Il delirio di gelosia mette a nudo un soggetto ferito, che ha perso il controllo di sé e del mondo che lo circonda. A tale fenomeno patologico è dedicato questo scritto di Jaspers, pubblicato qui per la prima volta in italiano. Concentrando la propria attenzione sulla vita dei pazienti, attraverso analisi lunghe e minuziose, Jaspers ci consente di entrare nella vita di soggetti deliranti, uomini e donne presi in scacco dalla propria ossessione. La domanda che attraversa il saggio riguarda la possibilità o meno di "comprendere" questi mondi, queste vite, questi deliri. Cercando di distinguere tra la gelosia generata nello sviluppo della personalità e quella connessa a un mutamento fisiologico del cervello, obiettivo di Jaspers è capire fin dove, quando è vittima di spettri spaventosi che ne offuscano la ragione, l'uomo agisce ancora come soggetto libero e dove diventa mera espressione di un corpo malato.
Nelle più disparate situazioni della nostra esistenza lasciamo che di volta in volta parti diverse della nostra personalità operino liberamente. Ma spesso il loro comportamento abituale può metterci in difficoltà: la loro reazione agli eventi può essere controproducente, inopportuna o, addirittura, del tutto sbagliata. Il gioco delle parti descrive il nostro mondo psicologico interiore, con il supporto di disegni talvolta evocativi, stimolanti, divertenti e spesso pungenti. Mostra come possiamo allontanarci da certi modelli consolidati che sono soliti crearci dei problemi e offre suggerimenti più efficaci per dare risalto al nostro specifico talento e al nostro personalissimo stile per vivere una vita più piena. Attraverso esempi pratici e storie di esperienze cliniche, il libro ci invita a ritrovare il nostro Sé più autentico, migliorando così anche il nostro rapporto con gli altri.
Dall’autrice del bestseller internazionale mangia prega ama
Prima di tutto, credeteci. Non datela vinta alla paura. E ogni giorno, con perseveranza, semplicità e assoluta leggerezza, mettetevi lì, rimboccatevi le maniche e rinnovate il vostro sogno. Si può fare, parola di Elizabeth Gilbert. L’autrice in questo nuovo libro esplora a fondo per noi il processo creativo, mettendoci a parte della sua esperienza e della sua prospettiva unica: la natura misteriosa dell’ispirazione riguarda tutti, ognuno di noi la contiene, ma spesso non sappiamo dove scovarla. La creatività non è, in fondo, un salto del processo logico? Coltiviamo allora la curiosità, accogliamo con spirito lieve le giravolte della vita, e combattiamo con brio ciò che ci spaventa. Poco importa se il nostro sogno è quello di scrivere un libro, o di diventare attori, o di far fronte al meglio agli impegni di lavoro, o se stiamo invece pensando di intraprendere un’avventura a lungo rimandata. Elizabeth Gilbert ci esorta, con fare scanzonato, a portare alla luce i tesori che ognuno di noi custodisce in sé e ad affrontare la quotidianità a testa alta, con consapevolezza, passione e libertà. Non è difficile, e il mondo ci si spalancherà davanti, fatto di gioia e speranze finalmente raggiungibili. Quindi “fate ciò che vi fa sentire vivi. Seguite le vostre passioni, ossessioni e compulsioni. Fidatevi. Create a partire da qualsiasi cosa provochi una rivoluzione nel vostro cuore. Il resto verrà da sé”.
Vi è sicuramente qualcosa di paradossale nel dedicarsi a scrivere la biografia di qualcuno che aveva sottolineato l'inesorabile tendenza alla menzogna, alla dissimulazione, alla alterazione, all'incomprensione, propria di ogni impresa biografica - salvo il fatto di esservisi consacrato lui stesso in diverse circostanze, scrivendo addirittura la propria autobiografia e facendosi lo storico del movimento da lui fondato. Paradosso tanto più severo, inoltre, in quanto Freud aveva costituito una disciplina e una dottrina che non si limitava a mostrare le aporie e le contraddizioni proprie del metodo biografico, ma problematizzava il carattere enigmatico del suo stesso oggetto. Tutto ciò non ha impedito il proliferare di opere che hanno aspirato a dire la verità intorno alla vita, al pensiero e all'opera di un oscuro medico di Vienna destinato a rivoluzionare il nostro modo di guardare all'uomo. Ma per riuscire nell'impresa di scrivere la storia veritiera delle venture e sventure di quel vero e proprio "fondatore" di un nuovo regime di discorso e di verità, occorreva tenere conto del fatto che l'invenzione freudiana ha cambiato anche il modo in cui viene scritta, e fatta, la Storia. La biografia di Elisabeth Roudinesco riesce in questa impresa: raccontare con rigore l'avventura della psicoanalisi ma soprattutto il suo inventore, con la consapevolezza che, in virtù di tale avventura, la Storia, e le storie, di tutti e di ciascuno, non saranno più le stesse.
Sentirsi disperati è sentirsi fuori gioco, come se tra le mani ci fosse sabbia che scorre via. L'unica arma contro la disperazione è la speranza, una luce che squarcia le tenebre, un'onda di calore che riscalda e fa rinascere.
L’esperienza della malattia può riguardare la nostra vita e quella dei nostri cari. Possiamo fingere di non vedere, cercare di negare o passare oltre, come nella parabola del buon samaritano, ma essa bussa, prima o poi, richiamando la nostra attenzione.
Quando attraversiamo la sofferenza facciamo appello alla sensibilità che abbiamo maturato e a quella di chi ci vuole aiutare, ma a volte non è sufficiente e serve saperne in più. E poiché l’esperienza di chi è malato e di chi lo cura con professionalità e amore è attraversata dal filo verde della speranza, i contributi della psicologia possono risultare molto preziosi.
Lo psicologo non ha il compito di prescrivere ricette già pronte su cosa fare e su come farlo, ma ha la competenza per offrire conoscenze e indicazioni finalizzate a migliorare l’attenzione su ciò che facciamo, soprattutto quando vogliamo aiutare le persone che soffrono e accompagnare le loro attese.
Sommario
Premessa. I. Prima di tutto capire. Per meglio aiutare. II. La psicologia della salute. Allargare lo sguardo. III. La psicologia del malato. Malattie uguali, comportamenti diversi. IV. I bisogni del malato. La scala di Maslow. V. Difendersi dall’angoscia. Dinamiche inconsce. VI. Verità e speranza possono convivere.
VII. Decifrare i messaggi. Anche il malato ci studia. VIII. Fiducia e speranza. L’effetto placebo. IX. Affrontare la malattia. L’importanza del significato. X. Convivere con la malattia. Una nuova identità. XI. La prova del cancro. La psiconcologia. XII. Il bambino malato. Dalla fiducia nasce la speranza. XIII. L’esperienza della disabilità. La speranza del «dopo di noi». XIV. La resilienza. La forza di crescere nel dolore. XV. Quando l’anziano si ammala. L’incertezza del futuro. XVI. La famiglia del malato: un soggetto dimenticato. XVII. Un buon adattamento. L’importanza del sostegno sociale. XVIII. Quando il futuro si chiude. Rinegoziare la speranza. XIX. Accanto a chi muore. Attaccamento e separazione. XX. Riconciliarsi con la vita e con le persone care. XXI. Saper stare nella relazione. Empatia e coinvolgimento. XXII. Aiutare senza bruciarsi. Il rischio di burnout. XXIII. Vera e falsa speranza. Un difficile equilibrio. XXIV. Il lavoro del lutto. La consolazione della speranza. XXV. Guardare al futuro. Ottimismo e speranza. Conclusione. Il prossimo che non t’aspetti. Bibliografia.
Note sull'autore
Luciano Sandrin, sacerdote camilliano, è professore di Psicologia della salute e della malattia al Camillianum (Roma) e di Psicologia generale al Seraphicum. Presidente dell’Istituto internazionale di Teologia pastorale sanitaria, per EDB ha pubblicato Vivere il dolore e la speranza (2009), Aver cura di sé. Per aiutare senza burnout (con Nuria Calduch-Benages e Francesc Torralba Roselló, 2009) e Lo vide e non passò oltre. Temi di teologia pastorale (2015).
Chi sono le Donne Selvatiche? Perché
è necessario, per le donne e anche per gli uomini, recuperare il rapporto con l’istintuale e la terra che la cultura occidentale ha quasi completamente smarrito?
Claudio Risé e Moidi Paregger guidano
i lettori alla (ri)scoperta dell’archetipo universale della Donna Selvatica, presente nelle saghe diffuse lungo tutto l’arco alpino e soprattutto nella mitologia del nord Europa, e delle energie del femminile naturale molto spesso mortificate da una società che si rifiuta di riconoscerle.
Questa nuova edizione di Donne Selvatiche, rivista dagli autori e arricchita da un capitolo dedicato a Maria, la madre del Signore, diviene così un tassello essenziale per
un processo di rigenerazione del femminile, per ritrovare la tranquilla sicurezza e benessere dell’orientamento di vita naturale.
Claudio Risé, psicoterapeuta e psicoanalista, lavora da trent’anni sulla psicologia del maschile e sui problemi derivanti dalla crisi della figura paterna. Con le Edizioni San Paolo
ha pubblicato, tra gli altri: Il Padre l’assente inaccettabile (2003), Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita (San Paolo 2007), La crisi del dono (San Paolo 2009), Felicità è donarsi (San Paolo 2014).
Moidi Paregger, medico a Bolzano,
ha una formazione in medicina antroposofica e omeopatica, e una in psicologia analitica. Da anni conduce una ricerca sulle narrazioni tradizionali delle Donne Selvatiche delle Alpi, con pubblicazioni anche in lingua tedesca.
Paura, autosufficienza, perfezionismo, senso di colpa, invidia, ansia, aggressività, bisogno di sicurezze: malattie dell'anima e dello spirito da cui possiamo guarire. Un percorso coinvolgente e concreto all'interno di alcune tipiche dinamiche umane integrato dall'ottica di fede.
Per scoprire la presenza di un Medico più forte delle nostre infermità, l'unico capace di toccare la profondità del nostro essere e di trasfigurarle.
ANNA BISSI, psicoterapeuta, appartiene alla Fraternità della Trasfigurazione. Ha pubblicato svariati testi e collabora con alcune riviste su temi di psicologia e spiritualità.
Un uomo che non riesce a controllare i suoi impulsi sessuali; una donna ossessionata da un amore divorante, finito ormai da otto anni; un brillante scienziato che si convince di essere un impostore; una ragazza che rivela un'insospettata doppia personalità; un uomo d'affari che non trova il coraggio di liberarsi di un pacco di lettere ingiallite... Sono i protagonisti delle storie di psicoterapia in cui Irvin Yalom ha condensato le sue esperienze e riflessioni sulle radici profonde del disagio esistenziale: pagine appassionate e brillanti, ricche di emozioni e di idee, sempre illuminate da una sorprendente sincerità. L'esperienza terapeutica vi appare come una specie di avventura, e analista e paziente sono raffigurati come compagni di viaggio: la guarigione del paziente deve indurre il terapeuta a mettere in gioco tutte le sue carte senza barare. La narrazione di questi incontri ci aiuta a riconoscere e a tenere a bada i nostri aspetti più oscuri: nell'intreccio di paure, ansie, solitudini e ossessioni è impossibile sentirsi soltanto un osservatore distaccato.
La scoperta più interessante degli ultimi anni, nell'ambito delle neuroscienze, è stata sicuramente la dimostrazione che il pensiero, l'apprendimento e le esperienze di vita sono in grado di apportare delle modifiche strutturali e funzionali al cervello non solo grazie alla neuroplasticità ma agendo anche sull'espressione genica (epigenetica). La psicoterapia è, a pieno titolo, una forma di apprendimento, in grado di produrre neuroplasticità cerebrale. Il concetto di neuroplasticità è di recente introduzione nelle neuroscienze. Con esso si indica la capacità del sistema nervoso di modificare la sua struttura funzionale in risposta a una varietà di fattori interni o esterni. Il sistema nervoso è dotato di capacità di adattamento a situazioni di stress o francamente patogene (traumi) mediante variazioni dei rapporti sinaptici, ma anche con la formazione di nuovi neuroni a partire da cellule staminali (neurogenesi). È stato dimostrato scientificamente che la psicoterapia può modificare, in senso curativo, la struttura e la funzione delle reti neurali disfunzionali sottese ai disturbi psichici.
"Sono un uomo dal carattere veemente, con violenti entusiasmi ed estrema smoderatezza in tutte le mie passioni" scriveva Oliver Sacks in un articolo apparso il 19 febbraio 2015 sul "New York Times", nel quale annunciava, con brutale sobrietà, di soffrire di un male incurabile. È quindi inevitabile che "In movimento", la sua autobiografia, sia innanzitutto una rassegna di passioni, descritte con la lucidità dello scienziato e l'audacia dello psiconauta, con la schiettezza del diagnosta e il gusto per la digressione di un dotto seicentesco. E sarà un piacere, per i lettori di Sacks, sentirlo parlare di sé: dell'ossessione per le moto e il sollevamento pesi, della dipendenza dalle amfetamine, del lacerante rapporto con il fratello schizofrenico e con la madre (il "più profondo e forse, in un certo senso, più vero della mia vita"), di quando disintegrò per l'ammirazione unita alla frustrazione un libro di Aleksandr Lurija, il fondatore della neuropsicologia e di quella "scienza romantica" a cui sarebbe sempre rimasto fedele. Alla fine, non si potrà evitare di riconoscere che Oliver Sacks è stato il più romanzesco di tutti i personaggi romanzeschi di cui ha scritto. Soprattutto, questo resoconto di studi e amicizie, legami sentimentali e debiti intellettuali, abitudini e fissazioni è un'ulteriore riprova che per Sacks il "delicato empirismo" di Goethe non era un semplice metodo di ricerca, ma uno stile di vita.
Le parole comunicano: ciò che diciamo e come lo diciamo ha un forte impatto sulle persone. Comprendere quale sia questo impatto è il primo passo verso l'intelligenza linguistica. Il secondo è imparare a utilizzare il linguaggio in maniera consapevole ed efficace, per farci capire davvero da chi ci ascolta e magari per persuaderlo, che si tratti di un bambino che non vuole andare a letto o di un potenziale cliente per il nostro business. Perché le parole possono essere muri. L'intelligenza emotiva ci dà gli strumenti per rompere quei muri e trasformare le parole in finestre spalancate sul mondo, interiore ed esteriore.