Nei suoi aspetti più intimi la vita è in stretta relazione con il senso che attribuiamo alla morte
Cristo non si è rassegnato alla sua morte, ma vi è andato incontro: ha saputo celebrare la sua morte con parole e gesti di comunione. Così Gesù per primo ha annunciato la propria morte, trovandovi un senso per se stesso e per gli altri: vi ha riconosciuto un valore e un significato davanti a Dio e agli uomini. In questo modo ha evangelizzato la morte. La morte di un uomo non è di per sé un annuncio ma una notizia, perché ogni uomo muore. Quando, però, un uomo è capace di fare della sua morte un atto di comunione, ed è capace di celebrare il morire con gesti e parole di comunione, costui trasforma la sua morte in un’invocazione di comunione eterna con le persone che lascia e, se è credente, con il Signore al quale va incontro. Se vissuta così, la morte è annuncio.
Goffredo Boselli (Codogno 1967), monaco di Bose e liturgista, è membro della Commission francophone cistercienne e delle redazioni di Rivista Liturgica e di Arts Sacrés. Collabora con la Commissione episcopale per la liturgia della Cei in qualità di esperto. Presso le nostre edizioni ha già pubblicato Il senso spirituale della liturgia (2011).
Ma c'è l'aldilà? Siamo vittime o padroni del destino? La vita è un gioco del destino? Il volume presenta molti importanti interrogativi sulla morte e l'aldilà.
Meditazioni sul Paradiso cristiano. Gesù ha adoperato una volta sola la parola paradiso", quando sulla Croce si è rivolto a uno dei due 'ladroni' promettendogli: "oggi sarai con me in paradiso" (Luca, 23,43). Il paradiso è essere oggi con Gesù. Abbiamo detto sopra che dove è Dio, qui vi è il cielo, che è un sinonimo di paradiso. Diciamo la stessa cosa affermando, in prospettiva cristiana, che il paradiso è essere con Gesù... "
Il segreto del regno. Insegnamenti grandi dal “luogo meraviglioso” Ecco il vero mistero svelato del Purgatorio!
Cos'ha detto Gesù a proposito del paradiso e della vita eterna? I cristiani si chiedono mai come sarà il paradiso? Le domande che si pone Pippo Corigliano, da quarant'anni portavoce dell'Opus Dei in Italia, hanno lo scopo di illuminare uno degli aspetti più pregnanti e meno conosciuti delle Sacre Scritture. Mentre, infatti, dell'inferno e del purgatorio si discute spesso e talvolta a sproposito, del paradiso e di ciò che ci attende dopo la vita terrena si parla poco e male. E, invece, mai come oggi l'uomo ha bisogno di sentirsi dire che il paradiso c'è e ci sta aspettando. Con uno stile chiaro e limpido, l'autore analizza i passi più suggestivi offerti dalla lettura dei Vangeli, con particolare attenzione al tema della vita eterna che Gesù affronta più volte insieme ai suoi discepoli. Argomenti come la fede, la vita interiore dopo la morte e l'esistenza di un aldilà dove possa inverarsi l'atteggiamento del buon cristiano di fronte al mondo diventano elementi di riflessione positiva da applicarsi alla vita quotidiana, sia che si parli di amicizia, di amore, di lavoro o di affetti verso il prossimo. Un libro stimolante e pieno di fiducia nelle virtù dell'uomo, per conquistare il paradiso.
Conoscere il proprio destino, aprire uno spiraglio su quanto avviene dopo la morte è una curiosità comune a tutti gli uomini, una domanda che, pur in una cultura appiattita sul presente, assume spesso carattere di urgenza, diventa bisogno. Ricerche di senso ultimo che a volte sconfinano nell'affidarsi alla magia, agli oroscopi, a certi racconti di risvegli dal coma esprimono l'inestirpabile desiderio umano di vedere oltre l'incertezza del proprio futuro. Da questo desiderio, al quale tutte le religioni offrono una risposta, parte Giacomo Canobbio per ripercorrere quanto propone la teologia cristiana. Senza sottrarsi alle provocazioni della cultura attuale, egli si confronta con i risultati della ricerca scientifica così come con la riflessione filosofica, analizzando modelli di visione della morte e obiezioni anche autorevoli a una vita ultraterrena. Ne derivano spunti di riflessione sui 'novissimi', su destino e libertà, sull'anima umana, sulla necessità di un cammino di purificazione. E l'esito cui si viene condotti è che quel desiderio di ogni uomo di non perdere con la morte la ricchezza della vita è traccia del destino stabilito da Dio per noi: un destino di pienezza, di 'beatitudine'. La fede cristiana, ci dice Canobbio, risponde alle questioni che attengono al fine ultimo dell'esistenza umana procedendo dall'identità stessa di Dio, che è sommo bene e non può che destinarci al bene.
Un vademecum che insegna metodi e pratiche di dialogo e presenta molte buone ragioni per cui è preferibile ricorrere al dialogo piuttosto che al conflitto e all'uso della violenza. Introduzione di Salvatore Natoli.
Il volume presenta contributi di: Elio Guerriero, Maria Antonietta Crippa, Bruno Maggioni, Pavel Vojtech Kohut, Hans Urs Von Balthasar, Anto Strukelj, Peter Henrici, Vincenzo Rizzo, Pierre Lory, Umberto dell'Orto
"Alla fine dei tempi, il Regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Il mondo materiale sarà trasformato, i giusti regneranno con Cristo per sempre, glorificati in corpo e anima. Dio sarà allora tutto in tutti: in poche parole, i novissimi sono proprio tutti qui" (dall'Introduzione). Dopo aver rivisitato vizi, virtù, comandamenti, beatitudini, opere di misericordia, l'autore affronta le realtà che si collocano alla fine della vita dell'uomo, ovvero i "novissimi": morte, giudizio, inferno e paradiso. Egli accompagna a riflettere sulle realtà ultime, sull'escatologia. È un discorso di speranza, che si basa sulla fede nella risurrezione di Gesù. Il volume offre alcune semplici parole chiarificatrici su questi aspetti della fede, spesso poco trattati, affinché chi le legge sia messo in condizione di rendere ragione della propria speranza.
Il cristiano non deve avere paura di pensare alla morte, anzi deve preparar- si con la vita e pregare perché la sua sia una buona morte, ossia avvenga nella riconciliazione piena con Dio. L’anima e la carne alla luce della risurrezione: l’uomo è un essere composto, e la sua vita per l’eternità non sarà pienamente felice se il suo essere non sarà al completo.
Destinatari
Rivolto in particolar modo a studenti e sa- cerdoti.
Autore
Giuseppe Forlai è presbitero della diocesi di Roma. Ha insegnato mariologia presso la Facoltà Teologica del Triveneto, la Pontificia Facoltà Teologica Seraphicum e teologia spirituale presso la Scuola di Teologia per Laici dell’ISSR Ecclesia Mater di Roma. Attualmente è docente incaricato di mariologia presso la Pontificia Università Gregoriana. È membro dell’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana (AMI). Tra i volumi pubblicato presso le Edizioni San Paolo ricordiamo: L’irruzione della grazia. Per una rilettura ecumenica del dogma dell’Immacolata (2010) e In questo mondo benedetto (2011). Ha redatto le voci «Europa» e «Movimenti Ecclesiali» per il dizionario Mariologia (San Paolo, 2009). Ha curato, insieme a Daniele Libanori s.j., l’edizione italiana del Trattato sul sacerdozio di San Giovanni d’Avila (Bologna, 2010).
Si inanellano in questi saggi inediti di Xavier Tilliette – fra i maggiori interpreti dell’Idealismo tedesco – i cenni per una metafisica della morte come sconfinamento dell’io che sporge sull’oltre: «la questione dell’aldilà non è legata unicamente né in via primaria al destino dell’anima dopo la morte. Essa riguarda i limiti del mondo e tutto quanto è inaccessibile alla nostra presa, ciò che la conoscenza coglie solo in immagine. È l’oceano che si abbatte sulle nostre rive, per esplorare il quale non abbiamo né barche né vele». Quasi che il rallentare del tempo e lo scolorire della memoria sempre più lo avvicinassero alla lucidità dei sapienti, nel chiaroscuro del raccoglimento, con gli occhi del poeta e la profondità del filosofo, Tilliette sa sostare sulla soglia: tra la memoria e il mistero, l’io e la morte, la tristezza del finito e la meditazione sull’immortalità. Pagine di intensa spiritualità, in dialogo con i classici: da Bergson a Schelling – l’autore di una vita – a Hölderlin, Novalis, Jean Paul; dalla poesia di Rilke alla filosofia di Gabriel Marcel, guida quasi dantesca che qui conduce nell’aldilà come esercizio del limite del pensiero umano.
COMMENTO: Il grande teologo francese si interroga sulle "cose ultime": morte, immortalità e resurrezione. Concetti che intersecano direttamente le domande della filosofia, e quindi fanno emergere qui il suo più originale pensiero filosofico.
XAVIER TILLIETTE già professore all’Institut catholique di Parigi e all’Università Gregoriana di Roma, fra le sue numerose opere ha pubblicato per Morcelliana: Il Cristo della filosofia. Prolegomeni a una cristologia filosofica (1996); La Settimana Santa dei filosofi (20032); Omaggi. Filosofi italiani del nostro tempo (1997); L’intuizione intellettuale da Kant a Hegel (2001); La Chiesa nella filosofia (2003); Che cos’è cristologia filosofica? (2004); Eucaristia e filosofia (2008).
Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d'uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano (1Cor 2,9). La bellezza della vita terrena e del creato non sono che una parte delle meraviglie di grazia che Dio ha preordinato per gli uomini. Nonostante gli inganni del mondo vorrebbero portarci a credere che il tutto della nostra esistenza si svolga su questa terra, non possiamo perdere di vista che la vita eterna nella beatitudine del Paradiso è la meta definitiva e più interessante da conseguire per ognuno di noi. Questo testo offre una lettura agile e allo stesso tempo profonda e appassionata di riflessioni che sgorgano dalla fede della Chiesa, circa le realtà future verso cui la nostra vita è in cammino.