuto l'ispirazione incontra de visu gli archetipi eterni delle cose? Chi non ha assistito al crollo, alla caduta del muro invalicabile tra soggetto e oggetto, chi non ha visto l'Io abbandonare i limiti della propria introversione egoistica per respirare a pieni polmoni l'aria rarefatta della conoscenza e fondersi con tutto il creato? E quei "sogni d'amore meravigliosi, puri, senza nulla di terreno, intessuti di profumo di fiori e luce lunare, con i quali oggi si ottenebrano i giorni della giovinezza e che sono sulle labbra di tutti i poeti di tutte le nazioni colte" non sono forse figli del platonismo?».
L'approfondimento del problema del male è ciò che accomuna le figure di due pensatori rappresentativi della filosofia cristiana del Novecento in Italia. Augusto Del Noce e Luigi Pareyson hanno introdotto la considerazione dell'ateismo e del nichilismo nella storia della filosofia, riconoscendone ... la potenza, sino a pensare - con parole di Pareyson - che «una professione di cristianesimo che intenda porsi come attuale non può non ritrovare ateismo e nichilismo come problemi a sé interni, come possibilità la cui considerazione e il superamento sono essenziali alla sua stessa affermazione». Raccogliendo l'eredità scientifica e culturale dei due filosofi, l'autore elabora una proposta di ontologia cristiana che ha come punto di partenza l'idea della libertà di Dio e dell'uomo. È questo, infatti, il problema in cui si distingue il pensiero cristiano: la libertà che implica nell'uomo intenzionalità e rapporto con la trascendenza; la libertà del peccato originale, dalla quale nascono le meditazioni del pensiero tragico sulla realtà del male che caratterizza la condizione cosmica e umana.
Fin dalle età più remote la bellezza ha sedotto lo spirito umano. La vicenda dell’uomo, infatti, è contrassegnata dalla ricerca del bello, manifestantesi sotto tutte le latitudini e in tutte le epoche e coinvolgente, in forma crescente, ogni ambito dell’umana esistenza. A ciò si aggiunge ... che l’interesse per il fenomeno artistico ha determinato ai nostri giorni il sorgere di approcci teoretici molteplici: approcci di na­tura psicologica, sociologica, etnologica, fenome­nologica, che, tut­ta­via, a motivo delle precomprensioni loro sottese, lasciano sovente inevasa la questione concernente la definizione dell’arte e l’essenza del bello. Scopo di questo volume è pertanto offrire uno studio in chiave filosofica della problematica estetica che, sen­za pretese di esaustività e in dialogo con le soluzioni più rilevanti maturate nel corso dei secoli, pervenga a una definizione dell’arte che ritrovi nella bellezza la ragion d’es­­sere più profonda e, nel pulchrum, una dimensione trascendentale dell’essere e un anelito ineliminabile di ogni esistente. È inoltre convincimento dell’autore che, se è eccessivo affermare che solo la bellezza può salvare l’uomo, un’esistenza, in cui il vero, il bene e il bello non siano armoni­camente correlati tra loro, è radicalmente inadeguata a colmare le ambizioni dello spirito umano.
Facendo il verso ad Aristotele, si può sostenere che la conoscenza si dice in molti modi. Non si tratta solo della passiva rinuncia a ogni negoziato davanti all'inemendabilità di un oggetto naturale, ma anche del fine sintonizzarsi delle emozioni su profili di valore; della salutare cecità patita ... dal soggetto davanti alla gloria di certi fenomeni; di quello stare al mondo che precede e, contemporaneamente, rende possibile ogni opposizione polare fra soggetto e oggetto; del raccogliere la sfida da un testo che attende di dischiudere l'inedito. Formato alla scuola del pensiero contemporaneo, il soggetto resiste alla corrosione e al prematuro pensionamento, ma si lascia docilmente assegnare il ruolo del discepolo da una realtà che non smette di sorprendere con la sua ricchezza.
Nove riflessioni filosofiche per pensare il senso sotteso alla comune esperienza umana, nella ricerca della verità come orizzonte inclusivo, rispettoso delle diverse voci e prospettive che concorrono a esprimerla. Il rapporto fra conoscenza e amore, la ricerca della bellezza, la contemplazione ... della morte, il rapporto fra piacere e dovere, l'accettazione del quotidiano e dei suoi limiti, l'enigma del male, la violenza nella Storia, il senso del lavoro, la perdita della gioia nella civiltà occidentale contemporanea sono i temi scelti.
L'opera del filosofo Emanuele Severino ha mostrato che ciò che il pensiero occidentale ha inteso come l'ambito del pensare appartiene invece all'ambito del credere. Questo fatto ha conseguenze sul modo d'intendere l'atto del pensare, l'atto del credere e vari risvolti sul tema della fede. C'è ... ancora da riflettere su questo argomento: il rivelarsi un credere ciò che si riteneva fosse un pensare. In questo modo, si possono acquisire degli elementi di conoscenza del tutto inediti e peculiari.